lunedì 29 settembre 2014

"Il catino di zinco" Margaret Mazzantini (1994)




LA TRAMA:
Al centro di questo romanzo,il primo scritto da Margaret Mazzantini,c'è l'esistenza drammatica di una donna coerente e volitiva,che riesce sempre a conservare con coraggio e tenacia la sua indipendenza interiore.
E'Antenora,eroina di un mondo arcaico,nel quale,pur confinata all'interno delle mura,esercita un matriarcato energico e indiscusso.
Valori netti e semplici,sentimenti forti ed esclusivi la renderanno capace di affrontare dittature,guerre e la difficile ricostruzione,senza mai perdersi d'animo.
Di fronte alla sua morte,una donna di un'altra generazione,la nipote,ne tratteggia un superbo ed evocativo ritratto.
Un romanzo intenso costruito attorno a una donna in grado di essere sempre se stessa nonostante l'ostilità del mondo e della storia.

IL MIO GIUDIZIO:
Il catino di zinco.
Dove lavare se stessa,i suoi panni e dove strigliare ben bene la nipote nei periodi che essa trascorre presso la sua abitazione.

Il catino di zinco.
L'oggetto che caratterizza buona parte della vita della protagonista:quello che la vede giovane sposa prima e vedova dalla salute cagionevole poi.

Questo primo romanzo della Mazzantini è un omaggio fatto da una nipote a sua nonna Antenora.
Una donna difficile come il nome che porta e come il periodo in cui le è capitato di nascere (fine del 1800).

Convinta fascista,religiosissima e timorata di Dio,ma con nascosto nel cassetto una copia di "Porci con le ali",per poter vivere,anche se soltanto sulla carta,le gioie della sessualità,dato che suo marito,da quel punto di vista,è decisamente poco attento e sbrigativo.

Una donna volitiva,dura,rocciosa,che soffre la sua condizione di "femmina",in un'epoca in cui le donne erano relegate in cucina e avevano poca autonomia e nessun potere decisionale.

Una donna sicuramente intelligente,ironica ma molto dura con se stessa e con gli altri,che non comprende nè accetta qualsivoglia tipo di debolezza.
Solo con la malattia del consorte riuscirà,in parte,ad addolcirsi un pò,per poi tornare ad indossare la sua armatura di disincanto e freddezza che l'accompagnerà fino alla tomba.

Insieme ad Antenora facciamo la conoscenza anche della sua numerosa e un pò strampalata famiglia:
suo marito,il "poromo toscano" Gioacchino;
sua madre Monda,un pò stranita e persa dietro al ricordo del  primo e unico riccioluto grande amore;
suo padre,il professore Offredo,un pezzo di pane che va sempre in giro canticchiando "Bum bum";
la sorella di sua madre,Restituta,che riesce a trovar marito solo togliendosi una decina di anni dalla carta d'identità;
Don Sauro Cerquaglia,il padre di Monda e quindi nonno di Antenora,poco propenso agli affari e con diverse figlie femmine da sistemare.

Per tutta la narrazione,mi sono chiesta se questa opera fosse o meno biografica.
I particolari ci sono quasi tutti,tranne uno:il padre dell'autrice si chiamava Carlo,mentre nel romanzo compare come Vittorio.
Immagino quindi che la Mazzantini abbia voluto raccontare in prima persona la storia di sua nonna e l'ambivalente rapporto di amore/odio che aveva con lei,romanzando qua e là alcuni particolari,come è logico che sia.

Lo stile è aulico e molto ricercato ma in alcuni tratti trascende drasticamente in un linguaggio crudo e scurrile.
Ad un certo punto,per rendere meglio l'idea del continuo accavallarsi del fiume di pensieri nella testa di Antenora,l'autrice ha scritto 3 pagine consecutive senza punteggiatura...pagine che ho dovuto rileggere più di una volta perchè,senza nè un punto nè una virgola,era veramente difficile seguire il filo e il senso del discorso.

Probabilmente non è il miglior romanzo che Margaret abbia scritto ed essendo il primo è anche giustificabile ma è comunque un'opera che offre uno scorcio su un periodo storico molto complesso,visto con gli occhi di una donna dalle molteplici sfaccettature.


IL MIO VOTO: Non ai livelli di "Non ti muovere","Manola" e "Splendore" ma sicuramente meglio di "Nessuno si salva da solo".
* DISCRETO * 
LA SCRITTRICE:




venerdì 26 settembre 2014

Frasi dal libro "Manola" di Margaret Mazzantini

A volte penso che sarebbe meglio essere un cerino,una cosetta che brucia in fretta,in questo mondo di accendini senza ricarica. (Ortensia)

Detesto i ritardatari.
Detesto quelli che si approfittano del mio tempo,come se fosse meno prezioso del loro. (Anemone)

Ortensia si ricorda tutto,tutte le cose brutte.
Dico:è un archivio di schifezze,lei. (Anemone)

Non ho autocontrollo.
In compenso possiedo molta autostima,un bene prezioso,perchè il mondo intorno tenta continuamente d'abbacchiarti. (Anemone)

Il fatto è che la Zerbinaccia vive internata dentro se stessa,sta sempre lì a scavare,pare una talpa. (Anemone)

Io bastavo a me stessa.
Avevo bisogno solo di un nido dove rintanarmi per coltivare la mia abbagliante interiorità. (Ortensia)

Manola,io soffoco per la mia stessa intensità.
In questo mondo dove la gente ha dentro di sè solo il perimetro d'un fazzoletto di batista,io sono un Polifemo. (Ortensia)

Tu,figlia mia,sei un'alivola,voli con le tue ali.
Non hai bisogno di nessuno,farai grandi cose! (Ortensia)

Orty su questa terra non sa fare niente,nemmeno vivere. (Anemone)

Sapesse quante volte,Manola,mi sono apparecchiata un bel suicidio.
Chiudevo gli occhi e provavo a immaginare il volto dei miei genitori,quando m'avrebbero trovata impiccata alle tubature bollenti.
L'unico pensiero che mi tratteneva dal mettere in atto il mio grandioso progetto era che,da morta,non avrei potuto godermi la loro disperazione.
E poi mi pareva fosse troppo comodo,per la mia famiglia,liberarsi di me in un colpo solo.
Non se lo meritavano,questo regalo (Ortensia)

Manola,io detesto il Natale.
Quando s'avvicina il Natale mi viene un magone terribile.
Bisogna essere tutti belli,tutti affettuosi,tutti felici! 
E poi,di che si parla? Di che si parla?
Di ricordi naturalmente!
Di aneddotica familiare,sennò che Natale sarebbe...
E tutti lì a rovistare,eccitati,con gli occhi rossi dal bere,nella cesta dei pannucci sporchi,dei ricordini sopiti,quelli che latitano,ma che con un altro buon bicchiere di moscato saltano fuori e graffiano.
Hai voglia,se lo graffiano,il mio povero cuore. (Ortensia)

Manola,i bambini sono una banda di pazzi.
Se lei adesso si mettesse a volare davanti a un bambino,quello non ci troverebbe niente di strano.
Per loro è tutto normale.
Ma non va mica bene.
Vanno tenuti a guinzaglio,i marmocchi,perchè se gli dai troppa corda sono capaci di mandarti dritto al creatore (Anemone)

Io,Manola,vorrei sconfiggere il tempo lineare,entrare in questa fotografia,acchiappare Ortensia,tirarla su e portarla via.
Ma non potrò più difenderla,quella bambina lì.
Ciò che è fatto è fatto.
I traumi sono schizzi di inchiostro indelebile che abbuiano la vita. (Ortensia)

Comunque,un bel giorno capii che il mondo non mi amava,e io smisi di amare il mondo. (Ortensia)

Il fatto è che io ho una grande predisposizione all'empatia.
Riesco,mio malgrado,ad assorbire lo stato emozionale di chiunque.
Chiunque sia a pezzi,naturalmente!
Vorrei essere meno sensibile,Manola,e non vedere quello che gli altri non vedono.
Ma perchè,dentro di me,ogni cosa acquista dimensioni spropositate?(Ortensia)

Ma,anche se nessuno mi tenda una mano,io vado avanti nella mia missione. (Ortensia)

Una volta c'era più ignoranza,ma anche più clemenza.
Oggi siamo più colti,abbiamo la posta elettronica,possiamo inviare telematicamente dall'altra parte del pianeta le nostre parole senza neppure aver finito di pensarle.
Ma non sappiamo chi è quel viso che ogni mattina s'affaccia,accanto al nostro,sul davanzale confinante. (Ortensia)

La vecchiaia non riguarda più nessuno,Manola.
Eppure,dietro ognuno di noi c'è un vecchio in attesa seduto su una seggiolina.
Un giorno saremo destinati a prendere il suo posto.
Nessun chirurgo plastico potrà rimpannucciarci l'anima. (Ortensia)

Certo,m'accorgo che più s'allarga il percorso fobico,più si ritira lo spazio vitale.
Io vivo in gabbia, (Ortensia)

Esistono scuole di autostima.
A piano terra. (Ortensia)

La scuola è un belvedere di notte,dal quale t'affacci a guardare la vita in lontananza con tutte le sue lucine.
Ti tengono lì,appesa nel buio,e nessuno ti insegna come fare poi,una volta sbarcata in quel presepio di cacca. (Anemone)

Non mi tranquillizza affatto saperli,sbarazzini,in giro per il suolo terrestre,tutti quei pezzettoni di carne mascula alla minacciosa ricerca d'asilo.
Li hai mai visti?
Gli uomini,dico.
Li hai mai guardati attentamente,quando ti sorpassano in macchina con quelle facce bufagne?
Avanzano con il pene.
Pensano con il pene.
Tutto ciò che gli capita a tiro diventa inesorabilmente una prolunga peniena.
Ma dove vanno?
Manola,le chiedo,dove corre l'orda assatanata degli uomini fallici?
E le mani?
Le mani gli scappano sempre lì sotto:parlano,lavorano,producono e intanto si rovistano,passano la vita a soppesare quella bassa robona.
Ma cosa c'è lì sotto di così abonorme?
La paura,cara Manola,ecco cosa c'è. (Ortensia)

Se uno gode dentro un bell'anfratto di carnina calda,poi non ha più voglia di menarsela con le baggianate esistenziali,ti entra in circolo tanto sangue nuovo,spurghi tossine.
Il sesso è una sorta di peeling,un bagno turco dell'anima. (Anemone)

E'naturale,se vivi come una qualunquista non ti succede,non vai mai incontro a crolli fisici,psicologici totali. (Ortensia)

Io mi elevo a latrina dei miei istinti più bassi. (Ortensia)

Solo le imperfezioni ci caratterizzano.
Io sono sempre stata intensamente caratterizzata. (Ortensia)

Più si ha e meno si ha. (Ortensia)

Le illusioni sono vane creature,subdole cortigiane del nostro immaginario,che ci disalveolano da noi stessi,condannandoci al nulla. (Ortensia)

Ogni passaggi evolutivo prevede uno stadio intermedio di incertezza e angoscia.(Ortensia)

E'utile guardare gli altri.
Mi sto accorgendo che il mio sguardo linceo era troppo versato allo scandaglio delle frattaglie e,per eccesso di zelo nei miei confronti,finiva col sacrificarsi,rinunciando a una più ampia visuale.
In questo periodo,gli ho concesso una vacanza,e l'ho lasciato libero di svolazzare in giro.
Attraverso questa ritrovata levità oculare,sto imparando un mucchio di cose:la clemenza,per esempio,e una certa morbidezza. (Ortensia)

Credo che ognuno,per quanto misero,si senta unico. (Ortensia)

Forse sto perdendo un pò della mia affinatissima sensibilità.
Se questo implica uno sconto sul dolore,abbia pazienza,Manola,non riesco a crucciarmene. (Ortensia)

Io ho metodo e costanza anche nel piacere:
so corteggiarlo,aspettarlo,centellinarlo,assecondarlo,fino a farlo penetrare in ogni cellula del mio organismo.
Oggi c'è la corsa sfrenata al godimento acchiappaticcio.
Si cercano sempre nuovi stratagemmi,ma,in verità,nessuno sa più come deliziarsi.
I buongustai sono rimasti pochi.
Si va troppo in fretta,la fruizione dei piacere è rapida,compulsiva e,in definitiva,triste.
Se il dolore necessita di un suo tempo,il piacere ne richiede almeno il doppio. (Ortensia) 

...per esempio,quel ragazzino carino,con gli occhioni da cerbiatto,e la barbetta rada da capra,che ha fatto a pezzi i genitori con il machete delle Piccole Marmotte e li ha cotti con i fagioli nella sala hobby della villetta,dove la domenica infornavano le pizze e giocavano a domino tutti insieme,divertendosi un mucchio.
Ecco,mi domando se nel karma di quei genitori fosse già scritto che,prima o poi,avrebbero fatto la fine dell'osso di prosciutto e della cotica.
E quel bambino di soli 3 anni,che ha abbattuto la mamma a randellate perchè non voleva dargli la sorpresina prima di pranzo e gliela aveva nascosta nel pensile più alto,quell'infida.
Manola,le chiedo:
è giusto far desiderare ai propri figli le cose in maniera spasmodica,durante il tempo interminabile di un piatto di semolino,o non sarebbe meglio mollargli subito in culla le chiavi di casa,quelle del fuoristrada,il cellulare,il mitra?
Allora,forse,si potrebbe pensare che quella coppia di giovani sposi che ha scaraventato la dolce neonata nella pastella,per poi friggerla come un fiore di zucca,con un'alice in bocca,agiva a scopo preventivo,per evitare il peggio. (Anemone)

Per sbaragliare le trepidazione,guarderai i documentari degli animali con i cuccioli,e ne invidierai la calma.
La natura non ti sembrerà più equanime,per via di quel cervello tremebondo che ti è stato,a dispetto,azzeccato nel capo.(Anemone)

Tesoro,non sei in grado di badare nemmeno a una fettina impanata nella padella,come pensi di cavartela con un bambino nella culla? (Anemone)

La mia vita mi sembra un tapis roulant,ingolfato di roba che continua a passarmi davanti,senza che io riesca ad acciuffare alcunchè. (Anemone)

Chi è consenziente,il fato lo conduce.
Chi non lo è,lo trascina.
A te ti trascina,c'è poco da fare.
Bisogna che ti dai una svegliata.
Non devi sperare nel miracolo,devi compierlo. (Ortensia)

Chi l'ha detto che invecchiando si migliora?
Mica siamo vino,noi.
E comunque anche il vino va in aceto.
Non è affatto vero che i vecchi sono tutti buoni.
Con molte probabilità,se da giovane eri un bastardo,evolverai in un bastardo vecchio che disprezza la gioventù. (Ortensia)

Manola,ho scoperto che per crescere serve essere inclementi,con se stessi,certo,ma anche un pò con gli altri. (Ortensia)

Non capisco proprio che bisogno ci sia di metter su famiglia.
La famiglia non è una necessità interiore dell'uomo.
Al massimo è una necessità degli psicanalisti,che senza famiglie da demolire andrebbero per funghi.
Eppure,nonostante i cazzottoni,tutti finiamo per cascare in quel merdoso sentimento di appartenenza che ci circuisce e ci fa venire il groppo alla gola,appena riconosciamo una puzza famigliare fin dall'infanzia. (Ortensia)

Ho cominciato a rimpiangere di avergli dato molte altre cose,che non si era premurato di restituirmi.
Il mio cuore,per esempio. (Ortensia)

Lo hai mai visto un pesce che ti guarda negli occhi?
Io mi sento esattamente così: un pesce che gira su se stesso,inseguendo il bagliore della propria ombra. (Anemone)

Io non voglio più essere elaborata:non sono una crema pasticcera.
In realtà,io sono incazzata da svariati anni con l'energumeno e,se lei me lo consente,vorrei finalmente togliermi la soddisfazione di dargli un calcio nei testicoli. (Ortensia)

E' come la storia di quello stupratore incallito che era stato violentato dal padre,dalla madre,dagli zii,dai nonni,dai bisnonni,che tutti,a loro volta,erano stati brutalizzati dai padri,dalle madri,dagli zii,dai nonni,dai bisnonni.
Che tutti erano stati brutalizzati dai trisavoli infoiati.
Che tutti erano stati brutalizzati dagli antenati.
Che tutti erano stati brutalizzati dagli ominidi del Pleistocene.
Che tutti erano stati brutalizzati dalle scimmie.
Allora,di chi è la responsabilità?
Di quel primo branco di scimmie?
Ma è arcinoto che le scimmie si sodomizzano senza pietà,e senza cerimonie.
E allora?
Si tratta soltanto di tradizioni familiari che si tramandano?
No,basta con il placebo del passato,e che ognuno risponda di se stesso nel presente! (Ortensia)

Per ricostruirsi bisogna prima disintegrarsi.
E io,da questo punto di vista,sono già un pezzo avanti.
Voglio dire,mi sento già abbastanza disintegrata. (Anemone)

Mi fanno impressioni gli addii.
Quando il nulla,un grigio scorcio di città,anonimi binari di ferro,s'inghiottono la famigliarità di un volto,il profumo di una persona cara. (Ortensia)

Ogni volta che si cresce si perde qualcosa. (Ortensia)









"Manola" Margaret Mazzantini (1998)





LA TRAMA:
Ortensia,spettrale e nerovestita e Anemone,raggiante e coloratissima:
due gemelle non monozigote,anzi talmente diverse da rappresentare gli opposti archetipi della femminilità.
Introversione contro estroversione,
profondità contro superficie,
tanti problemi contro nessun problema,
infelicità contro gioia di vivere.
Ma con tutte le loro differenze,Ortensia e Anemone sono accomunate da un'esilarante capacità di raccontarsi,
da una gustosissima rappresentazione/confessione della propria femminilità.
E non solo.
Perchè con il montare della scrittura visionaria,espressionistica,divertita di Margaret Mazzantini,
si scoprirà che i ruoli si possono benissimo invertire:
che la donna nera e la donna variopinta,
la positiva e la negativa,
non sono due entità distinte,due estranee sorelle,ma le due facce della luna,i due volti dell'anima femminile dei nostri tempi.
Resterebbe da dire chi è la Manola del titolo.
Ma sarebbe come confessare chi è il colpevole senza il gusto do averlo prima incastrato.

IL MIO GIUDIZIO:
Manola,l'interlocutore silenzioso,che ti ascolta senza mai interferire.
Lo specchio con cui ognuno di noi vorrebbe rapportarsi per mettere a nudo se stesso.

Ed è questo ciò che fanno,l'una all'insaputa dall'altra,le due sorelle gemelle,ma non omozigote,Ortensia e Anemone.
La prima piccolina,segaligna,affetta da irsutismo e perennemente vestita di nero;
con un'indole profonda e introspettiva,tendente al pessimismo.
Bella,solare,un pò oca,molto epidermica,con un carattere esplosivo ed esuberante la seconda...
per certi versi mi hanno ricordato Zemia e Giovenca di "Premiata Ditta Sorelle Ficcadenti" di Andrea Vitali.
Già nei loro nomi è rinchiuso il senso del loro essere:
nel linguaggio dei fiori "Ortensia" significa "sfuggente",mentre "Anemone" indica la bellezza fragile.

Le due sorelle amiche/nemiche raccontano all'eterea Manola fatti e aneddoti della loro vita,
spesso ripropongono entrambe lo stesso evento,così da una parte lo vediamo descritto dall'analitica mente di Ortensia e subito dopo ce lo ritroviamo visto con gli occhi più scanzonati di Anemone.
E,ovviamente,l'argomento di cui maggiormente preferiscono disquisire con Manola è il sesso,praticamente inesistente per la vergine Ortensia,a livello di ninfomania per la disinvolta Anemone.

Sino a quando la "sorella bella" decide di mettere la testa a posto e di sposarsi.
Il matrimonio è il punto di inversione del romanzo.
Improvvisamente il tono narrativo cambia da lieve e umoristico a cupo e riflessivo,mantenendo inalterata,però,l'ironia di base.

Se la Mazzantini voglia mettere in guardia il lettore (o meglio,le lettrici) sugli effetti che può produrre su una donna il sacro connubio matrimoniale, non lo so...fatto sta che,da quel momento,si assiste ad un'inquietante trasmutazione delle protagoniste.
Ciò che era verme diventa farfalla e ciò che era farfalla,ahimè,si trasforma in verme.

Nonostante lo stile sia talvolta troppo altisonante,aulico e ricco di metafore,tanto da rendere difficile la comprensione immediata del testo e le vicende siano grottesce e surreali,il romanzo,nel suo complesso, è veramente divertente ed offre,al contempo,dei seri spunti di riflessione.

Esilaranti sono,soprattutto,i nomignoli che Anemone affibbia alla sorella (Chiorbona,Zerbinaccia,Grusbona,giusto per citarne qualcuno!) e i modi che essa ha di raccontare fatti ed eventi che,mentre Ortensia ci presenta come catastrofici,lei riesce a sdrammatizzare e far diventare di una comicità unica.
Spassosissima è,per esempio,la descrizione del pranzo natalizio in famiglia.

A rendere il tutto ancora più spiritoso,contribuisce anche l'ingegno della Mazzantini che affibbia nomi che sono tutto un programma: l'idea di chiamare l'ospizio "Solo andata" è veramente,a mio avviso, una trovata geniale!

Manola,inizialmente,è nata come una piece teatrale,interpretata sul palco dalla stessa Mazzantini (nel ruolo di Ortensia) e da Nancy Brilli (in quello di Anemone) e solo successivamente è diventata un romanzo.
A differenza delle altre sue opere successive,pregne di dolore e drammaticità,con "Manola" l'autrice ci dona una lettura scanzonata e divertente;
un viaggio introspettivo all'interno dell' Io femminile,dove ogni donna potrà riconoscersi ora in Ortensia,ora in Anemone...perchè esse altro non sono che le 2 facce della stessa medaglia.

IL MIO VOTO: Surreale,grottesco,ironico ma al contempo offre spunti di riflessione.Un'opera che resta in mente per la sua originalità.
* MOLTO BUONO *
                          
                           

LA SCRITTRICE:




martedì 23 settembre 2014

"Io e te" Niccolò Ammaniti (2010)



LA TRAMA:
Barricato in cantina per trascorrere di nascosto da tutti la sua settimana bianca,
Lorenzo,un quattordicenne introverso e un pò nevrotico,si prepara a vivere il suo sogno solipsistico di felicità:
niente conflitti,niente fastidiosi compagni di scuola,niente commedie e finzioni.
Il mondo con le sue regole incomprensibili fuori dalla porta e lui stravaccato su un divano,circondato di Coca Cola,scatolette di tonno e romanzi horror.
Sarà Olivia,che piomba all'improvviso nel suo bunker con la sua ruvida e cagionevole vitalità,
a far varcare a Lorenzo la linea d'ombra,a fargli gettare la maschera di adolescente difficile e accettare il gioco caotico della vita là fuori.


IL MIO GIUDIZIO: 
112 pagine scritte in caratteri grandi:un lungo racconto che ho letto in poco più di mezz'ora.
L'idea del quattordicenne barricato in cantina è buona,peccato,però,che il romanzo sia solo abbozzato e si sviluppi in maniera un pò troppo approssimativa.

Da uno scrittore come Ammaniti ci si aspetta opere di ben altro livello e questa non è minimamente paragonabile nè a "Ti prendo e ti porto via" nè a "Che la festa cominci".

Oltretutto,più andavo avanti con la lettura,più notavo molte somiglianze con "Un giorno questo dolore ti sarà utile" di Peter Cameron:
un protagonista adolescente introverso e asociale che ha scatti di rabbia se messo sotto pressione;
una madre proprietaria di una galleria d'arte;
una nonna un pò sui generis;
una fuga da un gita scolastica e la finale accettazione di sè grazie al confronto con un'altra persona....saranno tutte casualità ma a me sembrano davvero un pò troppe!

La conclusione è abbastanza scontata:
intuibile dalle prime pagine,trova conferma a metà racconto,per cui,se l'intento dell'autore era quello di dare al lettore un finale commovente e emozionante,purtroppo ha fallito nel suo intento.

Lo stile è comunque rapido e scorrevole.
La narrazione avviene in prima persona ed è inframmezzata da flash back (all'inizio del romanzo siamo nel 2010,subito dopo si fa un salto temporale indietro di 10 anni e poi ancora più a ritroso,quando Lorenzo racconta del viaggio in macchina insieme a sua madre) e da un racconto nel racconto (quello che Lorenzo inventa per sua nonna).

La figura di Lorenzo mi ha davvero colpita,forse perchè mi ritrovo in lui,
nel suo odio per le feste e nel suo atavico timore di non essere accettato dagli altri,
che viene erroneamente scambiato per narcisismo egocentrico.
Molto interessante anche il paragone con il mimetismo batesiano,di cui non sapevo assolutamente niente,nonostante i tanti documentari sulla natura visti nel corso degli anni!

Olivia,al contrario,resta un grande mistero.
Di lei dice e non dice,racconta e non racconta.
Più che un personaggio a sè stante,è una fugace apparizione il cui unico scopo è quello di "salvare" il protagonista,confrontandosi con lui,mettendolo a tu per tu con le sue paure e facendogliele superare.
Chi è Olivia?
A giudicare dalla postilla finale,probabilmente non è un personaggio di fantasia ma è esistita davvero.

O,comunque sia,si è ispirato a una persona reale,romanzandone la sua storia.

In sintesi,se davvero Ammaniti avesse strutturato meglio questo racconto,che di per sè aveva tutti i presupposti per essere un buon prodotto,ne sarebbe venuto fuori,quasi sicuramente,un gioiellino della narrativa contemporanea.
Invece ci troviamo davanti a un'opera nè bella nè brutta...un'opera neutra,che lascia indifferenti.
Peccato!



IL MIO VOTO: Senza infamia e senza lode. Gli spunti c'erano ed erano buoni ma non sono stati sviluppati al meglio. Ammaniti non convince,questa volta.
* DISCRETO *

LO SCRITTORE:

lunedì 22 settembre 2014

Frasi dal libro "Splendore" di Margaret Mazzantini

Mi seguirà fino alla fine dei miei giorni il languido rumore dell'attesa,e il suo diritto negato,sbarrato.
Passi che sembrano avvicinarsi e poi si allontanano inesorabilmente,s'infilano in un altro luogo,in un'altra famiglia.

Solitario bambino,ero guardato con timore come una sorta di insetto kafkiano che avrebbe potuto,ingigantendosi,divorarli.

C'è qualcosa che non sapevo di me,che scoprii quel giorno di violento apprendimento.
Ho coraggio,un coraggio che attraversa la follia e torna.
Il coraggio dei masochisti.

Spiate da dietro le persone portano il peso del loro destino,come se nella parte che non possono vedere di se stesse si addensassero tutte le sofferenze,i pensieri,le speranze individuali e quelle di tutte le generazioni precedenti che paiono accanirsi contro l'ultimo testimone,lo spingono in avanti ma intanto sembrano ridere di lui,della sconfitta che egli ripeterà.

Era una di quelle persone tenaci che non sperano di elevarsi ma soltanto di non subire umiliazioni.

Uscimmo in silenzio,rovesciati dentro.
E per un pezzo non riuscimmo nemmeno a organizzare il movimento dei pensieri,che erano tanti e inusuali,come dopo una rivoluzione.

Ogni tristezza sfanculò,ogni bellezza aggallò.
In quella settimana che rimase la più bella della nostra vita.

Eravamo come fuochi d'artificio bagnati,starnuti di zolfo in rovina.

Quando le cose,tutte le cose,paiono salutarti e dirti "mai più sarai qui così,con queste sculture umane intorno,questo sentimento di cuore".

...quella sensazione assurda di rabbia e di disagio che non se ne andava.

Che senso avrebbe avuto parlarsi in un filo,ricordarsi il paradiso?
Da allora ho sempre temuto i ricordi.
Sono fuggito milioni di volte,non ho mai avuto care abitudini,così da non doverle rimpiangere.
Perchè da quel giorno niente mi sembra più atroce di un ricordo magnifico.
Avevo fatto un salto in avanti,ero un altro.
Come sarei potuto tornare indietro alla vita di prima?
Avevo assaggiato la vita,la sua pienezza,il suo scompiglio
Adesso avevo un parametro,una vetta raggiunta,avrei dato tutto me stesso per tornare davanti a quella vertigine.

Ero triste e avrei saputo dire perchè.
Ormai sapevo di appartenere a quel tipo di persone che scivolano facilmente oltre la forza gravitazionale e nulla e nessuno riesce a trattenerle.
Staccano la spina e basta.

Mi piaceva dare spettacolo di me stesso a me stesso.
Gli altri erano solo uno specchio.

Pensava,o forse moriva,come uno di quei grossi pesci che affiorano da mari lontani su una spiaggia affollata.
Pesci che hanno sbagliato qualcosa durante la traversata,sono usciti dal branco attratti da una luce,da un anemone sul fondo,e quando hanno desiderato tornare era troppo tardi,hanno vagato nel silenzio e nel buio,inseguendo l'eco di un movimento lontano.

Ognuno si ritirerà dalla sua parte.
Ci separeremo amabilmente e un giorno ci rincontreremo con grosse manate sulle spalle,come due cugini alla lontana:
"Come stai?"
"Sto bene,lo vedi,non mi sono buttato da una finestra"

Ormai si parlava solo degli esami finali,delle materie che sarebbero uscite,si facevano tesine e gruppi di studio,si simulava di essere già all'università.
Eravamo pronti a salutarci.
Da lì a un mese ci saremmo divisi,ognuno guardava già la sua strada.
Finito il tempo dei vetrini,dei germogli nell'ovatta bagnata.
Finito il tempo dei "laudabamus" e "cantami o diva".
Finite le corse in palestra nelle giornate di pioggia,i cazzi sulla lavagna,il puzzo del cuore sotto le tute.
Un giorno diremo "siamo stati giovani,tutti".

Ignora che se la faccenda dovesse andare avanti avrà una casa carica di inutilità e che,molto probabilmente,anche la sua vita gli risulterà inutile come il resto.

Non ero adatto alla normalità:ero troppo cerebrale.

Ma sì,perdiamolo questo tempo perduto!

Deve avere un cuore gonfio e una testa strana.

Faccio un passo verso di me.
Mi stringo al mio corpo.
Quanti passi verso di me farò nella vita?

Le dispiaceva che quell'appartamento luminoso e ampio fosse abitato da un minorato di cuore.

E non posso dire altro,soltanto che ero felice,e che era una felicità sessuale e metafisica,una felicità assoluta e assurda.
Avevo risentito il suo profumo e lui il mio,quel profumo che nasce da dentro,come l'acqua dalla roccia.

Vivevo ai piedi di un altare,di un simulacro incendiato di promesse,mi specchiavo beato per riverberare una goccia del suo splendore.

Ed era esattamente come doveva essere,come il rifugio,un lungo tunnel che arrivava direttamente al centro di me stesso e tirava tutto il corpo e tutto quello che c'era oltre il corpo,e tutto era risucchiato e  aveva un posto preciso.
E sentivo che niente,mai più,sarebbe stato uguale a quel momento.

E davvero accadde,e fu contro natura,e davvero vorrei sapere cos'è la natura,quell'insieme di alberi e stelle,di sussulti terrestri,di limpide acque,quel genio che ti abita,che ti porta a fronteggiare a mani nude le tue stesse mani e tutte le forze del mondo.
Allora fu natura,la nostra natura che esplose e trovò l'espressione più dolce e benevola.
Ci trovammo.
Come il vento che organizza il mondo,lo rade al suolo e lo riedifica lentamente.

Ma cosa so io che poi la vita e il suo desiderio non abbiano contraddetto?

Ci piegammo come uomini sulle messi e raccogliemmo il nostro grano in quell'immenso splendore.

"Adesso siamo noi"
"Noi,sì"

Ci si innamora quando si fa l'amore.
La carne è l'unica spiaggia che le anime hanno.

Mi figuravo la sua faccia quando gli avrei detto:
"Amo un uomo".
Non tutti gli uomini,no,soltanto uno.
Lui.
Il mio ragazzo.
Il mio tenero,generoso,intrepido amico.
Il mio Govinda.

Pensai alle anime e  a come tutti ce ne andiamo dopo aver lottato.
A come per alcuni è più facile raggiungere il proprio scopo sulla terra,e a coloro i quali vivono nell'incertezza e nel rimpianto muoiono.
Opachi passaggi di un progetto che ha bisogno di una lunga filiera creaturale prima di trovare il suo fulgore,di applaudire la propria esperienza.

Lo sforzo di imprimermi i suoi tratti era vano.
Sapevo che è sempre così:volti inutili diventano stampe indelebili e le persone che ami misteriosamente hanno il viso bruciato.

Sentii quel nome calarmi nelle ossa mentre lo dicevo,e il mio stesso corpo calava in una fossa fonda come la galleria di un pozzo,dove quel nome rimandava all'infinito la sua eco.
Un nome che,adesso,in quella sera di dicembre,era tutto per me,l'aggancio ferrato sulla roccia più dura.

Mi sentivo un purissimo angelo che aveva superato i gretti confini di un mondo sessualmente definito da tali donnine diligenti,da tali soldatacci,come un ufficio di imposte e tributi.

E il mio nome pronunciato da lui,con la sua voce roca e fonda,il mio nome che nasceva dalla sua pancia e passava attraverso la sua gola era il più bello del mondo.
Infondeva coraggio alla mia misera persona,scivolava dentro di me e mi definiva,mi dava luogo e tempo,e un'origine certa.

La quintessenza dell'inganno più dolce:non era questo l'amore?
Un pugno di zucchero che cambia le sue molecole,si gonfia e ci alletta,poi,al contatto con la cavità calda delle nostre membra,svanisce come l'illusoria sostanza dei sogni.

Chi ha detto che i ragazzi sono coraggiosi?
Il coraggio io l'ho trovato con gli anni,insieme a ogni sbaglio,a ogni pezzo mancato di strada.

Quando il treno passò,sentii una pietra staccarsi dal mio petto,la vidi rotolare e depositarsi nello strapiombo dove correvano le rotaie.
Mi toccai il petto,credetti di morire.
Aveva lasciato il suo bianco cratere.
Adesso quella natura anemica,seppellita,avrebbe potuto tornare a vivere,a trovare i suoi colori,a inerpicarsi selvatica e libera.
Quel rigoglioso vuoto era l'avvenire.

Tutte le relazioni d'amore nascono da una mancanza.
Ci immoliamo a qualcuno che semplicemente sa accomodarsi in questo spazio aperto e dolorante per farne quello che vuole: farci del bene oppure distruggerci.

Mi dissero che erano andati in pensione ed erano tornati "giù".
In quel generico "giù" riconobbi l'Italia,il suo spirito,quella sua cronica divisione interna per ogni cosa.
Un paese abituato ad avere un sopra e un sotto,un attico e una cantina.

Sollevai gli occhi verso uno dei grandi lampadari che pendevano dal cielo di quella stanza e di nuovo cercai lei.
Mi chiedevo se da lassù ci vedesse,vedesse questa valle di ingordigia e di niente.

Una giornata di totale felicità,di quelle che quando finiscono capisci che ne avrai nostalgia fino alla fine dei tuoi giorni.

Andare a letto insieme non implicava preparativi,era capitato all'improvviso.
Un obbligo doloroso del corpo flagellato dai sensi,dalla psiche in disordine,letteralmente capovolta a testa in giù.
Non ti metti il paracadute se hai deciso di schiantarti.

La stupidità umana non migliora con una battuta,anzi peggiora,s'indurisce.

Mi trovai a pensare a me stesso con affetto,come un capolavoro venuto male.

E'piena di spine con se stessa,un cespuglio che non riesce a fiorire.

E'a questa età che si raccoglie il fiore che marcirà dentro di noi.

Guardo quel collo forte,il disegno delle spalle,dei loro muscoli...come sta piegato,come inclina leggermente il capo quando parla,come sorride:come se dovesse aprirti il mondo.

Sono tornato la stupida donna di una volta.
Perchè questo sono stato nel suo corpo.
E' una cosa che semplicemente non si può dimenticare.

Ho vissuto per tutti questi anni in attesa di lui,di questo momento rilassato.
Tutto questo non avrà senso senza il suo sguardo rilassato.
Sono anni che vive catturato nella mia testa.

Ho chiuso gli occhi in treno,in macchina,al buio e nella luce.
Per quel memento mori,per rivedere ancora tutto e ripescare i dettagli.

Sto cercando di recuperare quello che galleggia dopo l'alluvione che sotterrato la casa e il resto,che ha spostato tutto.

So di essere compromesso da un'altra identità.
L'ho sempre saputo,ma adesso sono un uomo adulto.
Non posso tornare indietro,non posso fare un passo avanti.
Non posso fare niente.
"C'è sempre qualcosa,prima di niente"

Tutta la vita mi sono sentita uno di quegli animali che incontri per caso,ai quali spari per noia,per nervosismo.
Solo perchè non hai trovato la volpe.
Questa è la triste caccia degli animali sconfitti.

La parte migliore della vita è quella che non possiamo vivere.

Benedetto cane che mi hai eletto a padrone assoluto della tua felicità!

Le sussurrai che lei non era affatto debole,era straordinariamente fragile e potente come tutte le persone forti e profonde.

...nella borsa i libri che aprirò davvero senza leggere,perchè sarà molto faticoso concentrarmi,quando avrò un solo pensiero,sempre più forte,sempre più vicino.
E al ritorno solo un ricordo.

Ma ogni uomo è se stesso solo nel momento in cui smette di ragionare.
Nessuno dovrebbe giudicarmi senza prima passare qualche minuto con me,in compagnia del mio stesso stupore.

Rivederlo è semplicemente ricongiungermi con la mia vita.
Salgo sulla sua macchina,guardo le sue spalle,la sua testa che si gira per fare manovra e uscire dal parcheggio.
Quel gesto che farà mille volte al giorno e che adesso fa qui,con me accanto.
Questa normalità è incredibile.
La pace.
L'inizio e la fine.
Potrebbe portarmi dove vuole,sono il suo tiepido piumaggio d'amore.

Perchè così fa l'amore:alza la gamba e piscia come i cani,sempre nello stesso punto.
Circoscrive i luoghi,li segna della sua sostanza.

"Stai perdendo la testa,Guido"
"Non so che farmene,della testa"

Avremo mai il diritto di essere noi stessi,nient'altro che noi stessi?

Camminavo in bilico su un filo che da qualche parte era rotto,ma non riuscivo a capire dove.

Sono ormai interamente immerso in quella pericolosissima fase in cui il fantasma diventa l'unica persona reale,con la quale ti batti,e gli altri fanno parte di un obitorio.

Io e Costantino non avremmo mai potuto avere un figlio nostro.
Gli uomini non possono fare figli.
Era un pensiero assurdo,eppure era il solo che riuscivo a generare.
Sapevo che l'unica persona al mondo con la quale avrei desiderato fare un figlio era lui.
Quella privazione alla quale non avevo mai pensato adesso definiva la mia omosessualità.
E mi sembrava di accogliere un urlo molto più profondo,l'impotenza di tutti gli uomini che fanno l'amore e sanno che il loro orgasmo non potrà mai fecondare la creatura che amano.

Perchè se andare avanti implica far posto a un altro signore,disilluso e pusillanime,preferisco restare quello che sono,immobile,un uomo senza qualità ma con una portentosa memoria emotiva.

"Come stai,Knut?"
"Come te:a due passi dal paradiso e a uno dall'inferno"

L'amore,lo sapevo fin troppo bene,si nutre di bocconi tirati quando meno te lo aspetti.
E'la nostalgia sotto i denti che ti fa resistere.

Una di quelle persone che resteranno sempre con te comunque vadano le cose,anche se non doveste mai più rivedervi,e ormai pensi che sarà così.
Soffri,mai poi il tempo passa e la sofferenza diventa un cane che dorme sullo zerbino e ogni tanto mugola a un sogno.
La tua memoria basta da sola,per entrambi.
Non hai più paura di perderlo.
Sei riuscito nella rinuncia.
Lui si è spostato nel regno della rappresentazione.
Puoi adorarlo e carezzarlo quando vuoi.
Sai che attraversa la sua vita.
E il solo fatto che abitiate lo stesso pianeta,nello stesso spazio temporale,è già un sollievo.

Hai avuto la fortuna di sperimentare la complessione della tua natura.
Grazie a lui,non sei rimasto ignoto a te stesso.

Sai che nulla di quello che ti circonda resterà.
I corpi saranno polvere e ossa come quelle delle bestie che trovi nei campi,bianche,pulite dalla pioggia.
Cosa ne è del cadavere di tua madre dopo tutti questi anni?
Ricordi a malapena i tuoi nonni,ma non sai nulla più indietro,della carne che ha lavorato nei letti dei secoli per arrivare alla tua.
Sei tutto per te stesso,ma non sei nessuno per la vita.

Non smettere di cercare il tuo sguardo.
L'oltraggio è solo uno,non aver cercato se ne avevi la possibilità.
Il coraggio contempla sempre un'indecenza,un errore che ti corre incontro per avviarti a una nuova verità.
Nessuna verità mi era corsa incontro in tutti quegli anni.
Avevo allenato la mia intelligenza fino al suicidio emotivo.

Aveva vissuto male,sbagliato molte cose,aveva preso male la mira e impallinato le persone migliori.

Ridemmo di quell'immensa fregatura che era la vita.

Non avevo più paura di perderlo,perchè lo avevo già perso.
Perchè ogni volta che avevamo fatto l'amore lo avevo perso.
Lui non era lì,era nel suo nucleo duro,roccioso,che sempre sarebbe rimasto oscuro.
Lo amavo,lo avrei amato fino in fondo ai miei giorni.
Ma non lo conoscevo,mi era ignoto.

Costantino mi raccoglie la mano e me la bacia.
Giovanni è lì accanto a noi,ma lui è un testimone muto
Questo fatto me lo rende caro,il fatto che lui veda ma non si stupisca di nulla.
Il suo mondo è migliore del nostro.
Il muro che ha dentro non ha giudizio ma soltanto passione e dolore.
Lo sguardo degli animali che hanno già visto la vita molte volte.

Non è questo che vogliamo sentirci,alla fine dei giochi e del sole?
Una famiglia.
Stanotte.
Affannata,sghemba,acciaccata,la nostra famiglia con due capifamiglia,due maschi che meritano uno straccio di rispetto,una pillola di ristoro.

Amore mio infinito.
Amore mio oltre le tempeste e i sogni.
Amore mio oltre gli orchi e la vergogna.
Amore dolce.
Amore violento.
Amore violato.
Amore.

La vita non ci ha cavato niente e se anche c'ha cavato tutto,tutto ci rende stasera.

E di colpo ti chiedi quanto vale resistere.
Saremo tutti larve nel fumo della terra,nell'olio del suo dolore.
Questo presente è tutto quello che abbiamo,che possiamo toccare.
Siamo già visioni di un'altra era,scaraventate indietro.

Se qualcuno ci avesse visti avrebbe riso di noi,ci avrebbe trovato ridicoli,patetici,finocchi.
Ma nessuno sapeva la verità.
Solo noi conoscevamo quella terribile nostalgia dell'amore,che era la nostalgia di noi stessi,della nostra anima profonda.
Siamo due uomini,e allora?
Chi vuoi che noti da lassù,dal coperchio celeste,questa piccola differenza nell'abisso delle bestie umane?

Avete dato spettacolo senza accorgervene.
Che spettacolo sarà mai,lo spettacolo dell'amore?
Siete due maschi,certo,e non così freschi e tonici,forse siete addirittura fragili,dovrebbero farvi un applauso.

E'incredibile quanta forza possa sollevarsi dalle creature miti.

Avrei dovuto prendere degli ansiolitici ma non volevo occlusori di emozioni.
Volevo restare me stesso,catanonico,furioso,marcio,ma me stesso.
Avevo visto l'effetto dei regolatori d'umore e non mi sembrava quello il modo per venirne fuori.
Rimandare la vita in attesa di tempi migliori che non verranno mai più.

Che giorno è?
Data e momento.
Per mettere il chiodo,per appenderci il mio spettro.
Benvenuto nulla.
Raccontami se ci sarà un'altra misura temporale e un altro spazio fermo fuori  da questa orbita dove io potrò rivivere ogni attimo senza sbagliare tanto e perdere tutto.

Pensai che,se il tumulto della vita è impressionante,la violenza degli argini è terribile.

Ma l'unica persona della quale non volevo più fidarmi ero io stesso.

Ero in fondo a un tunnel,nel culo della paranoia.

"Tutti hanno un futuro,Guido"
"Anche i suicidi?"
"Anche loro immaginano qualcosa dopo"
"Cosa?"
"Anche soltanto l'effetto che la loro morte avrà sui vivi"
"Un effetto comico"
"Ogni vita ha un messaggio nella sua bottiglia"

Ero morto e adesso mi godevo l'effetto della mia morte sui vivi.

Non tornai mai esattamente lo stesso.
Certe porte si erano aperte,è così che capita.

Non tornerò mai più come prima.
Mi sono svuotato e ricomposto.
La seconda carne non è mai come la prima.
Non sono orgoglioso di me ma non voglio scusarmi per quello che sono.

Due bagnanti su due sponde diverse,tra noi un tacito lago che occulta.

Sapevo che la vita era esattamente così:una lampadina sporca appesa a una fune elettrica il cui unico generatore di corrente è l'amore.

Ma ero soltanto il monaco di un tempio senza più fedeli,che continua a fare ordine,a mettere fiori freschi ogni mattina,senza alcuno scopo,in attesa di un visitatore che altri non è che lui stesso.

"Forse non mi ha mai amato"
"Ma tu hai amato lui...può bastare,credimi"

Mi accorsi di che sfacelo sia la vita,se anche un rospo del genere,nel suo orribile silenzio,osava desiderare l'infinito che mai le sarebbe toccato.

Non esistono scorciatoie per i viaggi importanti.

Sono solo in un mondo trasmutato.
Sono tutti insetti intorno a me.
E vogliono farmi credere che l'insetto sono io.

La bonarietà dei tossici:di chi ha reciso i nervi che legano al dolore,ma anche alla vita.

Adesso è un invertito...l'inversione è questa,questa strada all'indietro,questo dietrofront psichico.
Vedo il suo nome scritto all'incontrario: onitnatsoC

Vorrei dirgli semplicemente:ragazzo non c'è nulla che valga il prezzo del tuo dolore.

La vita,credimi,non è un fascio di speranze perdute,un puzzolente ricamo di mimose.
La vita raglia e cavalca nel suo incessante splendore.












"Splendore" Margaret Mazzantini (2013)





LA TRAMA:
"Avremo mai il coraggio di essere noi stessi?"
Si chiedono i protagonisti di questo romanzo.
Due ragazzi.
Due uomini.
Due incredibili destini.
Uno eclettico e inquieto,l'altro sofferto e carnale.
Un'identità frammentata da ricomporre,come le tessere di un mosaico lanciato nel vuoto.
Un legame assoluto che s'impone,violento e creativo,insieme al sollevarsi della propria natura.
Un filo d'acciaio teso sul precipizio di un'intera esistenza.
I due protagonisti si allontanano,crescono geograficamente distanti,stabiliscono nuovi legami,ma il bisogno dell'altro resiste in quel primitivo abbandono che li riporta a se stessi.
Nel luogo dove hanno imparato l'amore.
Un luogo fragile e virile,tragico come il rifiuto,ambizioso come il desiderio.
L'iniziazione sentimentale di Guido e Costantino attraversa le stagioni della vita:l'infanzia,l'adolescenza,il ratto dell'età adulta.
Mettono a repentaglio tutto,ogni altro affetto,ogni sicurezza conquistata,la stessa incolumità personale.
E ogni fase della vita rende più struggente la nostalgia per quell'età dello splendore che i due protagonisti,guerrieri con la lancia spezzata,attraversano insieme.
La voce narrante del protagonista ha la limpidezza poetica,l'ingenua epicità dei grandi inetti della letteratura.
S'impenna funambolica,s'immerge tragica e gioiosa nelle mille insenature di questo romanzo che è insieme classico e sperimentale.
Un romanzo che cambia forma come cambia forma l'amore.
Scortica pregiudizi,ci espone alla vertigine,ci libera.
Ha la solitudine,l'audacia,la virulenza malinconica di tutti gli amori non perdonati,che inseguono l'illusione di uno splendore possibile.
Un romanzo che non somiglia a nessun romanzo,perchè una storia d'amore non somiglia a nessun'altra storia d'amore.
Ma la storia di Guido e Costantino è anche un viaggio attraverso i molti modi della letteratura,un caleidoscopio di suggestioni che attraversa l'archeologia e la contemporaneità.
Margaret Mazzantini ci affida un romanzo ipnotico,dotato di una luce che ti fucila alle spalle,che avanza con l'urgenza folle e anticonformista di un narratore che rivendica il diritto di trasformare la vergogna in bellezza.
Il diritto della letteratura,quello di risvegliarci lasciandoci nello stupore di un fragoroso sogno.
Perchè il vero scandalo sarebbe non aver cercato se stessi.
E alla fine sappiamo che ognuno di noi può essere soltanto quello che è.
E che il vero splendore è la nostra singola,sofferta,diversità.

IL MIO GIUDIZIO:
Della Mazzantini ho letto "Non ti muovere",che ho trovato un capolavoro nella sua drammaticità, e "Nessuno si salva da solo" che è,invece,sottotono e di una banalità unica.
Quindi non sapevo cosa aspettarmi da questo "Splendore",anche se,a dire il vero,la trama mi ha da subito colpita moltissimo.

Inizialmente ero indecisa se leggerlo o meno,non tanto per i molteplici commenti negativi che ho sentito sul romanzo (fortunatamente non scelgo i libri in base ai giudizi altrui!),
quanto perchè,in una recensione su IBS,era stato praticamente svelato,papale papale, buona parte del finale 
(quando è che la gente capirà che recensire un libro non significa spoilerare???!!!!).

Poi però,ogni volta che entravo in libreria,l'occhio mi cadeva su questa copertina rosa/arancione e,quando incontravo in giro una qualche persona che stava leggendo proprio questo romanzo,
non potevo fare a meno di provare un pizzico d'invidia e pensare: "Anch'io!!!!".
Così lo avevo messo nella lista dei libri da acquistare a breve termine.
E il destino mi ha voluto dare una mano:
a fine estate ho trovato una copia di "Splendore" abbandonata in spiaggia da una lettrice sbadata o poco amante dei libri (in spiaggia non si dovrebbe lasciare nemmeno un fazzoletto di carta,a maggior ragione un libro!!!!)...ovviamente e con somma gioia,l'ho presa e mi sono accinta alla lettura.

L'autrice ha,senza ombra di dubbio,un modo poetico di raccontare,nonostante in alcuni punti utilizzi un linguaggio abbastanza crudo e triviale.
Sa descrivere in maniera encomiabile le sensazioni e gli stati d'animo provati dai protagonisti,
la loro paura di scoprirsi gay ("E per un attimo sperai davvero che mi uccidesse,per non vedere il mio futuro"),l'ingiustizia di dover nascondere e negare i propri sentimenti,di mortificare la propria vera natura,fingendosi etero e vivendo  un'ipocrita parvenza di normalità,con tanto di moglie e figli,per non deludere gli altri e una società che allontana e discrimina il "diverso".

Ogni frase,ogni parola di questo intenso romanzo,è una stilettata al cuore e lascia nel lettore un senso di amarezza per questo amore ostinato che è uno splendore (termine che più e più volte viene ripetuto all'interno della narrazione) ma che è, allo stesso tempo,contrastato e impossibile.
Un amore incompiuto.

Leggendo qua è là su internet,ho notato che una delle maggiori critiche che è stata rivolta all'autrice,sia quella di aver scritto un libro pregno di pregiudizi e omofobia.
In effetti ,di primo acchito, può sembrare che la Mazzantini,ogni tanto,incappi in certi stereotipi,come,ad esempio che si possa diventate omosessuali per mancanza di affetto materno,per essere stati sessualmente insidiati da bambini.
Per non parlare,poi, della visione del mero rapporto omosessuale visto come violento e degradante...

Innanzi tutto,è difficile per una donna,e per di più eterosessuale,mettersi nei panni e nella testa di un gay ma,se non ci si limita a una lettura superficiale e approssimativa,ma si scava più in profondità, si evince benissimo che sta dalla parte di Guido e Costantino e fa il tifo per il loro amore.
Perchè non c'è differenza fra l'amore eterosessuale e quello omosessuale:
l'amore è solo amore ed universale.

Più probabilmente,quello che la Mazzantini cerca di fare,è puntare il dito su chi,invece di andare fiero della propria diversità (di qualunque tipo essa sia) o di tutelare quella degli altri,la rinnega e la sminuisce,dando la colpa ai soliti luoghi comuni.
Dei due protagonisti,infatti,è senza dubbio Costantino che mortifica la propria natura,precludendosi la possibilità di essere felice insieme all'uomo che ama e arrivando quindi a essere morto dentro,pur continuando a esistere.
"Adesso è un invertito...l'inversione è questa,questa strada all'indietro,questo dietrofront psichico.Vedo il suo nome scritto all'incontrario: onitnatsoC"

Invece,se di qualcosa si può accusare la scrittrice,è di aver dato una pessima immagine del meridione: l'omofobia e l'inciviltà,purtroppo,sono mali diffusi un pò ovunque,non certo solo in un paesino calabrese.

A prescindere da ciò, "Splendore" lo è di nome e di fatto:
un romanzo che avvince e cattura,trascinandoti dentro una storia che,se da un lato si è curiosi di sapere come andrà a finire,dall'altro si vorrebbe che non terminasse mai.

Al pari di Italia e Timoteo in "Non ti muovere",Guido e Costantino sono dei personaggi a cui è impossibile non affezionarsi e che,una volta conosciuti,porteremo per sempre nel cuore.

La prima parte della narrazione è senza dubbio più fluida,scorrevole e coinvolgente;
la seconda perde un pò di ritmo,risultando,a tratti,forzata e anche leggermente psichedelica.

Come "Non ti muovere",il romanzo termina con un viaggio che,metaforicamente,dovrebbe significare l'inizio di una nuova,diversa vita.
E' un finale un pò ambiguo,quello di "Splendore",che si presta a svariate interpretazioni,che dice e non dice,lasciando libero il lettore di immaginare la conclusione che più preferisce.
Tutto finisce dove tutto è cominciato.
Sicuramente non c'è l'happy ending del "e vissero felici e contenti"...ed è giusto che sia così.
Perchè la felicità non cade dal cielo ma bisogna guadagnarsela,pretendendo di essere se stessi,di essere accettati e rispettati così come siamo e non trascinando la propria esistenza nella menzogna per quieto vivere e per il timore del giudizio altrui.



IL MIO VOTO: E' un pugno allo stomaco ma è da leggere,assolutamente.
Soprattutto lo consiglio ai benpensanti omofobi e bigotti:vedere le cose con gli occhi di un'altra persona,magari...forse...li può portare a riflettere su quanto dolore possano portare i pregiudizi e le discriminazioni.
* ECCELLENTE! *

LA SCRITTRICE:





mercoledì 10 settembre 2014

Frasi dal libro "Storie di ordinaria follia" di Charles Bukowski

...lo spirito,o alle stelle o giù ai calcagni.
Non c'era via di mezzo.
C'era anche chi diceva che era pazza.
Gli imbecilli lo dicevano.
Gli scemi non potevano capirla.
Ma ne aveva da vendere di cervello e di spirito.
La sua indole era affine alla pazzia,aveva un temperamento che certi chiamano pazzia.

La bellezza non è niente,la bellezza non dura.
Non lo sai quanto sei fortunato a essere brutto,perchè se a qualcuno piaci,sai che è per qualcos'altro.

Poi dormimmo abbracciati per un'oretta.
Era,in un certo qual modo,anche meglio che fare l'amore.
C'era questo fluire via insieme,senza alcuna tensione.

Era un cane.
Anzi no,perchè dar la colpa ai cani?

Era quello che volevano loro,che m'arrendessi.
Glielo leggevo negli occhi,nei sorrisi,quando credevano che non guardassi.

"Che,pianti una posto così buono?"
"Digli di mandarmi a casa per posta l'assegno per 2 ore di lavoro,o sennò se lo possono ficcare,diglielo,su per il culo...chi se ne frega!"

Beh,il mondo è bello perchè è avariato!

"Posso chiederle,se non le dispiace,che mestiere fa?"
"Non faccio niente"
"Tranne andare in giro in corriera a far piangere giovani signore?"
"Non è roba da tutti"

"Come mai non è sotto le armi?"
"Non ho superato la visita psichiatrica"
"Vorrà scherzare..."
"Grazie a dio,no"
"Non ambisce a combattere?"
"No"
"Non ambisce a combattere contro Hitler?"
"Veramente no.Lascio che altri lo facciano"
"Lei è un vigliacco"
"Sì,lo sono,e non tanto per non ammazzare la gente,quanto che non sopporto la vita di caserma,dormire con un branco di uomini che russano,e poi essere svegliato da un cazzone che suona la tromba e non mi va di indossare una ruvida camicia verde oliva.Ho la pelle molto sensibile."
"E'un bene che qualcosa in lei lo sia"
"Ma vorrei che non fosse la mia pelle..."

Le mie uniche gioie erano mangiare,bere birra e andare a letto con Sarah.
Non quel che si dice una gran vita,ma tocca accontentarsi.

"Cosa ne pensi della luna?"
"Uno che è stronzo su sta terra,stronzo è anche sulla luna...nessuna differenza"

L'amore è una parolaccia,ma era questo quel qualcosa che ci univa,Linda e me:l'amore.
Ecco perchè facevamo la fame insieme,bevevamo insieme,abitavamo insieme.
Che significa sposarsi?
Il matrimonio è solo una scopata santificata e una scopata santificata finisce sempre,immancabilmente,per venire a noia,per essere un lavoro.

"Mister Bukowsi,gestisco questo albergo da 20 anni e mai,mai,ho visto robe come lì da lei.
Qui abbiamo sempre avuto inquilini rispettabili,mister Bukowski!"
"Rispettabili sì,al punto che ogni 15 giorni,o giù di lì,uno sale sul tetto e si tuffa a capofitto sul piazzale d'ingresso,fra i suoi vasi di fiori finti"

A momenti mi sono scordato come si chiava.
Ma dicono che è come andare in bicicletts:non si disimpara mai.
Però è meglio che andare in bicicletta.

Digli che si chiavi i buchi del formaggio coi buchi!

...ritornare alla fabbrica,mio dio,giorni sciupati,giorni senza senso,a combattere coi capisquadra,con tutti quegli idioti,con l'orologio lento e brutale.

Ma è così che tutti pensano,ciascuno di costoro si dirà,fra sè e sè:io non sono come loro,non è questo il mio posto!

Io sono un genio ma nessuno lo sa tranne me.

A uno a uno andavano a ritirare la paga.
Io li guardavo..."Non può essere" pensavo.
Mi pareva che a ognuno gli toccassero 3 dollari,3 pezzi da 1.
A quell'epoca il salario minimo era,per legge,1 dollaro l'ora.
Avevamo attaccato alle 4 e mezza della mattina e adesso erano le 4 e mezza della sera:faceva 12 ore.
Io fui uno degli ultimi a essere chiamato,il terzultimo credo.
Nessuno di quei barboni aveva fatto casino.
S'intascavano i 3 dollari e se ne andavano,a uno a uno,senza piantar grane.
"Bukowski!" chiamò il primo moccioso.
Andai oltre.
Il secondo moccioso fece schioccare fra le dita 3 Washington nuovi di zecca.
"Un momento" dissi io "non vi risulta che c'è una paga minima per legge?Un dollaro all'ora!"
Il moccioso alzò la birra.
"Però c'è la trattenuta per mezzo di trasporto,e poi la colazione e via dicendo.Noi paghiamo l'orario effettivo di lavoro che calcoliamo si aggira sulle 3 ore"
"Per me,sono corse 12 ore della mia vita,senza contare che adesso mi tocca prendere un mezzo per tornare al centro,dove ho lasciato la macchina"
"E' fortunato,ad averci l'automobile!"
"E tu sei fortunato,che non ti ficco quel barattolo di birra su per il buco del culo!"

Qualsiasi cosa,del resto,è una perdita e spreco di tempo,tranne fottere di gusto o creare qualcosa di buono o guarire o correre dietro a una specie di fantasma-amore-felicità.
Tanto tutti finiamo nel mondezzaio della sconfitta:chiamala morte,chiamalo errore...io non sono bravo con le parole...direi però,dato che tutti ci s'adatta alle circostanze,che certe cose accrescono la tua esperienza,anche se magari non si tratta di saggezza è possibile peraltro che uno resti tutta la vita nell'errore,vivendo in uno stato come d'intontimento o di paura.

Tante volte io penso alla folla come a una massa di ipnotizzati che non sa dove andare.

Va bene...addio.Con tanti vaffanculi.

La guerra è una merdata.
La guerra è l'inferno.
Scopa,non combattere.

Solo i poveri conoscono il significato della vita:
chi ha soldi e sicurezza può soltanto tirare a indovinare.

"E questo lei lo chiama scrivere?"
"E' il meglio che so fare"

Signori,arriva il momento nella vita di ogni uomo in cui questi deve scegliere fra resistere e scappare.
Io scelgo di resistere.

I pesci piccoli se la pigliano sempre nel culo.Così è scritto nella storia.

Io non ne avevo manco più una copia.
L'ultima me l'aveva fregata un amico,mentre ero ubriaco.
Un amico?

Forse ho paura.
Paura d'ogni cosa,cioè della gente,dei palazzi,delle cose,di tutto...specie della gente.

"Aveva stile,molto stile.Ma alla fine,dopo un'ora o dopo anni,ti accorgevi che ti aveva fregato"
"Sì,lo stile è importante.Tanta gente urla la verità,ma senza stile è inutile,non serve"

Il guaio con i soldi è di 2 tipi:
averne troppi oppure troppo pochi.

"Siete un genio?"
"Francamente non saprei cosa dire. Più che altro,mi pare di essere un subnormale.Ho tante bolle d'aria in testa,tante bolle d'aria bianca"

Bah,l'età non è mica una colpa.
Solo che tanta gente invecchia male.

Da ogni cosa dovevo trarre vantaggio,ecco quanto.

Passai davanti a un locale e c'era uno sulla soglia che mi fa:
"Hey,volete un lavoro?"
Sbirciai dentro e vidi tante file di uomini,in piedi davanti a banconi di legno,con un martello in mano,che davano martellate a delle robe,come conchiglie o delle cozze,e spaccavano il guscio e tiravano fuori il buono,e non so che ci facevano,era buio lì dentro.
Era come se quegli uomini colpissero se stessi col martello e buttassero via quel che avanzava di loro.
Dissi a quell'uomo:
"No,un lavoro non mi serve"
Passai oltre.
Avevo il sole in faccia.
Avevo 74 cent.
Il sole m'andava bene.

La gente è il più grande spettacolo del mondo. E non si paga il biglietto.

"E tu sei paranoico?"
"Come no,quale persona sana di mente non lo è?"

"Perchè la gente cerca di darci contro?"
"E'perchè sono infelici e la gente infelice ha voglia di sfasciare le cose"
"Non ci sono persone felici?"
"Ce n'è tante che fanno finta di essere felici"
"Perchè?"
"Perchè si vergognano e hanno paura di confessare che non sono felici"

"Per cosa sei dentro?"
"Renitenza alla leva"
"Sono 2 le categorie che ci stanno sul cazzo qui:i renitenti e gli esibizionisti."
Ladri sì ma patrioti,eh!
Fai grande il paese per meglio rubare!


...cela un'estrema sensibilità sotto una scorza di indifferenza...

Caddi all'indietro:
il mio primo istinto fu di proteggere la bottiglia per non farla andare in pezzi sul cemento (istinto materno!!!)

La razza umana mi ha sempre disgustato.
Ciò che in sostanza me la rende disgustosa è la malattia dei rapporti familiari,il che include il matrimonio,scambio di potere e aiuti,cosa che,come una piaga,come una lebbra,poi diviene:
il tuo vicino di casa,il tuo quartiere,la tua città,la tua contea,la tua patria...tutti quanti che s'abbrancano stronzamente gli uni agli altri,nell'alveare della sopravvivenza,per paura e stupidità animalesca.

Mi fecero la fotografia,mi presero le impronte digitali,insomma tutta la trafila.
Mi sgnaccarono in guardina,
La grande cella comune era gremita d'ubriachi,ce ne saranno stati 150.
Un'impresa trovare uno spazio.
Piscio e vomito dappertutto.
Una latrina,
Compare d'anello a uno sposalizio zen.
Magari gli sposi manco avranno scopato,quella notte.
Ma qualcuno era stato fottuto regolarmente.

Il vecchio Ernie (Ernest Hemingway ndr) ha scritto alcune cose piuttosto brutte negli ultimi tempi...qualche rotella gli s'andava allentando...ma,anche allora,faceva fare agli altri la figura di scolaretti che alzano la mano per chiedere il permesso di fare una pisciatina letteraria.

C'era soltanto il sole di buono,ma bisogna pigliare quello che capita.

Proprio così,non avevano nulla di umano i miei compagni:
l'occhio vitreo,avviliti,sonati,ridevano per un nonnulla e si pigliavano in giro di continuo fra loro,li avevano svuotati,assassinati.
Uscendo di là,provò quella meravigliosa sensazione che provava ogni volta,quando lasciava un posto o ne veniva licenziato.
Uscì fuori libero e addio a chi resta.

Il mio amico è tanto intento a trinciarmi i panni addosso che non sembra neanche curarsi della propria esistenza.
La solita solfa:gente che sparla,taglia i panni addosso e non arriva da nessuna parte.

Avevamo fatto amicizia lavorando in quella merda di posto.
Simpatia reciproca soprattutto perchè non ci andava di restare per sempre fra la merda.
Sarà magari una buona scuola,ma c'impari quel tanto e non più,e poi corri il rischio di affogarci dentro,di restarci secco.

Il mondo mi ha rubato molte ore,molti anni,buttati via in lavori monotoni e insulsi.
Provo vergogna per la mia sconfitta,non per i suoi soldi,per la mia sconfitta.

2000 anni di cristianità e che abbiamo ottenuto?
Poliziotti che cercano di tener insieme una merda che va in putrefazione,e che altro?
Guerre a non finire,bombardamenti,grassatori per le strade,rapine,gente accoltellata,tanti pazzi che ne hai perduto il conto,non ci fai più caso...lasci che vadano in scorribanda per le strade,in divisa da poliziotti oppure no.

La teoria era che ci riadattassimo a poco a poco alla società,anzichè passare tutto in un botto dal manicomio alla vita normale.
Sennò rischi che ti debbano rinchiudere di nuovo,alla vista di tutti quei matti in circolazione per strada.

Le 2 più grandi invenzioni dell'uomo sono il letto e la bomba atomica.
Il primo tiene lontano dalle noie,la seconda le elimina.

Sì non potevo soffrire di alzarmi alla mattina.
Significava rientrare nella vita e,dopo che hai passato una notte a dormire e ti sei costruito una specie di nicchia privata nel sonno,non ti va di ricominciare.
Sono sempre stato un solitario.
Perdonatemi -sarò matto,sarò- ma per me,tranne qualche pezzo di fica,non me ne fregherebbe proprio un tubo,se morissero tutti,al mondo.
Sì,lo so,non è carino.
Ma io sarei contento,come una lumaca.
Dopotutto è la gente che mi ha reso infelice.

Ma a che serve pensare? Solo a farti passare dei guai.

"Non c'è niente che sia tutto cattivo.Tu dici che i poliziotti sono tutti cattivi,invece no.Ne ho conosciuti tanti,di buoni.Insomma,c'è anche il poliziotto buono"
Non hai modo di spiegargli che:
quando un uomo indossa quella divisa diviene il tutore stipendiato dell'ordine vigente.
E'pagato per far sì che nulla cambi.
Se a te va bene come stanno le cose,allora tutti i poliziotti sono buoni.
Se invece non ti piace come stanno le cose,allora per te sono tutti cattivi.
C'è qualcosa che è tutto cattivo!
Ma la peste è intrisa di questa filosofia sterile e marcia e non rinuncerà mai alle sue teorie.
Incapace di pensare,la peste s'attacca alla gente:sinistramente e per sempre.

La peste non manca mai nel posto dove tu lavori e io sono una buona esca per la peste.

Forse,però,bisogna riconoscere che tutti noi,qualche volta,siano stati la peste per qualcuno,senza rendercene conto.
E' un pensiero assai deprimente,ma purtroppo dev'essere proprio così.
Questa idea può aiutarci a sopportare la peste.
In fondo,non c'è nessun uomo al 100% sano.
Tutti abbiamo varie forme di pazzia e di bruttezza,delle quali non siamo coscienti,a di cui gli altri sono consapevoli.
Se ci pensi fitto,non campi più.

Sì,io amo gli animali.
Non mi trovo con la gente.
Ma con gli animali ci comunico.
Forse sono matta,sì.
Chi lo sa!

Seguitammo a guardarci.
Mi pareva che avrei potuto annegarci nei suoi occhi.
Poi l'accarezzai il viso.
Ci baciammo e la trassi a me.
La strinsi.
Con l'altra mano le frugavo fra i capelli.
Fu un bacio d'amore,un lungo bacio di puro amore.

Però il loro odio lo sentivamo.
Eravamo diversi,estranei.
Eravamo una minaccia per il loro sistema di vita.
Quegli animali avevano pagato per la loro individualità e per la nostra.

Nasci piangendo.
La nascita.
E poi la morte.
A ognuno tocca.
Entriamo dentro soli e usciamo fuori soli.
E molti di noi,la maggior parte,viviamo soli,spaventati,vite incomplete.
Una tristezza senza pari discese su di me.
A veder tutta quella carne appena nata che doveva morire.
A osservare tutta quella vita che si sarebbe a poco a poco trasformata in odio,in demenza,in nevrosi,in stupidità,in terrore,in omicidio e infine in nulla.
Nulla in vita,nulla in morte.

Ce ne sono già troppi di sociologi di mezza tacca,al giorno d'oggi.
Perchè dovrei unire il mio alto ringhio al loro coro di uggiolii?

Tutti abbiamo udito la donnetta che dice:
"Oh è terribile quel che fanno questi giovani a se stessi,secondo me la droga è una cosa tremenda!"
Poi tu la guardi,la donna che parla in questo modo:
è senza occhi,senza denti,senza cervello,senz'anima,senza culo,nè bocca,nè calore umano,nè spirito..niente!
Solo un bastone.
E ti chiedi come avran fatto a ridurla in quello stato i the con i pasticcini e la chiesa.

Tanti vecchi s'incazzano violentemente contro la gioventù d'oggi:
"Diamine"Io ho lavorato tutta la vita! (la spacciano come una virtù,ma dimostra solo quanto sono cretini!).
Questo giovani vogliono ogni cosa per niente! Oziano tutto il giorno,si rimbambiscono con la droga e tirano a campare alle spalle degli altri!"
Poi tu guardi costui:amen!
Parla per invidia,ecco tutto.
A lui l'hanno fregato.
Gli hanno rovinato gli anni più belli.
Anche a lui piacerebbe fare come questi giovani,se potesse tornare indietro,ma non può.
Allora vuole che loro tribolino come ha tribolato lui.

Dagli qualsiasi cosa,al genere umano,e loro te la sciupano.
La sporcano,ci fanno scarabocchi,graffi.
Ci vomitano.

Quando mi trovo in mezzo alla gente,mi sento a disagio.
Essi parlano,hanno entusiasmi per cose che non mi riguardano.

Una donna può prenderti in corpo e tu credi d'esser dentro di lei e invece no,non ci sei.
A te io ti prendo dentro.

Pazzia?
Certo.
Cosa non è pazzia?
Non è pazzia la vita stessa?
Siamo come giocattoli con la carica,tutti quanti noi....
Qualche giro di chiavetta e,quando la molla si scarica,addio.
Finchè dura,camminiamo,ci agitiamo,facciamo progetti,eleggiamo le giunte comunali,tosiamo l'erba...
Pazzia!
Ma sì,sicuro,cosa non è pazzia?