lunedì 16 marzo 2015

"La ruga del cretino" Andrea Vitali & Massimo Picozzi (2015)





LA TRAMA:
La terza figlia di Serpe e Arcadio si chiama Birce ed è nata storta.
Ha una macchia sulla guancia sinistra e ogni tanto si perde via e dice e fa cose strane.
Chi la vuole una così?
Chi la prende anche solo come servetta di casa?
E' l'agosto del 1893 e per i due coniugi,lavoranti presso il rettorato del santuario di Lezzeno,poco sopra Bellano,è arrivata l'occasione giusta.
Perchè una devota,Giuditta Carvasana,venuta ad abitare da poco a villa Alba,è intenzionata a fare del bene:per esempio aiutare una giovane senza futuro.
Per Birce non sarebbe cosa da poco,perchè la vita non pare riservarle un destino felice.
Come a quella povera fioraia di Torino massacrata per strada.
Che a dire il vero,in quell'estate lontana,non è la prima vittima.
I loro corpi sono a disposizione della sala anatomica dell'università torinese,dove il dottor Ottolenghi,assistente del noto alienista Cesare Lombroso,li analizza con cura,convinto che dalla medicina possa venire un aiuto alle indagini.
Oltretutto,dalle tasche delle sventurate salta fuori un biglietto con incomprensibili segni matematici.
Indicano un collegamento tra quelle morti?
E nel mirino dell'omicida può essere finito lo stesso Lombroso,che già aveva ricevuto un analogo foglietto insidiosamente anonimo?
Trovare la soluzione non è cosa per cui possa bastare il rigore della scienza.
Forse,fantastica il Lombroso,lo spiritismo potrebbe dare un contributo.
Per quanto a praticarlo siano persone fuori dell'ordinario.
Un pò come la Birce con quella sua macchia,che ogni tanto si perde via e dice e fa cose strane...
Ne "La ruga del cretino",il mondo di Andrea Vitali,esilarante e pittoresco,si colora con le tinte del giallo,portando le lancette del tempo all'epoca degli albori della psichiatria e della nascente criminologia moderna.
Una prova letteraria che,alla felicità narrativa,unisce un desiderio di esplorazione che avvince il lettore.

IL MIO GIUDIZIO:
La Birce,la Serpe,l'Arcadio,la Veritiera,l'Astasia,la Persegheta,la Cioccola,il Brindo....anche a questo giro,con i nomi,il Dottore non si è certo perso d'animo.

"La ruga del cretino" si discosta un pò,però, dalle sue precedenti opere:
innanzitutto è ambientato sul finire del 1800 (mentre la maggior parte dei romanzi vitaliani si colloca,in genere, a metà 900) e non compaiono i personaggi tanto cari all'autore, quali il maresciallo Maccadò,il brigadiere Mannu e l'appuntato Misfatti.

Ma,le concatenate avventure degli squinternati protagonisti di questa storia,fanno sì che la narrazione risulti comunque  scorrevole e divertente.

Inoltre, l'apporto e il supporto del noto criminologo Massimo Picozzi, aggiunge un tocco di "noir" e di "suspence"che rende il tutto ancora più avvincente.

Mentre a Lezzeno,le "Venerande Vivandiere",capitanate dall'arcigna quanto ciarliera Persegheta,disquisiscono sulla Serpe e sull'Arcadio,domandandosi se i 2 siano ancora in grado o meno di gestire il rettorato del santuario,
chi è il misterioso assassino che uccide giovani ragazze,colpendole alla testa e lasciando nelle tasche dei loro abiti strani bigliettini con misteriose formule matematiche appuntate sopra?

Laddove non arriva il raziocinio della scienza,può forse arrivare il sovrannaturale.

E allora ecco entrare in gioco la sensitiva Eusapia Palladino...perchè "par che la Palladino,sotto il suo tavolino,possa resuscitare l'attrezzo per amare" (con questa frase,veramente,il Vitali ha vinto tutto!!!) che,con l'aiuto della bislacca e stralunata Birce,riuscirà forse a risolvere l'inghippo e a svelare l'arcano.

O forse no.

Questo deve dircelo l'alienista Lombroso,con la sua ruga del cretino in fronte,ammesso che sia bravo in matematica e sappia risolvere certe equazioni.

E a noi lettori non resta che sperare che la penna arguta,divertente e goliardica (in tal senso,il capitolo 125 è il non plus ultra!) del Vitali possa nuovamente incontrare la mente analitica di Picozzi,per dare vita a un sequel tanto accattivante  quanto mozzafiato.

IL MIO VOTO:
Lo so che sono di parte,perchè il Vitali è il mio scrittore preferito da oltre 20 anni,ma non posso non consigliare la lettura di questo nuovo,spassoso romanzo,a cui il Picozzi,con la sua conoscenza criminologica,ha dato un valore aggiunto.
Quando,di un autore, si finisce di leggere un libro e si avrebbe voglia che ne pubblicasse subito un altro,vuol dire che quell'autore è veramente in gamba.
E il Dottore,senza ombra di dubbio,lo è.

* BUONO *

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