martedì 21 aprile 2015

Frasi dal libro "Non per un Dio ma nemmeno per gioco - Vita di Fabrizio De Andrè" di Luigi Viva

"Signorina,permette che le legga la mano?
Non abbia timore,so leggere nel futuro.
Non ci crede? Dunque...
Vedo chiaramente che lei sposerà...un professore e avrà 2 figli.
Uno somiglierà a lei e l'altro...a me!"
(Giuseppe De Andrè,padre di Faber,al primo incontro con la sua futura moglie Luisa)

"Non ero affatto figlio della borghesia.
Mio padre è diventato borghese facendosi un culo della madonna.
Se per borghesia si intende una classe agiata,lo è diventato,ma è partito con le pezze nel sedere.
Mia madre era figlia di un modesto imprenditore vinicolo astigiano"
(Faber)

Fabrizio sapeva cavarsela con il buon senso del contadino e la faccia tosta del bulletto.

"A lui la museruola non è mai piaciuta.e anche noi volevamo essere liberi di fare quello che ci pareva.
Anche crescendo non ci è mai piaciuto l'ordine,l'inquadramento.
Volevamo essere randagi,liberi...randagi come da bambini"
(Giorgio Scorpiade,amico d'infanzia di Faber)

La trasgressione probabilmente era il mezzo che (Fabrizio) usava per meglio comunicare con gli altri.

"Frequentai la 2°e la 3°media al Palazzi.
Mio padre,che era un duro e credeva nella meritocrazia,pensò bene di riunire i professori per alcune raccomandazioni.
-Se mio figlio merita 6,dategli 5. Se merita 5,dategli 4. Se merita 7...non dateglielo proprio!!!-"
(Faber)

Intorno ai 10-12 anni Fabrizio ebbe uno scontro durissimo con i genitori.
Un giorno,mentre la mamma cercava di picchiarlo,la spinse,mandandola a infrangere un vetro.
Luisa De Andrè si ferì seriamente.
Il professore,informato dalla moglie,diede a Fabrizio una scarica di cinghiate e,quando ebbe finito,chiese se avesse qualcosa da dire alla madre.
Fabrizio rispose per ben 3 volte di no.
A quel punto,Giuseppe De Andrè prese gli album di figurine,tra cui la collezione dei soldati di Napoleone,le farfalle e i fiori,li mise al centro della stanza e gli diede fuoco.
"Alla fine vinsi io,perchè ero una testa dura.Mi chiese di nuovo se avessi niente da dire alla mamma.Voleva che le chiedessi scusa,ma io....no!
Allora se ne andò...non potendomi certo ammazzare!"
(Faber)

"Mio padre ci ha educato a essere delle persone per bene,a credere a quella che poi è la discutibilissima meritocrazia...comunque almeno a credere in quella.
Quindi mai essere raccomandati,ma farsi strada nella vita attraverso i propri meriti.
Guai a lui se mi avesse raccomandato a scuola,non si sarebbe più guardato nello specchio e io sicuramente gliene avrei dette di tutti i colori.
Quindi eravamo una famiglia così.
Questo si è ripetuto da parte mia anche nei confronti di mio figlio Cristiano:
mai che sia intervenuto per facilitargli il compito.
Sennò sarei un camorrista!
Questa è la nostra educazione"
(Faber)

"Non ho mai cercato di coinvolgere i miei compagni con le mie idee,le mie letture...
Rino (Oxilia) all'epoca non aveva tanto le idee chiare.
Lui si metteva a ridere...il popolo,quando parli di politica,a meno che non sia politicizzato nelle fabbriche,ti manda a fare in culo e quindi io non avevo nessuna intenzione di farmici mandare da Rino,con il quale stavo benissimo"
(Faber)

Fabrizio,da sempre,ovunque andasse,ha sempre lasciato alle persone cui ha voluto bene,un grande calore,un grande affetto,che gli anni e le disavventure non hanno scalfito,semmai rafforzato.
Molti di quelli che hanno fatto in qualche modo parte della sua vita lo ricordano con grande intensità e così lo ricorderanno per sempre.
E non perchè è diventato un grande,ma perchè è rimasto "Bicio".
E'rimasto la persona semplice che ama le persone vere.

"De Andrè ci ha aiutato a pensare in altri modi,a guardare le cose con altre parole"
(Renato Curcio)

"Fabrizio ha sempre avuto un istintivo e spontaneo senso di rivolta.
Era un contestatore naturale,non mediato da trame culturali complesse,nè politiche nè filosofiche.
Lo era spontaneamente,non per posa.
La caratteristica più tipica di Fabrizio era proprio questa straordinaria autenticità:
era un ribelle naturale,in tutte le sue manifestazioni.
Per cui anticonformista nel vestire,nel muoversi,nell'atteggiarsi,nel fare casino,nel non farlo,nel prendere le cose sul serio,sostanzialmente.
Sì,le prendeva sul serio,ma in maniera allegra,molto incasinata"
(Attilio Oliva,compagno di scuola ai tempi del liceo)

"Ricordo quando nel 1969 con Fabrizio andammo a Parigi,ospiti di Jean Sorel e Annamaria Ferrero.
Brassens si esibiva all' Olympia per diversi giorni.
Non volle andarlo a sentire perchè non lo voleva conoscere,aveva paura di farlo,di trovarlo magari diverso,voleva che rimanesse un suo mito"
(Enrica "Puny" Rignon)

Mi piace il pensiero solitario.
Detesto il gregge.
Ma questo non ha niente a che vedere con i necessari sforzi collettivi.
Se ho bisogno di amici che mi aiutino a spostare una pietra,li chiamo.
Non siamo stronzi se ci uniamo per trarre in salvo degli uomini sepolti in una miniera.
Ma rifiuto il gruppo o la setta irregimentata,e nessuno riuscirà a convincermi che si pensa meglio quando 1000 persone urlano tutte la stessa cosa.
Quando ci si riunisce per pensare e dettare regole di comportamento,la setta non è lontana...
Il mio individualismo di anarchico è una lotta per pensare liberamente.
Non voglio che un gruppo mi detti legge.
La mia legge,me la faccio da me.
(Georges Brassens)

Per me una persona è quella che si interroga di continuo,laddove gli altri vanno avanti come pecore.
(Georges Brassens)

Gli stronzi sono senza speranza e,del resto,non ne hanno bisogno.
Proprio perchè sono stronzi,tutto gli sembra semplice.
(Georgese Brassens)

"...che non vengano a chiedere a me delle certezze.
Io sono un raccontatore di storie,non sono nè un filosofo,nè un politico.
Di solito le certezze si chiedono ai filosofi e ai politici,forse più ai filosofi,però non le si chiede sicuramente a un artista.
Invece mi pare che i ragazzi cerchino in noi delle certezze.e questo è pericoloso.
Perchè noi siamo pieni di dubbi.
Perchè il nostro mestiere è quello di essere pieni di dubbi.
Questi ragazzi,invece,vogliono delle certezze:
ti invitano a tenere mezze conferenze nelle università,sinceramente mi domando...ma che gli vado a dire?"
(Faber)

L'essere anarchico di Fabrizio è passato attraverso 1000 esperienze.
Vivendo la drammatica schizofrenia di chi si trova contemporaneamente da entrambi i lati della barricata.

Perchè anarchico individualista?
Perchè anzichè scegliere e cercare la gente con cui vivere certe idee,Fabrizio ha scelto di viversele da solo.
Essere anarchici è una categoria dello spirito,della propria mente.

"Chi è oggi una donna perbene?
Una donna che si è spogliata delle favole che le hanno messo in testa da piccola e segue la propria coscienza senza essere influenzata da una morale comune o religiosa"
(Faber)

"Ho sempre impostato la mia vita in modo da morire con trecentomila rimorsi e nemmeno un rimpianto"
(Faber)

"L'originalità,vale a dire l'essenza e la sostanza di me stesso,costituisce l'individualità unica.
Sono libero da ciò di cui mi sono liberato ,padrone di ciò che ho in mio potere o di ciò che posso.
Mio lo sono sempre,in qualunque momento e circostanza,se so mantenere il possesso di me stesso e non rinunciarvi in favore di altri."
(Max Stirner)

"Mannerini mi ha insegnato che essere intelligenti non significa tanto accumulare nozioni,quanto selezionarle una volta accumulate,cercando di separare quelle utili da quelle disutili.
Questa capacità di analisi,di osservazione,praticamente l'ho imparata da lui."
(Faber)

"A casa Repetto eravamo di un'allegria assoluta.
Ogni notte si partiva per la tangente.
Era un viaggio psichedelico ma,anzichè rifugiarsi nell'alcool e nella droga,ci eravamo rifugiati nella follia vera.
Adesso,per fare altrettanto,si devono fare come scimmie."
(Paolo Villaggio)

"Genova è una città che ti toglie il gusto di vivere.
Non è la forma,è il fare le cose che uno ha il piacere di fare.
Vivendo a Genova,o hai la grande rivolta o rimani incatenato a una vita di grigiore spaventoso"
(Tina Lagostena Bassi,avvocato)

"Fabrizio era apparentemente scontroso,perchè era un timido e come tutti i timidi era abbastanza chiuso,con reazioni molto brusche,ed era difficile nelle amicizie.
Parlavamo molto e solo dei massimi sistemi.
Perchè dei minimi sistemi parlava tutto il resto dei genovesi!"
(Tina Lagostena Bassi,avvocato)


"Come persone era un pò inafferrabile,misterioso,non era molto aperto e caciarone come il resto della compagnia.
Partecipava allo scherzo,ma era sempre un pò sulle sue,nel suo territorio.
Aveva degli angoli,dei momenti tutti suoi,ogni tanto lo vedevi astratto che inseguiva i suoi pensieri"
(Marzia Ubaldi,attrice)

"Mi ricordo quando Luigi (Tenco),divertito,mi raccontò questa storia.
Lui e Fabrizio si conoscevano appena e gli era giunta voce che Fabrizio andasse in giro dicndo che "Quando" l'aveva scritta lui.
Luigi non ci pensò 2 volte e andò a cercarlo.
Una sera,finalmente,lo incontra e gli fa:
-Senti un pò,sei tu che vai in giro dicendo che hai scritto "Quando"?-
A questo punto pare che Fabrizio gli abbia risposto:
.Guarda,ero con una donna alla quale piaceva "Quando".
Ho detto che l'ho scritta io e me la sono fatta.
Al che,Luigi,scoppiando a ridere:
-Beh,se le cose stanno così....-
(Gianfranco Reverberi,arranggiatore)

"Io sono molto spaventato da una repubblica di tipo presidenziale e,con i trascorsi fascisti,sarebbe molto facile approfittarne,
Quando un popolo ha inculcata l'idea della democrazia,come i francesi o gli americani,si può anche rischiare la repubblica presidenziale.
Ma non in Italia,dove secondo me è molto pericolosa"
(Faber)

"Dal punto di vista umano,un pò per carattere,un pò per tanti impegni,con i musicisti non sono riuscito o forse non ho mai voluto avere rapporti al di fuori di quelli che erano propriamente di lavoro.
Non mi è dispiaciuto per nessuno,tranne forse che per Fabrizio.
E' l'univa persona che avrei voluto conoscere veramente,al di fuori della mia attività,proprio per poterne essere amico"
(Giampiero Reverberi,arrangiatore)

"(Tenco) più che cercare di aiutarmi,mi stimava.
Gli serviva una canzone e,mentre avrebbe potuto prendersela tranquillamente (una volta depositato un pezzo,chiunque lo può utilizzare) fu così delicato da telefonarmi.
-Ti va se ti piglio "La ballata dell'eroe"?- disse.
-Ma figurati,Luigi,mi fa piacere!-
(Faber)

Fabrizio ha dimostrato a se stesso e agli altri di poter reggere il confronto con il padre e il fratello sul loro stesso terreno,superando brillantemente gli esami della facoltà di Legge;
dall'altra,grazie anche all'aiuto di Puny,si rende perfettamente conto che l'unica strada che può portarlo alla realizzazione di sè non è quella di suo padre e di suo fratello.
E,proprio attraverso una scelta di vita così diversa dalla loro,riuscirà a esprimere pienamente se stesso.
La sua pigrizia -Fabrizio dorme fino alle 2 del pomeriggio,Fabrizio non ha voglia di fare niente - era ed è ancora oggi un luogo comune.
E tuttavia nel lavoro,nel suo lavoro,Fabrizio dimostrerà di essere come il padre:
puntiglioso,professionale e caparbio.

"Mio padre è un uomo che fa molta fatica a vivere.
E' proprio la fatica di stare al mondo,di avere rapporti con gli altri,di accettare tanti meccanismi,tante cose..."
(Cristiano De Andrè)

"In certe situazioni mi si sono sempre tuffato dentro,pagandone anche le conseguenze.
Perchè,a volte,nei rapporti con le donne si soffre,sfiorando la disperazione.
In questi casi poi la tua razionalità va a farsi benedire."
(Faber)

La sua era una spensieratezza apparente che celava lo sforzo di liberarsi da quel "marchio di speciale disperazione"che si sentiva addosso.
Ed ecco allora certi suoi eccessi,o quel suo apparente estraniarsi dalla realtà,quei bruschi passaggi dall'euforia della baldoria al silenzio,al sofferto dipanarsi di pensieri impercettibili e soprattutto incomunicati.

Fabrizio spesso si buttava giù.
Pensava ad alta voce e per un nonnulla si arrabbiava e dava in escandescenze...insomma,la tipica maschera da burbero,da orso.
Era un modo per apparire,ma anche una strategia per nascondere la propria timidezza.

Gegè Cardillo (pescatore) e Fabrizio De Andrè si sono frequentati intensamente anche dopo il matrimonio di Fabrizio.
"Andavamo a pescare i pesci,mica la mussa!" diceva Fabrizio.

"Lui è sempre stato un tipo un pò brusco,scontroso...non con gli amici,comunque.
Una volta era piegato in acqua,cercava dei muscoli,delle cozze per pescare.
C'era un tizio che comincia a chiedergli:
- Che fa,cerca i peoci?-
E Fabrizio non risponde.
E quello,di nuovo:
-Cerca i peoci?-
Allora Fabrizio,che è piuttosto ombroso,diciamo,si è incazzato:
-No!Sto cercando il buco del culo che mi è caduto in mare!-"
(Gegè Cardillo,pescatore e amico di Faber)

"Leggendo una novella,un libro o semplicemente un giornale,mi viene improvvisamente l'idea per un testo.
Allora per ricordarla faccio una stesura in prosa.
Poi,in base a questo schema,che può essere allegro,drammatico o ironico,secondo l'impulso di chi l'ha ispirato,invento la musica alla chitarra.
Quindi,leggendo la prosa scritta in precedenza,faccio i versi in rima."
(Faber)

"Il movimento della "Scuola genovese" non è mai esistito.
Si è cercato di mitizzare in qualche maniera la nostra storia,tutti insieme e quasi tutti nello stesso periodo.
Se vogliamo è stato un periodo speciale e anche un pò magico ma essenzialmente è stata la stampa a creare questa situazione.
Ancora oggi,quando ci chiedono di parlarne,siamo abbastanza imbarazzati,non sappiamo cosa dire."
(Umberto Bindi)

" -La canzone di Marinella- nasce da un fatto di cronaca che avevo letto su un giornale locale,credo "La Provincia" di Asti,quando ero quindicenne.
Ne rimasi molto colpito,tant'è che qualche anno più tardi volli raccontare la storia si questa ragazza di 16 anni che per motivi famigliari era stata costretta a fare la prostituta e venne poi scaraventata nel Tanaro dopo essere stata derubata.
Nella mia canzone ho cercato di reinventarle la vita e addolcirle la morte."
(Faber)

"Quando ero piccolo,avevo circa 4/5 anni,papà aveva preso in affitto una casa di campagna,a Savignone,vicino a Genova,dove c'era un maiale e anche un orticello e dove lui si era piantato tutte le sue cosettine,pomodori e altro e poi una pianta di peperone.
Premetto che in quel posto lì i peperoni non vengono quasi mai,perchè la pianta del peperone fa fatica a crescere,a causa del clima.
Tutti i contadini che arrivavano da lui lo prendevano per il culo con questo peperone:
"Non ce la farà mai a nascere.
Invece lui sosteneva:
"Io ce la farò!".
Si era riempito la casa di libri sui peperoni e cui concimi di ogni tipo.
Dopo un pò viene fuori questo peperone,che era piccolissimo,grosso come un indice o poco più,
e allora non ti dico:
fa venire tutto il paese a vedere il peperone.
Va lì tutti i giorni a lucidarselo,a momenti fa delle preghiere affinchè cresca.
Io,piccolo e affascinato,a vederlo tutto il giorno lì nell'orto con 'sto peperone pensavo...chissà cos'è!
Un giorno che lui non c'era,vado a guardarmi questo peperone,lo prendo ed ero così attirato che...gli do un morso!
Il giorno dopo,la mattina,papà va nell'orto e sento un urlo disumano,che Tarzan non è niente in confronto:
"Ahhhhhh!Quale insetto maledetto mi ha morso il peperone?"
Butta via tutti i libri sui peperoni e si compra tutti i libri sugli insetti per capire quale si era fatto fuori il peperone.
Convoca contadini,esperti,da tutte le parti della Liguria ma non riesce a scoprire cosa possa essere questo malefico insetto che ha morso il suo peperone.
Un giorno,un pò scoraggiato,stava con questo peperone in mano nell'orto,piccolo,avvizzito.
Io ero sulla scala dell'orto.
Lui guarda il peperone,alza gli occhi e mi vede,riabbassa gli occhi e guarda il peperone.
Mi riguarda,si guarda un pò intorno,mi punta il dito contro e mi fa:
-Sei mica stato tu?_
E io:
- Che fai,mi picchi?-
Sono fuggito terrorizzato e mi ha rincorso per tutto il paese tipo nonna Abelarda o il fumetto di Paperon de Paperoni con le eliche,e poi tutto è finito lì.
Ma è un ricordo carino."
(Faber)


"Una sera,Anna Magnani e Ave Ninchi furono ospiti d'onore di una cena in casa Bozano.
Tra gli invitati,De Andrè,Villaggio e alcuni degli amici più intimi di Lorenza e Fausta Bozano.
Ave Ninchi era una simpaticona,a cena aveva tenuto banco,una casinista pazzesca.
La Magnani,invece,era un pezzo di ghiaccio,bloccata,non parlava,non diceva niente,era rimasta surgelata tutta la sera.
Poi,finita la cena,Villaggio e Fabrizio,insieme a Vittorio Centanaro,hanno cominciato a cantare "La canzone del Pinel",una loro invenzione,e altre stornellate.
Alla fine la Magnani si è sciolta,si teneva la pancia dal ridere."
(Gegè Cardillo)

"Nella -Città vecchia - dimostro di avere sempre avuto,sin da giovane,pochissime idee,ma in compenso fisse,nel senso che in questa canzone già esprimo quello che ho sempre pensato,ovvero che ci sia ben poco merito nella virtù e ben poca colpa nell'errore.
Ancora oggi non ho capito cosa sia esattamente la virtù e cosa sia esattamente l'errore.
Basta spostarci di latitudine e vediamo che i valori diventano disvalori e viceversa.
Non parliamo poi dello spostarci nel tempo.
C'erano morali nel Rinascimento e nel Medioevo che oggi non sono più assolutamente riconosciute.
Adesso stiamo vivendo questo gran tormento sulla perdita dei valori.
Bisogna aspettare di storicizzarli.
Infatti io penso che non è che i giovani d'oggi non abbiano valori:
hanno sicuramente dei valori che noi non siamo ancora riusciti a capire bene,perchè siamo troppo affezionati ai nostri.
Tutto questo per dire che io non ho nessuna verità assoluta in cui credere.
Che non ho nessuna certezza in tasca e quindi non la posso regalare a nessuno e va già molto bene se posso regalarvi qualche emozione."
(Faber)

"Paragonarsi a Brassens è forse un pò troppo.
Non penso di avere oggi nè in futuro l'influenza che Brassens ha avuto in Francia.
Credo però di essere un tipo sincero,che dice quello che pensa e che non cede ai compromessi.
In questo sono avvantaggiato dal fatto di non dover dipendere dalle canzoni per vivere,quindi di poter scrivere e cantare quello che mi pare e piace":
(Faber)

"Luigi (Tenco) sul comodino aveva i libri di Pavese.
Ne ho conosciuti altri che si sono suicidati dopo aver letto troppe volte Pavese.
Io lo frequentavo abbastanza saltuariamente.
Eravamo tutti cani sciolti,ma sicuramente era quello che mi era più vicino come formazione politica e poi,da artista,come tematiche trattate.
Appena saputa la notizia della sua morte,mi precipitai all'obitorio.
Quando lo vidi lì disteso,con questo turbante di garza insanguinato,mi colpirono il pallore della morte e il colore viola scuro delle sue carnose labbra.
Le ho ancora impresse nella mente,e le menzionai nella canzone che scrissi sull'onda di quell'emozione."
(Faber)

"Fabrizio rischiò di non essere accettato,poichè fece un pò da trampolino di lancio a un linguaggio nuovo,un pò forte per quei tempi.
Ma i suoi testi erano talmente intelligenti e particolari che potè permettersi un tale rischio."
(Giampiero Boneschi)

"Fabrizio è un uomo che sa ascoltare anche il barista o l'avventore che si confida con lui.
E mai che cerchi di imporre le sue idee.
Se gli parli ti sta a sentire,si interessa del tuo problema,è unico.
E'una persona che dà veramente dal punto di vista umano,proprio a tutti.
E'uno che vale,indipendentemente dal cantante è un uomo di valore."
(Andrea Grillo,fratello di Beppe e amico di Fabrizio)

"De Andrè ha sempre la stessa aria misteriosa,impenetrabile,gli stessi occhi grigi da gatto che non sai mai se ridono di te,di se stesso (ma è più probabile di te) o di tutto in generale.
Non l'ho mai capito.
-Perchè non vuoi concedere interviste?-
-Perchè amo l'anonimo.Finchè sono uno qualunque,posso fare ciò che voglio liberamente,vivere tranquillo la mia vita -
(Da un'intervista per la rivista "Rossana")

"Fabrizio è un capostipite e unico rappresentante di un genere mai più imitato e soprattutto mai più percorso,perchè è suo e basta,consono alla sua voce,alla sua cultura,al suo modo di essere,alla sua straordinaria verve culturale.
E quel pò di snob che fa bene,a dire la verità,lo ha sempre salvato.lo ha sempre distinto dal mucchio,dal gruppo.
Per quanto riguarda il miracolo De Andrè,nel suo caso posso proprio parlare di un genio,cioè di un personaggio che,pur non scrivendo melodie straordinarie,arriva però a dei risultati di emotività,di capacità,di coerenza con le parole e col testo,la storia che si dipana e arriva alla fine,come nessun altro,e senza mai giocare troppo con il concettuoso,cosa che è capitata ad altri suoi colleghi.
Il suo è un marchi di garanzia indimenticabile"
(Roberto Vecchioni)

"Il padre,i primi tempi,ne osteggiò la carriera,poi divenne un suo sostenitore.
Mi ricordo che una volta si lamentò del troppo tempo che passava in Eridania.
-La sera- mi fece- non vedo l'ora di tornare a casa per sentire i dischi di mio figlio."
(Abelardo Remo Borzini,poeta,scrittore e pittore,amico della famiglia De Andrè)

"Beh,non dico che i soldi non mi interessino,anzi...penso che il denaro interessi un pò a tutti,me compreso.
Voglio sottolineare un altro fatto.
Io non sono un cantante-attore.
Per fare le serate ci vuole preparazione,grinta e verve.
Tutte qualità che io non possiedo.
Se dovessi accettare due-trecentomila lire per cantare in un locale,mi farebbe l'impressione di averli rubati.
Nei locali canto quando ne ho voglia,con gli amici,gratuitamente,senza alcun impegno professionale."
(Faber)

"Il suo grande fascino gli derivava dalla sua straordinaria potenza descrittiva.
Fabrizio era totalmente sganciato dal modo di scrivere di quel tempo in Italia.
Negli anni 60,quando ancora andavo a scuola,non ne sapevamo abbastanza per capire che lui era legato al mondo francese più che a quello italiano,quindi ci risultava completamente alieno,diverso e nuovo.
Tutto ciò produceva sui ragazzi come me,che a quell'età cominciavano a suonare,un effetto formidabile,tra l'altro potenziato dalla sua totale essenza.
Di Fabrizio non si sapeva assolutamente niente.
Per anni,la sola immagine che ho visto era quella sulle copertine dei dischi,quelle foto di profilo me le ricordo benissimo ancora adesso,messe nelle vetrine dei negozi.
Era l'unica cosa che sapevamo dell'esistenza fisica di De Andrè,e questo naturalmente aumentava il suo fascino.
Fabrizio De Andrè è statp l'eroe misterioso della mia generazione."
(Ivano Fossati)

"Io appartengo soprattutto a me stesso e non mi va che mi si facciano i fumetti intorno,non lo sopporto."
(Faber)

"Se mi considero un aristocratico?
Dipende.
Se per aristocratico si intende uno che gioca con la plebe senza volersi sporcare le mani,penso proprio di no.
Ma se con aristocratico si indica una persona di una certa cultura e sensibilità,e che lo fa pesare,penso che sia vero."
(Faber)

La passione per il Genoa nacque quando era ancora bambino e più precisamente quando,insieme al padre e al fratello,era andato allo stadio a vedere il Torino,per il quale tutti loro tifavano.
Il Toro aveva sconfitto il Genoa e,forse per la sua predisposizione a prendere le parti dei più deboli,Fabrizio decise allora di tifare per i rossoblu.

"Della mia infanzia ho brutti ricordi,caratterizzati proprio da questi sbalzi d'umore,con momenti di grande affetto,di slanci creativi ed emotivi e poi improvvise cadute negli inferi.
Poi l'artista lo perdoni sempre,ma io ho fatto fatica a staccare l'uomo dall'artista.
Per anni non l'ho visto e allora l'ho mitizzato,quindi per me era giusto così perchè non avevo una figura paterna e dovevo cercare di crearmela.
Aveva grandi carenze umane,carenze di rapporti,quindi difficoltà di far sapere i sentimenti che aveva.
Poi nel tempo è migliorato tantissimo,anche se come tutti ha ancora dei grossi nodi dentro di sè.
Comunque io l'ho sempre rispettato tantissimo.
Il nostro rapporto è cambiato quando io avevo circa 20 anni.
Ci siamo ritrovati,visti,messi di fronte,io gli ho tirato fuori tutte le mie cose e anche lui si è lasciato andare.
Ci siamo raccontati tutte le nostre difficoltà.
Il suo affetto è stato soffocato da una serie di cose,di fatti...
Quando penso a lui?
Sì,il cuore mi si riempi di calore.
Gli voglio bene,gli voglio molto bene."
(Cristiano De Andrè)

"Si è cercato di capire il motivo di certe mi asperità di carattere,di un mio scappare dalla gente,di una selvatichezza che mi rendeva antipatico e inavvicinabile.
La verità è molto banale.
Fin da piccolo avevo paura degli altri a causa del mio occhio sinistro.
La mia palpebra soffriva di una forma di paresi,per cui mi pendeva sull'occhio,chiudendolo più della metà.
Questa imperfezione mi faceva sentire brutto,diverso,impresentabile.
Ero arrivato al punto di credere che,se qualcuno mi guardava,lo faceva soltanto perchè era stato colpito dal mio difetto.
Un difetto che ha rovinato la mia vita fino all'età di 35 anni.
Fino a quando,cioè,con una semplice operazione,ho rimediato a tutto.
E'stato,quello dell'occhio,un complesso gigantesco e terrificante,del quale sono derivati quasi tutti gli altri che,più o meno,ancora oggi mi affliggono"
(Faber)

"-La buona novella- voleva essere un'allegoria che si precisava nel paragone tra le istanze migliori e più sensate della rivolta del 68 e le istanze,da un punto di vista spirituale,sicuramente più elevate,ma da un punto di vista etico-sociale direi molto simili che,1969 anni prima,un signore aveva fatto contro gli abusi del potere,contro i soprusi in nome di un egalitarismo e di una fratellanza universale.
Si chiamava Gesù di Nazareth e,secondo me,è stato ed è rimasto il più grande rivoluzionario di tutti i tempi"
(Faber)

"Io mi ritengo religioso e la mia religiosità consiste nel sentirmi parte di un tutto,anello di una catena che comprende tutto il creato,e quindi nel rispettare tutti gli elementi,piante e minerali compresi,perchè secondo me l'equilibrio è dato proprio dal benessere diffuso in tutto ciò che ci circonda.
La mia religiosità non arriva a cercare di individuare il principio,che tu voglia chiamarlo creatore,regolatore o caos non fa differenza.
Però penso che tutto quello che abbiamo intorno abbia una sua logica,e questo è un pensiero al quale mi rivolgo quando sono in difficoltà,magari anche dandogli i nomi che ho imparato da bambino.
Forse perchè mi manca la fantasia per cercarne altri."
(Faber)

"Ancora oggi,nel mondo dell'islam,si considera Gesù il più grande dei profeti subito dopo Maometto.
Nel mondo cattolico,invece,consideriamo Maometto poco più di un cialtrone e questo è un punto a favore dell'islam sicuramente."
(Faber)

"-Spoon River- l'ho letto da ragazzo,avrò avuto 18 anni.
Mi era piaciuto,e non so perchè mi fosse piaciuto,forse perchè in questi personaggi ci trovavo qualcosa di me.
Poi mi è capitato di rileggerlo,2 anni fa,e mi sono reso conto che non era invecchiato per niente.
Soprattutto mi ha colpito un fatto:
nella vita,si è costretti alla competizione,magari si è costretti a pensare il falso e a non essere sinceri;
nella morte,invece,i personaggi di Spoon River si esprimono con estrema sincerità,perchè non hanno più da aspettarsi niente,non hanno più niente da pensare.
Così parlano come da vivi non sono mai stati capaci di fare."
(Faber)

"Fabrizio è la persona più civile e affabile del mondo,ma non è facile lavorare con lui.
E'pieno di paure,un autocritico per il quale pubblicare è una responsabilità morale e culturale molto sentita."
(Sergio Bardotti,paroliere)

"Una cosa mi meraviglia di Fabrizio e non ho mai capito se fu pigrizia o timidezza.
Lui poteva diventare un altro Sinatra,un numero uno in tutto il mondo.
Ha avuto gente come Aznavour,Serge Reggiani che chiamava per poter fare una serata con lui.
E lui ha sempre rifiutato."
(Puny Rignon)

"Il '68 è stato una rivolta spontanea,e il fatto che non sia riuscita,forse è un bene,se è vero che il grosso problema di ogni rivoluzione è che,una volta preso il potere,i rivoluzionari cessano di essere tali per diventare amministratori."
(Faber)

"Un giorno arrivò una lettera indirizzata a Fabrizio.
Era di un ragazzo di Roma,tal Francesco De Gregori.
Mi legge questa lettera scritta con un tale trasporto che mi fece venire qualche dubbio...
Fabrizio mi disse:
-Non credo-
Mentre eravamo a Roma per lavoro arrivarono al residence dei dischi.
Fu così che gli telefonammo.
E' venuto,sembrava Gesù Cristo,magro magro,con i capelli lunghi,mano nella mano con una ragazzina.
Era un ragazzo colto,intelligente,simpatico,figlio di un avvocato.
In famiglia stava avendo gli stessi problemi avuti da Fabrizio.
Gli fece ascoltare "Alice" e di lì Fabrizio ne intuì la genialità".
(Puny Rignon)

"Di lui (De Gregori) mi piacciono almeno una cinquantina di canzoni.
La sua è poesia e non musica consumistica,lo si è dimostrato nel momento in cui il consumismo del pubblico lo ha estromesso dal mercato."
(Faber)

"E comunque bere mi ha aiutato,facilitato nello scrivere mica poco.
In certe occasioni mi ha disinibito a livello tale per cui scrivevo in maniera torrentizia e scrivevo anche bene,insomma.
L'alcool mi ha aiutato a scrivere molte canzoni,quindi non criminalizziamolo.
Mi faceva male alla salute,questo sì,da un punto di vista fisiologico è un disastro,ti affloscia la volontà,ti vengono dei down spaventosi,crisi di pianto,di depressione,per cui sei costretto a bere continuamente per essere sempre su di giri".
(Faber)

"-Amico fragile- è un pezzo della mia vita.
Con questo pezzo sono riuscito a vincere il mostro,a vincere la strana entità che mi aggredisce e mi succhia per portarsi via una canzone.
L'ho scritta in una notte.dopo essere andato a una festa che si svolgeva in una di queste ville nel parcp residenziale di Portobello di Gallura.
Era il periodo in cui Paolo VI aveva tirato fuori quelle storie sugli esorcismi:
un momento di oscurantismo.
C'erano medici,avvocati,gente di un certo livello culturale.e io volevo parlare.sentire il loro parere su quello che accadeva.
E invece anche quella sera,come tutte le sere,finii con la chitarra in mano.
Ho cantato delle canzoni,poi ho riprovato a parlare con loro...niente,hanno cercato di rimettermi la chitarra in mano.
Allora ho mandato tutti a quel paese,mi sono ubriacato sconciamente e mi sono rifugiato nel mio garage e quando,alle 8 del mattino dopo,mia moglie mi ha ritrovato ,avevo giù scritto le parole e la musica di -Amico fragile-"
(Faber)

"E' un artista di levatura internazionale,proprio perchè è un artista essenziale.
E'un signore che mi ha dato molte emozioni ed è legato a un particolare periodo della mia vita.
Quando lo vedo per me è un vero piacere.
Ti riempie di affetto vero,perchè lui è vero.
In generale,non è che tutte le persone che incontri ti possono riempire di affetto.
Lui è un amico e trovare un amico è difficilissimo.
Umanamente è sempre molto disponibile e,se hai un problema,lui sta a sentirti"
(Marco Ferreri,regista)

"Non so se facesse finta o per davvero,ma le prime volte che andavamo a suonare,specialmente la prima serata che abbiamo fatto alla "Bussola",lui non voleva mai uscire,ogni volta che doveva suonare lo dovevamo portare a forza,perchè si cagava addosso.
Poi quando era sul palco sembrava che ci fosse nato.
Aveva tutte le caratteristiche dell'artista da palco,incredibile!"
(Ricky Belloni,chitarrista)

Fabrizio,a volte,dopo i concerti improvvisava piccole esibizioni per quelli che non avevano i soldi per il biglietto e parlava con loro per spiegare il perchè della scelta di suonare in certi posti e a certi prezzi.

"Una volta,durante un concerto,Fabrizio fu costretto ad abbandonare il palco per qualche minuto.
Cos'era successo?
Era mezzo sbronzo e,alla fine di un pezzo,per recuperare le sigarette finite a terra,era caduto con tutta la sedia,picchiando violentemente la testa.
De Andrè,al suo ritorno nei camerini,trovo ad attenderlo un incazzatissimo Gianni Belleno:
-Tu sei uno stronzo!Queste figure sul palco a noi non ce le fai fare! Ti proibisco di bere ancora whisky!-
E lui:
-Belleno hai ragione,dalla prossima volta ti giuro non berrò più whisky-
Fu di parola!
Il concerto seguente si presentò con una bottiglia di Petrus,aveva smesso di bere whisky!"
(Ricky Belloni)

"La gente anche se non è colta è intelligente,sensibile.
Può arrivare a qualsiasi contenuto.
Oggi invece,a cominciare dalla televisione,si considera la gente come una massa di imbecilli"
(Massimo Bubola)

"Per quanto riguarda gli arrangiamenti ci diede carta bianca,limitandosi a qualche suggerimento.
La sua fu una grande dimostrazione di fiducia e di stima,affidando nelle nostre mani quelli che erano i suoi "figli"."
(Franco Mussida,membro della PFM)

"Fabrizio è un grande combattente e,una volta che ha abbracciato un'idea,non la molla"
(Franco Mussida)

La sua non è stata un'esistenza facile:
ha sempre imboccato strade tortuose e anche il destino non lo ha certo aiutato.

"Se tu cominci a non giustificarli e ti senti fortemente offeso dal trattamento violento come quello del sequestro di persona,ne esci ridotto male.
Se la consideri un'offesa grave ed immeritata,ed è immeritata,perchè come si fa a prendere una persone e a privarla della libertà,ne esci sconvolto.
Si vede che io ho un cervello che si adatta alla mia necessità di vivere tranquillo e fiducioso in me stesso,senza perdere l'autostima,senza andare in depressione.
C'è anche un'altra tecnica per liberarsi dall'incubo di una cosa del genere,ed è quella di usare gli stessi mezzi che hanno usato loro,però devi essere un delinquente.
Cioè devi aspettarli fuori dalla galera,se li hanno acciuffati,come nel mio caso che li hanno presi tutti,e sparagli uno dopo l'altro.
Ma sinceramente....."
(Faber)

In occasione del sequestro De Andrè rivela tutta la sua umanità,dimostrando comprensione anche a chi in quel momento gli stava facendo vivere un'esperienza devastante.
E'una forma di coraggio ma anche di compassione e di amore.

"Gli indiani di ieri e i sardi di oggi sono 2 realtà lontane solo apparentemente,perchè sono 2 popoli emarginati e autoctoni.
Gli indiani sterminati dal generale Custer,chiusi nelle riserve.
E i sardi cacciati sui monti dai cartaginesi,fatti schiavi dai romani,colonizzati poi.
Le analogie fra le 2 civiltà sono tante.
La caccia è un denominatore comune.
Attraverso la caccia,tribù diverse (gli indiani) e persone che abitano in paesi diversi (i sardi) riescono ad avere rapporti sociali.
Per loro è anche uno sfogo,un modo per conoscersi,per dimenticare di essere odiati senza motivo.
Conosco alcuni sardi che si odiano per sentito dire,fino a quando non si incontrano nelle battute al cinghiale".
(Faber)

"Pur avendone avuto la possibilità,non ho mai voluto conoscerlo personalmente (Brassens),per evitare che diventasse una persona e magari scoprirlo anche antipatico.
Per me è stato un mito,una guida.
Per me è come leggere Socrate:
ti insegna come comportarsi a,al minimo,come non comportarsi."
(Faber)

"Ho voluto fare questo disco (Creuza de ma) fondamentalmente perchè ne avevo fin sopra i capelli di sentir parlare di "idioma mediterraneo".
Sono almeno 15 anni che si utilizza il termine "musica mediterranea" e io dico:
-Ma dov'è questa musica mediterranea,voglio proprio ascoltarla!"
E allora ho voluto farlo io,questo disco.
Ci ho messo cuore e impegno,e credo di aver dato una gran pedata a una porta chiusa da secoli sulla musica etnica.
Ci abbiamo impiegato mesi per mettere insieme gli strumenti,qualcuno lo abbiamo trovato sulle bancarelle,magari con una cassetta della frutta come cassa armonica!"
(Faber)

"Quello genovese per me non è un dialetto,ma una lingua.
Del resto i dialetti assurgono a dignità di lingua per motivi politici e militari.
Il Portogallo,che è una regione della Spagna dove si parla un dialetto iberico,è diventato il Portogallo quando è riuscito,attraverso guerre sanguinose,a liberarsi della Spagna e poi a conquistare l'Angola e il Mozambico e,dall'altra parte del mondo,il Brasile.
Il genovese ha come minimo 2500 vocaboli di importazione araba:
ciò dimostra come i contatti con gli arabi siano stati molto intensi.
Del resto Genova,dal punto di vista commerciale,a parte i rapporti con l'Europa (Inghilterra e Olanda) che erano piuttosto saltuari,ha dovuto focalizzare i propri commerci sull'Africa,perchè dall'altra parte c'era Venezia,e ogni volta che le navi genovesi si provavano ad affacciarsi oltre Creta,erano botte da orbi."
(Faber)

A Ottobre 1984 De Andrè viene premiato a Sanremo,all'11°edizione del Club Tenco per le categorie "miglior album dell'anno" e "migliore canzone in dialetto",
Commosso,regala le targhe ricevute a Valentino Tenco,fratello di Luigi.

"Vasco Rossi è il mio alter ego,concepiamo la vita alla stessa maniera."
(Faber)

"Fabrizio e Dori sono venuti a casa mia in un momento in cui ero visto generalmente male.
E'stato un rapporto non di frequentazione continua ma veramente di affetto:
va detto che mi hanno voluto bene in un momento in cui non mi voleva nessuno.
Io l'ho amato dall'inizio.
L'ho scoperto in quel periodo di stagnazione terribile della musica italiana all'inizio dei 70.
E'arrivata questa luce abbagliante dei suoi testi,la sua ironia feroce....
Lui è il padre di tutti i cantautori,il più mordente,il più contro...
"La buona novella","Non al denaro,non all'amore nè al cielo" sono stati dischi molto importanti per la mia formazione personale e artistica."
(Vasco Rossi)

"Olmi mi piace più di Fellini e sicuramente Olmi non fagocita Villaggio.
Infatti con lui Paolo è stato se stesso,con Fellini ha fatto il burattino.
Io ero contrario che lui facesse il film con Fellini,glielo avevo anche detto.
-Ma cazzo - diceva - è l'occasione della mia vita -
-Ma guarda - gli dicevo -tu sei Paolo Villaggio. Lì c'è Federico Fellini e qui c'è Paolo Villaggio,uno vale l'altro.Fellini probabilmente ti sfrutta,non sei mica Sandra Milo,cazzo!-
E lui c'è rimasto quasi male per queste mie considerazioni.
Poi il film non è stato neanche un granchè.
Olmi invece lo trovo molto più adatto a Paolo perchè ha un grande rispetto della gente.
Olmi è rispettoso.
Lo vedi anche nel suo grande film "L'albero degli zoccoli":si fanno i cazzi suoi,neanche recitano,vivono."
(Faber)

Il più grande interesse che De Andrè ha coltivato in maniera assolutamente rigorosa e costante è la passionaccia che ha sempre avuto per le donne.

"Sicuramente,in qualsiasi luogo,in qualsiasi momento,vorrei riicontrare mio padre"
(Faber)

"Io ho cominciato a bere in maniera smodata da quando sono andato via di casa,verso i 18 anni.
Sì,ero alcolista.
Mentre mio padre stava morendo,avevo il bicchiere di whisky in mano.
Ha raccolto le forze,è riuscito a sorridere e mi ha detto:
-Ah,Fabrizio,a proposito fammi una promessa-
Io dico:
- Papà,quello che vuoi-
E lui mi dice:
- Giurami che non bevi più!-
E io ho detto:
- Ma proprio questo,porca la miseria! Potevi chiedermi qualcosa d'altro!-
E comunque di lì ho smesso.
E'successo il pomeriggio del 17 Luglio 1985.
Poche ore dopo,all'alba,mio padre è morto.
E' successo così.
Mi ha salvato la vita."
(Faber)

"E'importante parlare solamente quando si ha qualcosa da dire"
(Faber)

"Il rapporto con Cristiano è stato abbastanza sporadico,nei primi tempi.
Mi è capitato 'sto figlio che avevo 22 anni....
Era un estraneo,praticamente,mi dava anche fastidio quando gridava.
E io:
-Portate via il bambino!!!!-
E poi,piano piano,facendo le vacanze insieme in campagna e poi al mare,si è cominciato a instaurare un rapporto fra padre e figlio,fino a quando questo rapporto è scivolato poi sull'amicizia.
Perchè,egoisticamente,io ho tentato di educare i figli come se fossero già degli adulti.
Questo mi riparava dal fatto di dover far da padre,di seguire,egoisticamente così non mi rompevano i coglioni,a dirla tutta."
(Faber)

"Considerate le componenti,e non sono poche,che riguardano la canzone,il nostro diventa un pò il ruolo del regista.
Hai la melodia,l'armonia,l'orchestrazione,il testo,l'interpretazione,e tutto questo deve confluire in un'unica dimensione,quella appunto della canzone che la lo scopo di emozionare.
Quindi è un'arte piccola se vogliamo,ma estremamente complessa,fai proprio il regista.
Tanto è vero che nessuno di noi può definirsi musicista,perchè nessuno di noi è uscito dal conservatorio.
Nessuno di noi può definirsi poeta,perchè nessuno di noi ha fatto specificatamente gli studi idonei per diventare poeta,di solito i poeti hanno una laurea in lettere.
Quindi fai proprio il regista,questo è il nostro compito,il nostro mestiere."
(Faber)

Grandi dischi,grandi concerti,cura estrema nelle realizzazioni e nelle produzioni dal vivo.
Venivano fuori le doti da leader,trasmessegli nel DNA dal padre,ma anche quella sua personale sensibilità che gli permetteva di essere profondo conoscitore degli uomini,cogliendo di ciascuno pregi e debolezze.
Nella sua "bottega",nel corso degli anni,si sono avvicendati tanti artigiani,quasi sempre di valore,e lui,il maestro,a dare i tocchi,seguendo passo passo,con cura certosina,anche il più piccolo intaglio,la più impercettibile delle sfumature.

"Lui non lascia mai niente al caso,tutto deve essere perfetto.
Forse un giorno imparerà che può lasciarsi andare"
(Dori Ghezzi)

"Un'altra cosa che ammiro in lui è che ha sempre trovato persone con cui lavorare che gli stanno bene,perchè come tutti i geni è un gran pigrone.
Lui è il Leonardo della situazione:
lui deve dare i tocchi,la struttura e il tocco;quelli che gli sono vicini,i bravi artigiani,devono fare il resto.
Ha saputo quindi trasformare e trasportare la funzione un pò pittorica del Rinascimento in musica del 900."
(Roberto Vecchioni)

Iniziava a farsi largo l'idea del nuovo album,incentrata sulla stupidità umana,italiana e sua personale.
Fabrizio cominciò a pensare a una barca piena di cose inutili,oggetti di consumo,status symbol che,sovraccaricata fino all'inverosimile,stava affondando senza che nessuno gettasse a mare tutto il superfluo.

"Il problema vero è stato quello di concepire un album come "Le nuvole" dove chi critica la società in cui vive ne è più che discretamente coinvolto e sicuramente anche in parte responsabile.
La contraddizione era in effetti solo apparente e derivava dal fatto di non volerla accettare,mendicando dall'inconscio pudibondi istinti di dissociazione e di autoassoluzione.
Afferrato il problema,mi è stato facile sdoppiarmi da un punto di vista oggettivo e quindi oggettivamente descrivere la vita dei porci,continuando soggettivamente a fare il porco.
Tanto più che nessuno potrebbe descrivere meglio il porcile di quanto possa fare il maiale,tenendo semmai presente soltanto una distinzione di carattere più quantitativo che non qualitativo.
Vale a dire che io,piccolo suino,avrei descritto i sentimenti e i comportamenti di suini molto più grandi di me."
(Faber)

"Mauro.
E' stata una tragedia.
Di mio padre avevamo avuto delle avvisaglie negli anni 70 e lì erano riusciti a rabberciarlo,ed è durato fino al 1985.
L'avvertimento lo avevamo avuto,ha incominciato a star male,ci ha messo un anno nell'ultima fase,ma Mauro....Cristo!
Va in vacanza.
Di notte senza un gran dolore al petto,era in un albergo a Bogotà,non era mica nella giungla!
Telefona al suo medico di Genova,Alfredo Segre,che riesce a diagnosticarlo attraverso le spiegazioni per telefono un aneurisma e gli dice:
-Fatti mettere su un aereo e vai a Houston e fatti operare,io ti raggiungo-
Si fa ricoverare in ospedale.
Mauro dice a questo professor Vargas quello che gli aveva consigliato il suo medico,cioè,se la diagnosi era confermata,ovvero un aneurisma all'aorta in atto,di metterlo su un aereo e operarlo a Houston.
Vargas gli fa:
-Avvocato,io le dico sinceramente che l'aneurisma è in atto,ma sono convinto che lei ha poche possibilità di arrivare vivo a Houston,dove tra l'altro mi sono laureato-
Allora mio fratello gli chiede:
-Quante probabilità ho di superare l'intervento?-
E lui gli risponde:
-Il 70%-
Mia cognata disperata che fa i kilometri nel corridoio,con gli infermieri che escono tranquillizzandola che tutto sta andando bene.
L'operazione riesce,tutto perfetto.
Alla fine la mancanza di piastrine nel sangue:ha avuto un'emorragia ed è partito.
Segre,che nel frattempo era arrivato a Bogotà,non ha potuto far altro che confermare sia la riuscita dell'operazione sia la causa del decesso."
(Faber)

Dopo quasi 15 anni di convivenza,Fabrizio,risolte tutte le pendenze legali relative al primo matrimonio,decide di sposare Dori.
Le nozze vengono celebrate nel municipio di Tempio Pausania in una giornata di freddo polare e pioggia battente.
Alla cerimonia partecipano,oltre gli sposi,solo 2 testimoni,a conferma dell'estrema riservatezza che caratterizzerà la loro unione.
E'il 7 Dicembre 1989.

"Quando scrivo una nuova cosa,Dori è un pò il mio banco di prova.
Spesso la notte la sveglio per farle sentire quello che è uscito fuori e lei,con il massimo stoicismo,mezza addormentata,mi ascolta e mi dice cosa ne pensa.
Fino a oggi non si è mai sbagliata,le sue osservazioni sono sempre intelligenti e mi aiutano ad apportare le migliorie del caso.
Ci siamo sposati dopo circa 15 anni di convivenza,anche se il nostro matrimonio lo abbiamo celebrato durante il rapimento.
Vivere fianco a fianco per 24 ore al giorno,legati...nessuno conosce l'altro come ci conosciamo noi.
Dori è fonte perenne di creatività,ottimismo,positività,confronto conPermalink la vita.
Senza di lei sarei probabilmente morto di alcool,di pessimismo,di dolore o semplicemente di autodistruzione."
(Faber)

Le Nuvole,per l'aristocratico Aristofane,erano quei cattivi consiglieri che,secondo lui,insegnavano ai giovani a contestare.
In particolare Aristofane ce l'aveva con i sofisti che indicavano alle nuove generazioni un nuovo tipo di atteggiamento mentale e comportamentale sicuramente innovativo e provocatorio nei confronti del governo conservatore dell'Atene di quei tempi.
La Nuvola più pericolosa,secondo Aristofane,era Socrate,che ha la sfacciataggine di mettere in mezzo ai sofisti.
Ma,a parte questo,e a parte il fatto che comunque Aristofane fu un grande artista e quindi inconsapevolmente un grande innovatore egli stesso,le mie Nuvole sono invece da intendersi come quei personaggi ingombranti e incombenti nella nostra vita sociale,politica ed economica;
sono tutti coloro che hanno terrore del nuovo perchè il nuovo potrebbe sovvertire le loro posizioni di potere.
Nella seconda parte dell'album,si muove il popolo,che quelle Nuvole subisce senza dare peraltro nessun evidente segno di protesta.
(Faber)

"Sembravano tanti giapponesi:finte,controfinte,ichini,cerimoniali e mai dicono ciò che pensano per davvero.
Non mi ci sono mai trovato in quel mondo contraddistinto da comportamenti esteriori."
(Faber)

"La reazione più forte che ho avuto quando ho ascoltato questa cassetta è stata di stupore,perchè non pensavo che un poeta,una persona come De Andrè,che lavora con le immagini,con le parole,con le sensibilità...tanti temi della vita sociale,si interessasse o si potesse interessare di una storia come era in quel momento la mia.
Quindi stupore e anche gratitudine,perchè questa chiamata di attenzione intorno al mio nome,in un momento tra l'altro per me molto difficile...era senz'altro molto gradita.
(Renato Curcio)

"Io sono un libertario,quindi non sono comunista e non sono mai stato marxista,ma quando vedo trattare Marx così male da gran parte della stampa estera e nazionale,mi si drizzano culturalmente e storicamente i capelli in testa.
Uno come Marx,un economista e un filosofo,che all'inizio dell'800 faceva un'analisi così precisa su città operaie invivibili,sfruttamento minorile,dilagare della prostituzione,problemi ancora oggi di attualità.
Non comprendo la demolizione del comunismo e del marxismo dalle fondamenta,perchè comunque la teoria del plusvalore è la base delle socialdemocrazie.
Mi pare che questo nostro tempo sia proprio quello giusto per studiare con attenzione l'analisi che Marx fece della società proto-industriale della metà 800,e mi sembra altresì il tempo di incominciare a rileggersi Gramsci."
(Faber)

"E' bello vedere che uno come lui si preoccupa moltissimo del peso delle parole.
Lui sa bene che dietro ogni parola c'è una responsabilità"
(Ivano Fossati)

"Le nuvole" viene accolto con lo stesso entusiastico consenso dalla quasi totalità della stampa italiana.
Ci sarà comunque qualche voce contraria,cosa estremamente gradita a De Andrè,sempre impaurito dal pensiero irreggimentato.

"Sono incazzato,indignato per aver visto 200.000 metalmeccanici in piazza a raccontare i loro problemi di sopravvivenza.
Erano lì non per difendere un'ideologia fatta di slogan o altro,ma per palesare l'incapacità,l'impossibilità di tirare avanti,di sopravvivere:
questo mi procura disagio.
Mi indigna però anche il fatto che si curi un ricco europeo con organi umani provenienti dal Terzo Mondo,che si usi quella gente solo per i "pezzi" di ricambio.
E il fatto che le mie canzoni procurino questo tipo di emozione,di disagio,implica,secondo me,che c'è in giro tanta gente incazzata,disgustata per come vanno certe cose.
Chi non prova questo disagio stia attento,perchè la corda può essere tirata sino a un certo punto."
(Faber)

"Murolo, il pomeriggio arriva in sala bello lucido,tranquillo,gli mettiamo un mezzo testo davanti,lo canta regolarmente.
-Va bene,ci vediamo stasera verso le 10-
E lui mi dice:
-Eh no,perchè devo andà a ritirà un premio-
E interviene il suo manager che conferma la cosa.
Doveva ritirare un premio a Mondragone,che so...Montefiascone,non so che cacchio di monte era!
Questo mi ritorna alle 2 del mattino,non capiva più un cazzo:
è salito sul palco stanco,tant'è che "Don Raffaè" abbiamo dovuto rifarla 40 volte e rimontarla tutta a pezzettini.
Dopo la 5°o la 6°volta gli dico:
-Scusa un momento,ma che premio ti hanno dato?-
-Ma quale premie,so'andato pe' i solde!-
Poi durante un intervallo mi fa:
-A proposito,il premio me lo hanno dato:'na chitarrella 'e ciucculate!-
E allora gli ho risposto:
-Ma vaf.....!!!!!!-
(Faber)

"Io sono talmente favorevole al decentramento che darei autonomie speciali persino ai condomini"
(Faber)

1992-1993 Tour "In teatro"
"Il concerto è diviso in 2 parti.
La prima è dedicata alla donna,il cui mondo è dominato dal sacrificio:
quello della maternità,una malattia che noi uomini non conosciamo;
quello della verginità,un tabù che non accenna a morire e quello,tremendo,della prostituzione.
Nella seconda canterò l'uomo,che conosco di più:
mi basta infatti proiettare me stesso.
In mezzo,in uno dei bis,racconterò la storia di Andrea,uno di quelli che gli altri chiamano vergognosamente "diversi" e io "figlio della luna.
Volutamente questo brano è cantato a luci accese per sottolineare che non c'è niente di cui vergognarsi e niente da nascondere."
(Faber)

Il 3 Marzo 1993 a Perugia,dove si esibisce al Teatro Turreno,mentre presenta "Il pescatore",con orgoglio di padre,Fabrizio farà una dedica "per quel giovane amico entrato a Sanremo come figlio d'arte e uscito adulto".
Emozionante il lungo abbraccio avvenuto il 12 Marzo a Roma,al Teatro Olimpico,dove i 2 si incontreranno per la prima volta dopo il successo sanremese di Cristiano.
Fabrizio non sta nella pelle e vuole che Cristiano si esibisca con lui proprio ne "Il pescatore".
Il pubblico romano risponderà con un'ovazione all'inattesa performance degli emozionatissimi De Andrè.

"Caro Fabrizio,come ti capiamo noi che ce ne stiamo a Genova.
Maledetto,come ti amiamo!
Per quella tua voce scandalosamente magica.
Per quel timbro pastoso e rotondo che penetra dritto nel cuore.
Per quelle canzoni,vecchie e nuove,che si attaccano al ventre,risalgono il petto e inumidiscono gli occhi.
No,caro Fabrizio,caro De Andrè senior,non è la nostalgia.
Non solo quella,almeno.
E'proprio ammirazione,è proprio amore vero"
(Nino Pirito,giornalista)

"L'album (Anime salve) è un lungo percorso sulla libertà,che affronta il problema delle minoranze,del diverso,di chi nella vita sceglie sempre di andare -in direzione ostinata e contraria."
(Faber)

L'album "Anime salve" contiene molti riferimenti al vissuto personale di Fabrizio,all'infanzia,ai periodo passati a Revignano d'Asti.
Una canzone in particolare è dedicata a una figura femminile,Nina,o meglio a una bambina,alla quale "Bicio" era molto legato.
Si avverte nei testi un senso di distacco,di abbandono,di ricerca della spiritualità.
Quel "mi sono visto di spalle che partivo",presente in "Anime salve",è il più evidente dei segni d'addio.
Tanti,troppi segnali,la colomba,il desiderio del volo in "Ho visto Nina volare",il vento.
Non di rado De Andrè,nei suoi dischi,ha mostrato di vedere nel futuro.

Il brano "Smisurata preghiera"che chiude l'album è una sorta di summa del pensiero di De Andrè,un testo conclusivo,una preghiera per tutti quelli che ha amato,difeso e che in lui hanno creduto.
Ma è anche un'invocazione a Dio,al quale chiede di non dimenticarsi di tutti i servi disobbedienti alle leggi del branco.

"Soltanto un uomo con una grande anima avrebbe potuto scrivere una cosa così,una preghiera davvero smisurata...la forza,la grazia di quei versi,vestiti di una musica come di sogno,non potevano che provenire dalla mente e dal cuore di un artista immenso."
(Alvaro Mutis,scrittore)

"Il tema fondamentale di "Anime salve"è quello della solitudine che deriva per lo più da emarginazione che trae origine da comportamenti diversi da quelli della maggioranza ,della norma..
Spiegato così potrebbe sembrare semplicemente un disco che parla di minoranze emarginate,e ciò penso possa essere un pò riduttivo.
In effetti queste persone,nella difesa dei loro diritti,tentano semplicemente,senza fare del male a nessuno,di somigliare a se stesse e così facendo,difendono la loro libertà.
Quindi credo che "Anime salve" sia un discorso sulla libertà."
(Faber)

Fabrizio quando legge evidenzia le parti in modo differente a seconda che gli interessi dal punto di vista formale o per il lirismo.
Non di rado,mentre sta leggendo nascono versi che scrive direttamente sul frontespizio per non perdere l'ispirazione.

"Gli amici capitano come la grandine,o 100 lire per strada...
E passano,a meno che non ci sia un'ostinata volontà di mantenere un rapporto.
Ma non sarebbe più un'amicizia,dato che,secondo me,l'amicizia deve avere come primo requisito uno spontaneo desiderio di scambiarsi affetto."
(Faber)

"Dal punto di vista umano,Fabrizio è il più grande amico che uno possa avere
L'11 Giugno 1992,al concerto di Elton John e Sting a Milano,ho avuto un incidente pazzesco:
è crollata la struttura e sono rimasto sotto.
2 minuti dopo che il telegiornale ha dato la notizia,Fabrizio è arrivato in ospedale,nonostante non esca mai di casa,neanche se lo paghi"
(Giovanni Colucci,responsabile tecnico )

"Io sono molto affezionato a Fabrizio...è una di quelle persone che ti fanno sentire in qualche modo che la giustizia,la correttezza,la lotta,la speranza e l'evoluzione,fanno parte delle persone intelligenti,non per fare una setta a parte ma,diciamocelo,sono meglio le persone che ricercano rispetto a quelle che si lasciano andare.
Ci siamo visti poche volte,mi sembra però che siamo molto affiatati,almeno io,quando l'ho incontrato mi sono sempre trovato benissimo."
(Franco Battiato)

Grazie alla straordinaria affettuosità e sensibilità Fabrizio aveva una particolare predisposizione verso le persone semplici come i suoi amici contadini,o verso i compagni d'infanzia e giovinezza che con il mondo dello spettacolo non hanno niente a che vedere.

"Negli ultimi anni ci siamo visti molto di rado,eppure ogni volta la sensazione è stata la stessa,come se il tempo si fosse fermato a metà degli anni 60.
In occasione dell'ultimo concerto in Liguria ad Arenzano,nell'agosto 1998,ero nel retropalco e,a un certo punto,mentre se ne stava seduto in disparte mi sorride e mi fa:
-Lo sai,sì Encia,che ti voglio sempre bene?-
Ecco,lui era così...."
(Lorenza Bozano,amica di Faber)

"Con l'andare degli anni,avendo più possibilità di dialogo con papà,ci siamo scoperti molto simili,soprattutto nei nostri difetti,creando così una sorta di canagliesca complicità,a spese della mamma.
Anche con Cristiano è stata molto importante la musica,per approfondire la nostra conoscenza.
Ricordo che da piccola vedevo mio fratello come una specie di mito.
Ora si può dire che siamo sempre amici e,giocando e scherzando,fa anche la parte del fratello geloso.
Insomma,stiamo bene insieme.
L'unica ansia che mi dà tormento è il dover cantare davanti a tanta gente.
Non credevo di esserne capace.
Pensavo:
-Non ce la farò mai,sono troppo timida-
Anche papà diceva così?
Comunque lui mi capisce"
(Luvi De Andrè)

"-Ti ricordi,Nina,quando andavamo a funghi e tornavamo bagnati come anatroccoli?-
Mentre parlavamo gli ho detto:
-Fabrizio,perchè non sei più venuto?Ti sei dimenticato di me?-
Dalla risposta mi ha fatto capire quello che avevo intuito vedendo il filmato di "Ho visto Nina volare": quella canzone era dedicata a me.
Ci siamo frequentati fino ai 10 anni,lo rividi l'ultima volta nel 1955 per caso,d'estate,poi da allora non l'ho più visto,sono passati ben 42 anni.
Quando è andato via,ho avuto la sensazione che quello fosse una specie di commiato.
Quando è morto ho capito quanto quella sensazione fosse vera."
(Nina Manfieri,amica d'infanzia di Faber)

"Fabrizio ha avuto il coraggio di non porsi nessun tipo di vincolo,di problema,di meccanicismo,di categoria,di modello...si è sempre sentito libero,vincolato solo alle sue idee e a se stesso.
Fabrizio è un interlocutore impegnativo.
Siccome è una persona,dicono,con un cattivo carattere...
E'una persona che ragiona,certo è un artista,ha un rapporto con il mondo diverso da quello di chi artista non è,ma siccome è una persona intelligente...ed è comunque sempre meglio avere a che fare con le persone intelligenti,...è una persona ragionevole,è duro,tenace,difende le sue cose,non lo convinci con dei discorsetti.
Io non ho mai avuto problemi,abbiamo litigato diverse volte,ma questo fa parte del rapporto,però non lo considero una persona cocciuta o irragionevole.
E'un uomo tenace che dovuto lottare per tutta la vita per difendere la sua autonomia creativa.
Tanti hanno creduto di poterlo imbrigliare,ma lui è stato sempre rigoroso.
Questa,per me,è una grande qualità"
(Lucio Salvini,discografico)

"Prima del concerto si diventa un fascio di nervi,tutti aggrovigliati a un paio di orecchie,quindi si è intrattabili.
C'è chi si concentra.
Io,a dir la verità,mi cago addosso!
E giù tutte le paure:
adesso mi sbaglio...poi mi dimentico...poi canto male...poi mi manca il fiato,perchè fumo come una bestia.
Quando ho paura,provo una grossa emozione all'inizio,meno intensa quando vedo che la gente risponde contenta,che applaude.
Con il tempo ho comunque messo una sorta di pellicola,forse dovuta a un pò di rincoglionimento presenile!!!"
(Faber)

"In questi ultimi tempi ho ripreso a studiare la chitarra.
Mi ci sono dedicato praticamente tutti i giorni.
Certo,non riprenderò più la mano che avevo a 22 anni,però non la voglio mollare più,anche perchè in fin dei conti è una buona compagna,forse una delle più fedeli.
Se la molli un attimo ti fa subito i musi e ti manda a fare in culo,così sei costretto a dei recuperi umilianti.
Molto più umilianti di quanto non si debba fare con le donne!!!"
(Faber)

"Creuza de ma",
"Princesa",
"Khorakhanè",
"Dolcenera",
"L'infanzia di Maria",
"Il ritorno di Giuseppe",
"Il sogno di Maria",
"Tre madri",
"Il testamento di Tito",
"La città vecchia",
"Amico fragile",
"Il pescatore",
"Geordie",
"Via del Campo",
"Volta la carta",
i titoli scelti per l'ultimo disco ufficiale di De Andrè.
L'ultimo regalo di Fabrizio a tutti i suoi ammiratori.
L'ultimo concerto da ascoltare con il rimpianto che ci accompagna per non averlo più con noi.

Il 14 Agosto 1998,al castello dei Carafa a Roccella Ionica De Andrè affronta diversi temi politici e fa una dichiarazione che l'indomani farà il giro d'Italia.
E'l'ultimo schiaffo a quel potere marcio che ci circonda:
la 'ndrangheta dà lavoro,
-Non era una provocazione,neanche per sogno.E'la verità,la constatazione di ciò che realmente avviene-.
Il giorno dopo,in tutta Italia,si ode un coro di vibrante protesta.
In un paese nel quale sta proseguendo la restaurazione iniziata dopo Mani Pulite,non c'è da meravigliarsi:
governi neri o rossi stanno solamente rafforzando il potere,limitando il diritto di sciopero,inasprendo le pene,irreggimentando i cervelli.
Fabrizio ha capito e attacca,per risvegliare le coscienze,i giovani.
Chi ha subito un sequestro,chi ha studiato certi fenomeni,sa che di fronte alla disperazione,alla mancanza di lavoro,alla necessità di dar da mangiare ai propri figli,si è disposti a tutto.
Dove lo stato manca,avanza la criminalità.
Sono anni che se ne parla,ma non basta arrestare i boss,bisogna migliorare il tessuto sociale per poter realmente cambiare.


                                                                                                                       






















1 commento:

Anonimo ha detto...

Straordinario, grazie Cinzia.