sabato 18 aprile 2015

Opere la cui lettura non è stata mai portata a termine

Lo so,è un'eresia iniziare un'opera e non portarla a termine.
Una cosa da peccato mortale.
Infatti,anche quando una storia non mi prende più di tanto,cerco sempre di stringere i denti e di terminarla.
Ma c'è stato qualche caso (pochissimi per fortuna!) in cui è stato più forte di me:
hai voglia a stringere i denti,quando la lettura diventa "un obbligo" e non più "un piacere",bisogna ammettere la sconfitta e finirla lì.

Di seguito,i romanzi incriminati,quelli con cui "il feeling non è scattato" e le motivazioni che mi hanno portato a interrompere la lettura.


"L'OMBRA DEL VENTO" di Carlos Ruiz Zafon



Mi era stato consigliato,più o meno 8 anni fa,dall'addetto alla portineria dell'azienda in cui allora lavoravo,un giorno che ci eravamo messi a disquisire di libri e lettura.
Lui ne era assolutamente entusiasta e si offrì di prestarmelo.
Solo che mi portò una versione particolare:
grossa il doppio di un libro normale,con la copertina rigida e le illustrazioni fatte a mano.
Mi disse che apparteneva alla sua fidanzata,che era un'edizione speciale e si raccomandò di trattarlo con cura.
Già questo mi mise in ambasce:
ogni volta che sfogliavo una pagina avevo il timore di danneggiarlo!
Io poi,abituata a portarmi i libri in borsa per leggerli ovunque, appena avessi un attimo libero,
mi trovai costretta a leggerlo solo quando ero a casa,seduta al tavolino,in modo che non si sgualcisse e con un block notes su cui trascrivere i passaggi che più mi colpivano...
perchè non sia mai sottolineare qualcosa sul volumone prestatomi e in edizione limitata!

Fatto sta che,con tutte queste restrizioni,non riuscivo a rilassarmi e appassionarmi alla storia.
Perdevo il filo,leggevo e rileggevo sempre le stesse pagine e,ogni mattina,il ragazzo della portineria chiedeva a che punto fossi e quando glielo avrei riportato.
E tempo un paio di settimane sventolai bandiera bianca e glielo riconsegnai,intonso e non letto.

Siccome per molti è considerato un capolavoro della letteratura e,oltretutto,qualche tempo dopo,scoprii che lo stava leggendo una persona per me importante,e lo stava leggendo proprio il giorno in cui ci incontrammo per la prima volta,
mi ero ripromessa di riprenderlo in mano (sicuramente in edizione tascabile!!!) e ricominciarlo daccapo.
Ma,ad oggi,ho sempre avuto tanti altri romanzi più interessanti con cui cimentarmi e "L'ombra del vento" è rimasta appunto....un'ombra del vento!
Anche perchè la trama,onestamente,non è che mi colpisca più di tanto....





"NEBBIA ROSSA" di Patricia Cornwell


Per diverso tempo la Cornwell è stata una delle mie scrittrici preferite.
Leggevo ogni sua opera e mi ero appassionata,in particolar modo,alla saga di Kay Scarpetta,
arrivando a considerare lei,sua nipote Lucy Farinelli,suo marito Benton Wesley e,soprattutto,il suo "braccio destro" Pete Marino,alla stregua di veri e propri amici.

Però,con il passare degli anni,mi sono resa conto che la Cornwell non aveva più voglia di scrivere...o,per lo meno,non aveva più voglia di scrivere di Kay Scarpetta.

A parte il fatto che,come personaggio,non era più credibile:
inizialmente,Kay aveva sui 40 anni e sua nipote Lucy era un bimba pochi anni.
Nelle opere successive Lucy,a mano a mano,cresceva,arrivando ad avere,negli ultimi romanzi,intorno ai 35 anni.
E Kay? Sempre ferma a 40!!! Ma dai!!!
Però,su questo particolare si potrebbe anche sorvolare,in fin dei conti era successa la stessa cosa ad Agatha Christie con Hercule Poirot.

Il problema è che nelle storie di Kay Scarpetta,la Cornwell non metteva più slancio nè passione.
Scriveva sempre le stesse cose,trite e ritrite,sempre le stesse situazioni,per non parlare poi dei finali raffazzonati che lasciavano con l'amaro in bocca.

Questo romanzo,oltretutto,mi sono trovata a leggerlo in un periodo particolarmente complicato della mia vita,dove di tutto avevo bisogno tranne che di morti ed autopsie!

Così,l'ho messo in stand by.
Ma poi non ho più avuto voglia di riprenderlo in mano....
Anzi,quando è uscito il romanzo successivo,non mi è minimamente interessato acquistarlo.

E anche Patricia Cornwell,insieme a Nicholas Sparks e Banana Yoshimoto,è finita nella lista degli "ex scrittori preferiti".




"VEDI ALLA VOCE:AMORE" di David Grossman 


Chi segue il blog sa della mia passione per questo autore,conosciuto grazie al suo capolavoro "Che tu sia per me il coltello" e apprezzato anche per altre bellissime opere.

Sa che lo reputo uno scrittore non alla portata di tutti,molto introspettivo,un pò visionario e,a tratti,terribilmente straziante.

Sono rimasta estasiata dall'amore immaginato di Yair e Myriam in "Che tu sia per me il coltello",
dalla caparbietà di Assaf e Tamar in "Qualcuno con cui correre",
dall'ironia e dal sarcasmo di Dova'le G. in "Applausi a scena vuota",
dall'erotismo emanato in "Col corpo capisco",
dalla stravaganza di "Ci sono bambini a zigzag",
dalla drammaticità di "Caduto fuori dal tempo".

"Vedi alla voce:amore" tratta un tema che da sempre mi coinvolge e su cui,negli anni,
mi sono molto documentata,quello della Shoah.
Per cui mi è pianto il cuore abbandonarlo ma,davvero, non ce l'ho fatta ad andare avanti.

Come dicevo,la trama è interessante:
la tragedia dell'Olocausto,vista con gli occhi di un bambino,figlio di deportati scampati ai Lager,che,ignaro dell'orrore vissuto dai genitori,crede che "la belva nazista" sia veramente un malvagio animale e,in segreto,fa ricerche per conoscere meglio questa fiera e venire a capo del significato di quei numeri che suo babbo,sua mamma e i suoi nonni,hanno tatuati sul braccio.

Purtroppo Grossman ha voluto un pò strafare:
ha mescolato tante storie con l'intento di scrivere "un libro nel libro",
con il solo risultato di saltare di palo in frasca,
rendendo la narrazione prolissa,caotica e dispersiva.

Inoltre,la traduzione non aiuta perchè è stata fatta malissimo:
sgrammaticata e colloquiale,con tanti termini in ebraico non tradotti e quindi incomprensibili.

Per non parlare poi della punteggiatura,quasi totalmente assente:
capitoli lunghissimi,scritti in caratteri minuscoli,senza un punto nè una virgola,
così che,oltre a non "respirare" e a non distinguere un dialogo da un pensiero,
si perde continuamente il filo logico della narrazione,che già di per sè è complessa perchè,
appunto,si intrecciano diversi racconti nello stesso momento.

Mi sarebbe piaciuto concluderlo ma era davvero faticoso,troppo faticoso da leggere.

Se il libro fosse stato di mia proprietà,avrei potuto portarlo a termine piano piano,
magari affiancandolo a un'altra lettura ma,l'ho preso in biblioteca e non posso tenerlo in prestito vita natural durante.

Peccato: fra i tanti mi dispiace che sia stato proprio Grossman l'autore di un romanzo abbandonato a metà.

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