mercoledì 1 luglio 2015

Frasi dal libro "Hello daddy!" di Claudio Rossi Marcelli

Io sono sempre stato il mago dell'organizzazione,quello che ti mette in piedi un viaggio intercontinentale in 20 minuti.
Manlio è quello che ogni tanto mi ricorda di essere felice.

Ok.
Io pensavo che certe cose fossero ormai assodate,ma forse il vero problema è che non lo sono più.
Quindi è il caso di ribadire che,nonostante gli enormi progressi della fecondazione assistita,
2 maschi ancora non possono concepire un bambino.
E,se è per questo,neanche partorirlo.
Perciò,io e Manlio potevamo anche passare giorno e notte sotto le coperte,ma un figlio in quel modo lì non sarebbe mai arrivato.
Ciò non toglie che 2 maschi possano comunque avere un bambino.
Ci sono altri metodi oltre a quello tradizionale e bisognava solo capire quale fosse il più adatto a noi.

Nessuno può immaginare quanto è dura la vita di un maniaco del controllo.

Ad aggravare la situazione,c'erano le prime gravidanze delle amiche.
Anzi,per essere precisi,ad aggravare la situazione c'era una mia nuova amica:
l'invidia.
L'invidia che prova chi sa di non poter avere figli è una brutta bestia.
Ti si annida dentro quando non te ne accorgi,e poi ti azzanna lo stomaco nel momento in cui la tua migliore amica ti dice che è incinta.
Tu vorresti provare solo grandissima felicità per lei,ma hai dentro quella belva schifosa che si rotola e si dimena per non farti sentire neanche un pizzico di gioia.
Lo sforzo di nascondere questa battaglia interiore si traduce in un'espressione assente e in un atono:
"Ma che bello,e quando nasce""
Per fortuna,la futura mamma è così felice che non si rende conto di niente.

La prima persona alla quale ho ventilato l'idea è stata Vanessa,una mia amica dai tempi del liceo.
"Sì,perchè no?"mi risponde senza pensarci un attimo.
"Ovviamente è chiaro che per tirare su un figlio insieme dovremo abitare vicini.Cioè,non insieme,ma almeno nello stesso palazzo.E quindi tu e Manlio mi dovete comprare un appartamento accanto al vostro.Lì ai Parioli,dove state voi."
Povero bambino,non era ancora nato che la madre già lo usava come ariete per spalancarsi le porte dell'anello ferroviario.
Questa storia dell'appartamento in centro è stata tragicamente rivelatrice:
in cuor mio mi stavo già convincendo che io volevo fare un figlio con Manlio e basta.
Volevo una famiglia normale:padre,padre e figlio.
Non mi sembrava di chiedere troppo!

Considerato che l'Italia non permette l'adozione alle coppie gay,l'unica possibilità era trasferirsi in un paese che la consentisse,diventarne cittadini e mettersi in lista d'attesa.
Roba di anni,insomma.
Io con Manlio ho parlato molto chiaro:
"Avere un figlio mi piacerebbe tanto,lo sai,ma non voglio che diventi una ragione di vita nè,tanto meno,una condizione necessaria per vivere felici".
Eliminata anche l'adozione,rimaneva solo un'ultima opzione dal nome misterioso:
la GPA.
Sto parlando della "Gestazione per altri".
Quella per cui l'italiano corrente non ha saputo trovare una definizione più gentile di "utero in affitto".

Twitter:
Macchè figura materna e paterna:
i genitori si distinguono in "poliziotto buono"e "poliziotto cattivo".
E immaginate quale devo fare io!

La legge,americana e italiana,diceva che io ero un ragazzo-padre.
Ma per fortuna non era affatto così:
noi siamo 2 genitori a tutti gli effetti.
E finora,a parte quel giudice dell'Ohio,nessuno ha mai osato affermare il contrario.

Negli Stati Uniti l'adozione è molto diffusa:
in un paese dove in molte scelgono di non abortire,
le donne con una gravidanza non desiderata possono rivolgersi a un ente che le mette in contatto con aspiranti genitori.
In un paese dove l'idea di famiglia è molto flessibile,i genitori sono quelli che vogliono un bambino e decidono di crescerlo.
Non quelli che lo concepiscono o lo partoriscono.

Twitter:
Quando gioca con la bambola,mia figlia si fa chiamare "papà".
Urge un'ennesima spiegazione!

Di fronte a certe cose,tutte le persone diventano comuni.

Il tragitto in macchina dall'ospedale verso la nostra casa in affitto è stato uno dei momenti più terrificanti di tutta la mia vita.
Io guidavo sotto la neve,cercando di non finire fuori strada e Manlio era seduto dietro,in mezzo ai 2 seggiolini,e controllava che le bambine respirassero.
"Respirano?"gli chiedevo.
"Sì"diceva lui.
"E adesso?"
"Sì"
"E adesso?"
"Sì"
"E adesso,respirano?"
"Sì,respirano".
Alla fine siamo giunti a destinazione e miracolosamente le bambine respiravano ancora.
Durante quella prima notte io e Manlio non abbiamo chiuso occhio:
l'abbiamo passata a fissare le bambine,a contemplarle nella loro bellezza e controllare che respirassero ancora.

Franco e Tommaso ci avevano pensato a lungo.
Ben 5 anni.
5 anni per convincersi che chiedere a una donna di portare in grembo la loro bambina e pagarla perchè lo facesse non era un crimine contro l'umanità.
Loro erano più femministi di 2 lesbiche femministe e quindi avevano voluto ogni tipo di garanzia che la donna che avrebbe partorito la loro figlia non lo avrebbe fatto per disperazione o per mero guadagno.

Il loro incontro era stato rimandato per anni,
Più la madre di Manlio insisteva per conoscerla e più la mia si barricava in casa ed evitava di incontrarla.
Farsi presentare ufficialmente la consuocera avrebbe voluto dire accettare una volta per tutte che io avevo trovato la mia anima gemella e,soprattutto,che quell'anima gemella era un maschio.
Poi,quando io e Manlio siamo andati a vivere insieme,c'era stato un pranzo di Natale in cui avevamo finalmente mischiato le famiglie e da cui,per gradi,era nato un rapporto spaventosamente simile a quello fra tutti gli altri consuoceri del mondo.
Ma quando le ho viste uscire dall'aeroporto di Columbus a braccetto,come 2 vecchie amiche che avevano attraversato il mondo insieme,mi sono reso conto di quanta strada avevamo percorso tutti quanti.

Erano passati 7 giorni dalla notte di Capodanno,ma erano bastati per far sì che le nostre mamme non trovassero più traccia di quella coppia di neogenitori sprovveduti,atterrati dall'Italia la settimana precedente.
Io e Manlio eravamo ormai una macchina da gemelle:
cambio pannolino,preparazione latte,poppata,sterilizzazione e via di nuovo,in un ciclo continuo senza fine.
Ma,soprattutto,le spupazzavamo senza più paura di romperle,ce le portavamo in giro per casa,ce le tenevamo con noi nel letto.
Cercavamo di tenerle calde,perchè fuori continuava il gran freddo.
E le riempivamo di baci.

...insieme a una lunga serie di domande molto intime che a nessuno balenava in mente che fossero molto,molto intime.
Ognuno si sentiva in dovere di dire cosa pensasse.
Una volta,parlando con un amico,mi ero perso a metà discorso e non capivo come avevamo fatto a passare da "Voglio avere un figlio" a "Devi dimostrare di non essere razzista".
Quando anche mia suocera ha tirato fuori il discorso che il bambino non avrebbe avuto una mamma,
le ho chiesto:
"Ma qualcuno ti ha mai dato dell'egoista perchè hai deciso di avere un figlio solo?Io ho un fratello e una sorella,mentre tu hai privato Manlio di uno dei rapporti più preziosi che esistano,però non mi sembra che tu sia stata lapidata per questo.
Il nostro bambino avrà una famiglia affettuosa,degli zii,dei nonni e 2 genitori che lo adorano proprio come tutti gli altri.
Ora,il fatto che uno di questi 2 genitori non sia di genere femminile,non mi sembra la fine del mondo"
Insomma,uno per uno li zittivamo tutti.
E non necessariamente perchè le nostre argomentazioni fossero più convincenti,ma solo perchè eravamo noi a dover decidere e quindi,alla fine,avremmo fatto quello che sembrava giusto a noi.
I veri amici,se avevano qualche perplessità,se la sono tenuta per sè.

Twitter:
Bambine,dovete capire che papà a volte si arrabbia.
Dovete capire che papà di cognome non fa Montessori.

Nessuno di noi 2 aveva qualche particolare voglia di discendenza biologica.
Se ce l'avessero permesso,saremmo stati felici di adottare un bambino.

Io non avevo intenzione di masturbarmi davanti a un giornaletto porno o a un video.
L'avrei fatto e basta,cercando di sbrigarmi e di mantenere inalterata la mia dignità.
Quando la vecchia infermiera si è chiusa la porta alle spalle,mi è mancato molto Manlio.
Era la prima volta che mi trovavo ad affrontare un passo del nostro percorso senza di lui.
Ero solo in quella stanzetta triste,con 2 donne dalle tette giganti che mi fissavano dalla copertina di uno dei video porno allineati sul mobiletto.
Alla fine ho fatto ciò che dovevo e mi sono ripresentato in sala d'attesa.
"Ho fatto,Manlio"
"Tutto bene?"
Me l'ha chiesto con un sorriso raggiante e con quella dolcezza che finora ho trovato solo in lui.

Io corro a riprendermi Clelia,nella speranza che non sia troppo tardi per convincerla che questo mondo dove è capitata non è tutto così terribile.
Ma il dramma è solo a metà.
Manlio mette Maddalena sul seggiolino della morte e si ricomincia.
Io sono vicino a una crisi di nervi:
quando vedo quella bambina minuscola che si stropiccia gli occhi sotto ai riflettori,mi si stringe il cuore.
Maddalena non capisce niente,si guarda intorno spaventata,è stanca e io vorrei solo riprenderla in braccio e tenerla al caldo.
Sono dovuto uscire perchè mi veniva da piangere.
E non ce la facevo a vedere la mia piccola Maddalena spaventata a morte da quella maledetta strega fotografa.
Quando poi la tizia ci ha fatto vedere le foto sul computer,io e Manlio siamo arretrati per l'orrore:
erano terrificanti!
Niente a che fare con le 2 bellissime bambine che avevamo in braccio.
Clelia sembrava un alieno di un film di Tim Burton,ma a Maddalena era andata ancora peggio,visto che era venuta identica a Giancarlo Magalli.
Ma l'immagine di Maddalena che si stropiccia gli occhi sotto le luci,di una bambina così piccola che affronta il mondo da sola a qualche metro di distanza dalle mie braccia,mi è rimasta impressa come una foto nel cervello.
Non penso di aver mai provato nulla del genere,un bisogno così disperato e struggente di difendere qualcuno.

La cosa che mi aveva colpito di più,era stato il modo in cui Tara aveva risposto alla domanda:
"Perchè accetteresti di portare avanti una gravidanza per qualcun altro?":
"Sono la mamma di 2 bellissimi bambini e non riesco neanche a pensare a quanto possa essere triste non poter vivere questa esperienza.
E'molto improbabile che nella vita scriverò un best seller o che scoprirò la cura del cancro,ma almeno potrò dire di aver reso davvero felici 2 persone."
Tara aveva introdotto l'idea del ritorno emotivo,dell'appagamento che deriva dal sapere di aver fatto qualcosa di molto bello per qualcun altro.
Era chiaro che l'aspetto economico fosse determinante,ma io ero sempre stato convinto che non potesse essere sufficiente.
Anche perchè con i soldi che le avremmo dato poteva al massimo comprarsi una macchina nuova.
E neanche tanto bella.
Nel questionario c'era una domanda su cosa intendesse farne:
"Li metterò da parte per il fondo universitario dei miei figli".
La sua scelta ci sembrava un giusto intreccio di motivazione emotiva ed economica.


Twitter:
Cantami,o diva,del pelide Achille l'ira funesta.Oppure,se quella non la sai,cantami "I will survive"

Il giorno in cui ho alzato il telefono e una voce lontana e squillante mi ha detto: "Hello daddy!"è stato uno dei più felici della mia vita.
Un tuffo al cuore senza precedenti.

Quella notte l'abbiamo passata a parlare,a cercare una soluzione al problema delle spese mediche.
C'era anche la possibilità di una "riduzione".
"Nel caso siano 2 e non ci sia davvero modo di trovare una copertura medica,c'è sempre la possibilità di ridurre la gravidanza e renderla singola" ci aveva detto il dottore.
Ma in quella notte,quella lunghissima notte di Maggio,l'idea di una riduzione ci si è manifestata in tutto il suo orrore.
"Manlio,io non ho intenzione di rinunciare a uno dei bambini perchè non abbiamo i soldi per il parto!"

Alla fine,l'unica assicurazione che ci ha coperto è stata quella su cui abbiamo sempre potuto contare:
la famiglia.
Sia io che Manlio siamo andati dai nostri genitori e abbiamo spiegato la situazione.
"In caso ci fossero complicazioni,voi potreste darci una mano?".
Non c'è bisogno di riportare la risposta.

"Considera che io l'altro anno mi sono rotta un braccio e sto ancora pagando 75 dollari al mese per coprire i costi"
Ah beh,allora!
Entravamo così anche noi nel magico mondo della sanità americana,dove devi sperare che la salute ti assista perchè altrimenti vai in bancarotta.

Tornando a casa,quel pomeriggio,per la prima volta da quando avevo cominciato a fare consulenze a domicilio,mi sono trovato a pensare che sarebbe stato sbagliato se quei 2 fossero andati avanti nel loro progetto di paternità.
Ma poi mi sono ricreduto,perchè la parità di diritti vuol dire anche questo:
il mondo è strapieno dii coppie eterosessuali che mettono al mondo bambini per i motivi più sbagliati,eppure non c'è nessuno che abbia il diritto di fermarli.

Mia madre non aveva davvero nulla contro le persone omosessuali.
Ma,semplicemente,la mia omosessualità andava contro il suo primo comandamento:
"Va bene se capita agli altri,basta che non capiti a me".
Con tutta obiettività,i gay della sua generazione non hanno certo avuto vita facile,e così lei si preoccupava che passassi un'esistenza in solitudine,senza famiglia e allontanato da tutti.
Paure legittime,che però convivevano dentro mia madre con un inquilino piuttosto ingombrante:
la paura di quello che diranno gli altri.

Io,quando dicevo "normale",intendevo dire "come piace a me".

Per fortuna ad aiutarci c'era Ruriko,l'amica giapponese che avevo ingaggiato come tata ancora prima di concepire le bambine.
"Deve abitare con voi.Giorno e notte".
"Mamma,la nostra vita sarà rivoluzionata già abbastanza e non mi sembra il caso di diventare perfino in 5".
"Claudio"rispondeva lei con la sicurezza di chi ha gestito una famiglia numerosa per 30 anni "quando avrai 2 bambini scenderai in strada a tirar su la prima persona che passa,chiunque sia,basta che ti dia una mano.Sarà un inferno,credimi!"
Si dice sempre che l'arrivo di un bambino è una cosa che ti cambia la vita.
Beh,l'arrivo di 2 bambine contemporaneamente è una cosa che ti prende la vita,te la capovolge,te la calpesta e ci piscia sopra.
Il tutto 2 volte.
Quello che resta non è affatto male,ma non somiglia neanche più lontanamente a una vita.
Meno di una settimana dopo il nostro ritorno da Columbus,Ruriko abitava con noi.
Giorno e notte.
E io avevo comunque la tentazione di scendere in strada e tirare su qualcun altro.

Passavo buona parte della mia passeggiata a dare le stesse informazioni a tutti e a un certo punto ho considerato l'idea di attaccare un grosso cartello sulle carrozzine,con scritto:
"Sì sono gemelle.
No,non sono uguali.
3 mesi.
Clelia e Maddalena.
No,non ci fanno dormire la notte".
Non tutti,però,reagivano con la stessa foga.
C'erano le vicine più discrete,quelle che per carattere o nazionalità tendevano a fare meno scenate.
Al piano terra del palazzo accanto al nostro viveva un'allegra e rumorosa famiglia indiana.
Io e Manlio eravamo sempre stati in ottimi rapporti con la mamma,una di quelle signore col sorriso sempre stampato in faccia e una parola gentile per chiunque.
Quando ci ha incontrati con le gemelle per la prima volta,ci ha chiesto di chi fossero le bambine.
"Sono nostre figlie!"
"E cioè?" chiede col solito sorriso.
"Sono nostre:mie e sue"
"Ah,questa è tua e quest'altra è tua?"
"No,le spiego: noi 2 siamo una coppia,stiamo insieme e queste sono le nostre figlie.Tutte e 2 di tutti e 2"
"Io...io non capisco...."dice lei,ridendo.
Non fa niente,con il tempo avrebbe capito.
Quello che contava in quel momento è che non avesse perso il sorriso.
Mentre,quindi,il quartiere si abituava alla nostra presenza,dentro le mura di casa io e Manlio ci abituavamo alla presenza delle nostre figlie.
Passavamo molto tempo a fissarci tutti e 4.
Non so bene cosa vedessero ancora Clelia e Maddalena,ma quando le stendevamo sul nostro lettone ci guardavano con la benevolenza che si riserva a dei simpatici sconosciuti.
E così,con una carezza e un bacio,continuavamo a fare la reciproca conoscenza.

Essere gay non vuol dire essere un carlino da fare accoppiare.
Il fatto che 2 vostri amici siano gay non vuol dire che debbano piacersi e neanche che abbiano qualcosa da dirsi.

"Signora,che belle bambine!Ma la notte la fanno dormire?"
"Guardi che io sono la nonna!"
"La nonna?!Beh complimenti!"
E io quindi cos'ero?
Il figlio grande?
O l'amante bambino?
Con tutto il rispetto per l'aspetto giovanile di mia madre però la realtà è un'altra:
la situazione "padre con 2 bambine e nonna al seguito"semplicemente non rientra negli schemi delle signore che passano la giornata ad attaccare boccone con i neogenitori.
Per loro è più probabile che una donna partorisca a 54 anni,che non che un padre se ne vada a spasso con le figlie e sua madre,senza moglie.

Mettersi insieme a 20 anni ha il suo perchè.
Aver conosciuto uno studente e averlo visto crescere,maturare,trovarsi un lavoro a stretto contatto con i detersivi,averlo visto in Corea,a Portorico,a Tokyo,negli Emirati Arabi o in Ohio.
Aver dovuto imparare che quando sta zitto vuol dire "no" e che il suo sogno più grande è andare a dormire alle 9.30 di sera.
Averlo visto diventare un papà speciale,quello a cui le bambine corrono incontro quando torna dal lavoro,
quello che invocano piangendo ogni volta che io le sgrido.
Quello che gli cucina la carbonara alle zucchine,
gli insegna parole complicate come "instabile" o canzoncine autoprodotte tipo "Reginetta del bidet".
Ogni tanto io e lui facciamo i conti per vedere in quale anno il tempo passato insieme supererà quello in cui non ci conoscevamo.
Succederà quando avremo 40 anni.

Ruriko.
Per le vecchiette romane lei è Rurika,perchè il nome di una donna non può finire con la "o".
E poi c'è stata Rorito,Rodrigo,Pruriko.
La signora che veniva a fare le pulizie la chiamava semplicemente Enrico,senza farsi troppi problemi.
Ma il primato dell'orrore spetta a mia madre,come sempre del resto.
Era la prima volta che portavo Ruriko a pranzo da lei e mia madre a un certo punto fa:
"Claudio,hai offerto una tartina di antipasto a...a....Ryoko Ono?"
Mamma,ti prego!!!!


Anche chi non l'ha vissuto direttamente immaginerà che l'esperienza di 2 gemelle di 3 mesi che urlano all'unisono ti fa vedere sotto un'altra luce la vicenda di Cogne.

Una volta la mia amica Susanna arrivò a dirmi:
"Claudio,le tue bambine sono nate negli Stati Uniti,hanno 2 papà e capiscono il giapponese:a 1 anno sono già molto più fiche di quanto lo sarò io in tutta la mia vita!"

La cosa che veramente ci riempiva di gioia è che Ruriko è diventata parte della nostra famiglia.
Non saremmo potuti stare senza di lei,senza i suoi passetti invisibili in giro per casa,senza il suo sorriso o senza le buste del supermercato piegate come origami.
E senza festeggiare con lei la "Festa della Merda".
Un giorno,poco dopo averla conosciuta,più o meno all'inizio di Marzo,di punto in bianco lei mi fa:
"Fra poco sarà la festa della Merda!"
Io alzo la visiera del casco e dico:
"Scusa?"
"Fra poco"insiste lei"è Festa della Merda!8 marzo,no?"
"Dio mio,Ruriko,è la Festa della Donna,non della Merda!"
"Sì ma per te donna merda,no?A te piacciono uomini!Quindi donna merda!"
Non sapevo da dove cominciare per spiegarle la portata di quello che aveva appena detto.
Ma insieme al senso di smarrimento culturale provavo anche una profonda allegria.
A me piacciono gli uomini,ma mi piace molto anche la "merda".
E Ruriko è certamente una di quelle che mi piacciono di più.

Francesco,un amico che non ho mai disdegnato,dopo avermi detto che mi trovava in gran forma,si è affrettato ad aggiungere:
"Io,comunque,non ti toccherei neanche con un bastone.Tu e Manlio siete la speranza di tutta la comunità gay italiana e non vorrei certo essere quello che infrange il sogno di migliaia di persone!"
Sia ben chiaro,io ho sempre avuto un grave problema di monogamia compulsiva e l'idea di avere una storia con qualcuno non mi passava neanche per la testa,però il fatto che adesso i ragazzi non mi avrebbero toccato neanche con un bastone non mi stava per niente bene.
Non si dice sempre che i padri col marsupio rimorchino come matti?

Insomma,per riassumere con le parole di una mia collega poco gentile,io mi occupavo "delle stronzate".
Ma,considerato il mondo in cui viviamo,avere il monopolio totale sulle stronzate non è cosa da poco.
Per me andare al lavoro era una gioia.
Mi sembrava di essere tornato a scuola,con la sola differenza di avere compagni di classe che parlavano una media di 3 lingue ciascuno ed erano tutti gentili e simpatici.
Tutti meno una...ma va beh!

Twitter:
Mannoia,il problema non è tanto quello che le donne non dicono,ma quello che dicono

Con grande agilità comincio ad andare indietro,tenendo gli occhi fissi sul parcheggio.
Devo prendere quel posto.
Devo prendere quel posto!
E invece prendo una macchina.
Anzi,prendo proprio la station wagon che era uscita da quel parcheggio.
Bum!
"Abbiamo fatto incidente?"
Sì,Ruriko,abbiamo fatto incidente.
Non ci potevo credere:il mio primo tamponamento.
La prima volta che è colpa mia.
Con un macchinone,in ritardo dalla pediatra,nel traffico delle 11 di mattina:
ma quando è che la mia vita è diventata così?
Ho dato il numero di targa e modello dell'auto alla donna che ho tamponato e le ho dato un appuntamento per compilare il Cid.
Appuntamento a cui è andato direttamente Manlio.
Ufficialmente perchè la macchina era a nome suo.
In realtà,perchè io mi ero infilato sotto le coperte,con pure la testa,a chiedermi quand'era che la mia vita era diventata così.
Ma sotto il caldo del piumone,forse annebbiato dalla mancanza di ossigeno,ho avuto un'illuminazione.
Forse la mia vita era diventata più difficile,ma forse io ero diventato una persona migliore.
Adesso che ho 2 figlie,e un lavoro,e una famiglia,e una macchina troppo lunga,so che ti può capitare di fare retromarcia dentro un'altra auto.
Ti può capitare quando hai 70 cose per la testa tutte insieme.
Ma gli uomini che si lamentano della guida delle donne non hanno la minima idea di quello che sto parlando.

Non è un problema di vedersi e sentirsi.
Tu hai semplicemente smesso di essere mio amico.
In passato questa storia l'avrei presa malissimo in modo cosmico.
Ma oggi ho davvero troppe cose a cui pensare e sono troppo stanco per dedicarmi alla diplomazia sociale.

Il giorno in cui abbiamo scritto a Kimber,la donatrice di ovulo grazie a cui abbiamo avuto le nostre figlia,è stato il giorno in cui mi sono reso conto che la nostra famiglia allargata era molto più larga di quanto pensassi.
Aveva tentacoli in 4 continenti ed era intrecciata ad altre famiglia come una mafia della fecondazione assistita.
Cosa bisogna provare quando scopri che le tua figlie sono biologicamente legate a 2 gemelli australiani di cui ignoravi l'esistenza?
E'una bella notizia?
O vuol dire che ci siamo spinti un pò troppo in là?
Chiaramente,era una bella notizia.
Questa nostra piccola famiglia ha diramazioni ovunque in Ohio,nelle Isole Vergini,ora perfino in Australia.
E cosa sarebbero stati questi 2 bambini per Clelia e Maddalena?
La stampa italiana,ne sono certo,parlerebbe di "fratelli di provetta".
I più politicamente corretti direbbero forse "fratelli biologici".
In una delle sue email,Brett,il padre dei gemelli australiani,mi ha chiesto cosa pensavo che dovessimo spiegare ai bambini.
"A noi"ha scritto"piacerebbe dirgli che hanno 2 sorelle in Italia".
Ecco qua.
Primo imbarazzo con i nuovi parenti.
Io e Manlio eravamo decisi:
nella nostra famiglia  ci sono solo 2 genitori e siamo io e lui.
Parlare di "sorelle" degli australiani  era come sottintendere che Kimber fosse la madre e quindi non eravamo troppo d'accordo con questa scelta.
Ma per noi,Daniel,Leah e i loro papà sono semplicemente parte della nostra famiglia allargata e cioè di tutte quelle persone con cui si è creato un legame durante la nostra insolita esperienza.

La scena si è ripetuta sotto i miei occhi decine e decine di volte:
qualche amico ci veniva a trovare e incontrava le bambine per la prima volta.
Ci giocava per un quarto d'ora e poi,con aria soddisfatta,mi annunciava:
"Ho deciso:la mia preferita è questa qui!".
Non c'è niente da fare:
i gemelli tirano fuori il lato più inconsapevolmente atroce delle persone.
Poi c'erano i paladini della democrazia.
Quando mi incontravano mentre portavo le bambine in passeggino,la domanda tipica era:
"Ma sta davanti sempre la stessa o le alternate?".
E se ne prendevo in braccio una:
"Adesso,però,devi prendere un pò anche l'altra!".
Oppure si faceva direttamente il gioco della torre:
"Ma se piangono tutte e 2,tu quale prendi in braccio?"
Ma cosa dire a un amico che,chiaramente ignaro di cosa stia affermando,viene a comunicarti quale delle tue figlie è la sua preferita?
A suggerirmi la risposta giusta è stata la sorella di Alberto che è agguerrita,acida e intelligente.
Così,da quel momento in poi,ogni volta che qualcuno veniva a comunicarmi:
"Mi sa proprio che la mia preferita è Maddalena",

io rispondevo con aria entusiasta:
"Ma è anche la mia!".
E vedevo l'orrore che gli pervadeva lo sguardo.
Prima,quello di assistere a un padre che dice una cosa terribile.
E poi,subito dopo,quello di chi capisce di aver detto una cosa terribile.

Twitter:
Clelia,ti va di fare una passeggiata io e te da soli?
Sì papa!
E dove vuoi andare?
Ad Abu Dhabi!

Per il loro primo compleanno,Clelia e Maddalena hanno avuto una torta ciascuna,una candelina ciascuna e,soprattutto, un "tanti auguri a te" ciascuna.
Gli altri genitori hanno trovato strano che facessi cantare tutti 2 volte,ma io non ho sentito ragioni.
2 gemelle,per forza di cose,si trovano a dover condividere tante tappe,tanti spazi,tante fasi.
E'mio dovere dargli la possibilità di avere dei momenti tutti per loro.
Come,per esempio,quello in cui gli invitati ti cantano "tanti auguri".

Twitter:
Cercasi persona dotata di grande pazienza e buona cultura generale per rispondere,dalle 4 alle 8,ai "pecchè" di Maddalena.

Per la nostra pediatra,io sono diventato la valvola di sfogo per scagliarsi contro il mammismo.
"Claudio,il problema di tutti i bambini che non mangiano o non dormono o piangono,sono sempre le madri.
Immaginati queste povere donne sformate nel fisico,riempite di ormoni e depresse,che devono gestire una delle cose più impegnative che esista.
E' chiaro che alla fine combinano guai senza neanche rendersene conto".

Anni fa,quando mi presentavo in coppia con il mio fidanzato,ogni tanto spuntava il simpatico di turno che chiedeva:
"E chi fa la donna?.
Pensavo di aver chiuso per sempre con quel tipo di grettezza,ma oggi mi trovavo davanti una domanda quasi peggiore,quando mi presentavo con la mia famiglia:
"E chi fa la mamma?"
Io non ero più informato e più intelligente delle donne.
Però sapevo coccolare le mie bambine proprio come loro.
E,anche se non avevo avuto sbalzi ormonali,in quei 10 mesi ero rincoglionito come l'ultima delle neomamme.
Ma ero e resto comunque un padre.
Un mestiere che m'inventavo giorno per giorno.

Erano i tempi in cui cominciavamo a prendere in considerazione l'idea di avere un figlio e,di fronte al solito quesito:
"Come reagirà la società?",
abbiamo fatto una lunga lista.
O meglio,delle persone che,negli anni,avrebbero avuto a che fare con il bambino.
Famiglia.
Parenti.
Amici.
Colleghi.
Vicini di casa.
Dottori.
Figli di amici.
Insegnanti,
Compagni di scuola.
Insomma,era chiaro che alla fine il grande ostacolo era la scuola:
i compagni che prendono in giro,i genitori che fanno storie.
E a quel punto ho pensato:
"Possibile che io debba rinunciare a una cosa così grande per paura di qualche ragazzino idiota,che fra l'altro neanche è ancora nato?
Non è che ci stiamo fasciando la testa prima di essercela rotta?"

Chiunque abbia avuto anche per un solo giorno la paura di non poter avere figli,vive con immensa gioia la nostra storia.
E,se posso dire la verità,la maggior parte della gente che incontravamo,ha reagito comunque così.
In quei giorni Roma era stata teatro di terrificanti aggressioni omofobe,eppure io avevo l'impressione che la stragrande maggioranza dei cittadini,quelli non malati di mente,stesse silenziosamente navigando verso un maggiore rispetto delle diversità.
Alla faccia della politica.
Alla faccia del Papa e alla faccia di chi andava in giro con il coltello.

Quando le ho raccontato che le mie figlie hanno 2 papà,e di come fossimo dovuti andare negli Stati Uniti per poterle avere,lei si è messa le mani sulla bocca e ha bisbigliato:
"Oh madonna mia!!!".
Era a metà fra lo scandalizzato e l'eccitato,come una suora messa di fronte al paginone centrale di un giornale porno.

Perchè non c'è niente da fare:
anche gli amici,Dio li fa e poi li accoppia!

Mentre i suoi amici froci erano impegnati a figliare e a inserire i figli all'asilo.
Susanna era almeno riuscita a ottenere una piccola vittoria.
"Ragazzi,mi sposo!E stavolta mi sposo prima io,anche perchè voi non potete per legge,ahahahahah!"
Susanna aveva sempre avuto un leggerissimo problema di competitività.
E non è un caso che sia riuscita a trasformare la scelta dei testimoni di nozze in una delle gare d'appalto più aspre del decennio.
Quando ci ha annunciato che si sarebbe sposata in chiesa,noi non potevamo credere alle nostre orecchie.
Susanna è atea,anticlericale e di discendenza ebraica.
Ed era stata per anni una grande frequentatrice della "zona bestemmia".
Ma poi lei ci ha spiegato che le piaceva molto l'aspetto estetico e tradizionale del matrimonio cattolico:
il vestito bianco,il bouquet,lo scambio delle fedi.
Insomma,Susanna si sposava in chiesa un pò per lo stesso motivo per cui lo fa un numero sempre crescente di giapponesi:
perchè è così carino!
La discussione più infuocata è stata per la scelta dei testimoni.
Il primo era scontato:
sarebbe stato suo fratello,che Susanna amava più di se stessa.
Per il secondo posto era chiaro a tutti che i principali contendenti eravamo io e Simona,la sua migliore amica.
Ma c'era un problemino.
Anzi,2:
io ero un gay con prole e l'altra un'ebrea.
2 persone che la Chiesa non avrebbe fatto i salti di gioia ad avere davanti all'altare e,soprattutto,2 persone che non sarebbero state così contente di firmare un documento dove dichiaravano di essere cristiani cattolici,di non convivere,di non usare contraccettivi e,implicitamente,di non essere nè gay nè ebrei.
Un anno dopo,sul matrimonio di Susanna si è rovesciata una quantità d'acqua inimmaginabile.
Susanna,sudata e pigiata nella folla dotto i tendoni bianchi,non ha mai smesso di sorridere.
Ma,a fine serata,quando sono andato a salutarla,mi ha detto:
"Se avessi saputo che sarebbe andata così,non mi sarei sposata!"

Quando ad avere 2 gemelle sono una coppia di uomini,la lista di domande diventa infinita:
chi è il padre?
Chi è la madre?
Come le avete avute?
In Italia è legale?
E così via.
Fino alla domanda che sembra premere a tutti molto più delle altre:
ma a voi 2,come vi chiamano?
Eh già!
A noi 2,come ci chiamano?
A decidere ci hanno pensato loro.
Anche se avevano poco più di 2 anni,ci hanno dato una lezione di pragmaticità incredibile,escogitando un sistema di nomi tanto semplice quanto efficace.
Ufficialmente io e Manlio eravamo "papà Caio" e "papà Mallo".
Ma questo era il nome con cui ci chiamavano in modo indiretto,cioè quando parlavano di noi con qualcun altro,compreso l'altro papà.
Mentre quando si rivolgevano direttamente a uno di noi,dicevano solo "papà".
E' successo più di una volta che Maddalena si svegliasse piangendo nel cuore della notte:
"Papààààà!Papà!!!!!!"
Io andavo da lei,che smetteva un attimo di piangere,per poi ricominciare ancora più forte:
"Papà Mallo! Papà Mallooooooo".
Quindi,ecco,qualche disguido a volte capitava.
Perchè,ad averlo saputo,io mi sarei volentieri risparmiato di alzarmi dal letto!
A un certo punto,poi,è entrata nella nostra famiglia anche un'altra parola:
mamma.
E'stato durante uno dei nostra playdate con un'amica americana,Liz,e sua figlia.
La bambina continuava a chiamare:
"Mommy!Mommy!".
E a un certo punto Clelia è andata verso Liz a braccia aperte e le ha detto:
"Mommy!".
Poi "mamma"è diventata mia madre.
In effetti io la chiamo così e quindi,per un certo periodo,le mie figlie ogni tanto se ne uscivano con un "mamma" anche loro.
Con l'inizio dell'asilo nido,però,"mamma" è diventato il suono della lagna,del capriccio.
E così ho cominciato a trovarmele aggrappate alle caviglie che mi urlavano:
"Mamma!!!!!",ogni volta che avevano qualche rimostranza da fare.
D'altronde,se tutti i loro compagni piangevano,urlando quella stessa parola,a qualcosa doveva pur servire,no?
Un "mamma" prolungato e disperato,che alcuni parenti e amici sottolineavano con uno sguardo tipo:
"Ecco!Lo vedi cosa avete fatto?"
All'epoca raccontavo queste cose ad Alberto.
"Chiaramente sono tutte fasi"mi ha detto lui,che,tramite sua nipote Matilde,è ormai un esperto di pedagogia.
"Tanto poi,in un modo o nell'altro,questa parola troverà la sua giusta collocazione".
E così è stato.
Dopo qualche settimana l'urlo disperato "mamma!!!" è andato sparendo.
Fino al giorno in cui,uscendo da casa delle loro compagne di nido preferite,Clelia mi ha fatto la lista di chi avevamo appena visto:
"Pia (Sofia),Teta (Greta)..e lei"
"Lei chi?" faccio io.
"Lei...Mamma Teta e Pia!"
Ecco qui!
Per la prima volta Clelia aveva usato la parola "mamma" per dire "genitore femmina".
Perchè poi,nella nostra famiglia,"mamma" vuol dire proprio questo.
Quando sono diventati un pò più grandi,ho spiegato alle bambine che quando hai un figlio diventi genitore.
Se sei un maschio ti chiami "papà.
Se sei una femmina,ti chiami "mamma".
E poi tutte le famiglie hanno diverse combinazioni:
2 mamme,2 papà,una mamma,una mamma e un papà e così via.
Quella volta,preso dall'entusiasmo per la risposta di Clelia,ho voluto testare subito la cosa:
"E la mamma di Matilde?Come si chiama la mamma di Matilde?"
Lei chi ha pensato un pò e poi,con un sorriso bellissimo,mi ha detto:
"Albetto!"
Ok,dovevamo ancora chiarirci le idee sui dettagli,ma la sostanza c'era:
che siano mamme,papà o zii,l'unica cosa che conta è che ti vogliano tanto bene.
E questo le mie figlie lo avevano già capito benissimo.

Il mio giapponese di base mi ha permesso di intrattenere un minimo di conversazione e,mentre guidavo con Akane seduta accanto a me,le ho chiesto:
"Ma tu in Giappone lavori?".
"Sì in Giappone lavoro"dice lei.
"E che lavoro fai?"
Lei risponde con una parola mai sentita.
Vedendo che non capisco,dal sedile posteriore interviene Ruriko:
"Allora...sarebbe,praticamente...ah sì:puttana!"
Mi faceva uno strano effetto andarmene in giro con persone così disinibite.
E disinibite anche nello spendere i soldi:
da bravi giapponesi hanno comprato in poche ore 2 borse di Louis Vuitton da 2500 euro e un portafogli di Hermes da 1350.
Il tutto al grido di "Yasuuuuui" (costa pochissimo!).
"Ruriko,certo che tuo fratello deve guadagnare proprio bene per poter fare queste spese pazze..."
"Sì.ma anche lei guadagna...mignotte guadagnano tantissimo!"
"Ruri,ti prego,potremmo non chiamarla così?"
"Ma lei è proprio mignotta!"
Vabbè,noi però diciamo "escort","accompagnatrice"...che ne so.
Comunque il suo senso di emancipazione sessuale mi entusiasmava:
ho sempre sostenuto che la prostituzione volontaria sia assolutamente legittima,ma finora mi ero trovato davanti solo povere immigrate sfruttate.
L'idea di questa giapponese trendy che si prostituiva con tale scioltezza mi sembrava liberatoria.
E il fatto che il suo premuroso fidanzato non avesse problemi al riguardo mi sembrava fantastico.
Poi,però,ci ho ripensato.
Il Giappone non è certo all'avanguardia nei diritti delle donne,e questa estrema tranquillità nei confronti della prostituzione forse è solo espressione di una società arretrata e maschilista,un pò come in Italia,50 anni fa,si accettava la figura della prostituta di quartiere.
Ai Parioli tutti parlano ancora della mitica signora Tilde (ne parla soprattutto il farmacista).
Però è anche vero che in Giappone è sempre esistita la geisha,una donna che in effetti fa quello che fa Akane:
intrattenere,bere,parlare,ballare,e,in alcuni casi,fare sesso.
Una figura amata e rispettata,seppur frutto di una società spietatamente maschilista.
Non è che Akane era solo una geisha dei giorni nostri?
Insomma,mignotta o geisha che fosse,alla fine ho capito che il dibattito mi interessava poco.
Akane era dolce,allegra e bellissima,e,in fondo,non mi serviva sapere altro.

Bisognava mettere in piedi una stanza per 2 neonate,poi fare il pieno di nuovi accessori (doppi lettini,doppie sdraiette,doppi seggioloni e perfino doppi tricicli,perchè sennò rischiavamo sennò rischiavamo scene di violenza stradale senza precedenti).

Un giorno mia madre è arrivata con una foto del letto che avevo visto in sogno.
Quindi ci siamo messi in viaggio e siamo andati a comprarlo.
La prima notte lì è stata meglio della prima notte di nozze.
O almeno come m'immagino sarebbe se un bel giorno l'Italia mi permettesse di sposarmi.
"Hai visto?"ho fatto notare a Manlio "è interamente di pelle imbottita".
"Perfetto!Così se le bambine ci vomitano sopra lo possiamo lavare con una pezza".
Quando ho aperto la porta per l'inaugurazione della camera completamente rinnovata,loro sono entrate,trotterellando e guardandosi intorno come 2 turiste americane.
Clelia ha subito cominciato a battere sul bordo imbottito del letto,come una minuscola cliente di un autosalone che testa la tenuta dei pneumatici.
"Bambine questa è la stanza dei vostri papà"
Quando hai 4 occhioni che ti fissano,tutto quelli che dici sembra avere un'importanza maggiore.
"Si può ancora saltare sul letto e si può venire a fare colazione qui.Ma da oggi,se la porta è chiusa,bisogna bussare.E poi bisognerebbe anche cercare di non vomitare!"

La prima tappa è stata Banana Republic a Herald Square.
Ed è stata anche l'ultima.
Dal momento in cui hanno messo piede in negozio,Clelia e Maddalena hanno avuto un unico scopo:
devastarlo.
E rivoltare gli stand,buttare giù le pile di golf dagli scaffali e urlare come se volessi scuoiarle ogni volta che osavo avvicinarmi a meno di un metro da loro.
Allora le ho prese in braccio e mi sono infilato in un taxi.
Durante il viaggio le bambine,giustamente esauste per aver dovuto smontare un intero negozio,mi si sono addormentate addosso e,quando siamo arrivati a destinazione,non so come sono riuscito a pagare e scendere con loro 2 in braccio.
Ora dovevo solo fare qualche metro per arrivare al portone,riuscire a prendere le chiavi e....oh porca puttana!Le chiavi!!!
Ebbene sì,non avevo le chiavi di casa.
E,cosa molto più grave,nessuno dei miei genitori aveva con sè un telefonino.
Ero in mezzo alla strada,con 2 bambine addormentate e presto affamate in braccio.
Senza passeggino.
E senza acqua,cappelli,ciucci,pannolini e altra inutile zavorra.
Alle 13.05,in una cocente giornata di fine Luglio,è cominciato il mio Giorno più Lungo.

Twitter:
Papà,tu sei un maschio?
Sì.
E perchè?

Se Gesù Cristo,a poche ore dalla sua morte,mi avesse detto:
"Claudio,prima che il gallo canti 3 volte,tu richiederai l'insegnamento della religione per le tue figlie",
io non ci avrei mai creduto.
Mai.
E poi,proprio come quel mollaccione di San Pietro,ho diligentemente messo in pratica la profezia.
Io e Manlio siamo atei.
La più religiosa di casa nostra era certamente Ruriko.
Dopo avermi tempestato per mesi con domande su Gesù e padre Pio,un bel giorno si è infilata in una chiesa e si è messa in fila per fare la comunione.
"Ostia che è?"mi ha chiesto quando è tornata a casa.
"Per i cristiani è il corpo di Cristo"le ho risposto.
"Oggi ho mangiato.Un pò schifo.Però ora ho capito tutto di Gesù:Gesù è Giuseppe!"
"No,Ruriko.Gesù non è Giuseppe.Giuseppe è il padre di Gesù"
"Dio è il padre di Gesù"fa lei.
Accidenti,la ragazza stavolta ha studiato!
Le spiego che,in effetti,Gesù è figlio di Maria,e che Giuseppe è il marito di Maria,ma non il padre di Gesù.
Lei ci pensa un pò e poi sentenzia con aria severa:
"Maria un pò bugiarda!"e alla fine prova a fare un resoconto:
"Allora,Gesù è figlio di Dio e Maria.Faceva falegname.E'morto a 33 anni precisi.Di cancro."
"Ruriko,macchè cancro!E' morto in croce!"
"Ah sì?Però stava già un pò male,no?"

Quando sono arrivato all'asilo con i moduli d'iscrizione sottobraccio,la scelta era stata fatta:
"Il sottoscritto NON richiede l'insegnamento della religione".
Mentre la maestra controlla le mie domande,però,aggrotta la fronte e mi chiede:
"Ah,non vuole che facciano religione...e perchè?"
Con un sorriso imbarazzato le ho spiegato:
"Beh,sa,noi siamo un pò nel mirino della Chiesa...non mi sembra il caso di..."
"Ah,certo,è vero.Però,sa che le dico:la religione all'asilo non è proprio nulla,fanno qualche disegno,niente di che.Perchè sennò dovremmo far uscire solo loro e separarle dagli altri..."
"Aspetti un attimo...mi sta dicendo che sono le uniche a non fare religione?"
"Sì,sarebbero solo loro".
La maestra,nel frattempo,è tornata all'attacco:
"Guardi,fossero le elementari sarebbe già diverso,ma all'asilo non è proprio nulla di che.Fra l'altro io sono una catechista,quindi so bene di cosa stiamo parlando".
Una catechista???!!!
Ma in che razza di scuola siamo finiti?
Più tardi,arrivato in redazione,ho preso una mezza ramanzina dal capo:
"Ma come religione?Ma perchè?"
"Ma sai,Giovanni,sarebbero state le uniche.Sarebbero rimaste fuori da sole..."
"Certo che sarebbero state le uniche:quelli dicono a tutti la stessa cosa che hanno detto a te.E,se hanno convinto te,pensa quanto ci mettono a convincere gli altri!".
"Il problema"interviene Elena,la mia collega molto saggia"è che non offrono alternative.Se ci fosse lezione di canto,sai quanta gente non farebbe religione?".

Twitter:
Montare sul sedile dell'auto un seggiolino per bambini è complicato.
Cercare di spiegare a qualcuno come farlo per telefono in francese è un gesto di commovente disperazione.

Il fatto che a Roma io e Manlio non fossimo considerati una coppia (cosa vuoi che siano 14 anni fra fidanzamento,convivenza e reciproca sopportazione!) faceva sì che in Italia le nostre figlie avessero un solo genitore legale.
E questo mi ha srotolato addosso una serie di vantaggi pensati per le ragazze madri:
posto assicurati e gratuito all'asilo nido comunale (ma non lo vedevano che abitavo ai Parioli?),
assegni di povertà a fine mese (in un attico,per di più!),
22 mesi di congedo facoltativo al lavoro...
"Ma guardi che io non sono un genitore singolo!"
"Non ci interessa,per la legge lei lo è e quindi l'asilo non lo paga.Non lo può proprio pagare.Lei non ci deve un centesimo,è chiaro?"
Non ho insistito...

Nel frattempo mi ero comprato una guida bilingue di Ginevra.
Peccato,però,che non parlassi nessuna delle lingue in cui era scritta.
Cominciavamo proprio bene!

Qualcuno potrebbe chiedersi cos'è una "relocation agent".
Praticamente,è un'agenzia incaricata di organizzarti la vita nella nuova città.
Ti propongono case e poi scuole,ti aiutano con la burocrazia,ti fanno l'allaccio luce,tv e internet,ti portano in banca,ti lasciano perfino un numero verde a cui chiamarli quando vuoi.
Un telefono amico da contattare in casi di crisi isterica da espatrio.
Davvero niente male.

In Giappone,se a 26 anni non sei ancora sposata,diventi un "Curisumasu checki",cioè un "dolce di Natale".
E cosa vuol dire?
Che sei come il dolce di Natale:tutti lo vogliono prima del 25 Dicembre,ma al 26 non interessa più a nessuno!

Twitter:
Ti ho tenuto questo tappeto di pelliccia,così lo puoi usare su!

Come spiego a mia mamma che vado a vivere a Ginevra e non in un rifugio alpino?

"Enchantè,Claudio!"
"Enchantèe,Natalia!"
Abbiamo fatto 4 chiacchiere e ho capito che Natalia mi era proprio simpatica.
Quando mi ha chiesto l'indirizzo email per aggiungermi a una mailing list,mi sono detto:
"E'fatta!"
In realtà non era fatta manco per niente.
Perchè lei in effetti mi ha scritto e io le ho risposto in maniera molto simpatica e confidenziale,ma rileggendo l'email dopo averla spedita,l'occhio mi è caduto come una pietra su quel terribile "Dear Natasha" con cui si apriva il messaggio.
Natalia,non Natasha!
Natalia,non il nome più tipicamente russo che esista!
Natalia,non il nome con cui,ho letto una volta,in Inghilterra chiamano le prostitute dell'Est!
Natalia non mi ha mai risposto.
E neanche Natasha,se è per questo.

Ho chiamato il servizio della Nespresso:
"Ho bisogno di una nuova resistenza per il miscelatore a caldo dell'Aeroccino"
"Benissimo,gliela faccio mandare a casa"
"E per il pagamento?"
"La Nespresso non fa pagare questi piccoli pezzi di ricambio"
Di fronte a tanta disponibilità e cortesia,stavo per chiedere all'operatore se voleva prendersi un caffè aeroccinato da me,ma mi sono fermato in tempo.
Il giorno dopo,tornando a casa,ho trovato nella cassetta delle lettere la resistenza del miscelatore.
Dentro la busta c'era il pezzo di ricambio,una lettera di saluti e un bollettino per effettuare il pagamento di 8 franchi entro 7 giorni.
Ma non era gratis?
Che peccato,per 8 miseri franchi la Nespresso aveva perso un amico.
E di questi tempi,un amico è una cosa da tenersi stretti.

Dopo qualche settimana a Ginevra,ho fatto una piacevole scoperta.
Per la prima volta nella mia vita,il mio paese prevedeva una forma di riconoscimento delle coppie gay.
Da notare che ho fatto prima io a cambiare paese,che il mio vecchio paese a fare una misera legge.
Ma va beh.
Comunque in Svizzera esisteva un partenariato civile per le coppie di fatto,etero e non,che a un primo sguardo mi era sembrato simile ai Pacs francesi.
Un pò come la legge che esisteva già in Uruguay o in Slovenia.
O in Groenlandia,mio Dio,e non in Italia.
Ma va beh.
La verità,comunque,è che io nel matrimonio non ci credevo più.
Di sicuro io e Manlio avremmo fatto questa puntatina al municipio di Ginevra per diventare partner civili(perchè,in effetti,io e lui eravamo sempre stati un pò incivili!),ma non credevo di voler festeggiare in alcun modo.
Sarà che all'idea di matrimonio avevo dovuto rinunciare già tanti anni fa e alla fine avevo cominciato a prenderla in antipatia.
Ma sarà anche che una volta che stai insieme da un decennio,che vivi insieme da anni,che fai 2 figlie insieme,che emigri all'estero insieme,che significato simbolico puoi ancora dare a questa visita in municipio?
Cosa sarebbe cambiato nella mia vita dopo quella firma?
Una manciata di diritti in più,certo,ma niente che secondo me dovesse far arrivare in Svizzera orde di amici e parenti a festeggiare e stappare bottiglie di champagne.
Se istituissero davvero il matrimonio gay in Italia,però,io verrei a sposarmi di corsa e fare anche una grande festa.
Ma sarebbe una festa per celebrare il mio paese che esce dal torpore e non la mia coppia che naviga solida e felice da tanti anni,senza nessun obbligo di altari,bomboniere e regali costosi.
Per il momento,quindi,avevamo deciso di fare una cosa semplice.
Un matrimonio per pochi intimi,in cui ci saremmo stato noi 2,le nostre bambine,2 testimoni lesbiche,un neonato e un chihuahua.
A noi andava benissimo così.

Un quindicenne con i capelli neri e la carnagione scura urla qualcosa in tono aggressivo a quelli dell'altro lato della strada e un piccoletto con gli occhiali,dopo essersi voltato indietro un paio di volte,scatta in avanti in una corsa disperata.
Il gregge si sveglia e,come leoni affamati,tutti cominciano a inseguire il povero agnellino.
Lui affretta il passo,ma tutti lo rincorrono ferocemente.
"Alison,credo che questo sia bullismo bello e buono.Forse dovremmo intervenire..."
"Sì,però...mi sembrano tutti un pò,non so...un pò handicappati"
Osservando meglio i ragazzini,mi rendo conto che c'è qualcosa di strano.
Ce n'è uno gigantesco,che corre muovendo enormi onde di grasso lungo tutto il corpo,senza mollare la presa del suo panino.
E poi ce ne sono di magrissimi.
Uno che zoppica.
Uno sulla sedia a rotelle.
Tutti un pò sporchini e brutti.
Ho un'illuminazione.
"Oh mio Dio,Alison!Questo paese è davvero avanti:l'accessibilità e l'integrazione sono talmente alte che questa è una battaglia fra gang rivali di disabili!"
In realtà la mia utopia di civiltà è durata poco,ossia fino a quando il piccoletto scappato via come un fulmine non è arrivato alla fermata ed è salito sull'autobus.
A uno a uno,i liceali sporchini e brutti sono arrivati alla fermata e sono saliti anche loro.
Compreso quello obeso.
Insomma,stavano solo correndo disperatamente per non perdere l'autobus,avvertiti dal grido del primo ragazzino che l'ha visto arrivare.
Evidentemente io e Alison ci eravamo dimenticati quanto eravamo brutti e sporchini anche noi,quando andavamo al liceo.

Sia ben chiaro:
a Roma nessun funzionario pubblico a cui descrivevo la mia famiglia mi aveva trattato male o in modo poco rispettoso.
Però dovevo sempre affidarmi al suo buon cuore:speravo sempre di trovare una persona tollerante e aperta di menta.
Qui la legge è dalla mia parte e se il funzionario ha qualche problema,il problema è solo suo.
Avere la legge che ti tutela è tutta un'altra storia.
Improvvisamente l'omofobia non era più un problema mio e quindi potevo smettere di preoccuparmi di cosa pensasse il funzionario che avevo di fronte.
Quando c'è la legge,se un funzionario pubblico è omofobo,fosse anche un Presidente del Consiglio,il problema è solo suo.

Clelia e Maddalena conoscono la loro storia:
i loro papà volevano tanto un bambino e siccome non potevano tenerlo in pancia,hanno chiesto a una loro amica speciale di tenerlo lei.
E Tara,non solo ha accettato,ma una bel giorno ci ha telefonato per dici che le bambine in arrivo erano 2!

E' vero,volendo si può scegliere una donatrice di ovulo seguendo criteri del tutto superficiali.
Ed è vero:
si può pensare che basti aprire il portafoglio per trovare una donna pronta a partorire un figlio per te,senza poi volerci avere più nulla a che fare.
Quello che posso dire è che io e Manlio abbiamo cercato di vivere la cosa nel modo più corretto possibile,accertandoci sempre che tutte le persone coinvolte avessero fatto scelte ponderate e libere.
Sarebbe stato molto ingiusto vietarci di realizzare il nostro sogno solo perchè qualcun altro avrebbe potuto pensare di stare al supermercato degli embrioni.
I paletti legali vanno messi contro lo sfruttamento delle persone e le manipolazioni scorrette,non contro la felicità e il progresso scientifico.

Qui siamo protestanti,ci sono regole rigide,una morale imprescindibile.
A Roma siete cattolici,quindi fate un pò come vi pare,tanto poi la vostra Chiesa vi perdona tutto!

Mia sorella mi ha chiamato agitatissima:
"Mi ha riferito mamma che ti sposi.Ma ti pare che devo saperlo da mamma?"
Questo per sottolineare la gravità della situazione.
Ho detto a lei e a mia madre che,quando ci sarà qualcosa di ufficiale,saranno le prime a sapere.
Cioè,ma'sta gente si è accorta che io sto con Manlio da 15 anni?
Che ci abito insieme da 7?
Che abbiamo 2 figlie da 3?

Clà,
se ti avessi di fronte,ti guarderei e ti direi che no,non c'è nulla da festeggiare.
State cercando un modo per inseguire uno straccio di documento ufficiale in cui si dichiari che siete una famiglia.
Cosa che,come dici tu,tutto il mondo già sa.
Dobbiamo venire in Svizzera per "festeggiare" insieme a voi questo straccio di documento che ci dichiara una cosa che già sappiamo,ma che non ce lo dichiara in italiano,perchè questa cosa i documenti ufficiali non la sanno dire nella nostra lingua?
Io non ho mai visto il matrimonio dei miei genitori,però mi ricordo di aver sfogliato l'album di nozze,quando ero bambino.
Metti insieme un album con le foto tue e di Manlio nel corso dei secoli e ogni tanto sfoglialo con le tue bambine,raccontando dove siete stati e cosa avete fatto nell'attesa che anche loro si unissero all'avventura.
Saranno storie che non vorranno mai smettere di ascoltare e ogni volta sarà per loro un bellissimo giorno.
Alberto

Intanto ci confermava la sua alleanza,il suo senso di protezione,con piccole frasi come:
"Tutto bene,sì?"
Quel "Tutto bene,sì?",conteneva un mondo di parole.
Voleva dire:
"Tenete duro,ragazzi".
Voleva dire:
"Se c'è qualche problema potete parlarne con me".
Voleva dire:
"L'unione fa la forza".


Per gli omosessuali il mondo si stava rivelando meno peggiore del previsto.
Il mondo intero,tranne l'Italia,ma pazienza:non si poteva avere tutto.

Le 2 torri di Saint-Pierre,l'austera cattedrale protestante spolverata di bianco,
erano lì in primo piano a ricordarmi che nessuno ha il diritto di dirti cosa devi fare.
A ricordarmi che bisogna sempre protestare.
Caro Saint Pierre,io ho protestato,ho fatto tutto quello che era nelle mie possibilità per essere felice.
E non potevo certo lamentarmi del risultato:
io nella vita volevo una cosa sola.
E ne avevo avute 2.

"Mamma"le ho detto di punto in bianco"aspettiamo un altro bambino".
Manlio ha alzato la testa e ha sorriso nella mia direzione.
Sentivo il cuore che mi batteva sotto il golf di lana pesante.
Mia madre era felice.
Stavolta non dovevo darle altre spiegazioni.
Perchè ormai aveva imparato anche lei come si fanno i bambini.
E aveva imparato come si fa a essere felici.

Vorrei ringraziare mamma e papà per avermi insegnato cosa vuol dire essere un buon genitore.
I miei fratelli,Bibi e Mariasole,per avermi fatto sempre sentire all'altezza di un'impresa così importante.
Claudia e Salvatore,perchè sono 2 nonni innamorati delle nipoti.
Alberto Emiletti,per avermi scritto delle email così belle.
Ruriko Masuda,per essere atterrata a casa nostra quando ce n'era più bisogno.
Susanna Squillaci,perchè sa sempre stare al gioco.
Giovanni De Mauro,per aver creduto in me fin dal primo giorno.
Giacomo Papi,per avermi aiutato a concepire questo libro.
Nicoletta Lazzari,per averlo considerato un libro importante.
E infine,grazie a Manlio,perchè continua a pensare che la vita sia una bella avventura da vivere insieme a me.

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