martedì 2 luglio 2013

"L'eleganza del riccio" -L'elegance du herisson- Muriel Barbery (2006)










LA TRAMA:


Siamo a Parigi in un elegante palazzo abitato da famiglie dell’alta borghesia.
Dalla sua guardiola assiste allo scorrere di questa vita di lussuosa vacuità la portinaia Renèe, 
che appare in tutto e per tutto conforme all’idea stessa della portinaia:
grassa,sciatta,scorbutica e teledipendente.
Invece,all’insaputa di tutti,Renèe è una coltissima autodidatta,che adora l’arte,la filosofia,la musica,la cultura giapponese.
Poi c’è Paloma,la figlia di un ministro ottuso.
Dodicenne geniale,brillante e fin troppo lucida che,stanca di vivere,ha deciso di farla finita (il 16 giugno,giorno del suo tredicesimo compleanno,per l’esattezza).
Fino ad allora continuerà a fingere di essere una ragazzina mediocre e imbevuta di sottocultura adolescenziale come tutte le altre.
Due personaggi in incognito,quindi,diversi eppure accomunati dallo sguardo ironicamente disincantato,che ignari l’uno dell’impostura dell’altro,si incontreranno grazie all’arrivo di monsieur Ozu,un ricco giapponese,il solo che saprà smascherare Renèe e il suo antico,doloroso segreto.

IL MIO GIUDIZIO:


Titolo intrigante che mi ha sempre colpito.
Successo letterario di qualche anno fa (anche se non è detto che un successo letterario corrisponda all’alta qualità…vedasi l’apoteosi del nulla delle “50 sfumature di grigio”).
Pareri assolutamente contrastanti:
“Di una pesantezza e una spocchia uniche” mi ha detto la moglie del mio dentista.
“Un piccolo capolavoro letterario” il commento di una mia amica.
Tutto ciò mi ha spinto a leggere questo libro,che mi ha conquistato fin dalle prime pagine.

E’ vero che l’autrice si pavoneggia un po’ nel mostrare il suo sapere filosofico/letterario ma le 2 protagoniste sono irresistibili…sarà che per tanti versi mi sento come loro,ma non le ho trovate assolutamente snob,bensì 2 voci fuori dal coro che non si uniformano alla massa e per questo vengono considerate “diverse”.

Renèe,la portinaia cinquantenne bruttina e sciatta,con un’indole intellettuale e una profonda cultura,che,a suo dire,ben poco si confanno con il suo mestiere e perciò vengono,dalla stessa,tenute ben nascoste agli altri condomini dell’elegante palazzo in cui presta servizio.

Paloma,la dodicenne di buona famiglia che in quel palazzo vi abita,così sensibile e introspettiva da risultare cinica,che guarda con disincanto alla sua superficiale famiglia e al mondo tanto frivolo che la circonda e che medita di suicidarsi nel giorno del suo 13°compleanno,per mettere fine a tutto questo niente in cui non riesce ad adattarsi.

2 personalità diverse ma allo stesso tempo simili…2 anime gemelle,come riconosceranno esse stesse al termine della narrazione,che per tanto tempo,per quanto vicine fisicamente, vivono la loro vita su binari paralleli.

Sarà l’arrivo di un nuovo inquilino,il gentile signor Kakuro,a far avvicinare le due donne e,in un certo senso,a farle “sbocciare”,apprezzandole per la loro indole e notando in loro le qualità che nessuno è mai riuscito davvero a vedere.

E’ proprio questo il leivmotiv che impermea tutta l’opera:la superficialità con cui,al giorno d’oggi,tendiamo a giudicare gli altri,ad affibbiare etichette senza andare a fondo nelle situazioni:
portinaia=donna ignorante e sciatta da non tenere di nessun conto
ragazzina dodicenne di buona famiglia= bimbaminkia interessata solo allo shopping,ai cellulari e alle amiche.
“L’occhio percepisce ma non scruta,crede ma non interroga,recepisce ma non indaga,è privo di desiderio e non persegue nessuna crociata” dice infatti Renèe a un certo punto.
Quindi,la presunta spocchia delle protagoniste,altro non è che una grande profondità d’animo che non ritrovano nelle altre persone,che le fa sentire estranee e fuori luogo fra i loro simili (ah quanto le capisco!!!) e che le porta a rinchiudersi in un mondo tutto loro,fatto per lo più di arte,cultura,musica e letteratura.
Non a caso,la mamma di Paloma rimprovera spesso alla figlia di “nascondersi”,mentre considera Renèe giusto come un componente d’arredeamento del palazzo,senza darle il benché minimo segno di riconoscimento a livello umano.

E ora veniamo alla nota dolente:il finale.
Così come l’incipit,anche la conclusione di un libro gioca molto sul giudizio che poi avremo di esso.
E,probabilmente,un happy end della serie “e vissero tutti felici e contenti” avrebbe reso un po’ banale un romanzo che assolutamente banale non è.
Però a me,questo epilogo “da riccio” (per restare in tema con il titolo :) ) ha lasciato un po’ con l’amaro in bocca.
In realtà non avrei saputo cosa aspettarmi…forse semplicemente una trasformazione della protagonista da crisalide in farfalla…e un punto interrogativo su quello che avrebbe potuto essere…
Ma questo finale che mi ricorda molto una nota e bellissima canzone di De Andrè proprio non me lo aspettavo.

Oltre a evitare la banalità di un finale scontato,cos’altro voleva dirci la scrittrice?
Che non c’è possibilità di riscatto per chi nasce sotto una cattiva stella o con meno possibilità rispetto agli altri?
Oppure il destino di Renèe è una sorta di “purificazione” che consentirà alla sua alter ego in miniatura,Paloma,di vivere un’esistenza  diversa,sempre nel rispetto della sua indole riservata e introspettiva,ma con uno sguardo aperto sul mondo e sugli altri…perché c’è sempre qualcuno pronto ad accettarci ed amarci per quello che siamo e la vita è piena di piccole sorprese tutte da assaporare,basta solo saper trovare un “sempre nel mai”.

IL MIO VOTO:  * ECCELLENTE! *


LA SCRITTRICE:
 







 


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