martedì 24 marzo 2015

Frasi dal libro "Ricomincio da te" di Elroy Moreno

Una vita si riassume in una serie di avvenimenti speciali,di punti e a capo.
Punti che,per quanto tempo passi,rimangono intatti nella memoria,indelebili fino all'ultimo giorno.

...ti rendi conto che quando qualcuno vuole comprare,c'è sempre qualcun altro che,alla fine,vuole vendere.

Un silenzio irripetibile,quasi rumoroso,alla fine.
Tra noi 2,ci fu solo silenzio.
E quest'assenza di suoni fu l'inizio della fine.

Di tanto in tanto lo sguardo si impigliava nelle distese di girasoli che arrivavano fino a bordo strada.
Tutti intruppati a ripetere la stessa coreografia,come la maggior parte delle persone che conosco.

La tranquillità ci entrava nelle ossa quando la sera,buttati sul prato umido,con ciuffi d'erba appena strappata tra le dita,guardavamo il cielo sperando di vedere la fugacità di una stella cadente per poter esprimere un desiderio.
Temo di non aver mai espresso quello giusto.

Un amore infantile,di fratelli,che ci unì ancora di più come amici.
Un sentimento che sentii eterno,che il tempo si sarebbe incaricato di amplificare,pensai.
Non potevo sbagliarmi di più.

Non è possibile prevedere che in una manciata di minuti la vita possa virare tanto bruscamente;
che tutti i programmi pensati per quello stesso pomeriggio,per il giorno dopo o per il resto dell'estate possano,in un attimo,andare in fumo.

Lo feci con quell'entusiasmo del bimbo che vuole mostrare alla mamma che ormai è capace di andare in bicicletta:
"Guardami,mamma,guardami!"
Con quella frenesia di chi si lancia giù dallo scivolo,testa avanti,e sembra che non ci sia alcun valore se i genitori per caso non lo vedono:
"Mi hai visto?Mi hai visto?".
Con quella gioia infantile di quando si impara a tuffarsi a bomba in piscina.

Ormai ho definitivamente rinunciato alla possibilità di sentire ancora qualcosa di simile.
Arriva un'età in cui sembra che tutto precipiti verso il peggio,quando sai che,in futuro,tutto sarà solo più deprimente.

Ogni volta che ripenso alla mia infanzia,compare lui affacciato all'angolo di qualunque ricordo.
Ancora oggi so che non mi sentirò mai più unito a qualcuno come lo fui con lui.

Arrivai a convincermi che la nostra amicizia non sarebbe finita mai,che si sarebbe perpetuata negli anni.
Ma furono proprio quelli stessi anni che la fecero fuori definitivamente.
E dunque venne un momento in cui,malgrado gli sguardi complici,l'aiuto reciproco e le risate interrotte solo dal dolore degli addominali,nessuno dei 2 fu più capace di guardare l'altro negli occhi con franchezza.

Malgrado non avesse ancora vissuto l'oggi,aveva pronto un progetto per domani.

Dov'è la differenza tra fare una pazzia e diventare matto?

Sarei potuto restare immobile nel grande sbadiglio.
Rimanere invischiato nella routine,rinunciando a ogni piacere e accumulando riposo.
Avrei potuto evitare qualunque cambiamento,assentarmi con la mente e presentarmi unicamente col corpo.
Ma davvero potevo restare nello sbadiglio?
No,impossibile.
Se non altro,ora,sono in movimento.

E'impossibile:
non riuscirò a scacciare i ricordi.
Sono annidati dentro di me...e,nonostante ci provi con tute le forze,non riesco ad allontanarli:
si ripresentano uno dopo l'altro.
Non ce la faccio.

Riconobbi fin dal primo momento che quella bellezza dalla pelle candida era prigioniera della tristezza.

Ricordo una donna che parlava come se avesse già visto tutto e,ancora peggio,come se ormai non le restasse più niente da scoprire.
Una donna che,ebbi l'impressione,aveva perso qualcosa d'importante.
Più avanti seppi che aveva perso troppo.

Aveva bisogno di liberarsi da un peso che si portava addosso da allora.
Un peso che in molti avevano tentato,senza riuscirci,di alleggerire con consigli,sostegni psicologici,parole dolci e abbracci.
Nessuno,se non lei stessa,poteva toglierle quel fardello.

Lo odiavo con la stessa intensità con cui prima lo avevo amato.
E mentre lo odiavo mi mancava da morire.
Mi mancava e mi sentivo impotente,inutile.

Restavamo uniti:
io incapace di consolarla,lei incapace di essere consolata.

Sfoggia costantemente polo di quelle col coccodrillino sul petto,confezionate a Taiwan,nello Sri Lanka o in Cina.
Roba che costa molto meno del valore che le danno quando le cuciono sopra l'etichetta.
Necessaria,senza dubbio,se non altro per separare le fasce sociali.
Perchè chi è sopra si senta ancora più in alto,pensando che chi è sotto ristagni a livelli infimi.
Gente ricca,parlo solo di denari,che ha bisogno dei poveri per potersi godere la propria ricchezza.

Le ragazze,dopo i fuochi d'artificio nel letto,si rendevano conto che in testa quel fiammifero non aveva quasi fosforo.

Per un giorno la fortuna gli sorrise,anzi,per dirla tutta si piegò in 2 dalle risate.

Una routine in più dentro la nostra vita.
O una vita in più all'interno della nostra routine.
Ci furono giorni in cui non sapevo,o non volevo,o realmente non riuscivo a cogliere la differenza.
Giorni in cui mi sentivo incapace di distinguere fra casa e famiglia,tra vita ed esistenza,tra amore e amicizia,e quest'ultimo fu,senza dubbio,l'errore più doloroso.
Ci fu un momento in cui futuro e passato non mostrarono più alcuna differenza:
domani era uguale a ieri.
Ieri sarà uguale a domani.

A destra,forte di un peso decennale,della certezza della ricompensa,solida come un'incudine:
la routine.
A sinistra,quasi dimenticata,semicancellata da quella stessa routine,risorta dalle proprie ceneri:
la pazzia.

Decisi di essere umano,anzichè solo un essere.

19.35
Timbrai ed ebbi la sensazione netta che il palazzo mi avesse derubato di 5 minuti di vita.

"Ciao amore" recitò come d'abitudine,con un tono inespressivo,mentre mi dava il bacio di prassi.
Un bacio di quelli in cui a malapena ci si sfiorano le labbra,di quelli vuoti,che si danno senza pensare o pensando a qualunque altra cosa.
Erano ormai lontani i tempi in cui contavamo i minuti per incontrarci nervosi al parco e divorarci a suon di baci;
i tempi in cui potevamo restare ore con le bocche agganciate,tra saliva e alito che odorava di gomma alla menta.
Tempi in cui ci sussurravamo tenerezze all'orecchio:
in cui ci spingevamo l'un l'altra sul sedile posteriore dell'auto,in cui ci mangiavamo le labbra a morsi,mentre la lingua perlustrava ogni angolo di una bocca altrui,senza stancarci nè separarci.
Ultimamente,e questo ultimamente abbraccia molto tempo,un bacio forzato era sufficiente per mettere a tacere i "non mi ami più?",e giustificare 2 vite sotto lo stesso tetto.

Lasciai quel lunedi,come ogni volta,la giacca sull'appendiabiti,la cartella sul mobile dell'ingresso e la speranza alla porta.

Gli rincalzai il letto.
Gli diedi un altro bacio.
Lo abbracciai.
Giocherellai con i suoi capelli.
Gli diedi un buffetto sul naso.
Gli strinsi le mani.
E,in 10 minuti scarsi,si addormentò.
10 minuti...
E,in cambio,ne avevo persi 20 per trovare un parcheggio.
E,anche così,ne valeva la pena.

C'è stato un momento in cui le nostre strade hanno cominciato a separarsi e si sono allontanate fino a perdersi di vista.

E penso,che tipo di società consente che un padre veda suo figlio solo 25 minuti la mattina e altrettanti la sera?
Che tipo di società consente che un bimbo di 2 anni si debba alzare alle 7.00 per trasferirsi,ogni giorno,in un'altra casa?

Con la serenità che mi venne dalla rassegnazione,mi rimisi a pensare.

Urlai alla donna che tutte le mattine si alzava presto,in modo che noi potessimo sopravvivere con l'altra nostra vita.
A una persona che,in gran parte,sta facendo crescere nostro figlio.
Che non fa altro che occuparsi di ciò cui noi non riusciamo a farci carico.
Che non si è mai lasciata sfuggire un lamento.
Che non mi ha mai rivolto un rimprovero.
E sì,le urlai,e anche se non sarà mai in grado di rinfacciarmelo,so che ci rimase male.

Credo che ci siano stati dei momenti in cui,per poco,non mi sono trasformato in una bestia.

E lì chiusi gli occhi per concedermi 30 secondi di solitudine,di pensieri senza senso,all'interno di una vita che ormai non ne aveva più.

E lì,il don Rafael delle risorse umane,quello del matrimonio del secolo,della Jaguar verde,degli abiti di sartoria,dei modi impeccabili e dei cibi raffinati nei migliori ristoranti;
il don Rafael con lo yacht a Ibiza e lo chalet in montagna,quello della bella vita e dei gemelli d'oro,delle scarpe da 500 euro e l'orologio da 3000;
il don Rafael esperto di scalate sociali....si sedette accanto a me,come qualsiasi altro lavoratore,qualsiasi altra persona.
Mi resi conto,quel giorno,che su una tazza di un cesso non esistono distinzioni di classe.

Mi astrassi dal lavoro,mi astrassi da tutto,cercai già allora di esiliarmi da una vita che non sentivo mia.

Adesso so che quando compaiono le date da ricordare,spariscono tutte le altre.
Che,quando la scusa per cenare insieme è una data da celebrare,tutto ormai è già stato perduto.

Ancora una volta riprovai la Sensazione.
Una sensazione che ancora non sono riuscito ad abbandonare.
La sensazione di una sconfitta perpetua.
Di inadeguatezza.
Sì,è questa la parola: inadeguatezza.

Anni fa abbiamo dovuto prendere una persona che facesse ciò che noi non riuscivamo più a fare.
Ce ne mancava il tempo.
E ci mancava il tempo perchè dovevamo lavorare troppo.
E dovevamo lavorare troppo perchè,oggigiorno, per qualunque cosa occorrono i soldi.
Soldi per mantenere un bimbo che a malapena vediamo;soldi per pagare una persona che ci pulisce una casa dove a malapena passiamo qualche ora;soldi per vivere una vita che non godiamo più.
Tutto così circolare.
Tutto così ridicolo.

Godo è capace di giocare con le parole come altri giocano con le dita.
Possiede una delle menti più creative che conosca,e si trova indubbiamente nel luogo sbagliato.
Godo potrebbe essere uno scrittore,uno scultore,un cantante:
insomma un qualche genere di artista e invece ha sprecato la propria vita tra stringhe e stringhe di codici.
Quante persone si trovano nel posto sbagliato,con talenti che non sfruttano,circondati da persone sciocche che non sono in grado di riconoscere le loro capacità.
E lui era lì,pensavo,mentre in tv è pieno di "creativi" che continuano ad ammannirci il:
"Le cambio il suo fustino per 2 dei miei...."


Come "abbiamo vinto"?
Un giorno mi saltò la mosca al naso e mi uscì senza pensarci,in una forma impertinente e maleducata,però non mi fermai,tanto valeva andare in fondo.
"Per caso tu ricevi uno stipendio dalla tua squadra? Come sarebbe -abbiamo vinto-?Tu non hai vinto una merda secca.Che cazzo hai fatto tu per vincere?Hai giocato?Ti sei allenato tutti i giorni?Ti sei messo in tasca un milione a partita? No,tu hai solamente buttato i soldi in un biglietto per andare allo stadio,una sciarpa da sventolare e una maglietta che vendono a 80 euro ma costa solo 5.
Quelli che hanno davvero vinto sono loro,ignorante che non sei altro!"

Amore.
Che ricordi.
Amore: ciò che sentimmo entrambi.
Amore; ciò che abbiamo perso.
Amore,ora.
Amore,tra l'affetto e il desiderio.

Ci muovemmo come 2 persone che si sono appena conosciute,come 2 sconosciuti.
Ci unimmo come 2 innamorati.
Come una sola creatura.
Ci stringemmo l'uno alla'altra.
Ci dimenticammo del mondo.
Ma sulla terra di quest'isola,perchè fu solo questo,una parentesi della nostra vita,arrivò l'attimo,e arrivò presto,in cui toccammo l'acqua.
E naufragammo.

Non avevo più nessuna illusione,nessuna speranza nel domani.
Ultimamente pensavo molto più spesso a ieri.

Non c'era spazio per l'emozione in un mondo in cui il lavoro non mi portava mai nulla di nuovo,condannandomi a fare sempre le stesse cose,a non crescere mai nè come impiegato nè come persona.
Sarei rimasto inchiodato lì finchè la pensione non avesse suonato il campanello.
Seduto sulla stessa sedia,con lo stesso portapenne,preoccupandomi di cose inutili come una penna di gel verde.

Si può cambiare la vita se a un certo punto si prende una decisione.
A volte,basta solo che accada qualcosa:che sia in positivo o un negativo è un dettaglio secondario.

Giorno dopo giorno l'esistenza si era trasformata in un puro tramite,costellato di piccole allegrie,ogni volta più piccole,ogni volta meno allegre.

"Come reagirà Rebe?"
Mi inventai così tante risposte da non preoccuparmi mai di scoprire la sua.

C'è una grande differenza tra "Accompagnami!" e "Mi accompagni?".

Trafitto da tutti quegli sguardi,mi ritrovai fuori luogo,senza posto,espulso da tutto.
Rimasi da solo,tutti si erano allontanati.
Solo,con un pugno di sabbia tra le dita che mi sfuggiva,come la vita.

Dividevamo la casa,ma vivevamo separati.
Dormivamo l'uno accanto all'altra,ma ci svegliavamo sempre lontani.
Cosa ci teneva ancora sotto lo stesso tetto?

Dov'è il limite tra la tranquillità e la noia?

Ci guardammo così tanto che in quel momento ci riconoscemmo e riuscimmo a vederci da dentro.

...quello che avrei potuto essere e non ero stato.

I confronti mi vengono sempre bene,sono gratis e,a volte,danno soddisfazione.

Misi la chiave nella serratura senza fare il minimo rumore.
Mi fermai.
Ebbi un dubbio.
Non ero più sicuro di voler entrare in casa.
Mi bloccai perchè sapevo quel che non avrei trovato dentro.
Non avrei trovato un bacio nè un abbraccio.
Nessun: "Quanto mi sei mancato!"
Solo indifferenza.
Non ci eravamo chiamati e non ci eravamo ricordati l'uno dell'altra per 14 ore.
Mi sedetti sul pianerottolo,davanti alla porta,fuori da casa mia.
Rimasi,quella sera,più di 15 minuti con la luce spenta,le mani giunte,seduto sul marmo del pianerottolo della mia vita.

Una tristezza che l'accompagnava da settimane,mesi...
Una tristezza che un giorno si installò dentro di lei e vi rimase.

Sono anni che non lo vedo vivo,perchè dovrei vederlo ora in una cassa?

"La morte è solo un arrivederci.Dio sta aspettando il nostro fratello Rogelio a braccia aperte,perchè continui lassù in Paradiso una vita felice,insieme ai suoi cari,a sua moglie,ai suoi amici..."
"No!Insieme a sua moglie no! 
Quell'uomo a cui lei si riferisce non era altro che un porco che maltrattava mia zia!Mia zia morta,sepolta con un occhio solo perchè l'altro gliel'ha cavato lui a cintolate!
Un uomo che sprecava tutti i soldi in alcool,tabacco e puttane,per poi tornare a casa e prendere a botte mia zia.
Lo sapeva questo lei,signor parroco? Lo sapeva?
E'questo figlio di puttana che il suo Dio riceverà a braccia aperte?
Beh,allora gli dica che guai a lui se solo prova ad avvicinarsi a mia zia!"

Andarcene,ricominciare da zero e smettere finalmente di aggiustare con toppe inutili una vita che tanto così non funzionava.

Ci sono piaceri che non si possono proibire.

Il resto:
era tutto questo ciò che mi avanzava ogni giorno.
Il resto,il residuo di una vita.

Disegnare castelli in aria e nubi per terra.
Vendere la vita usata e comprarsi una speranza anelata.
Invecchiare di proposito e non per caso.

Vidi l'autentico odio negli occhi di un essere umano.
Ripose le sigarette nel cassetto e l'accendino in tasca,ma l'odio non seppe dove nasconderlo.

Imparai che la menzogna è l'ultima spiaggia del disperato.

Stare da soli perchè si vuol stare da soli non è solitudine.
Solitudine è il ritrovarsi da soli senza volerlo.

Nessuno è capace di mettere in piazza le proprie debolezze in un modo del genere e poi andare avanti come se nulla fosse.
Iniziò quel giorno il nostro allontanamento.
Ci evitammo,ci separammo,continuammo a essere amici ma senza intensità.

"Dimentica tutto quello che è successo".
Ma è impossibile.
Non sono mai riuscito a dimenticare quella conversazione che modificò per sempre il nostro rapporto.

"Per fortuna non siamo tutti uguali"
"Cosa intende dire?"
"Niente...che non mi piacerebbe assomigliarle,neanche da lontano"
"E crede che io vorrei assomigliare a lei,pezzo di deficiente?"
"Lei lo sa cosa significa "deficiente"? Significa persona dalle facoltà intellettive inferiori alla media.E lo sa come si scrive? Con la "i".Lo sa lei,don Rafael,che ogni volta che ci scrive una e-mail ci fanno male gli occhi per gli errori di ortografia che ci mette?Come si fa a essere così incapaci e non accorgersene? Ah,e invece "licenziare",come ha appena fatto,si scrive con "c-e",senza la "i".Questo si impara da bambini,in prima elementare!"

Fu una litigata seria,veemente,sofferta,quasi fisica.
Si distingueva da quelle tra innamorati per il fatto che non c'era pentimento,non c'era la paura di perdersi.
Nessuno aspettava piangendo sul letto una telefonata e nessuno ormai ammetteva più di avere una parte di colpa.
No,non fu una lite tra innamorati.
Si distinse anche per i motivi:essenzialmente non ce n'erano.
Ora,piuttosto,qualunque sciocchezza bastava ad allontanarci.
Discussioni generate da un rancore ormai incrostato,stratificato da scontri ogni volta più violenti.

Quello fu il detonatore:non la frase,quanto il tono.

Raccolsi i 2 pezzi del telecomando.
Tentai di riattaccarli ma fu impossibile,qualcosa si era rotto e ormai non combaciavano più.
Come noi.

In 445 mq trascorrevo il 95% della vita.
Cercai su internet la superficie totale della Terra.
510.065.284.702 Km2.
A quasi 40 anni vivevo,esistevo e mi muovevo in 445 mq.
Valeva la pena continuare?

So che una vita si compone di ricordi e fortunatamente la mia testa è piena dei tuoi.

Malgrado non sappia dove andrò con la mia vita,almeno ho ben chiaro dove non voglio stare.

...la velocità di una routine mascherata da vita.

Il risveglio della speranza o la speranza del risveglio.

Sento il bisogno di raccontare la mia vita dopo quel fatidico risveglio che divenne il confine tra 2 vite.
Non fu un passo alpino,perchè ormai avevo toccato il fondo,ma una conca.
Una valle che si apriva tra il declino e la speranza,tra il vivere e il sentire.
Una valle che non aveva storia,priva di orizzonte.

Arrivai a un punto che significò la rinascita di una vita:la mia.

Risvegliarsi:ecco un bel titolo per questo diario.

Gli ieri,da oggi in poi,sarebbero stati fin troppo diversi dai domani.

Mai nessuno potrà comprendere la durezza della realtà allo stato puro.

Strinsi i denti,strinsi i pugni e ricordo di aver tentato,quel giorno,con quegli stessi pugni di stringermi il cuore.
Non servì a niente.
Il dolore si era radicato in un modo che mi era impossibile estrarlo.
Non era un dolore fisico,era diverso,peggiore,di quelli che attaccano l'anima.
Di quei dolori che ti ricordano continuamente che hai perso tutto ciò che dava un senso alla tua vita.
Di quelli che penetrano più nel profondo della coscienza,quelli intensi e cronici,
che ti rimangono impregnati nella pelle,che non se ne vanno,per quanto ti sforzi di sorridere.
Quelli che si divertono a farti perdere la testa,che ti fanno mescolare incredulità,rifiuto,rabbia e colpa.
Solitudine.
Dolore.
Assenza.

Anni di una vita costruita con le migliori intenzione,sulle solide fondamenta dell'amore,
del rispetto,dell'ammirazione;sulle farfalle nello stomaco dei primi appuntamenti,
dei "ti prego,non lasciarmi mai"...quegli anni erano spariti in un pugno di giorni.

Un salto.
Solo un salto,e tutto finito.
Un salto.
Nessuno mi avrebbe sentito cadere,nessuno mi avrebbe sentito urlare,perchè avrei urlato.
Un salto.
Solo un salto,e poi più niente.Ma avrei urlato.
Perchè,anche se siamo al fondo,ci afferriamo così saldamente alla vita?
Un salto.
Ma non saltai.
Non ho mai saputo se in quel momento fui codardo o coraggioso.
Mi abbandonai lì,in un luogo sperduto,dove ogni pensiero sapeva di sconfitta.
Ogni ricordo di dolore.
Mi addormentai.
Forse fu l'unico modo che trovai per scordarmi del passato.

Ci svegliammo insieme.
Era da troppo tempo che non accadeva più.
Ci guardammo,quella mattina,per la prima volta da anni,scrutandoci.
Mi asciugò le lacrime,mi offrì il suo calore e seppe risvegliare altri ricordi.
Ci alzammo,era da tanto che non lo facevamo più insieme,io e il sole.

Sentivo a ogni passo la tristezza che mi seguiva come un'ombra.
Si era trasformata in un macigno che non riuscivo a scrollarmi di dosso.

Il dolore tenta sempre di afferrarsi a un lembo di speranza,per ridicola che sia,per quanto illogica.

Mi chiesi quanti di coloro che erano lì avevano perduto,come me,il senso della propria vita.

Capii che la tristezza sarebbe divenuta il tatuaggio che non avevo mai voluto farmi nella vita.
In tutta quella confusione di sensazioni ne scoprii una in disuso da anni:l'incertezza.
A partire da ora,sarebbe stata anche lei la sostituta della monotonia,del prevedibile.

Tutti i giorni resto imbambolata a guardare lo spettacolo di un'altra alba che rinasce.
Ogni giorno è unico e bisogna viverlo come se fosse l'ultimo.

Un "ci vediamo" vero,non di quelli che si dicono anche se il dopo non arriva mai.

Era una persona che conoscevo appena ma con cui mi ero sentito unito per un breve frammento di esistenza.
Ero rimasto con lei solo qualche decina di minuti eppure sentivo che era entrata a far parte della mia vita.
Si instaurano rapporti speciali con alcune persone ma anche rapporti con persone speciali.
Non fa differenza:
entrambi ti lasciano un ricordo che dura tutta la vita.
"Non ti dimenticherò mai" pensai dentro di me.
E ora so che,a distanza di 6 anni,me la ricordo ancora benissimo.

Com'era possibile che io,proprietario di un appartamento,di un BMW che usavo solo per andare in ufficio,di alcuni abiti firmati,vari conti in banca piuttosto pingui,una moglie o ex moglie molto bella e un bimbo che cominciava adesso ad affacciarsi alla vita,
non fossi stato in grado di mantenere la felicità?
E invece una ragazzina con una campanella cucita nei vestiti,un cane che la seguiva dappertutto e un paio di calzini colorati,sembrava imbattersi in lei a ogni istante?

Mi sentii,a quasi 40 anni,un ignorante totale,un essere arroccato nel suo minuscolo frammento di mondo.

Camminavo da solo.
Solo,minuscolo,una piccolissima scheggia di vita nell'immensità della montagna.
Camminavo e non mi guardavo indietro.
Camminavo e non pensavo a dove andavo.
Camminavo e non riuscivo a lasciarmelo alle spalle.
In ogni cosa che vedevo,in ogni ricordo,in ogni sensazione,eccolo comparire:il dolore.

Mi immaginai i suoi baci e la sentii nel cuore e la guardai con gli occhi della mente.
E la vidi tra le braccia di un altro.

Ero incerto.
Un passo e fui di nuovo in preda al dubbio.
Un altro e ancora l'indecisione.
Un altro,a cui ne seguì un altro e un altro ancora.
E via,e via,senza alzare la testa.
Ero di nuovo in marcia.

Lassù compresi che le distanze esistono perchè l'uomo le attraversi.

Nonostante fossi stato sul punto di gettare la spugna,mi sentivo vincitore.
Vincitore,lì,all'angolo del ring della mia vita.
Mi sentii vivo.

Quando uno non sa verso dove è diretto,difficilmente sa quanto gli manca.
Quando non c'è una meta non c'è neppure fretta.

20 minuti a guardare le nuvole,con i piedi nell'acqua,riparato dalle montagne,a sentirmi parte di qualcosa.
E rimasi lì a bearmi di quella solitudine che si trova solo nei luoghi più piccoli,nei momenti più belli.

Troppo amore intrappolato.
"Ti amo ancora" sussurrai a un caffè che non mi ascoltava.
E me la immaginai lì,a giocare con le nostre lingue,come quando non avevamo ancora il veleno.

E'morta 2 settimane fa.
Siamo stati insieme più di 50 anni,sempre insieme.
Con i nostri baci,i nostri abbracci,gli sguardi,i litigi,le crisi,ma insieme.
Ci conoscevamo così tanto che a volte,nel buio del letto,nella sincerità dei ricordi,ci confondevamo.
Abbiamo visto così tante cose insieme che ora,senza di lei,non riesco a riconoscere più nulla.
Sapevamo così tanto l'uno dell'altra,sapevamo così tanto di noi,da convincerci che ormai sapevamo tutto.
E'arrivata senza preavviso,come la maggior parte delle brutte notizie:un cancro.
E'successo tutto in fretta;la vecchiaia accelera i tempi di qualsiasi cosa.
Sono bastati 3 mesi e non c'era più niente da fare,l'avevo persa.
Abbiamo tentato di spremere al massimo ogni minuto.
50 anni erano stati così pochi.
Abbiamo vissuto ancora più intensamente quei giorni,in cui sentivo il suo dolore come so che lei sentiva il mio.
Abbiamo dedicato gli ultimi mesi a sanare l'insanabile.
Abbiamo passato molto tempo a preoccuparci della malattia che ci siamo dimenticati di noi.
E quando è arrivato il momento,non siamo riusciti a salutarci.
Quella notte sono entrato in camera e lei non c'era più.
Se n'era andata.
Dopo 50 anni,non siamo neppure riusciti a dirci addio.
Ora non so più cosa fare.
Lei era tutto.
Era il centro della mia famiglia,delle feste,dei viaggi,delle serate con i nipoti,tutto.
Ho sempre pensato,un pensiero infantile,lo so,che saremmo morti insieme.
Che avremmo abbandonato questo mondo tenendoci per mano.
Avremmo potuto farlo.
Quando abbiamo saputo la notizia,ne abbiamo perfino parlato,ma non siamo stati capaci.
Abbiamo preferito continuare insieme fino alla fine,piuttosto che decretare la fine noi stessi.
Però è successo tutto così in fretta...
Eravamo così occupati a tentare di sopravvivere che ci siamo scordati di organizzare la morte.
Mi è crollato il mondo addosso,sa?
Ogni mattina,quando mi alzo,spero solo che mi investa una macchina,oppure di cadere giù da qualche balcone,di sparire.
Vedo ogni giorno la casa vuota,il letto vuoto,la tavola vuota,la vita...tutto lo vedo vuoto.
E il peggio viene di notte,quando mi sdraio con il corpo inerte in quel letto vuoto,mi giro e non vedo niente.
Non vedo nessuno.
Non c'è più nessuno a cui raccontare della mia vita,nessuno con cui svegliarmi il giorno dopo,o da abbracciare quando fa freddo,o a cui dire "ti amo".

Passiamo le giornate a inseguire tante cose inutili.

Decisi di proseguire nella speranza di trovare,se non la serenità,almeno l'oblio.

Mi imposi di odiarla in quel momento,però non ne fui capace.
Tutta la rabbia,tutta la sofferenza...avevo perduto tutto là fuori.
Volli odiarla e non potei.
Riuscii solo,una volta di più,ad amarla.
E questo fu anche peggio.
Sarebbe stato tutto più facile se l'odio mi avesse corrugato la fronte,mi avesse fatto serrare i denti e artigliare le mani.
Se mi avesse spinto a balzarle al collo.
Invece no:l'amai con più intensità del consentito.

Se c'è qualcosa che non cambia con gli anni,sono gli sguardi:
invecchiano,ma non cambiano mai.

Imparai che la mente è in grado di inventarsi storie a cui crede solo lei.
Che nei momenti più brutti è raro affidarsi alla ragione,al dialogo,alla franchezza.
Piuttosto facciamo ricorso ai sospetti,alla diffidenza,alle certezze che ci vengono da una verità che deve essere tale per il semplice fatto che è stata concepita da noi.

Un malinteso non dura settimane,mesi,anni...
Non è un malinteso la trascuratezza o l'abbandono reciproco,la fatica di dare o di ricevere un bacio,indugiare fuori da una porta che non ti azzardi più ad aprire,il silenzio come dialogo.
Non è un malinteso l'indifferenza tra le lenzuola,o il limitarsi a un semplice bacio sulla guancia,o a un "a domani" senza nessun reale desiderio.
I nostri ultimi mesi sono stati i peggiori.
Era arrivato un momento in cui ci legava esclusivamente l'abitudine e a volte credo neppure più quella.

Non voglio che Carlitos cresca tra l'indifferenza di 2 adulti,tra i rancori mal dissimulati di 2 persone che dopo essersi tanto amate si sono dimenticate con la stessa intensità.
Non voglio che cresca pensando che l'amore è questo.

Alla fine sono stato sconfitto.
Ho perduto,abbiamo perduto,quell'amore,quel desiderio di correre a casa per vivere insieme,per alzarci ogni mattina e sentirci riconoscenti del tesoro che avevamo accanto.

Un'altra cosa che ho imparato:
è sempre possibile cadere più in basso,perchè anche sul fondo si può continuare a scavare.

Lo sai che a volte l'apparenza è tutto...è l'unica cosa che ti consente di nascondere il dolore che ti scorre addosso.

Forse ci eravamo già detti tutto,oppure,al contrario,c'era talmente tanto da dire che non sapevamo da dove cominciare.

Sentii in quell'abbraccio il riannodarsi di un legame che pensavo non esistesse più.

Guardai per tutto il tempo fisso davanti a me,ma pensavo ininterrottamente a ciò che avevo dietro,con amarezza.

Magari nessuno poteva più aiutarlo perchè ormai erano giorni che era già morto e non gli restava che disfarsi del corpo.

...sperimentai il vuoto che rimane quando non sai se hai fatto tutto il possibile.

Aprii gli occhi e mi svegliai.
E il sogno continuò,si dimenticò di scomparire anche se ormai ero desto.
Attesi.
Attesi,sveglio.
Attesi.
Attesi e la sua mano era ancora lì.

Ho imparato la differenza tra una casa con i letti e una con gli affetti;consapevole di aver sempre avuto la prima e di aver imparato solo ora ad apprezzare la seconda.

C'è una parola che riassume questa rivoluzione esistenziale:
tempo.
Tempo per conoscere nuovi luoghi;
tempo la mattina per apprezzare una carezza e,la sera,un abbraccio più intimo.
Tempo per parlare di problemi e soluzioni,per baciare dappertutto il corpo dell'altro,
per imparare cose da insegnare a chi ci sta vicino,
per sapere che i bambini hanno sempre voglia di giocare con i genitori,
per leggere e apprezzare quel che si legge,
tempo da perdere perchè ce n'è,
per bearsi della solitudine e per stare in compagnia.
Quando le cose non vanno come speriamo,ci intestardiamo a cambiare le persone mentre l'unica soluzione utile è cambiare la storia.
So che è difficile,molto difficile,trasformare tutta una vita cementata nell'abitudine:
cambiare casa,città,amicizie,scuola,lavoro...
E aver voglia di assumersi il rischio di ricominciare tutto da capo.
Però,quando si pensa di intraprendere un'avventura del genere,è perchè le cose sono andate male.
E allora...che rischio c'è?
Cosa può succedere di peggio quando già va tutto male?

Questo romanzo che hai appena finito,e spero apprezzato,è riuscito ad arrivare fino a te perchè,mentre io mi affannavo ad andare di città in città con una valigia piena di copie,
ho avuto la fortuna di incontrare persone sconosciute che mi hanno aiutato a promuoverlo.
Questo romanzo è riuscito ad arrivare da te perchè migliaia di persone che non conoscevo hanno sentito che,in qualche modo,ne facevano parte:
l'hanno consigliato,regalato,fatto circolare su internet...persone con cui ho stabilito un contatto attraverso i social network,principalmente Facebook.
Questo romanzo è arrivato da te perchè ho ricevuto il sostegno della mia compagna,della famiglia e degli amici.
E soprattutto perchè,mentre mio padre mi aiutava a trasportare i libri,mia madre si premuniva di averne sempre una copia in borsa con l'intenzione di mostrarlo in qualunque occasione le si presentasse:
"Guarda,questo romanzo l'ha scritto mio figlio" diceva a chiunque.
E,indubbiamente,questo libro è arrivato fino a te perchè la casa editrice spagnola Espasa mi ha dato la possibilità di pubblicarlo.
Io,in realtà,l'unica cosa che ho fatto è stata scriverlo.
Invece tutti voi state facendo in modo che cresca.
Grazie!



Nessun commento: