venerdì 30 agosto 2019

"Arcodamore" Andrea De Carlo (1993)




LA TRAMA:
Dopo il fallimento del suo matrimonio, Leo Cernitori, fotografo, evita qualsiasi coinvolgimento emotivo.
Lo si vede nelle foto che fa, nella qualità delle relazioni che intreccia con le donne conosciute.
Ma, in una Milano sbigottita per le rivelazioni di Tangentopoli, Leo incontra Manuela.
Lei è una strana ragazza, indossa jeans e giacche in pelle, suona l'arpa in orchestre classiche ma frequenta discoteche afro.
E lui si farà travolgere in un vortice di musica, dolore, desiderio, paura.
Percorrendo l'arco di un amore, difficile ma profondo, doloroso ma autentico, si fa strada l'analisi e la rappresentazione di quei sentimenti che continuamente gli uomini e le donne di oggi tentano di nascondere anche a loro stessi.



IL MIO GIUDIZIO:
Dopo "Due di due" e "Una di Luna", torno nuovamente a cimentarmi con questo noto autore, da me,
in passato, volutamente snobbato, e invece davvero molto competente.

Questa volta la storia è ambientata fra Milano e Ferrara, nei primi anni '90, 
quando era appena iniziato lo scandalo di Tangentopoli e quando i cellulari erano ancora fantascienza e, per restare in contatto, bisognava usare i buoni, vecchi telefoni fissi.

Leo Cernitori è un fotografo quarantenne, separato e padre di due figli.
Ha lasciato la moglie, un paio di anni prima, stanco del menage coniugale e, da quel momento, 

Peter Pan un po'troppo cresciuto, è come sospeso in una bolla di sapone: 
vive alla meno peggio nel suo studio, dormendo su un letto pieghevole e si barcamena fra un'avventura e l'altra, tutte con ragazze giovanissime,poco più che adolescenti.

Un giorno, però, incontra Manuela, arpista trentenne molto particolare ed affascinante.
Una Donna con la D maiuscola ma con un passato tormentato e pieno di segreti.
Con lei conoscerà quello che si può definire l'"amour fou", che lo trascinerà in un vortice di passione, delirio e follia.

I due protagonisti, di primo acchito, possono sembrare dei personaggi un po'stereotipati e portati all'eccesso ma, in realtà, sono terribilmente autentici:
lei parossisticamente così volubile da raggiungere i tratti del bipolarismo;
lui emotivamente ancora immaturo, nonostante l'età, con la voglia di innamorarsi davvero ma, allo stesso tempo, con la paura di 
farlo, per il timore che tutto, un domani, possa finire.

Così come si evince dal titolo, infatti, in questa opera l'amore viene metaforicamente rappresentato come un arco in cui, una volta raggiunto il picco massimo, inizia inesorabilmente la discesa verso il basso.

E Leo sembra quasi rifiutarsi di voler arrivare sulla vetta, di godersi il paesaggio che si vede da lassù, solo perché ci potrebbe essere, poi, un ipotetico declino.


Autore eclettico (come dicevo prima, questa è la sua terza opera che leggo e, in ogni libro, ha sempre affrontato una tematica differente) e mai banale, 
ti coinvolge da subito col suo stile fresco e diretto, trascinandoti dentro al racconto, 
tenendo sempre alta l'attenzione, fino a farti perdere la cognizione del tempo e della realtà.
E questo è proprio ciò che cerco in un romanzo!







IL MIO VOTO:
Un'avvincente storia d'amore, non sdolcinata né strappalacrime.
De Carlo riesce a dare a ogni sua narrazione un tocco di originalità e introspezione, 

scandagliando l'animo dei protagonisti della vicenda, oltre che raccontandoci le loro vicissitudini.
Consigliato!




LO SCRITTORE:



1 commento:

Alessandro Venturi ha detto...

Sono rimasto molto deluso dal libro. Ho letto "due di due" sempre di De Carlo e qui non siamo minimamente a quei livelli... Storia banale, senza sostanza. Si spera sempre in un qualcosa che non arriva mai. Un amore borderline di due casi patologici...a parte questo il nulla. Rimane soltanto la capacità dell'autore di scrivere bene, che fa che nonostante tutto il libro scorra e si legga anche piacevolmente. Peccato per tutto il resto.