mercoledì 10 gennaio 2018

Frasi dal libro "Il buddista riluttante" di William Woollward

Mi sono avvicinato al buddismo armato di un acuto scetticismo riguardo alla sua possibile integrazione e rilevanza in un contesto occidentale moderno.
Adesso sono convinto del grande valore che può rivestire nella vita di chiunque,in qualsiasi parte del mondo.
Considero quell'iniziale scetticismo come il mio miglior requisito per la stesura di questo libro.

I sociologi affermano che la felicità è qualcosa che va molto oltre la mera sicurezza economica.
Adesso abbiamo più di quanto avessimo in passato:più comodità,più vacanze,più divertimenti,più partners,più cibo,più case,più salute...tutto tranne che una felicità maggiore.

Il buddismo va inteso come un insegnamento legato alla vita quotidiana.

"Il buddista riluttante"parla di felicità e di come imparare,in modo pratico,a costruire una vita migliore e più soddisfacente,sia per sè sia per gli altri,indipendentemente dalle circostanze.

Il buddismo insegna che la felicità non si ottiene per caso,ma per scelta e che tutti possiamo imparare a fare questa scelta.

Avevo sopportato il dolore e avevo tirato dritto.
Non conoscevo altro modo per gestire la sofferenza.
Prendevo la vita come veniva,preoccupandomi per i problemi che mi poneva e cercando di godere il più possibile dei momenti belli.

Non volevo far parte di un gruppo specifico che potesse influenzare anche di poco quella che consideravo la mia personalità.
Soprattutto non credevo che la pratica buddista avesse un qualsiasi effetto duraturo sul modo in cui vivevo e su come percepivo la vita.
Come avrebbe potuto?
Come poteva una pratica così...strana e apparentemente senza senso,con il suo ripetitivo cantilenare,cambiare la mia vita dall'interno?
E' difficilissimo ottenere dei profondi cambiamenti nella vita.

La vera essenza del buddismo sta nell'insegnare a se stessi l'arte di vivere felicemente.

Spesso si rende meglio l'idea di una cosa qualsiasi,descrivendo quello che non è piuttosto che quello che è.

Il buddismo nega esplicitamente l'esistenza di una forza creativa al di fuori della vita stessa.
Ne consegue che anche i Budda sono normali esseri umani.
Possono essere straordinari per via della loro saggezza e della profondità delle loro intuizioni o per la capacità di guidare gli altri,ma non gli si attribuiscono poteri o parentele divine,nè dichiarano di avere una linea di comunicazione preferenziale con Dio.
Tutti gli esseri umani hanno latente dentro di loro la Buddità.

Il buddismo essenzialmente rafforza il potere della persona,insegnandole a usare tutte le risorse a disposizione,sia spirituali ,sia intellettuali per creare valore tanto nella propria vita quanto in quella degli altri e per aumentare,se così vogliamo dire,la somma totale di felicità.

Poichè il buddismo non ha a che fare con Dio o altre divinità,dobbiamo stare attenti a come usiamo o a come reagiamo ai termini "fede" e "preghiera".
Non essendoci un Dio in cui credere o a cui rivolgere le preghiere,il buddismo non ha barriere e non esclude niente e nessuno.
Arriva a includere il rapporto dell'uomo con se stesso,e poi con la società,il rapporto della società con l'ambiente circostante e quello dell'ambiente con l'universo.

Il buddismo non è moralista,nel senso che non ci sono dogmi o comandamenti stilati da un'autorità esterna per stabilire come si deve vivere.

Al cuore del buddismo c'è la profonda convinzione che non ci sia una netta separazione tra bene e male.
Forze positive e forze negative,bene e male sono sempre presenti in tutto.
Dobbiamo riconoscere la negatività per quello che è e questo è il primo passo per poterla allontanare dalla nostra vita e procedere in una direzione più positiva e ricca di valore.
E' un compito difficile perchè la nostra negatività innata è estremamente persuasiva e convincente,e per di più è sempre presente.

Il buddismo non è basato sul rigore bensì sull'osservazione.

Il buddismo si propone di definire quelle che possono essere ritenute le leggi spirituali universali:
i principi che regolano il pensiero e il comportamento umano.
Essenzialmente afferma:è la tua vita.
Solo tu puoi viverla e nessun altro può farlo al posto tuo.
Quindi sei il solo responsabile per il modo in cui risolvi i problemi.

Siamo totalmente responsabili per le cause poste e anche totalmente responsabili per gli effetti che,prima o poi,nel modo e nel momento più adatto,si manifesteranno.

Il buddismo dice che dobbiamo cercare le cause dentro di noi perchè le troveremo certamente lì.
E se le cause sono dentro di noi ci sono anche le soluzioni.

Buddismo significa soprattutto intervenire concretamente sul modo di vivere la propria vita piuttosto che semplicemente ragionarci su.
Quindi stimola di continuo l'individuo a uscire dal proprio guscio per cercare modi diversi di sviluppare e realizzare il proprio potenziale e di creare valore nella propria vita e in quella degli altri.
E'basato sulla fiducia in se stessi.

La coscienza è soltanto la manifestazione superficiale della nostra psiche.
E'come la punta visibile di un icerberg,la maggior parte del quale rimane sommersa.

L'uomo ha la libertà e le risorse necessarie per scegliere e prendere in mano la propria vita,purchè accetti senza riserve le responsabilità che da quelle stesse scelte derivano.

Il buddismo parla di trasformare la società nel solo modo in cui può essere perseguito un profondo cambiamento,cioè dal basso verso l'alto,trasformando le singole vite individuali attraverso la rivoluzione umana,individuo per individuo.

Le cose raramente sono quelle che sembrano e forse non lo sono mai.

Non c'è nulla di immutabile,tutto è in continuo cambiamento.
Einstein una volta disse che tutto questo era assurdo,ma ciò non toglie che le cose stiano così.

Il mondo è lo stesso di sempre,ed è solo il modo in cui lo percepiamo che è mutato,ma questo cambiamento influisce profondamente sul modo in cui ci comportiamo,con noi stessi e con gli altri.

Tutto,nella nostra vita è guidato dalle nostre sensazioni,per cui una percezione errata derivante da una prospettiva ristretta porterà ad azioni del tutto inappropriate.

Il buddismo in realtà traccia 3 cerchi concentrici intorno alla vita e mette noi al centro.
Poi ci sono gli altri,ovvero la società nel suo insieme e,nell'anello più esterno,l'ambiente universale.
Il buddismo sostiene che tutti e 3 i cerchi sono interconnessi tra di loro e che nessuno dei 3 è completo senza gli altri.
Per vivere una vita ricca e felice dobbiamo essere connessi tutti e 3,il che significa che dobbiamo rispettare la nostra vita,sostenere la vita degli altri e proteggere e preservare l'ambiente fisico che a sua volta sostiene tutti.

Difficoltà e sfide sono indispensabili per il raggiungimento di un autentico benessere e per la vera felicità,perchè forniscono il solo mezzo disponibile per tirar fuori il meglio di noi stessi,per diventare individui più forti,più felici,più determinati e ottimisti.

Il buddismo sostiene che il fatto che il problema sia causa di sofferenza o sia fronte di crescita personale dipende essenzialmente dal nostro atteggiamento verso di esso.
E il modo in cui scegliamo di reagire alle difficoltà determina l'essenza della nostra vita.

I problemi sono parte integrante della vita su questo pianeta esattamente come la legge di gravità,e proprio come le mele cadono sempre verso il basso,così la vita umana è piena di difficoltà.
Il buddismo non consiste nel fuggire dalla realtà,o nel trovare conforto per gli scossoni e la preoccupante complessità della vita moderna in qualche santuario meditativo interiore.
Nè si basa sullo stoicismo,vale a dire imparare a sopportare con coraggio le difficoltà e a mantenersi calmissimi diversamente da tutti gli altri attorno a noi.
Niente di tutto questo,e neanche niente di simile.
Forse buddismo significa soprattutto mettersi alla prova.

Alla base del buddismo sta il concetto che sebbene non si possa cambiare l'essenza intrinseca della vita,piena di sfide e di difficoltà,è possibile cambiare il nostro atteggiamento nei confronti di quelle stese sfide.
Un diverso atteggiamento è fondamentale per ottenere un diverso risultato.

La pratica buddista è incentrata essenzialmente sull'ottenere quel cambiamento di atteggiamento grazie a una nuova fonte di energia e di determinazione.

Lo scetticismo è un guerriero forte e ingegnoso,che non si arrende facilmente e che è abituato a resistere fino alla fine.

Il buddismo era una cosa che tenevo per me.
Ero una specie di buddista in incognito perchè non sapevo dove mi stava portando.

I buddisti solitamente si incontrano a casa di uno di loro per discutere un tema che riguarda la vita di tutti i giorni secondo il punto di vista del buddismo.
Tanto per cominciare io non volevo fare parte di un gruppo.

Andavo avanti per un impegno preso più che altro con me stesso,perchè dal mio punto di vista non potevo segnalare nessun cambiamento di rilievo,in nessun campo della mia vita.
Non capivo che era giusto così,in quanto è impossibile registrare minuziosamente i cambiamenti della vita.
E'come guardare crescere un albero:
giornalmente non si nota la minima differenza visibile,ma dopo un anno la crescita è evidente.

Con la pratica buddista provai una nuova sensazione di libertà e speranza.
Sentivo che potevo far emergere il mio vero io apertamente e non importava più quello che pensava la gente,purchè fossi sincero con me stesso: una sensazione meravigliosa.
Quello che era sembrato statico era stato,in realtà,un periodo di profondo cambiamento.
L'albero era fiorito.

Nonostante i problemi che affrontavo giorno per giorno,non mi sentivo schiacciato o sovraccaricato.
Il panico era sparito,così come la preoccupazione continua,ed erano stati sostituiti da un crescente senso di equilibrio che proveniva,almeno in parte,dalla pratica buddista giornaliera.
Avevo la netta sensazione di aver cominciato a salire da un profondo baratro.

Divenire,crescere,indebolirsi,svanire.
Formazione,continuità,declino,disintegrazione.
La sola variabile è il lasso di tempo del ciclo che oscilla dai pochi millesimi di secondo della particella subatomica alla durata della vita di un essere umano,di un albero,di una montagna e così via,fino ai molti milioni di anni che formano il ciclo vitale di una stella dalla sua nascita fino al declino e alla morte.
Tutto nasce,cresce,invecchia e muore.

Quando siamo deboli i nostri problemi sembrano enormi e ci sovrastano,
mentre se siamo forti i problemi sembrano rimpicciolirsi,perchè il punto fondamentale non è eliminarli dalla propria vita,che sarebbe un'illusione,ma diventare noi più grandi di loro.

La fede,in termini buddisti,non è diversa dalla determinazione o stima in se stessi con cui si può raggiungere qualsiasi obiettivo nella propria vita,per esempio sul lavoro,o nella carriera artistica o sportiva.

Pur non potendo cambiare l'essenza della vita,possiamo fondamentalmente trasformare il nostro atteggiamento nei suoi confronti,ed è proprio il nostro atteggiamento verso il dolore e i problemi che determina se possiamo o no fare della felicità il fulcro della nostra esistenza.

Discernere l'importante,dall'insignificante.

Non credere sulla fiducia:cerca una prova evidente.
Non è certo quello che si legge o quello che ci viene detto sul buddismo che ci convince della sua validità,bensì l'accumulo graduale di esperienze personali che ci dimostrano se esso ha un valore nella nostra vita.

Coraggio non significa audacia nè essenza di paura ma piuttosto superare la paura e la negatività che fanno parte della nostra vita.
Saggezza non indica le grandi intuizioni filosofiche ma una più profonda e accurata conoscenza di noi stessi,delle nostre forze e delle nostre debolezze e la capacità di capire gli schemi del nostro comportamento che sono causa di sofferenza,in modo da poter cominciare a cambiarli.
Compassione non è mai intesa come commiserazione per chi è meno fortunato di noi,ma è la capacità di vedere e comprendere la vera essenza della propria vita e di chi ci vive attorno.

Il buddismo è un percorso,un avanzamento più o meno costante,inframmezzato da momenti di pura regressione in cui ci si chiede:
"Che accidenti sto facendo?"

Mettici impegno e sicuramente vedrai i risultati.

La felicità non ci arriva addosso inaspettata.
Nè volerla equivale a ottenerla.
Dobbiamo imparare il metodo per raggiungerla,cioè accettare il materiale poco promettente e problematico di cui è fatta la vita e trasformarlo in materiale per la felicità.

In generale la nostra idea di felicità sembra essere legata a fatti esterni.
Succede qualcosa che ci va bene e siamo felici.
Ne succede un'altra che non ci va a genio e siamo infelici
Siamo come pezzi di sughero in balia delle onde.

Si tende più facilmente a vedere quello che ci manca piuttosto di quello che si ha.
Se non riusciamo a ottenere quello che hanno gli altri ci chiediamo che cosa c'è di sbagliato in noi.
Pensiamo di essere dei perdenti proprio perchè non disponiamo di ciò che occorre per avere successo nella vita.
Ciò si chiama "ansia da paragone".

Chi segue il buddismo di Nichiren è incoraggiato a recitare per qualsiasi cosa ritenga di aver bisogno,inclusi i benefici materiali.
Il fatto è che l'atto stesso di praticare farà inevitabilmente emergere la saggezza e la compassione necessarie a inquadrare quei desideri in un contesto di vita più ampio e completo.

Per quanto i desideri siano naturali ed essenziali per la vita e per quanto vadano incoraggiati,
credere che la felicità eterna possa essere conquistata dall'esterno come un oggetto è un'illusione che rende profondamente infelici.

Nessuno di noi vuole dei problemi.
Mai.
In fondo sappiamo che i problemi,le crisi,le difficoltà e le prove sono parte integrante della nostra esistenza ma,per qualche recondito motivo,ci aggrappiamo alla convinzione ben radicata,o forse alla speranza,che i problemi e le sofferenze siano eccezioni invece che la regola.
Il risultato è che la felicità viene definita come assenza di problemi.
E poichè la realtà ovviamente è che i problemi,le prove e le difficoltà di qualsiasi tipo continuano ad arrivare sempre,la felicità che cerchiamo continua a sfuggirci.

I problemi ignorati spesso ci ingigantiscono fino a sopraffarci.

Il presupposto fondamentale del buddismo è che tutto comincia dall'io.
Se c'è difficoltà in qualche aspetto della nostra vita,allora il posto dove cercarne la causa è all'interno della nostra vita.
Per quanto possa essere difficile da accettare cosa ha fatto sorgere il problema,è il vero significato del prendersi la responsabilità della nostra vita.
E il grande aspetto positivo di questo presupposto è che se la causa si trova dentro di noi,allora anche la soluzione è alla nostra portata.
Invece di pensare:"Se solo lui cambiasse",si comincia a pensare:"Che azione posso fare,cosa posso cambiare in me per risolvere il problema?"

Il presupposto del buddismo è rendere la vita felice così com'è,non come si vorrebbe che fosse.

La nostra felicità non dipende da qualcun altro.
Può scaturire solo dall'interno.

Se siamo deboli i problemi ci sovrastano e diventano insormontabili,un vero e proprio monte Everest da scalare.
Se siamo forti,rimpiccioliscono e diventano solo una prova che possiamo sfidarci di superare.

La sfida non sta nell'affrontare il problema ma ne diventare più forti,nel costruire una forza interiore tale da non farsi abbattere dall'insorgere delle difficoltà.
Più è grande il problema risolto,maggiore è l'ebbrezza provata.

Chiamiamole sfide e non problemi:
i problemi sono comunemente considerati negativi e deprimenti,mentre le sfide sono stimolanti ed edificanti.

Trasformare il veleno in medicina:
prendere una situazione difficile,o addirittura impossibile,e non limitarsi a sopportarla,ma trasformarla completamente in modo da creare valore e provare così soddisfazione.

Felicità non significa assenza di problemi ma piuttosto una percezione molto forte e stabile del valore che attimo per attimo la propria vita e quella di ogni altro essere umano.

Qualunque cosa tu decida,non smettere mai di praticare.
Quando trasformiamo la nostra vita in profondità certamente sorgono degli ostacoli e bisogna dar fondo a tutta la nostra determinazione per andare avanti.

Il nostro stato vitale,cioè l'insieme delle nostre emozioni,cambia continuamente durante la giornata,influenzato dallo scorrere continuo di pensieri all'interno e dalla sequenza di eventi che accadono all'esterno.


Gli stati vitali che attraversiamo di momento in momento influiscono su tutta la nostra vita,sulle nostre percezioni ed emozioni,su tutto ciò che pensiamo,sul modo in cui agiamo e perfino sul nostro aspetto,per non parlare del modo in cui l'ambiente ci risponde.

I 10 mondi sono stati mentali e tutti hanno un aspetto negativo e uno positivo.

Inferno.
L'inferno è lo stato di più grande sofferenza o depressione,spesso caratterizzato da una sensazione di inutilità.
L'aspetto positivo è che la sofferenza profonda può essere un fortissimo stimolo ad agire,in quanto ci costringe a tirar fuori la forza vitale che ci permette di risalire dal baratro in cui siamo precipitati.
L'Inferno è anche un grande maestro,nel senso che avendolo sperimentato di persona,siamo molto più capaci di capire e provare compassione,e quindi trovare il modo giusto per aiutare chi si trova nella stessa situazione.

Avidità.
L'avidità è essenzialmente uno stato di insoddisfazione più o meno permanente perchè si è perso il controllo dei propri desideri e delle proprie aspirazioni.
Si insegue un desiderio dietro l'altro e non si prova mai un senso di soddisfazione o appagamento.
L'aspetto positivo è l'enorme energia che se potesse essere incanalata non per fini egoistici ma per soddisfare i bisogni di chi,per vari motivi,è indigente,allora questa stessa avidità potrebbe realizzare il bene.

Animalità.
E' lo stato in cui si è spinti dall'istinto.
Coloro che agiscono secondo questa condizione vitale non si curano delle sofferenze o della preoccupazione inflitte alle persone che stanno loro attorno.
E'lo stato caratterizzato dall'assenza di umanità.
Nello stato di animalità non ci interessa se il nostro comportamento sia giusto o no,procediamo per la nostra strada senza curarci minimamente delle esigenze o dei sentimenti degli altri.

Collera.
La collera è lo stato in cui la vita è dominata dalle continue richieste di un ego troppo sviluppato,dal senso di superiorità rispetto agli altri.
A un livello più ampio,nella società,la collera intesa come superiorità dell'io sta alla base di un'intera gamma di ingiustizie,dal razzismo all'intolleranza religiosa,all'oppressione sui gruppi minoritari.
Ma può anche essere un grande motore per il successo.

Umanità.
E' lo stato vitale di calma e controllo.

Estasi o Cielo.
L'estasi rappresenta la felicità relativa,cioè un'ondata di allegria e gioia che proviamo quando otteniamo una cosa fortemente desiderata.
L'estasi ha vita breve,un repentino picco di gioia nel normale andamento della nostra vita.
Ma l'idea di un'estasi permanente è semplicemente illusoria.

Apprendimento.
L'apprendimento è il processo di studio,di mettersi nella posizione di incamerare il sapere e le intuizioni di altri per metterli in pratica nella nostra vita.

Realizzazione.
La realizzazione è il processo di riflessione ed esame interiore che ci permette di sfruttare la conoscenza acquisita o le esperienze vissute,per arrivare a un più alto livello di comprensione della vita.


Bodhisattva.
E' lo stato del prendersi cura degli altri.
Chi è cosciente dei propri bisogni fondamentali e si preoccupa del proprio benessere è in grado di prendersi meglio cura anche degli altri.

Buddità.
La buddità è una comprensione di maggiore spessore e intensità dell'andamento della nostra vita così com'è,in modo che tutto ciò che ci riguarda,anche le cose normali,quelle noiose e banali e persino quelle che portano sofferenze e difficoltà,possano essere vissute come felicità.

Abbiamo dentro di noi il potenziale per trasformare la disperazione del mondo di Inferno nella compassione del mondo di Bodhisattva o nella grande speranza e positività proprie del mondo della buddità.

Quello che si deve fare se vogliamo costruire una vita più felice è metterci all'opera per trasformare con la pratica gli aspetti negativi della vita in positivi.

Non c'è niente nel contesto della nostra vita che sia impossibile cambiare.
Quando sentiamo di aver toccato il fondo e apparentemente non abbiamo via d'uscita,possiamo tirare fuori dal nulla la speranza,l'energia e la forza vitale della nostra natura di Budda,per sfidare la situazione e cominciare immediatamente a cambiarla.
Possiamo sempre scegliere come reagire.

Non si può sviluppare forza interiore se non superando gli ostacoli.

La vera felicità non è l'essenza di sofferenza.
Il cielo non può essere sempre limpido ogni giorno.
La vera felicità sta nel costruire un io nobile e indomito.

Felicità non significa assenza di sofferenza ma,qualunque siano le difficoltà,non esserne minimamente turbati e trovare il coraggio e l'assoluta convinzione di riuscire a combatterla e a superarla. (Daisaku Ikeda)

Nessuno ci deve niente ed è nostro dover prendersi le responsabilità di quello che è la nostra vita.

Karma significa azione.
Karma quindi è la sequenza di azioni o meglio,la concatenazione di cause ed effetti che scorre nella nostra vita.
Rappresenta l'anello di congiunzione tra passato,presente e futuro.
Lega assieme tutte le azioni o le cause poste nel passato con gli effetti che hanno una forte influenza sulla nostra vita presente e che continueranno a farlo nel futuro.
Quindi,ogni azione compiuta porta a un'azione futura in una sequenza ininterrotta.
Questo è il nostro karma:la somma totale di tutte le cause e gli effetti generati nella nostra vita.

Noi creiamo il nostro karma in base al modo in cui noi stessi scegliamo di vivere.
Nessuno è responsabile del nostro karma all'infuori di noi stessi.
Non si ottiene nulla dall'incolpare gli altri,anzi può solo portare al ripetersi di eventi simili perchè in sostanza significa che,quali che siano i fatti accaduti,stiamo negando la nostra responsabilità e ci stiamo preparando a ripetere le stesse azioni.

Per ottenere un vero cambiamento dobbiamo cominciare a cambiare,con l'aiuto della pratica buddista,la tendenza vitale dominante che sta alla base dei nostri problemi.
In altre parole,dobbiamo cambiare dentro perchè,se non cambiamo dentro,la nostra tendenza vitale dominante attiverà la stessa tendenza dell'ambiente circostante,ovunque andremo.

Il karma è il risultato delle nostre azioni.per cui ne siamo totalmente responsabili e,di conseguenza,abbiamo dentro di noi il potere di cambiarlo.

Uno dei significati legati al processo della recitazione buddista è quello di far emergere.
Cambiare il karma significa far emergere,al meglio delle nostre capacità,la nostra natura di Budda.

Il buddismo insegna che tutti gli effetti accumulati in tutti i periodi di vita manifesta precedenti sono trasmessi alla prossima vita.

Il futuro si crea da questo momento in poi,con le cause che iniziamo a porre da adesso.
Nonostante la legge di causa ed effetto sia immutabile,nel senso che inevitabilmente sperimenteremo nel futuro gli effetti delle cause deleterie o nocive poste nel passato,le azioni che facciamo da ora in poi possono cambiare e alleggerire il modo in cui quegli effetti si manifesteranno nella nostra vita.

La pratica giornaliera,risvegliando e facendo emergere la nostra natura di Budda,ci allontana dal nostro io più meschino indirizzandoci verso un io più forte e determinato.
E'dunque nella dedizione entusiastica ed energica alla pratica giornaliera che si trova la chiave per cambiare il karma negativo.

Il buddismo dice che cercare solo la propria felicità personale non è abbastanza.
Nessun uomo è un'isola.
Non possiamo estraniarci da quello che succede agli altri,per quanto siamo profondamente convinti o tentiamo di convincerci che possiamo farlo.
La felicità eterna e duratura che tutti stiamo cercando può arrivare solo dall'adoperarsi ogni qual volta ne scorgiamo la possibilità,nel creare valore,fortuna e armonia,non solo nella nostra vita ma anche nella vita di quelli con cui entriamo in contatto.

La vita è vissuta in 3 regni,cioè noi,la società e l'ambiente.
Per condurre una vita piena e soddisfacente,dobbiamo costruire relazioni buone e solide in tutte le 3 aree.

Il rispetto è un pilastro fondamentale del pensiero buddista.
In sintesi sostiene che se vogliamo vivere in una società principalmente basata sul rispetto per l'individuo,allora noi per primi dobbiamo mostrare quel rispetto come qualità basilare di tutte le nostre relazioni e di tutti gli incontri,anche quelli occasionali.

Il buddismo è basato sulla libertà di scelta.
Perciò sostiene che anche il modo in cui viviamo una relazione è questione di scelte.
Abbiamo la possibilità di scegliere se percepire una particolare relazione in modo negativo o positivo.

Non siamo nè possiamo essere responsabili del comportamento degli altri,per quanto intimi possiamo essere,per quanto profondamente li possiamo conoscere e amare.
Possiamo essere responsabili solo per il nostro comportamento:
se siamo noi a soffrire,siamo noi a dover risolvere quella sofferenza.
La soluzione si trova solo dentro di noi,non dentro qualcun altro.
Altrimenti sarebbe come consegnare agli altri la responsabilità della nostra vita.
Siamo noi la sola persona di cui possiamo controllare gli schemi di pensiero e azione.
Se cerchiamo di cambiare gli altri,allora mi sa che dovremo aspettare a lungo.
Lo sforzo di far funzionare le cose,l'azione di cambiare quello che provoca dolore,sofferenza e continue difficoltà,deve scaturire da dentro di noi.

Succede spesso che la gente si trasferisca o cambi lavoro o partner per poi ritrovarsi sempre nella stessa situazione.Perchè?
Perchè ovunque andiamo ci troviamo a fronteggiare cause poste da noi stessi e non possiamo sfuggirle,non più di quanto possiamo sfuggire al nostro aspetto fisico.

La nostra capacità di essere felici è un problema di scelta:la nostra.
Non dipende e non deve dipendere da qualcuno o da qualcosa al di fuori di noi.
Neanche di chi ci sta più a cuore.
Dunque è compito nostro essere felici e dipende unicamente da come scegliamo di interpretare le circostanze e le vicissitudini della vita,gli alti e i bassi,i colpi e le batoste e di come scegliamo di reagire ad essi.

Essere responsabili della felicità di un'altra persona potrebbe diventare un carico enorme,capace di minare la relazione affettiva più salda.

La gratitudine può trasformare l'intero andamento della nostra giornata,e col tempo anche della nostra vita.

La negatività della nostra vita non si arrende mai.
Si alza con noi ogni mattina e ci tenta con ragionamenti insidiosissimi.
Ogni volta che ci arrendiamo alla negatività diventerà più difficile sfidarla la prossima volta che si presenta.
Finchè non ci troveremo talmente dominati da pensieri negativi da non riconoscergli più per quello che sono:sono diventati l'ambiente abituale nel quale ci muoviamo.
Viceversa,ogni volta che sfidiamo la nostra negatività,la rendiamo più facilmente riconoscibile per quella che è e quindi più facilmente superabile.

Ogni volta che recitiamo,che ne siamo coscienti o no,ci impegniamo nella lotta di respingere e superare gli elementi deboli,negativi e distruttivi che sono dentro di noi.

Non possiamo sviluppare il lato positivo della nostra esistenza a meno che non ci sia una parte negativa contro cui lottare.
Si arriva alla cima più alta dell'Everest proprio facendo un passo dopo l'altro.

Il buddismo dice che durante le nostre azioni quotidiane creiamo l'ambiente in cui ci muoviamo e insegna che non c'è alcuna distinzione tra noi stessi e il mondo esterno.
Quindi noi e il nostro ambiente non ci limitiamo a interagire ma siamo del tutto inseparabili,parte dello stesso intero.
Questo principio fondamentale è definito come "non dualità della vita e del suo ambiente".

Non è necessario capire appieno la teoria che sostiene l'insegnamento per metterlo in pratica nella nostra vita e ottenerne benefici.

Tentando di spostare la nostra vita verso la parte positiva,contemporaneamente cambiamo anche il nostro ambiente.
Le sfide e i problemi non sono nè più radi nè meno gravi,anzi potrebbero addirittura aumentare,ma la vera differenza sta nell'obiettività con cui li percepiamo e nell'aumentata capacità di reagire.
L'obiettività è un fattore importante,Nichiren la definisce "la purificazione dei sensi" e la descrive come uno dei principali benefici della pratica.

Chi pratica parla spesso del fatto che le cose sembrano scorrere più facilmente,di trovarsi al posto giusto al momento giusto,o di incontri fortuiti che rivelano opportunità del tutto inaspettate.
Ci viene detto inoltre che nel buddismo non esistono coincidenze:
gli eventi apparentemente fortuiti dipendono dal nostro vedere le cose più chiaramente e dal nostro reagire in modo più positivo.
Possono esserci inoltre profondi cambiamenti che riguardano le speranze,le ambizioni e le aspettative,ovvero ciò che vogliamo dalla nostra vita.

Forse,più di ogni altra cosa abbiamo bisogno di speranza,di credere sinceramente che le cose possano cambiare.

Se affrontiamo una situazione difficile e non sappiamo che direzione prendere,cominciando a praticare,come se venisse dal nulla,arriva la speranza.
Ovviamente non viene dal nulla:
viene da dentro di noi ed è la scintilla iniziale necessaria per innescare il processo di cambiamento in una situazione difficile.

Il buddismo non vieta di agire per non disturbare o per non provocare gli altri.
Dice solo che dovremmo farlo con tutta la compassione possibile verso le necessità delle altre persone e accettare la piena responsabilità delle cause che stiamo creando.

L'arco di tempo durante il quale avvengono i cambiamenti nella nostra vita e nel nostro ambiente può variare enormemente a seconda delle circostanze personali e del nostro ambiente particolare,che sono ricordiamolo,unici,ma anche in relazione all'impegno e alla sincerità della pratica.

I nostri problemi sembrano sempre avere un grado di difficoltà superiore rispetto a quelli degli altri e non ci mancano certo i modi per rendere irriconoscibile la nostra negatività,perchè la nostra parte negativa,il nostro io peggiore,è maestra nel travestimento.
Nichiren ci incoraggia ad ascoltare la negatività,a vederla per quello che è ma a non arrendersi ad essa.
Il semplice fatto di riconoscerla ci aiuta a sfidarla,e ogni volta che ci riusciamo,aumentiamo la nostra fiducia nella capacità di superarla.

Il buddismo non è semplice perchè non lo è la vita e quello che tentiamo di raggiungere richiede molto sforzo e tanta cura.
Quello che tentiamo di fare è diventare più bravi a vedere i problemi per quello che sono,a far nascere il coraggio per affrontarli e la determinazioni per trasformarli.

Lo scopo del buddismo è quello di permettere ai comuni mortali di realizzare appieno il loro straordinario potenziale,in modo da trarre da qualsiasi situazione il massimo valore possibile sia per sè sia per gli altri,qui,adesso,in questa vita.

Tutti abbiamo bisogno di sostegno.

I benefici possono essere di 2 tipi:incospicui e cospicui.
I benefici incospicui sono i cambiamenti che si verificano in campo spirituale.
Possono essere paragonati al salire lentamente su una collina:non ci si rende conto di quanto si sia andati in alto finchè non ci si volta indietro a guardare la strada percorsa.
I benefici cospicui sono molto più evidenti,materiali e tangibili:migliori condizioni di vita,una casa o un lavoro migliore,un salario più alto etc..

Il buddismo di Nichiren non parla di rinuncia,afferma invece che è assolutamente normale  e parte della nostra umanità desiderare una casa migliore,un lavoro più soddisfance e meglio retribuito o una relazione più appagante.
Ragione per cui non dovremmo in nessun caso tentare di allontanare questi desideri naturali come non degni di considerazione da parte del nostro io spirituale.
Quando includiamo quegli obiettivi di vita nella pratica e recitiamo per raggiungerli,essi diventano il percorso verso la nostra rivoluzione umana,nel senso che qualunque sia il motivo che ci stimola a praticare,il processo di recitare comincia a tirar fuori dalla nostra vita il coraggio,la forza vitale e la compassione.

Nel modo di sentire consumistico,sembra che la felicità sia sempre appena fuori dalla propria portata.

Qualunque piacere possa venire dal consumismo,può avere solo una vita breve perchè svanisce non appena finisce la novità,per essere sostituito dalla brama per la successiva conquista.
Uno stato costante di avidità può portare solo a una profonda infelicità.
Essenzialmente,il buddismo dice che la gioia più grande della vita sta nell'agire e nel dare invece che nel ricevere,più precisamente nell'agire e creare valore.

Non sono tanto le circostanze esterne che ci influenzano,ma il modo in cui le vediamo.
Non è tanto ciò che accade che ci fa soffrire,quanto il modo in cui rispondiamo agli eventi.

Se sviluppiamo e rafforziamo i benefici incospicui nella nostra vita (saggezza,coraggio,determinazione,oltre a un punto di vista ottimista e compassionevole) sviluppiamo anche la capacità di trasformare l'ambiente in cui ci troviamo.

Dare e agire,invece che prendere e sprecare.
Quello che diamo è più importante di quello che riceviamo.

Il buddismo insegna che lo sforzo di porre attenzione all'esterno invece che all'interno,preoccupandoci dei problemi degli altri invece che concentrarsi solo sulle nostre difficoltà e preoccupazioni,è ciò che porta a una rapidissima crescita delle nostra forza interiore e del nostro spirito di iniziativa.

Essere gentili con gli altri,siano essi amici o estranei,innesca una sequela di effetti positivi.

Essere vivi comporta la responsabilità di non sprecare o sciupare la vita.

Recitare è di per sè un potente processo di rivitalizzazione.
Ci aiuta a rilasciare l'energia necessaria per sfidare la negatività e quella sensazione di fallimento e di fragilità e sostituirla con la speranza e l'ottimismo.
La speranza di per sè ha grandi capacità curative perchè senza speranza non può esserci neanche la determinazione.

Tornare a un benessere di cui conserviamo il ricordo.

Il potere della fede e della preghiera di rivitalizzare e stimolare l'efficienza del sistema immunitario è impossibile da ignorare.

Quando recitiamo per un problema.dovremmo recitare non per il problema in sè ma per la sua soluzione.
Se recitiamo per il problema,in un certo senso stiamo riversando in esso,cioè nella parte negativa,le nostre energie,facendolo apparire ancora più grande.
Spostando invece l'attenzione sulla soluzione o sul risultato che vorremmo vedere,siamo immediatamente rivolti in avanti,verso la soluzione che vogliamo trovare e indirizziamo su di essa tutte le nostre risorse spirituali.
In altre parole,stiamo guardando al futuro e non al passato.

Più si fa qualcosa,più si è in grado di farla.

Due ma non due.
Mente e corpo sono indivisibili,eppure diversi,intimamente correlati come le 2 facce di uno stesso foglio di carta o come un corpo e la sua immagine riflessa allo specchio.
Sono 2 entità distinte e allo stesso tempo indistinguibili perchè non è possibile concepire l'una senza l'altra o muoverne una senza muovere inevitabilmente anche l'altra.
Qualunque cosa influisca su una,influisce inevitabilmente anche sull'altra e non solo a livello superficiale,ma in profondità,a livello dei principali apparati vitali del corpo.

Mentre ci trasformiamo e creiamo valore nella nostra vita,le onde del cambiamento si propagano intorno a noi.

L'uomo è l'unica entità vivente nell'universo consapevole della propria mortalità.

Tutte le forme di vita,compresi gli esseri umani,nascono e muoiono,ma l'energia vitale interiore vive per sempre.

La morte è vista dal buddismo non come una fine,ma come un periodo di riposo.
In altri termini,quella che chiamiamo vita non consiste di un solo stato,bensì 2.
Ci sono periodo di esistenza attiva e manifesta sulla terra e periodi di riposo o latena che si chiamano morte.
Un pò come la nostra vita quotidiana che ha 2 fasi distinte e diverse fra loro:una di veglia e una di riposo.
Sono comunque 2 aspetti dello stesso individuo.
In modo analogo,il buddismo insegna che vita e morte sono 2 fasi dell'esistenza.
Vista da questa prospettiva,la morte non è un fenomeno differente e certamente non è una fine nè un annullamento.
E' un diverso stato dell'essere.

Il buddismo identifica 9 livelli di coscienza.
I primi 5 corrispondono ai 5 sensi (vista,olfatto,udito,tatto e gusto).
Il sesto rappresenta l'immediata e istintiva interpretazione delle informazioni acquisite nonchè la loro organizzazione.
Il settimo è correlato al nostro mondo interiore.
Ha a che vedere con il concetto freudiano di "ego" ed è legato ai concetti di coscienza di sè e autostima.
Ha la libertà e la capacità di dedicarsi a cose che nulla hanno a che fare con quello che stiamo facendo in quel preciso momento:
per esempio elaborare profondi pensieri o la lista della spesa.
L'ottavo livello è ancora più profondo e sta al di sotto della mente cosciente ed è solo quando siamo profondamente addormentati che l'ottavo livello appare in attività.
Esso è noto come "coscienza alaya" e spesso è descritto come il magazzino della mente,un vasto e sconfinato deposito di tutto quello che abbiamo incontrato e sperimentato attraverso i primi sette livelli di coscienza.
Questa ottava area immagazzina tutte le cause che abbiamo posto e tutti gli effetti che abbiamo ottenuto non solo in questa vita ma anche in tutte le vite precedenti.
Il nono livello,cioè la "coscienza amala",è ritenuta la forza vitale e fondamentale che sta al centro della vita,libera da effetti karmici.
E'paragonata all'inesauribile forza vitale dell'universo che ci sorregge nella vita e della quale la nostra vita è una manifestazione.

L'essenza vitale che riemerge da un periodo di latenza a una nuova vita non ha alcuna memoria della precedente.
Questa nuova entità porterà con sè tutte le cause e gli effetti della vita precedente immagazzinati nella coscienza alaya.

Crisi.
Questa parola può avere 2 significati:crisi o opportunità.
La questione è un problema di percezione.
Se consideriamo la situazione come una crisi,ci sentiamo minacciati e abbandoniamo la speranza.
Se invece la vediamo come un'opportunità,ci sentiamo risollevati e spronati.
La situazione in sè non è diversa,l'unica differenza sta nel nostro modo di percepirla e nel nostro atteggiamento verso di essa.
E'una differenza importantissima perchè ci mette in grado di ottenere un risultato completamente diverso.

Cosa pensare mentre si recita?
La risposta più concisa è: non bisogna pensare molto.
L'obiettivo è diventare una sola cosa con il ritmo,ascoltarne il suono e percepirne le vibrazioni.
Godersi il momento per quello che è.

I desideri sono importanti per la vita.
Perchè finchè c'è vita ci sarà anche il desiderio istintivo di ottenere sempre il meglio.
Nichiren capì che ci sprecava tempo ed energie cercando di spegnere la forza che sta al centro della propria vita non otteneva nulla.
Al contrario,si può ottenere molto di più accentandola come parte essenziale dell'umanità di tutti e sfruttandola come propulsore per lo sviluppo individuale.

Nam Myoho Renge Kyo.
Significa letteralmente "Dedica la mia vita alla mistica Legge del Sutra del Loto".
Per capirne il significato bisogna praticare il buddismo,sperimentandone la forza e la validità nella propria vita.
Bisogna assaggiare le fragole per capire che sapore hanno.
Non si deve necessariamente capire il significato teorico di questa frase per iniziare a praticare e ottenere i benefici che ne derivano.
Recitare non è un'attività intellettuale nè ci si deve aspettare una particolare reazione emotiva.
Si recita il Nam Myoho Renge Kyo con ritmo stabile,a voce alta o sussurrando,liberando la mente da qualsiasi preoccupazione particolare,ci si rilassa,si ascolta il ritmo della propria voce e si sentono le vibrazioni del corpo.

Nam significa "dedicarsi a" ma anche "raccogliere","risvegliare","suscitare" o "fare un grande sforzo".

Myoho.
Descrive la profonda connessione tra la vera entità della vita (forza vitale) e le milioni forme fisiche in cui la forza vitale si manifesta o si esprime.
Myoho è composto da 2 elementi:
Myo si riferisce alla parte spirituale e invisibile.
Ho si riferisce alla manifestazione fisica e tangibile che possiamo percepire attraverso i sensi.

Renge.
Significa Fiore di Loto ma anche causa ed effetto.
Il fiore di loto è una pianta particolarmente bella che cresce e fiorisce meglio in un ambiente fangoso.
Per questo simboleggia il grande potenziale chiuso in ogni vita umana,la promessa che possiamo costruire una vita prospera,forte e costruttiva nonostante le circostanze e l'ambiente in cui ci troviamo.

Kyo.
Significa sutra,cioè la voce o l'insegnamento del Budda.
Significa anche la vibrazione o il suono emesse durante la recitazione.

Gohonzon.
E' un semplice rotolo di carta di riso e distingue il buddismo di Nichiren da tutte le altre forme di buddismo.
Go significa "degno di onore"-
Honzon significa "oggetto di fondamentale rispetto".
Tutti gli aspetti della nostra vita quotidiana sono rappresentati nel Gohonzon.
Sono però illuminati dal principio che consente,nonostante la nostra eventuale rabbia e disperazione,di spostare la nostra vita verso lo stato di buddità.
Niente è escluso e nessuno stato vitale è tralasciato.
Non dobbiamo disfarci di nulla,nè sentirci in colpa per qualcosa.
La struttura del Gohonzon serve proprio a chiarire che non esiste uno stato vitale,o una condizione,che possa ostacolare l'essere umano nel suo percorso verso un sè più ampio.
Tutto può essere trasformato.
E'semplicemente un oggetto fisico su cui concentrarsi durante la recitazione.
E'la rappresentazione di ciò che stiamo tentando di raggiungere.
Non è nient'altro che questo.

La grandezza della pratica sta in questo:nel permetterci di ottenere quel piccolo spostamento di prospettiva sufficiente ad affrontare il problema con atteggiamento diverso



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