mercoledì 22 aprile 2015

"Non per un Dio ma nemmeno per gioco - Vita di Fabrizio De Andrè" Luigi Viva (2000)






LA TRAMA:
L'educazione sentimentale di un "pettirosso da combattimento",
di un poeta sempre pronto a pagare di persona.
Una storia commossa e sincera,lontana dall'ufficialità come dall'apologia.
Gli anni dell'infanzia,con Fabrizio "Bicio",sfollato in una cascina di Revignano d'Asti;
lo zio Francesco reduce dal campo di concentramento,prototipo di tante figure dolenti che popoleranno le sue canzoni.
L'adolescenza e la giovinezza a Genova,tra i primi tentativi musicali,
la ribellione contro la famiglia borghese e la scoperta del sesso,il peccaminoso amplesso in una chiesa e lo scandalo subito messo a tacere;
l'appassionata relazione con una prostituta di Via del Campo;
l'alcool e la boheme cittadina.
E poi l'amicizia con Luigi Tenco.
I primi timidi successi.
Il processo per oscenità a "Carlo Martello".
Gli anni della maturità e dei trionfi.
Il figlio Cristiano e la Sardegna.
Il sequestro.
La malattia.
Un testo ricchissimo,documentato e avvincente,che dà voce ai racconti di Fabrizio (interviste,colloqui personali,telefonate) e alle testimonianze di prima mano di amici famosi e no.
Da Paolo Villaggio,complice inseparabile degli anni genovesi,a Ivano Fossati,collaboratore dell'ultimo album,ai genitori di Fabrizio,ai compagni di scuola e di strada.

IL MIO GIUDIZIO:
Faber è molto di più del mio cantautore preferito.
E'un punto di riferimento,una persona in cui ritrovo me stessa:
nel suo modo di essere e di pensare,
nel suo alternare momenti di ironia ad altri di profonda malinconia.

Anche se ho iniziato ad apprezzarlo in età più adulta,
le sue canzoni mi accompagnano da quando ero piccola e le ascoltavo in auto con i miei genitori.
E' talmente importante per me che mi sono persino tatuata il suo volto sul mio braccio destro.
Ovvio,quindi,che su di lui mi sia sempre documentata,
ma questo libro,acquistato ormai diversi anni orsono,non lo avevo ancora letto.

"Non per un Dio ma nemmeno per gioco",
titolo tratto dal verso della canzone "Un medico",
inclusa nel concept album "Non al denaro,non all'amore nè al cielo" ripercorre la vita di Fabrizio,
le sue opere e,per fare ciò,si avvale soprattutto del contributo dello stesso De Andrè e delle persone che lo hanno conosciuto:
amici,parenti,collaboratori.

Per quanto riguarda la storia e l'interpretazione dei testi,
onestemante,ho trovato molto più approfondito e dettagliato "Il libro del mondo" di Walter Pistarini (vedere recensione a riguardo,eventualmente) e anche la vita dell'artista è stata trattata per lo più a grandi linee,ma in maniera,tutto sommato,soddisfacente.

La cosa divertente di questa opera sono quei particolari "particolari" emersi dagli aneddoti raccontati dalle persone vicine a Fabrizio o da Fabrizio stesso.
Dettagli intimi ed esilaranti che non sarebbero certo potuti emergere altrove,in interviste "ufficiali":
fra i tanti,mi viene in mente quando,per una scommessa con Paolo Villaggio (uno dei suoi migliori amici da sempre),Faber mangiò un topo morto vomitato da un gatto (!!!);
o ancora quando,disturbato mentre,in mare,era in cerca di esche per pescare,da un tizio che continuava a chiedergli insistentemente se stesse cercando "peoci",
gli rispose in modo sarcastico che in realtà stava soltanto cercando il buco del culo che gli era caduto in mare! :-D
Oppure quando,da bambino,dette un morso a un peperone che suo padre stava cercando di far crescere nell'orto e l'ignaro genitore si scervellò per giorni,
cercando di capire quale misterioso insetto avesse ignobilmente profanato la sua amata piantina.

E' stato interessante anche scoprire che,fra le molteplici conoscenze di Faber,
ci sono state personalità del calibro di Tina Lagostena Bassi,
avvocatessa nota ai più per aver preso parte,in veste di giudice,alla trasmissione "Forum",
ma che aveva avuto anche un ruolo rilevante nel processo contro i mostri del Circeo,difendendo la vittima Donatella Colasanti.
Fra le persone che possono vantare un'amicizia col cantautore,oltre al già citato Paolo Villaggio,
ci sono anche il cantante "Michele" a cui Faber ha scritto il testo di "Susan dei marinari"e Andrea Grillo,fratello del celeberrimo Beppe.

Inoltre,questa opera mi ha consentito di conoscere dettagli della vita di Fabrizio che fino ad ora ignoravo,
ad esempio la sua passione per l'astrologia,l'idiosincrasia per le vipere,il terrore di volare in aereo,il fatto che abbia preso la patente soltanto in età matura,che abbia scritto un libro a 4 mani,insieme ad Alessandro Gennari e soprattutto che (ma questo me lo aveva già accennato tempo fa mio padre,anche lui suo grande estimatore),avendone l'occasione,non volle incontrare il suo "mito" Georges Brassens,per il timore di avere una delusione se,di persona,si fosse rivelato diverso da come l'aveva sempre immaginato.
E,da questo punto di vista,quanto lo posso capire....in effetti basta davvero poco per far sì che un "mito" si smitizzi....

Fa sempre bene al cuore leggere di Faber.
Per quanto sia palese che avesse un carattere non proprio facile da gestire,mi ritrovo tanto nella sua introspezione,nella sua fragilità,nella sua sensibilità portata all'eccesso e nei suoi momenti di malinconica astrazione.
Quello che invece mi domando è come persone, talvolta anche vicine a me,possano definirsi amanti di De Andrè,se caratterialmente,ideologicamente e come modi di fare,con lui non abbiano proprio niente in comune.

IL MIO VOTO:
Scorrevole,coinvolgente,pieno di aneddoti e piccole divertentissime "chicche".
Consigliato sia agli estimatori di Faber sia a chi Faber lo conosce solo per sentito dire:
questa anacronistica biografica può essere il modo giusto per apprendere qualche nozione su di lui,
su una grandissima personalità,che contando sulle sue sole forze e capacità,
in un periodo in cui non c'erano ancora le radio indipendenti nè tantomeno i vari pigmalioni a caccia di talenti,
è riuscito a diventare il più grande Poeta italiano di tutti i tempi.

* BUONO *

LO SCRITTORE:







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