martedì 19 maggio 2015

"La stanza" - Rummet - Jonas Karlsson (2014)





LA TRAMA:
L'ufficio come luogo di alienazione per eccellenza:
ambiente malsano e competitivo,coacervo di paranoie e paure,motore di dinamiche che possono portare alla follia.
In questo romanzo dalle atmosfere kafkiane,il protagonista,Bjorn,ci racconta nel dettaglio i suoi primi giorni in un nuovo ambiente di lavoro,e la scoperta fortuita,tra i bagni e l'ascensore,di una stanza misteriosa,stranamente inutilizzata e in perfetto ordine.
Bjorn è incapace di integrarsi a causa di una congenita refrattarietà ai rapporti personali,unita alla consapevolezza di essere migliore degli altri e al desiderio di fare carriera.
Trova allora utile e rilassante rifugiarsi sempre più spesso nella stanza,al riparo dagli opprimenti meccanismi d'azienda.
Una stanza che,chissà come mai,nessuno dei suoi colleghi ha mai visto o sentito nominare.


IL MIO GIUDIZIO:
Ho scoperto questo libro in una delle tante pagine Facebook sulla lettura che seguo.
La trama mi ha subito intrigato e mi sono immediatamente immedesimata in questo protagonista un pò sociopatico che,scoperta una stanza "segreta" all'interno del suo nuovo ufficio,
vi si rifugia per ritemprarsi e per allontanarsi dai colleghi con i quali non riesce a legare.

Avrei voluto averla anche io,nei quasi 15 anni trascorsi a lavorare in una determinata azienda,una stanza tutta per me (come direbbe Virginia Wolf!) per poter fuggire da alcune persone onestamente fastidiose.

Leggendo il romanzo,mi sono resa conto,però,che io e Bjorn (il protagonista) abbiamo ben poche cose in comune,
essendo lui fondamentalmente pieno di sè,pignolo,pedante,fortemente ambizioso e assolutamente convinto (beato lui!) delle proprie capacità.
Tutte caratteristiche che,ahimè!,non mi appartengono.

Ciò che mi ha colpito maggiormente di questo originale romanzo è stata la genialità dell'autore nel paragonare la misantropia/sociopatia/asocialità/difficoltà di relazionarsi con il prossimo o voglia di starsene per i fatti propri che dir si voglia,a una "stanza" invisibile e inaccessibile agli altri.

Una "stanza" come metafora del profondo mondo interiore che appartiene solo agli introversi e che,nel migliore dei casi,non viene compreso,ma,per lo più, viene scambiato per sintomo di "problema psicologico".

" Devi capire che gli altri dipendenti si spaventano quando ti vedono lì,nel tuo mondo.
Non c'è problema se lo fai a casa tua.
Ma non al lavoro.
Inquieti il personale.
Non dovresti cercare invece di socializzare un pò di più con i tuoi colleghi?
Per cui,adesso,non puoi più entrare nella stanza,siamo intesi?
Sapevamo che avevi un carattere difficile,ma nessuno ci aveva detto che avevi le visioni!"

Queste le parole con cui il capoufficio si rivolge a Bjorn,dopo che diversi suoi colleghi si sono lamentati,vedendolo ripetutamente in piedi a fissare,imbambolato,il muro...
(in quei frangenti lui era all'interno della stanza,ma loro,non avendo la possibilità di vederla,non potevano saperlo).

Parole che,in qualche modo,mi ricordano molto quelle che furono dette a me da un mio superiore,
che mi definì snob e asociale,perchè durante la pausa caffè preferivo starmene in disparte a leggere un libro,piuttosto che far combriccola con persone con cui non avevo nè feeling nè argomenti in comune.

Chi canta fuori dal coro,chi rompe gli schemi,chi non si omologa alla massa,
ma ha la pretesa di pensare con la propria testa e,di conseguenza,di avere comportamenti che con si conformano con il gruppo,
fondamentalmente spaventa ed è certamente più facile tacciare queste persone di "stranezza",
piuttosto che provare,se non a comprenderle,ad accettarle così come sono.

I colleghi e il capoufficio di Bjorn temono il suo "mondo interiore",
perciò gli vietano di entrare nella "stanza".
Inizialmente mettono in atto azioni di mobbing e di demansionamento per costringerlo a dimettersi,poi,non ottenendo il risultato sperato,
arrivano persino a recintare la zona "incriminata"con del nastro di plastica,
impedendogli di oltrepassarlo per raggiungere il luogo proibito.

Al contrario,Bjorn,riesce a essere se stesso,a ritrovare la calma e a lavorare con profitto solo all'interno della "stanza",
lontano dai pettegolezzi e dalle inutili chiacchiere dei malmostosi colleghi.

La stanza diventa,quindi,elogio della solitudine che ritempra lo spirito ma anche,
e lo si evince dalla scena finale,
l'emblema di chi,non sentendosi in sintonia,nè benvoluto dal mondo,
preferisce starsene per conto proprio in un universo parallelo in cui gli altri "non lo troveranno mai".

Un romanzo breve,composto di capitoli a sua volta brevi,
tutto raccontato in prima persona,
dalle atmosfere un pò kafkiane e visionarie
che coinvolge ed avvince sin dalle prime pagine.


IL MIO VOTO:
Meritevole romanzo di nicchia.
A mio avviso c'è del genio in queste poco più di 150 pagine.
Una piccola "bibbia" per sociopatici,direi.

Io ne sono rimasta entusiasta e non dubito che,chi come me viaggia "in direzione ostinata e contraria",lo saprà apprezzare.
Ma soprattutto comprendere.

* ECCELLENTE! *

LO SCRITTORE:



1 commento:

Nicolas Alexander ha detto...

Salve, volevo sapere se fosse ancora in possesso di questo libro e se, in tal caso, fosse interessata/o alla vendita dello stesso.
Cordiali saluti