giovedì 27 febbraio 2014

"Fai bei sogni" Massimo Gramellini (2012)



LA TRAMA:
"Fai bei sogni" è la storia di un segreto celato in una busta per 40 anni.
La storia di un bambino e poi di un adulto,che imparerà ad affrontare il dolore più grande,la perdita della mamma e il mostro più insidioso:il timore di vivere.
"Fai bei sogni" è dedicato a quelli che nella vita hanno perso qualcosa.
Un amore,un lavoro,un tesoro.
E rifiutandosi di accettare la realtà,finiscono per smarrire se stessi.
Come il protagonista di questo romanzo.
Uno che cammina sulle punte dei piedi e a testa bassa perchè il cielo lo spaventa,e anche la terra.
"Fai bei sogni" è soprattutto un libro sulla verità e sulla paura di conoscerla.
Immergendosi nella sofferenza e superandola,ci ricorda come sia sempre possibile buttarsi alle spalle la sfiducia per andare aldilà dei nostri limiti.

IL MIO GIUDIZIO:
Quanto era che non divoravo un libro in 24 ore!
Approfittando di ogni singolo momento libero per andare avanti con la lettura anche solo di 2 righe,
curiosa dei nuovi sviluppi della narrazione...anche se,già dalla prima pagina,mi ero fatta un'idea di quale sarebbe stata la conclusione.

Bravo davvero Gramellini!
Non leggendo "La Stampa" nè seguendo la trasmissione di Fazio in cui è spesso ospite,non lo conoscevo per niente.
Il mio primo approccio con lui è stato con "L'ultima riga delle favole",dove già mi era piaciuto molto, ed è proseguito con "Fai bei sogni",un libro che mi resterà nel cuore.

Non è facile raccontare un evento personale doloroso,come può esserlo la perdita prematura di una madre(evento che gli ha segnato irrimediabilmente la vita e il carattere),in modo così delicato,senza cadere nel vittimismo e nella commiserazione ma anzi,usando un'ironia che spesso dà alla narrazione,ovviamente di per sè triste,toni esilaranti.

Gramellini sa scrivere e sa scrivere bene.
Secondo me ha tutto quello che un buon autore deve avere:
fluidità di scrittura, capacità di carpire l'attenzione del lettore,facendolo divertire ma allo stesso tempo fornendo spunti di riflessione e introspezione.
Almeno per quel che mi riguarda,sono questi gli ingredienti di un buon romanzo...delle saghe di "Harry Potter" o de "Il Signore degli anelli" non me ne faccio di nulla.

Eppure,non appena ho inserito il mio parere positivo su di lui,in un gruppo di lettura a cui sono iscritta su Facebook,mi sono sentita rispondere con una serie di commenti poco entusiastici:
"Non sa scrivere!"
"Pensasse a fare il giornalista invece che lo scrittore!"
"Banale e noioso!"
Bah...proprio non capisco perchè venga così bistrattato.
O forse,il perchè è dovuto semplicemente al fatto che,purtroppo, l'ironia di cui il Gramellini è ampiamente dotato e di cui fa spesso uso,non viene capita e quindi apprezzata.
Ci vuole una buona dose di intelligenza per comprendere l'ironia e non tutti ce l'hanno.

Tornando a "Fai bei sogni".
Il titolo prende spunto da una frase che la mamma di Massimo gli ripeteva quando era bambino ed è stata anche l'ultima cosa che gli ha detto la sera prima della sua dipartita.
Ci sono molte analogie fra questo libro e "L'ultima riga delle favole" (il romanzetto,come lo definisce l'autore!).
Come avevo supposto mentre leggevo il suo precedente lavoro, Tomas altro non era che una sorta di suo alter ego...un personaggio immaginario a cui fa però vivere le stesse esperienze che ha vissuto lui.
Si ritrovano spesso,quindi,in entrambi i romanzi,le stesse "massime",gli stessi avvenimenti,gli stessi modi di dire.

Forse,ma questo è solo un mio pensiero,con "L'ultima riga delle favole",lo scrittore ha fatto una sorta di tentativo di esorcizzare la perdita di sua mamma,facendo accadere l'evento al protagonista della storia e parlando quindi in terza persona.
Solo successivamente,sentendosi pronto,ha affrontato il discorso,mettendosi a nudo lui in primis.
Non è mai facile parlare di se stessi....figuriamoci quando si tratta di un argomento del genere!

Leggendo,pensavo a tutti quei bambini che per "x" motivi (malattia,incidente,suicidio...oppure anche sparizione,come nel caso di Roberta Ragusa),si vedono portare via la mamma da un momento all'altro.
Spesso si dice:" Vabbè è un bambino,ha tante risorse e poi è piccolo....crescendo non se la ricorderà neppure e per lui sarà tutto più facile".
Invece non è così...la sofferenza di Massimo bambino (e poi anche adulto),il suo senso di inadeguatezza si evincono da ogni singola frase del libro,che mi ha commosso fino alle lacrime.

Quello che l'autore ci fa capire è che un bambino che perde la mamma,non ha ancora le risorse necessarie per metabolizzare l'evento e tenderà a colpevolizzarsi per l'accaduto ("se n'è andata perchè mi sono comportato male e non mi voleva più bene"),a sentirsi sbagliato e differente dagli altri e,soprattutto,tenderà a "mitizzarla" e idealizzarla.

Sarà solo scoprendo che in realtà anche la sua mamma era un essere umano,con le sue debolezze,le sue fragilità,i suoi limiti ed i suoi errori,che l'autore riuscirà finalmente a uscire da quella sorta di limbo in cui si era rinchiuso per circa 40 anni ed iniziare a vivere veramente e pienamente.

IL MIO VOTO: * ECCELLENTE! * Si va ad annoverare fra i miei libri preferiti!

LO SCRITTORE:


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