mercoledì 24 luglio 2019

Frasi dal libro "Una di Luna" di Andrea De Carlo

La sua sensibilità estrema,la sua propensione a buttarsi allo sbaraglio per poi sentirsi vittima di orribili ingiustizie.

Non è mai stato uno che riesce a riconoscere le persone sbagliate prima che gli abbiano fatto dei danni.

Chiunque mangiasse un suo piatto poteva percepire la pulizia,l'accuratezza,l'ordine della preparazione,senza avere la minima idea degli squilibri che si nascondevano dietro quell'ordine.

A essere onesta mi aspettavo tutto quello che non avevo mai avuto da lui,in pratica.
L'attenzione,la sincerità,la voglia di capirmi e di farsi capire.

E'una comunicazione stancante,frustrante,dove non fai in tempo a illuderti e già la delusione ti arriva addosso come una doccia fredda.

Il fatto è che è davvero carino,squisito e ospitale,con chi gli piace e quando ne ha voglia,il che non gli impedisce di continuare a considerarsi in guerra contro il 99% della popolazione mondiale.

Se sono ancora qui lo devo alla passione per quello che faccio e all'idea che ci possa sempre essere una bella sorpresa dietro l'angolo,anche quando non te l'aspetti per niente.

E' nei "non luoghi" che ti accorgi meglio della vita sbagliata che ti sta succedendo,della lentezza con cui ti scorre il sangue,dell'aria che ti entra nei polmoni senza abbastanza ossigeno.

Nessuno riesce mai a cambiare,ma semplicemente si rivela nel tempo per quello che è davvero.

Non sto cercando di fare psicologia spicciola:è lui che ti costringe a cercare interpretazioni a comportamenti altrimenti inspiegabili,con la sua totale reticenza.

L'unico modo che ho di non sottostare alla sua prepotenza è fare la mia vita,stabilire una distanza fisica (mai abbastanza grande),ricordarmi che sono adulta e indipendente,riempirmi la testa di altri pensieri.

Ci avevo messo 12 anni (in realtà anche meno) di tentativi quotidiani,prima di capire che contro l'egoismo,l'incuranza e i sentimenti annacquati c'è ben poco da fare.

Il suo egocentrismo patologico gli impedisce di comprendere le conseguenze sugli altri dei suoi gesti e delle sue parole,non c'è niente da fare.

...già stufa,ancora una volta,di fare quella che pensa che il mondo sia meglio di come è davvero.

Molto gratificante,essere venerati da un imbecille.

E'raro che non mi senta almeno un pò sbagliata.

Non mi è mai capitato di incontrare uno che riesca a imparare dai propri errori meno di lui.
Pensavo che è questo il suo tratto di carattere che mi ha sempre minata alla basi,più ancora degli altri:la sua disposizione non solo ad andare dritto verso l'abisso senza ascoltare nessuna voce ragionevole,ma,una volta caduto nell'abisso e trascinatosi fuori con le ossa rotte,ad andare dritto verso un nuovo abisso.

Ma forse c'è un filo del destino o una predisposizione insopprimibile che ti tira dove vuole malgrado quello che tu puoi pensare di scegliere e decidere.

"Cosa è per te la magia?"
"La sorpresa.La gioia inaspettata."

C'era questo continuo flusso di sensazioni fra me e lui che mi preoccupava e mi faceva una specie di solletico.

Sei sensibile e forte e questo è ben raro.

"Mi ero stufata di me,Mi capita spesso di stufarmi di me,un giorno su due,quasi..."
"Davvero? Ho sempre pensato che fosse una cosa solo mia,una delle tante che non mi fanno mai sentire del tutto adatta al mondo"

Avevo una nostalgia insopportabile della mia camminata notturna con lui attraverso Venezia,dei nostri gesti,dei nostri sguardi,delle nostre parole,della nostra affinità sorprendente ed esaltante,dei nostri abbracci e dei nostri baci.

Un pò mi faceva pena e me l'aveva sempre fatta,per la sua fragilità emotiva di fondo,per il modo che aveva di barricarsi dietro i suoi limiti.

Mi era tornato in mente la sua sceneggiata ricorrente sulle cose che si era aspettato da me e che non gli avevo dato:la laurea,il matrimonio,il figlio e chissà cosa altro.
Come se lui non mi avesse delusa sistematicamente da quando ero in grado di ragionare.
Ho pensato che la delusione,provocata e ricevuta,è un motivo ricorrente nella mia vita.

L'ultima cosa di cui avevo bisogno a quel punto della mia vita,era mettermi a inseguire uno che appare e scompare.

Avevo bisogno di smetterla una volta per tutte di aspettarmi da mio padre quello che non mi avrebbe mai dato.
Smetterla di fare la bambina bisognosa di riconoscimenti e legittimazione.
Avevo bisogno di migliorare il mio equilibrio e la mia autosufficienza.
E di andare oltre.

Quando mi sorride,però,le mie difese si smontano,insieme alle ragioni per essermi costruita delle difese,e sono di nuovo lì,tutta comprensiva e protettiva,tutta spirito di assistenza.

Ogni tanto si lascia andare ad affermazioni enfatiche secondo cui sarei la ragione della sua vita.
Lo pensa davvero,probabilmente,ma non ha gli strumenti per occuparsi di nessuno,al di fuori di se stesso.

Per anni sono stata disposta a tutto pur di conquistarlo,anche a inoltrarmi nel suo territorio mentale maschile fatto di prepotenza e insicurezza,come poi ho fatto con gli altri uomini.
E non ha mai funzionato,nè con mio padre nè con gli altri,perchè appena finita la condivisione del match di boxe o dell'analisi politica o delle considerazioni economiche e della stupida battuta,lui e gli altri tornavano a rinchiudersi dentro i loro involucri dominati da smanie di affermazione sul mondo.
E io restavo fuori,una femmina troppo comprensiva e troppo attenta che alla fine diventa una gran rottura di scatole.
Però,adesso,chi si era rotta le scatole ero io.
E se un uomo voleva davvero avere a che fare con me doveva venire lui sul mio terreno,non viceversa.

Con il suo sistematico negarle un ruolo l'ha spinta sempre di più verso la Luna,c'è poco da lamentarsi adesso che lei ci passi gran parte del tempo.

Mi sembra di vedermi dal di fuori,seduta lì tra di loro:
il frutto della combinazione di due nature incompatibili,con i punti deboli di entrambi.
La figlia unica che a 40 anni non si può più considerare una ragazza, eppure non riesce neanche a vedersi come una donna,perchè non ha niente della maturità o della soddisfazione di sè o della rassegnazione o della progenie,o del decadimento fisico (per fortuna,per ora) che di solito definiscono una donna.

Mi sono venute in mente tutte le volte che mi sono ripromessa di fare di tutto pur di non diventare come mia madre o come mio padre.
Non saprei dire cosa io sia diventata esattamente,però mi sembra di non essere come loro, e forse almeno questo posso considerarlo un minimo successo personale.

Forse sono finalmente riuscita a togliermi dalla fase dei confronti,delle rivendicazioni e delle affermazioni di principio.
Forse sto finalmente cominciando a essere quella che voglio essere,invece di quella che avrebbe voluto mio padre.

Mi andava benissimo l'instabilità,se l'alternativa erano la noia,la ripetizione e l'assenza di gioia.
Del resto ci sono abituata da sempre,tutto il mio sistema emotivo poggia su basi instabili.


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