sabato 3 agosto 2024

"L'età fragile" Donatella Di Pietrantonio (2023)

 





LA TRAMA:
Non esiste un’età senza paura. Siamo fragili sempre, da genitori e da figli, quando bisogna ricostruire e quando non si sa nemmeno dove gettare le fondamenta. Ma c’è un momento preciso, quando ci buttiamo nel mondo, in cui siamo esposti e nudi, e il mondo non ci deve ferire. Per questo Lucia, che una notte di trent’anni fa si è salvata per un caso, adesso scruta con spavento il silenzio di sua figlia. Quella notte al Dente del Lupo c’erano tutti. I pastori dell’Appennino, i proprietari del campeggio, i cacciatori, i carabinieri. Tutti, tranne tre ragazze che non c’erano più. Amanda prende per un soffio uno degli ultimi treni e torna a casa, in quel paese vicino a Pescara da cui era scappata di corsa. A sua madre basta uno sguardo per capire che qualcosa in lei si è spento: i primi tempi a Milano aveva le luci della città negli occhi, ora sembra che desideri soltanto scomparire, si chiude in camera e non parla quasi. Lucia vorrebbe tenerla al riparo da tutto, anche a costo di soffocarla, ma c’è un segreto che non può nasconderle. Sotto il Dente del Lupo, su un terreno che appartiene alla loro famiglia e adesso fa gola agli speculatori edilizi, si vedono ancora i resti di un campeggio dove tanti anni prima è successo un fatto terribile. A volte il tempo decide di tornare indietro: sotto a quella montagna che Lucia ha sempre cercato di dimenticare, tra i pascoli e i boschi della sua età fragile, tutti i fili si tendono. Stretta fra il vecchio padre così radicato nella terra e questa figlia più cocciuta di lui, Lucia capisce che c’è una forza che la attraversa. Forse la nostra unica eredità sono le ferite.


IL MIO GIUDIZIO:
Per comporre questa opera, la Di Pietrantonio si è ispirata a un fatto di cronaca realmente accaduto il 20 Agosto 1997 sul Monte Morrone, nell'Appennino Abruzzese (meglio conosciuto come l'omicidio del Morrone che, per certi versi, ricorda un po' il delitto del Circeo), quando 3 giovani ventenni padovane, due sorelle e una loro amica, furono aggredite da un pastore macedone a cui avevamo chiesto indicazioni per raggiungere un rifugio di montagna, avendo smarrito il sentiero. Dopo un tentativo di violenza sessuale ne uccise due, la terza si salvò fingendosi morta e poi riuscendo a scappare. Ovviamente la storia è stata romanzata, sono stati modificati i nomi, i tempi ed i luoghi ma tanti piccoli dettagli sono stati riportati senza essere alterati, ad esempio la foto delle vittime, scattata pochi giorni prima della tragedia, è stata descritta nel libro esattamente così com'è nella realtà.

La protagonista de "L'età fragile" è Lucia, che ha 50 anni, vive a Pescara, fa la fisioterapista e, da pochi mesi, è separata da Dario; i due si sono fidanzati dopo "il fatto" (esattamente come l'unica superstite della strage del Morrone, che aveva conosciuto il suo attuale marito durante quella tragica vacanza). Lucia e Dario hanno una figlia, Amanda, di 20 anni che si è trasferita a studiare a Milano ma, complice il periodo del Covid, rientra a Pescara per trascorrere il lockdown con la madre. In realtà il lockdown è solo una scusa: Amanda, in seguito a uno scippo subito nella città lombarda, senza essere stata soccorsa e aiutata da nessuno, ha perso entusiasmo per la vita e fiducia nel mondo, è diventata diffidente e ansiosa e ha deciso di interrompere gli studi. Lucia si trova quindi di fronte a una ragazza apatica, lavativa e scontrosa, che si trascina inerme dal letto al divano senza nessuno stimolo né obiettivo. Non sa cosa fare per scuoterla da questo torpore. Lucia sa bene, avendolo sperimentato sulla propria pelle, che "l'unica nostra eredità sono le ferite" e ripensa che, quando è avvenuto "il fatto", lei aveva la stessa età di Amanda.

Con un flashback ci riporta, così, indietro nel tempo, all'Agosto del 1992, e a quell'ultima estate spensierata con Doralice, la sua migliore amica, figlia del migliore amico di suo padre. I genitori di Doralice gestivano un campeggio su un terreno di montagna chiamato Dente del Lupo, che era di proprietà dei genitori di Lucia. Il 28 Agosto, con la stagione che stava ormai per giungere al termine, Lucia decide di trascorrere una giornata al mare con gli amici "di città", senza invitare Doralice, di cui un po' si vergogna perché troppo grezza e montanara. La sera stessa Doralice scompare e, insieme a lei, due sorelle modenesi sue coetanee che soggiornavano al campeggio, Virginia e Tania. Partono subito le ricerche e i cadaveri delle due sorelle vengono rinvenuti nel bosco, uccise da dei colpi di arma da fuoco, sul corpo di Virginia sono presenti anche segni di violenza sessuale. Di Doralice nessuna traccia. Viene ritrovata soltanto il giorno seguente, ferita, sotto shock ma viva: dopo il primo colpo di pistola si è finta morta ed è riuscita a fuggire. Grazie alla sua preziosa testimonianza, l'assassino, un pastore straniero che viveva solitario sui monti della zona, viene rintracciato, processato e condannato. Quell'estate, inesorabilmente e drammaticamente, mette fine alla loro gioventù e alla loro leggerezza: "Eravamo giovani ma non invincibili. Eravamo fragili. Scoprivo da un momento all'altro che potevamo cadere, perderci e persino morire." Mette fine, però, anche alla loro amicizia: Lucia si sente in colpa per essere andata al mare senza invitare Doralice: se lo avesse fatto, niente sarebbe accaduto. 
Doralice, dal canto suo, si sente in colpa per essere sopravvissuta, per l'istinto di sopravvivenza che l'ha fatta scappare mentre il pastore uccideva le sue amiche e perché, se quella sera non fosse passata a salutarle al campeggio, proponendo loro una passeggiata nel bosco, non sarebbero morte. 

Lucia torna poi ai giorni nostri: adesso è lei la proprietaria del Dente del Lupo, suo padre glielo ha ceduto, e deve decidere cosa farne e, soprattutto, se accettare l'offerta che certi speculatori edilizi le hanno fatto, per acquistare il terreno e costruirci un resort di lusso. Le entrerebbero in tasca molti soldi ma questo significherebbe allontanare tutti i pastori che fanno pascolare i loro greggi nella zona. 
Senza volerlo, sarà proprio la questione della vendita del Dente del Lupo, a risvegliare in qualche modo l'animo di Amanda.

Della Di Pietrantonio, qualche anno fa, avevo letto "L'Arminuta" che mi era piaciuto veramente tanto. Ho apprezzato anche questo ultimo romanzo, vincitore del Premio Strega 2024 fra l'altro, per il suo stile asciutto ma scorrevole e coinvolgente, qualcosa a metà fra un poliziesco e un articolo giornalistico. Però, arrivata a fine lettura, è come se ci fosse qualcosa di incompiuto, alcuni personaggi (ad esempio Rubina, la vicina di casa) sono soltanto abbozzati mentre la figura di Amanda non si comprende del tutto: è presente nella narrazione ma è sfuggente, è come se non ci fosse. Oltre al punto di vista di Lucia, sarebbe stato interessante, secondo me, avere anche quello della figlia. 



IL MIO VOTO:
Ispirandosi a un fatto di cronaca realmente accaduto sul monte Morrone nel 1997, la Di Pietrantonio, con uno stile crudo e asciutto, ci accompagna nei meandri della fragilità umana dove, basta un niente, una minima deviazione di percorso, un capriccio del caso e tutto può inesorabilmente cambiare. Opera coinvolgente, ma non un capolavoro. Ho nettamente preferito "L'Arminuta".




L'AUTRICE:







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