giovedì 26 aprile 2018

Frasi dal libro "Due di due" di Andrea De Carlo

Scrivere romanzi è un pò come fare i minatori di se stessi:
si scava in quello che si ha dentro e più si scava meno si pensa alla possibilità di farsi crollare tutto addosso e restarci sotto.
Se diventa così,è uno dei lavori più rischiosi che ci siano.
Ma anche uno dei più entusiasmanti.

Questa potrebbe anche essere la storia di una sola persona,che dà un nome diverso a ognuna delle 2 parti che formano il suo insieme.
Potrebbe essere la storia dei dubbi e delle scelte e delle possibilità contrastanti che nel corso della vita ognuno di noi si trova di fronte:
le biforcazioni sul percorso e il loro moltiplicarsi,
le difficoltà e la necessità di cambiare e di continuare a riconoscersi.
Ma alla fine è quello che sembra:
la storia di 2 persone che hanno bisogno l'una dell'altra per essere se stesse.

Gli altri avevano un atteggiamento incerto verso Guido,dovuto alla sua incuranza per gli standard a cui tutti cercavano di attenersi con tanto sforzo.

Lo so come ti senti.
E'come essere dietro a un vetro:non puoi toccare niente di quello che vedi.
Ho passato 3/4 della mia vita chiuso fuori,finchè ho capito che l'unico modo è romperlo.
E se hai paura di farti male,prova a immaginarti di essere già vecchio e quasi morto,pieno di rimpianti.

Ogni volta che stavamo per salutarci ci veniva in mente una nuova cosa da dire.

Aveva questo modo di proteggere i suoi sentimenti sotto strati di cinismo e ironia:
a volte ci riusciva così bene da farli languire nell'ombra finchè erano perduti.

Detestava Alessandro Manzoni.
Diceva:
"Che fascino possono avere i libri di uno che se ne stava tutto il giorno chiuso in casa,pedante con i parenti e con la servitù,pieno di moralismi cattolici e intenti didascalici e piccoli malessere sedentari e cautele finanziare,senza una sola traccia di eccitazione o di squilibrio nella sua intera vita".

A volte mi sembrava di essere a una distanza terribile dalla vita,di riuscire a sentirne solo echi e riverberi lontani:
filtrati e adattati,doppiati e interpretati da altri prima di arrivare fino a me.
A volte mi sembrava di essere in esilio,anche se non sapevo da dove o da quando.

E'diventato difficile vederlo senza un libro in mano o non sentirlo parlare di un libro.

Perchè dobbiamo essere così in guerra?
Non sarebbe più semplice parlare?

Man mano che leggeva gli veniva sempre più simpatia per gli anarchici.
Gli anarchici che vedevamo in giro per la città avevano un aspetto più simpatico dei militanti degli altri gruppi:
sembravano più liberi,più aperti all'improvvisazione e al divertimento.

Quasi tutto quello che viene prodotto dalle industrie serve solo a dare alla gente ragioni di spendere i soldi che guadagna con lavori che non farebbe mai se non dovesse guadagnare.

Chi ci obbliga a farlo?
Chi ci costringe a venire qui per lamentarci di venire?
Ci sono infinite possibilità che corrono parallele a questa,sparse per tutto il mondo,se solo ne abbiamo voglia.

Ero stupefatto all'idea che la tecnica della rottura del vetro potesse produrre cambiamenti in così poco tempo,trasformare un desiderio esitante in realtà da un istante all'altro.

Mi chiedevo com'era possibile che le persone più vicine mi cambiassero davanti in modo così improvviso,senza che io avessi avuto nemmeno il tempo di capire che c'era una trasformazione nell'aria.

A volte mi sembrava di passare il tempo a cercare giustificazioni a quello che non facevo,senza ricavarne il minimo conforto.
A volte mi veniva voglia di buttarmi dalla finestra ma il mio disagio era troppo informe per spingermi davvero a farlo.

I collegamenti neutri:gli spezzoni di tempo e distanza necessari a preparare e collegare tra loro i rari momenti interessanti della vita.

Pensa quanto poco è probabile che 2 persone si incontrino qui di tutti i possibili posti al mondo,in questo momento,di tutti i momenti possibili.

Magari uno rimpiange di aver perso qualcosa e l'ha perso solo per trovare di meglio.

Era il suo modo di orientarsi nella vita:
scegliere in base a un segno tra le molte alternative e poi spostare la sua interpretazione mentre andava avanti.

Mi sono perso nel sapore delle sue labbra.
Nell'idea che solo poche ore prima non ci conoscevamo nemmeno.
L'idea di quanto doveva essere lunga la catena di possibilità improbabili che ci aveva portato in contatto.

Non riuscivo a credere di aver lasciato scorrere via il tempo in modo così stupido e passivo.

Avrebbero voluto proteggerlo,arginare l'irrequietezza che lo rendeva provvisorio qualunque cosa facesse.

E'inutile che fai finta di essere così perfettamente candido verso il mondo,quando ti prendi tutto quello che vuoi come se ti fosse dovuto.

Ho pensato a come tendevo a restare irretito nella cadenza delle cose senza reagire,in attesa che qualcuno me ne strappasse fuori.

Mi veniva voglia di non muovere più nè un braccio nè una gamba.
Rifugiarmi per sempre dentro me stesso.
Nascondevo la testa nella sabbia e mi sembrava molto meglio che tenerla fuori.

Ero bloccato dall'imbarazzo,ancora una volta chiuso dietro il vetro.
E ancora una volta ho usato la tecnica mentale che Guido mi aveva insegnato:
mi sono immaginato di essere già quasi morto e pieno di rimpianti.

Eravamo uno di frontr all'altra sul marciapiede,tra gente sconosciuta che passava oltre e avevo solo voglia di prenderla per un braccio e portarmela via e non lasciarla più.

Pensavo a quanto poco probabile era il nostro incontro,quanto inevitabile.

Ho usato parol trite e sdolcinate ma non me ne importava niente:
erano le uniche in grado di esprimere quello che sentivo.

Volevo curare questa storia come si può curare un oggetto fragile e prezioso nella tempesta:
con la stessa cautela concentrata.

Eravamo troppo presi da quello che facevamo per sentirci stanchi.

Mi riempivo di commozione all'idea di come le cose si possono trasformare senza rovinarle.

Eravamo felici insieme,riscaldati l'uno dall'altra.

I suoi genitori erano le uniche persone di cui l'avevo sentita parlare con una venatura di risentimento.
Erano troppo concentrati su se stessi per occuparsi di lei.
Ho pensato che il calore che amavo tanto in lei si doveva essere sviluppato per contrasto.

"Sei diventato un altro,porca miseria!"
Gli ho risposto che speravo di sì.

Ha raccontato di quando aveva deciso di portare fuori città la nonna della sua ragazza,che viveva in una casa di riposo.
Si erano spinti fino a una valletta meravigliosa con un torrente.
Avevano sistemato la nonna su una sedia pieghevole per farle guardare l'acqua che scorreva.
Poi erano andati nel bosco poco lontano a fare l'amore e quando erano tornati la nonna era morta.
Guido ha detto:
"Per il puro piacere estetico,credo,la vista della piccola valle perfetta e il torrente cristallino e lo spazio senza limiti,dopo aver guardato solo le pareti dell'ospizio per anni.
E non avevamo la minima idea di cosa fare,l'abbiamo sdraiata sul sedile di dietro della macchina e coperta con un sacco a pelo e siamo tornati verso la città per avvertire qualcuno.
Ci siamo fermati in un bar a telefonare,e quando siamo usciti ci avevano rubato la macchina con dentro la nonna morta"

Può darsi che qualunque paese sia meschino e vile e immobile e vecchio quanto il nostro.
Il fatto è che qui non rieco a fare a meno di accorgermene.

Ho fatto del mio meglio per aiutare ma i miei gesti non erano ben sincronizzati con i pensieri.

Era sensibile fino alla fragilità.

Aveva una strana forma discontinua di fatalismo,che lo induceva a farsi trascinare fino al cuore di una situazione e solo allora reagire d'improvviso,rimescolare con furia tutti gli elementi in gioco.

Il suo umore non conosceva registri intermedi:
lo sbalzava di continuo dall'entusiasmo alla depressione,influenzato a volte da semplici variazioni della luce o  nella temperatura,dai colori o le forme di un ambiente.
Era ingenuo,spesso si lasciava sedurre dall'aspetto di una persona o dal suono di una parola.
Solo più tardi riusciva a vederli in prospettiva.
Le sue aspettative si articolavano in costruzioni del tutto imprudenti,nel giro di poco venivano spazzate via dalla delusione.

Era innamorato di lei,intrappolato nella rete variabile dei suoi umori.

Sono rimasto incerto per qualche secondo,poi ho pensato che non me ne vergognavo affatto:faceva parte della mia vita.
Il suo sguardo ipercritico non mi metteva più a disagio,ero contento di quello che io e la mia famiglia eravamo riusciti ad ottenere.
Ero me stesso,avevo smesso di oscillare alla ricerca di un'immagine o una definizione.

Ci facciamo del male in ogni modo possibile e appena uno dei due accenna ad andarsene,l'altro gli corre dietro come un povero masochista .
Non c'è verso che la cosa si risolva.

Sono ostile perchè non ho nessuna voglia di vederti andare in malora.
Perchè stai buttando via le tue qualità e se io ne avessi avuta anche solo una piccola parte,stai tranquillo,che le avrei usate,invece di fondermi la testa perchè non sapevo cosa fare nella vita.

Niente è così stabile da poterlo dare per scontato.

Dobbiamo trovare un modo di vivere che faccia rabbia,non compassione.

Mi fa impazzire pensare alle persone sensibili e piene di qualità che odiano il denaro e il potere e perchè sono sole pensano di essere malate,si sforzano di adattarsi alla realtà e se fanno schiacciare.

"Scrivere è un'attività per invalidi compiaciuti che sublimano nei libri la frustrazione di non riuscire a vivere."
Ho provato a dirgli che lui è andato avanti a scrivere per un anno e lui ha detto:
"Perchè sono un invalido compiaciuto anche io".


Solo di fronte al mondo ma anche abituato ad esserlo.

Ho cercato di fargli capire che non aveva mendicato niente e che non è affatto umiliante cercare di farsi pubblicare il proprio libro.

Era l'idea che lui fosse capace di vivere solo in situazioni provvisorie a farle paura.

Ha cercato di convincerlo,quasi rabbiosa nella sua ostinazione.
Lui adottova una difesa passiva e aspettava che lei si stancasse.

Ho scritto questo libro perchè non volevo andare in giro a mettere bombe.
Mi fa troppa paura l'idea di ferire qualcuno.


I loro occhi erano così simili a quelli di Martina e mi faceva impressione vederci riflesso uno spirito così lontano dal suo.

Gli chiedevano se si identificava più con il '68 o con il '77.
Guido dava risposte come:
"Mi identifico con il 69 soprattutto".

Eravamo stupefatti all'idea che una persona potesse provare un così forte rancore verso un'altra persona che nemmeno conosceva,usarla per rifarsi delle sue frustrazioni sociali o infelicità sentimentali o di qualunque altro tarlo guastasse l'equilibrio generale della sua vita.

Aveva bisogno di una ragione specifica di rabbia,per dare spazio alle sue qualità.

I libri non possono nascere dalla noia ma da sentimenti più vivi.

"Vi voglio tanto bene,porca miseria"
"E allora perchè te ne vai?"
"Perchè tutte le situazioni finiscono,prima o poi.E'lo schifo imperfetto della vita".

Uno deve decidere di vivere in campagna.
Se ce lo fai nascere è una sopraffazione.

Non sempre i consigli realistici sono quelli giusti.

...la precarietà inquieta che ce li ha fatti guardare ogni giorno con l'idea che subito dopo avremmo potuto non vederli più.

Mi ha chiesto se mi erano sembrati contenti.
Le ho detto che era difficile da capire,con loro.

E'sempre stato così con Guido:
ogni volta che riuscivo a collocarlo in un'immagine mentale stabile lui me la mandava in pezzi senza preavviso e mi costringeva a costruirne un'altra in fretta.

Ti sembra che una persona cambi da un momento all'altro ma è solo che le hai sovrapposto un'immagine per farla corrispondere a come la vorresti.

Non ho mai dato molte informazioni a nessuno,io.
Ho passato metà della mia vita a nasconderle.

E'come essere stati complici in un'evasione.
Aver passato anni a studiare insieme il modo per segare le sbarre e poi,quando finalmente uno dei due ci riesce,lascia l'altro dentro e se va per conto suo.

Ho avuto un lampo di esasperazione all'idea che non riuscisse a vivere questo momento come tutti gli altri,a lasciarsi andare almeno un pò.

Poco alla volta abbiamo riacquistato l'equilibrio o l'equilibrio ha riconquistato noi.

Li paghi 200000 lire per una visita di 5 minuti e non si sognano di rilasciarti una fattura.
Appena cerchi di sapere qualcosa ti trattano con quell'arroganza lurida da specialisti,come se ti facessero un piacere a risponderti.
Ce ne sarà forse uno su cento che ha scelto il suo mestiere per passione,gli altri pensano solo a caricarsi sulle loro BMW,senza la minima traccia di sentimenti per le persone che dovrebbero curare.
L'unica cosa che puoi fare in un paese come questo è stare sempre bene o diventare molto ricco,
perchè appena hai bisogno di qualcosa ti rendi conto di dove vivi.
Ma dipende anche da come sono diventate le città,dall'idea che una persona possa entrare in contatto con un'altra persona solo una volta in vita sua.
Vorrei vedere se questi bastardi abitassero in un posto dove sanno che dopo aver curato male una persona la riicontreranno il giorno dopo per strada.
E'questo mondo anonimo,dove ognuno si può nascondere dietro il suo ruolo e considerarsi solo un ingranaggio nella macchina.

I neonati si ritrovano qui di colpo,tra le grida delle madri e le facce fredde dei medici e queste luci tremende e questi odori.
Non deve essere un risveglio molto dolce.

Quando mi mettevo a scrivere avevo solo voglia di andarmene,farmi portare via il più lontano possibile.

Non risco a sapere cosa avrò voglia di fare fra 2 mesi.
Non riesco a mettere radici in questo posto dopo aver passato la vita a cercare di andarmene.

Ormai ci siamo abituati e nessuno trova strano che un autobus vada in giro con un motore che fa vibrare i vetri delle finestre,annerisce le facciate e fa tossire i passanti.

"A volte mi viene una terribile nostalgia di Chiara e tornerei subito da lei"
"E perchè non lo fai?"
"Perchè siamo stati già troppo male insieme e non è colpa sua nè mia. E'la vita che deteriora i sentimenti e li trasforma in trappole,per quanto uno ci possa stare attento"

Non bisognerebbe mai immaginarsi niente in modo dettagliato perchè l'immaginazione finisce per mangiarsi tutto il terreno su cui una cosa potrebbe succedere.

Da quando lo conosco mi vengono in mente solo due volte in cui mi è sembrato contento.
Ma se ci penso,anche allora era contentezza da anticipazione,molto più immaginata che reale.

La realtà lo sgomenta,non riesce ad accettare i dati di fatto.
Vorrebbe che la vita fosse flessibile come la sua immaginazione e ci rimane ogni volta che scopre quanto invece è ingabbiata e rigida.

A questo punto mi importa solo di non diventare pazza per colpa sua.

Mi sembra di stare fermo come un imbecille a vedere tutto che scivola via.
E io non ho niente.

Puoi anche compiacerti all'idea di tutti i personaggi romantici e suggestivi che non sono riusciti a stabilire una relazione con il mondo e sono andati in malora.
Ma questo non toglie niente alla stupidità di buttarsi via.

Mi sono visto far lezione dal balcone della mia vita quasi felice a lui laggiù nella strada attraversata da dubbi ed esitazioni laceranti.

Mi ha detto che Guido non era il tipo di persona che può morire.
Le ho risposto che non era certo neanche uno che può vivere tanto bene in un mondo come questo.

Aveva un fondo di rabbia per come lui non aveva mai voluto essere contento anche quando avrebbe potuto.
Ho cercato di spiegarle che era la persona più desiderosa di contentezza che avessi conosciuto e che era proprio questo all'origine della sua sofferenza.

"Due di due" Andrea De Carlo (1989)



LA TRAMA:
"Due di due" è un romanzo apparso per la prima volta nel 1989.
Narra l'amicizia fra Mario, l'io narrante, e Guido, un suo compagno di scuola.
Sono così diversi da essere speculari, Mario e Guido:
il primo è un adolescente come tanti, impaurito e attratto dalla vita, indeciso nelle scelte e appena abbozzato nella personalità, succube dell'autorevolezza e del carisma altrui;
il secondo ne ha da vendere di autorevolezza e carisma.
Ha entusiasmo per la vita e è diverso, diverso da tutti gli altri, abbastanza per attrarli, troppo per non spaventarli, per non restare, alla fin fine, sempre isolato.
Nonostante le differenze, l'amicizia di Mario e Guido prosegue lungo gli anni 70 e 80:
a scuola e fuori scuola, fino all'età adulta, unisce e cambia per sempre le loro vite.
Pubblicato per la prima volta nel 1989, è diventato un vero e proprio cult, in cui i lettori sempre nuovi continuano a identificarsi con passione.
Introduzione dell'autore.





IL MIO GIUDIZIO:
Scritto alla fine degli anni '80, il libro è una sorta di romanzo di formazione che narra le vicende di Mario e Guido, dal loro primo incontro quando hanno appena 14 anni e per tutto il ventennio successivo.

Un'amicizia che va avanti, fra alti e bassi, fra mesi di silenzi e giorni trascorsi a confrontarsi ininterrottamente, tra incomprensioni e riappacificazioni.

Mario e Guido, due persone distinte, a sè stanti, così simili ma, allo stesso tempo, così differenti fra loro, che hanno bisogno l'uno dell'altro per poter essere se stessi e per poter affrontare una società in cui non si riconoscono.

Nati agli inizi degli anni '50, si trovano a vivere, in piena adolescenza, la rivoluzione del '68, il periodo dell'anarchia e della contestazione che, in un modo o nell'altro, influenzerà significamente il loro destino.

Guido è un idealista distruttivo con una personalità irrisolta,instabile ed inquieta.
Un nomade solitario, egocentrico, cinico e anche molto egoista, che non sta bene in nessun posto,
insofferente con tutti, in primis con se stesso, arrabbiato col mondo intero ed incapace di provare dei sentimenti autentici e di portare avanti delle relazioni stabili e mature.

Mario è un idealista costruttivo, un animo fragile e sensibile, con l'indole da gregario ma che, con gli anni, acquista sicurezza, fino ad arrivare a mettere su, con le sue sole forze, un'azienda agricola biologica (in un'epoca in cui il biologico era ancora materia astrusa ed astratta) in un piccolo microcosmo autonomo e bucolico, isolato nelle campagne umbre.

Assolutamente scontato e prevedibile il finale.
Assai meno prevedibile, invece, l'epilogo che, con un'immagine quantomeno evocativa, esprime in maniera encomiabile il senso dell'amicizia fra i 2 ragazzi.


*** ATTENZIONE SPOILER!!! ***


Per quanto le "Due Case" tirate su con amore e fatica da Mario e, in minor misura anche da Guido, siano presenti e nominate per buona parte della narrazione,
è solo con la morte di Guido e nel momento in cui Mario dà fuoco alla seconda casa che si capisce quante analogie vi siano fra queste due abitazioni ed i  protagonisti stessi:
la casa in cui abita Mario è piena di luce, di vita, di amore e di calore, 
mentre l'altra, quella in teoria destinata a Guido è cupa,buia, fredda, incute un certo timore e per questo perennemente disabitata.
Fino al rogo che la separa per sempre dall'altra casa, così come l'incidente (suicidio?) di Guido ha separato per sempre Mario dal suo migliore amico:
"Ho guardato verso il basso ed era strano vedere una casa sola dove ce n'erano state due".
Due.
Due di due.


*** FINE DELLO SPOILER ***




IL MIO VOTO:
"Due di due" è il primo romanzo di De Carlo con cui mi cimento.
Una storia tanto utopica quanto reale, a tratti dura, a tratti commovente, che coinvolge sin dalle prime pagine.
Mario e Guido sono come due lati della stessa medaglia e ognuno di noi, leggendo il libro, non potrà immedesimarsi, alternativamente, ora nell'uno, ora nell'altro.
Consigliato!

LO SCRITTORE:



sabato 7 aprile 2018

Frasi dal libro "Breve storia di due amiche per sempre" di Francesca Del Rosso

Mi sento una cretina,una cieca,una che non ha capito niente,una vittima sacrificale,senza colpe,una donna mortalmente ferita.

Anche io ho una storia da raccontare,ma è molto triste.
Pensavo fosse una bella storia d'amore,coni suoi alti e bassi,con frasi non dette e sesso appagante.
Invece oggi non so più nulla e non so se ci sarà un lieto fine.

Sin dall'inizio della nostra storia avevo percepito che una sola parola,quella giusta,poteva essere la chiave per accedere al suo mondo interiore.

So cosa significhi sentirsi schiacciati dal peso dell'inadeguatezza.

Ogni tanto stai seduta in cerchio a guardare il mondo che si presenta davanti ai tuoi occhi.
Altre volte vieni chiamata al centro per affrontare un avversario e quell'avversario è sempre diverso.
E quando sei lì in mezzo e sei costretta a tenere alta la guardia,sei sola.
Intorno a te ci sono le persone ma quando devi provare a vincere la sfida non c'è nessuno che può aiutarti.

"Tu sei pazza,devi andare a curarti"
"Vero.Tu invece devi andare a fanculo"

È contorto.
È bellissimo,quasi deforme.
Nessuno lo cura ma sembra che a lui non importi.

Mi sento una ragazzina.
Poi mi rendo conto che io sono sempre la stessa di ieri,di un anno o 20 anni fa.
Basta non fare i conti con il corpo.
Quello sì che cambia.

Non è la mia migliore amica.
È solo quella che mi ha buttato via come un cerino finito.

Nei suoi occhi vedevo la vera me,vedevo la mia anima.
Un suo sguardo poteva avere la forza di uno schiaffo o la dolcezza di una carezza.

Che brutta bestia la nostalgia:ti si aggrappa al cuore e alla gola.

Sono quella che sono.
Cioè la mancanza di ambizione fatta persona.

Sono pagata per fare quello che mi piace.
E pensa un pò:sono pagata per leggere.

Era la prima volta che venivo colpita dal profumo di un uomo.
Un incontro che mi sembrò fin da subito un preciso segno del destino.
Capii che ero pronta a percorrere un'altra strada,con più energia di quanto osassi immaginare.

Il mio desiderio era lavorare in una casa editrice,quello ancora più remoto era scrivere.

Sei troppo intelligente per farti impaurire da chi ti dice che è difficile entrare nel mondo dell'editoria.
Non ti arrendere ancora prima di cominciare.

Sono brava con la teoria ma con i fatti arranco.

Ha dei lati bui e faccio fatica ad entrare in quel buio.
A capire se sono io l'artefice di questi momenti in cui si chiude e non si fa più raggiungere da nessuno.
Nemmeno da me che l'amo pazzamente.
Sembra sempre in conflitto con una parte di sè.
Ha paura di abbandonarsi del tutto.
Non so quanto offra di sè e quanto invece rimanga nascosto.

Troppe seghe mentali.
Ecco qual è il mio problema.

Ti stai chiedendo perchè non ho figli?
Perchè non voglio un legame di dipendenza.
Non voglio un legame viscerale come quello che si crea tra madre e figlio.
Sembra pazzesco,vero?
Come rinnegare di essere donna.
Eppure è così.
Mi faccio quasi paura da sola.

Vorrei tanto poterti entrare nel cuore e nella testa,capire tutto di te...

Appena penso a rimettermi in gioco,le mie difese innalzano muri dappertutto come a dirmi:
"Eh no!Non di nuovo!"

A volte cedono anche i fortini.

Questi sono anni difficili.
Bisogna tenersi pronti,essere funamboli professionisti e avere i nervi pronti per accettare le scelte del destino.

Spesso dobbiamo sbattere la faccia contro il muro prima di capire quanto è duro.

La vita che abbiamo programmato finisce e bisogna vivere la vita che ci attende.

"Tu sei diventata matta!"
"Sì.O forse lo sono sempre stata e me l'ero dimenticato"

Non ero riuscita a dire una parola e all'umiliazione si era aggiunta la rabbia verso me stessa.

E così ci si ritrova soli e ci si accorge che la vita è troppo dura,
che la serenità non esiste e che per vivere bisogna sempre lottare senza stancarsi mai.
Alla mia età sono stanca perchè ho capito come è fatta davvero la gente.
La gente è schifosa.

A volte bisogna imparare a bastarsi da soli.
Non ce lo insegna nessuno ma è necessario.

Cammina al mio fianco e insieme troveremo la via.


"Breve storia di due amiche per sempre" Francesca Del Rosso (2016)




LA TRAMA:
Un tradimento,come ce ne sono tanti.
Ma quando irrompe nel suo matrimonio,Tessa reagisce in modo inaspettato.
Senza scenate e senza urla,si trova a riprendere un viaggio in un passato che credeva di essersi lasciata alle spalle.
Mentre tenta di fare chiarezza ricompare Clara,la sua amica del cuore,con cui ha fumato le prime sigarette,ha ascoltato fino a consumarle le cassette dei Guns'n'Roses e trascorso ore al telefono...
Quell'amica speciale che un giorno è uscita dalla sua vita senza un perchè.
Lenito il dolore di quella ferita,Tessa aveva smesso di cercarla.
Ma,alle volte,il destino segue dei percorsi tutti suoi e così,20 anni dopo,le 2 amiche si ritrovano.
Forse per caso.
O forse no.
Ora Tessa è una mamma,ha un lavoro da editor ed è una donna riservata.
Clara è una donna in carriera,sposata a senza figli.
Tante cose sono cambiare,ma i fili di quell'amicizia si intrecciano di nuovo e quando Tessa e Clara tornano nella casa in Abruzzo,dove hanno trascorso tante estati della loro giovinezza,trovano ad accoglierle un melograno in fiore.
Lo stesso che a 16 anni avevano piantato per gioco.
Lo avevano giurato:
"Saremo amiche per sempre,finchè morte non ci separi".
Ma è possibile rimanere amiche per sempre?
Perdersi per anni e poi ritrovarsi?
La risposta è nascosta all'ombra di quel melograno diventato grande.

Qui,finalmente,proveranno a sciogliere i nodi delle loro esistenze.





IL MIO GIUDIZIO:

Ho ricevuto questo romanzo in dono dalla mia migliore amica per il mio compleanno.
e, più che per la trama, mi è stato regalato per il titolo beneaugurante.

L'autrice, prematuramente scomparsa poco dopo la pubblicazione del libro, narra le vicende di Tessa, quarantacinquenne della Milano bene che, scoperto il tradimento del marito, entra in crisi e, l'unica persona con cui vorrebbe confidarsi, è Clara, amica del cuore dei tempi dell'adolescenza che, ormai quasi 20 anni prima, l'aveva allontanata dalla sua vita, all'improvviso e senza uno straccio di spiegazione.

Forzando un po'il destino,riesce a rintracciarla e a riallacciare i rapporti e,dopo un'iniziale freddezza,piano piano il loro rapporto ritrova il vigore e la complicità di un tempo.

Un racconto piacevole e scorrevole,che si legge tutto d'un fiato,che affronta temi interessanti ma in modo,purtroppo,sbrigativo e superficiale.
Così come poco approfondita è la caratterizzazione dei personaggi.

Niente a che vedere con la saga de "L'amica geniale" di Elena Ferrante o al rapporto fra Idgie e Ruth di "Pomodori verdi fritti alla fermata del treno" cui,a grandi linee,sembra volersi ispirare.

Originale e struggente l'epilogo che dà un valore aggiunto a tutta la storia.




IL MIO VOTO:
Lettura piacevole e poco impegnativa ma che,a mio avviso,non lascia il segno.

LA SCRITTRICE: