lunedì 28 luglio 2014

Frasi dal libro "Matrioske" di Tommaso Occhiogrosso

La gente inutile spesso non fa altro che aiutarti a pensare al peggio.
Tanto vale che s'intossichi mortalmente.

Per quel che mi riguarda,forse non esiste un posto dove sentirmi al sicuro,ma frequento luoghi e sparisco all'occorrenza.
Un pò ovunque,un pò in nessuna parte del mondo.
Non mi sento cittadina,ma pellegrina,e se mi fermo è solo per pianificare la prossima tappa.
Dovrò pure accamparmi per progettare il viaggio!
Il fatto è che non son mai a casa,non mi sento protetta con nessuno,non esiste un punto fermo dove posare le valigie,ma solo angoli dove metterle in sosta momentanea.
C'è di peggio che non mi rendo amabile,ma non è un mio problema.
Non sono l'emblema della simpatia e la stessa cosa penso di tutto ciò che mi circonda.
Il mondo,in effetti,non ha niente di simpatico,tantomeno di tondo:
lo vedo piuttosto spigoloso.
Devi starci attento,altrimenti ci cozzi e ti fai male.

E poi la storia mi piace.
Ci salto su,quasi per gioco,e cavalco secoli quasi fossero onde che mi allontanano dalla riva del presente,il che mi permette di vedere gli altri così piccini piccini da non poterli distinguere.

In fondo è un bravo ragazzo e a me i bravi ragazzi piacciono,perchè non sono componibili.
Non hanno strutture da nascondere.
Quando incontro gente come Giorgino,mi piace passare del tempo con loro.
Tanto per sentire come ci si sente a essere senza coperture,senza difese perchè gli attacchi ormai non li senti nemmeno più e finisce che nessuno più ti attacca,ritenendo che sia simile a un appestato.
Uno da lasciar perdere.

Non m'interessa cosa prevedesse lo Statuto Albertino.
So di certo che era una gran stupidaggine,perchè fu imposto senza che nessuno l'avesse chiesto.
Per quanto mi riguarda,si poteva rimanere divisi,che forse i terroni diventavano quelli del Nord.

Sono così lontana dalla riva per loro,quest'onda non esiste.
Vedono solo un brillare di spuma bianca,poi girano la testa presi dai loro pasti.
E' quel che vedono della storia:solo quel che serve per capire che il mare è agitato.
Poi si ritorna a banchettare sulla riva della quotidianità.

...facce di plastica,proiettate a consumare la fantasia del weekend.
A loro questo tipo di faccia viene bene.
E quasi quasi mi sento una fuori di testa a non riuscire a stamparmela su questo viso.

Sorrido,chiudo gli occhi e faccio buio intorno.
Qualche volta vivo di queste sciocchezze per riprendere una parte di me,piccoli assaggi che mi ricordano il sapore di quello che sono.

L'acqua è uno di quei beni che sottovalutiamo.
Non perchè disseti,quanto perchè per essere così limpida e senza coperture è capace di lavare via le macchie.
Non si nasconde e ti scopre,insomma.
Più penso all'acqua e più rimpiango di non essere goccia.

Non è costruito,è strutturato male.

"Ma a te,cosa interessa veramente?"
"Cambiare posto.
Mi piace trovare il fresco ovunque.
Hai presente le notti d'estate,quando non riesci a trovare un angolo fresco sul materasso?
Ti giri in quel metro quadrato,in tutte le direzioni possibili e non trovi pace.
Ecco,fai conto che sono una che non riesce a pigliar sonno!"

A Giorgino basta quel che ha,perchè pensa che di più non riuscirebbe a conquistare.
E'un perdente ma solo perchè cieco: non riesce a vedere la forza e le armi,quindi alza bandiera bianca persino con se stesso.

Tu non chiedi,non ci pensi.
La tua preoccupazione è servire,togliere di bocca la sete agli altri.

Sabrina è di quelle che vive 3000 stagioni all'anno,tanto che certe volte non capisci se sia autunno o semplicemente pioggia estiva.

Potrebbe fare al caso mio,ma temo che io non faccia al caso suo....

E' piacevole la sensazione di leggere dentro le persone,per il semplice fatto che si saltano i convenevoli e a me i convenevoli danno terribilmente noia.
Siamo costruiti artificialmente,in più,se dobbiamo perdere tempo su costruzioni inutili,val la pena lasciar perdere.

Amo le debolezze.
La gente sicura di sè mi annoia.
Troppe costruzioni da scalare,divellare,scartare.
La debolezza è sensibilità,amore,gioia,ironia.

Sabrina è una che annusa,sfiora prima con gli occhi,poi col naso.
E infine assaggia.

Non so cosa succederà.
Non m'importa,perchè è meglio spingere sino al limite una situazione e vedere cosa accade:
le cose nascono da sole per indole umana,grazie allo scontro di 2 volontà,di 2 vite che si pongono nude con i loro bisogni e desideri.
Progettare sarebbe costruirsi e le costruzioni,prima o poi,finiscono per cedere.

...poi le passa una scarica di adrenalina lungo la schiena:
è preda di se stessa,della sua debolezza,della voglia carnale e dice sul filo delle labbra:"Ma chi se ne frega!"

Sono rare le persone che si modellano o comunque riescono a incastrarsi.
Il più delle volte sono sassi.composizioni tristi e deformi,frutto di macerie.
La gente è macerie,sprechi di montagne o calchi della terra,venuti fuori per caso,piantati al suolo fin quando qualcuno non le scalcia lontano con una pedata.
Li porti dove vuoi.
E sono privi di energia e di vigore.

E' stato in quel momento che l'ho voluto.
Ha scoperto le bambole una dietro l'altra,scaraventandole lontano così che non potessi recuperarle.
E mi sono sentita nuda,con quanto di più sacro potessi disporre.
La mia piccolissima matrioska,pezzo unico.

E' così triste,a volte,dover ammettere di stare bene con se stessi,nonostante ci sia la consapevolezza di un vuoto.

Ci manca sempre qualcosa.
Io ho già assorbito il mio peggio.
Nulla mi appassiona in maniera esaltante.
Direi che,bene che vada,riesco a tamponare i vuoti ma mai a colmarli.

Penso a Cosimo,al fatto che è riuscito a farmi saltare su un piede,restare in bilico,quando pensavo potessi camminare su un terreno scontato.

Una come lei è nata per essere così.
Ci vorrebbe intelligenza,ma lei la disdegna.
E'puro istinto.

A loro ho raccontato le mie gioie e le mie insoddisfazioni.
L'unica parola di conforto che ne ricevo è un imperativo perenne:"Cammina!"
Non ho altro da fare se non camminare.

Spesso non è il contenuto a renderci felici.ma il modo con cui te lo porgono:
mani calde e voce sincera,mettono nastrini sul cuore e sul viso.
Questi sono gli auguri sinceri.

Amelie è il tipo di persona alla quale uno sgarro fortifica,non demoralizza.
Non l'ho mai sentita imprecare contro il padre di Paolino.
Forse sente il dovere di ringraziarlo:l'ha resa una donna.
E una donna è un cesto di vimini.
Grembo di frutti.
Sporta di succulenze.
Trasporto.
Ricercatezza di materiale.
Arte ben costruita.
Non puoi che metterci dentro le migliori prelibatezze,insomma.

E'stata forse l'unica volta in cui l'ho sentito mio,perchè continuava a ripetere il mio nome.
Mi eccitava,mi mandava a diopappone di continuo,a più riprese e sarei potuta morire in quel momento perchè non desideravo altro dalla vita.
Sono stati i secondi più intensi che abbia vissuto.
Tremavo di gioia perchè sentivo amore.
"E vaffanculo a quel che succederà!" pensai.

E'stato in quell'istante che tutto è cambiato:tutto quell'amore si è svestito e ha mostrato un'altra faccia.
E l'ho odiato nella stessa misura in cui lo avevo amato.
Allora sarei potuta morire,adesso lo volevo morto.

La mortificazione è quel pezzo di pane duro,rammollito sulle bocche altrui.
Te lo danno da mangiare per stimolo:
sono ossessionati dal farti sentire piccolo.

Adesso che ricordo tutto alla perfezione,vorrei dimenticare,sapere di non avere buona memoria.
Vorrei non saggiare le lacrime e vorrei tornare a stringere i pugni.
Vorrei non vedere più la sua faccia.
Vorrei che tutto questo non fosse mai successo.

Dopo una camminata pesante nel passato,vorrei guardare il futuro nei suoi occhi e pensare che sia anche mio.
Almeno un poco.

Penso che avremmo bisogno sempre di una palla che torni indietro,così che possa darci l'illusione di qualcosa che comincia di nuovo,qualcosa che non è andata via per sempre.

Non so se è la sorpresa che mi manca,ma di certo nessuno fa più domande intelligenti.
Abbiamo ancora voglia di chiederci "sostanza"?

Dal mattino alla sera,viaggio a un palmo dal suolo,distante da ciò che dovrebbe preoccuparmi,aliena ai rapporti perchè non sono rapporti ma vincoli.
La gente si attacca sempre a qualcosa di tuo,ha bisogno di ciò che le manca e non considera l'idea che magari la loro pretesa e il pezzo di carne al quale sono agganciati è frutto di sacrifici o delusioni.

Riconosce il pericolo solo assaggiandolo:deve mangiarlo.


Paolino continua a stringere le braccine intorno al mio collo e sento il puzzo d'infanzia soffiarmi in faccia.
E'di quei sapori che ti appartengono fino a una certa età,poi ti abbandonano.
Tramutano in fetore.
Fin quando sei piccolo.resta una puzza sopportabile,perchè sai che l'avevi addosso anche tu e tanti prima di te l'hanno accettata e sopportata.
Una volta che vesti abiti alla moda e inizi a parlare come i grandi,nessuno pare riesca a starti accanto.
Non è questione di pelle.
Credo di bisogni.
Con la maturità o presunta tale,avvertiamo noi stessi la puzza che sgorga dal di dentro.

Quel senso d'inquietudine e d'insofferenza pare non lasciarci mai e tastiamo il terreno dell'insoddisfazione a carponi,ormai vinti da stupidaggini che crediamo siano problemi.
Quando il peggio è passato,arriva la vera batosta,le cose serie che davvero ti provano.
Se non sei capace o abituato,continuerai a strisciare per tutta la vita,portandoti addosso quel puzzo miserabile del male che vivi.
Ecco perchè,per non strisciare,preferisco camminare a un palmo dalla strada,un pò ondeggiando per scansare accidenti e turbolenze.
Me ne frego nel più profondo,perchè nulla mi tocca più.
L'unica controindicazione è la consapevolezza che diventerò talmente cinica da non riuscire più a guardare in faccia nessuno,perchè non sarà un mio problema.
Anche chi non lo meriterebbe.
Tuttavia,hanno fatto così con me.
Non ero un loro problema nell'unica occasione importante,e dunque che paghino il conto che gli spetta.
Fin quando,sollevata da terra,riesco a tendermi e porgere anche una sola mano,no problem.
Se la distanza,al contrario,è tale da segnare un distacco inevitabile,ahimè,non potrò certo scendere e scomodarmi per così poco.

Dapprima penso che sia un destino inutile nascere pesci,poi rifletto e mi ricredo.
Un pesce non nasce per parlare.
Nemmeno per mettere su famiglia.
Figuriamoci le ambizioni.
L'unica cosa per la quale valga la pena nascere pesci è nuotare.

L'unica cosa per la quale valga la pena morire da umani è aver vissuto.
Questi microbi d'acqua non si curano di preoccupazioni quali,per esempio,la vita.
L'essenziale è lasciare a bocca asciutta i mostri d'acqua e nuotare.
Ondeggiare tra i problemi e scansarli.
Ci si può fare dei bei viaggetti in questo modo,scoprire mari ignoti e conoscere ogni forma di vita subacquea.
La conoscenza è tutto.

Basta sapere per non sbagliare.

Questo divano è il mio paradiso.
Lontano dalla porta e dal mondo fuori.
Perchè dovrei alzare il culo e andare via?
Perchè dovrei mutare questa quiete che mi coccola?

Non mi interessa sapere di gente che sta bene.
Sono stanca,spesse volte,di vedere la felicità altrui,specie quella gratuita piovuta dal cielo.
Quella non combattuta,non guadagnata,perchè c'è chi magari si è stremato per ottenerla e magari ha perso qualcosa di sè lungo il tragitto.
O magari ha perso e basta.
Come me.

Le competizioni non mi interessano,sono dei palliativi che ingannano l'intelligenza.
E'la pantomima di una società che ha bisogno di figure vincenti.

...crescerà forte per via di questa situazione e senza dubbio si distinguerà dai suoi coetanei.
Sarà diverso,come un neo sulla faccia che non puoi non notare.

Forse è meglio così.
Forse è giusto che non ti abitui a pretendere nulla ma ad accettare ciò che la vita ti lascia come briciole,senza essere costretto a gareggiare in corse inutili.
Devi farne tesoro,piccolo!
Ascolta una che ha pagato,per essere monca di qualcosa,perchè avrei imparato prima e non avrei perso tempo prezioso.

Ho bisogno di tempo,minuti preziosi per me,provvisorie realtà che non sono illusioni,perchè ogni tanto,le mie piccole Brigitte,hanno diritto di venir fuori anche loro,santa miseria!

Rendere reale un'assurdità è arte che mi compete.

Avere cervello non coincide mai con le buone maniere,nè coi luoghi comuni,così accade spesso che colui che infrange gli schemi è uno fuori di testa.

Ho passato troppi anni a cercare di esserci dentro,di mostrare quella rettitudine celebrale che fa rima con il modo comune di pensare,rosicando spesso una forma tutta mia per essere speciale,
per non confondermi con qualcun'altra,simulando cortesia e pacifica convivenza con i miei simili.
Il risultato è che ho lasciato troppa parte di me nei luoghi più disperati,sempre all'interno,ma così distanti che scavare,a volte,ha corroso le mani sino all'ultima falange.
Ho cominciato a coprirmi,rivestire parti di me come di pellicola protettiva,per non farmi altro male,per lasciare almeno intatta la mia essenza di donna.

Non posso più proporre un cesto di vimini.
Non ho nulla da metterci dentro,perchè l'ho sparpagliato un pò ovunque in questa mia vita,così come abbandono in tutte le stanze della casa,oggetti che mi appartengono.
Per riappropriarmene occorre fare un gran giro tutte le volte,rischiando allo stesso tempo di tralasciare qualcosa cui non do pensiero.

...le voci si acquietano,aspettano che vada oltre per poter così versare il fiume delle ingiurie,riempire gli spazi tra un intervento e l'altro con occhiate di sdegno e rendere sempre più copioso questo letto di parole che scorre,abbonda,si allontana e quasi mi raggiunge,sino a toccarmi il culo,a bagnarmelo delle bavose voluttà nascoste in prosopopee di perbenismo.
Li voglio al muro questi saccenti del "così si fa",perchè della vita hanno solo fotografie in bianco e nero,ma nessuna cognizione e verità.

Adesso che hai capito,metti in ordine le tue immagini e infilale una dentro l'altra,dalla più piccola alla più grande.
La parte più piccola,ovviamente è il cuore,il resto solo coperture.

Non hanno nulla che non vada,perchè ciò che posseggono è frutto di nulla.
Si cibano di proiezioni.
Vivono con l'immagine che segue i loro passi,con ciò che pretendono che sia o possa essere,
senza badare troppo alla sostanza,senza tener traccia delle misure,dei contorni di quest'immagine.

Sarà l'ennesimo fallimento ma almeno ci ha creduto.
Ha sbagliato per qualcosa,perchè l'unica verità che non le riuscirà di cancellare veramente è il desiderio di provare.
E magari,tra tanti errori,scoprirà d'aver imparato sul serio qualcosa.

In piedi,distanti e in disordine,vivono queste matrioske.
Prese così sono leggere,una a una.
E non sono io.
Adesso mi rimetto a posto,mi incastro ancora una volta:
di tante,solo una,alla fine.
E sono io.

Mi hanno tolto tutto,anche la speranza di crederci ancora.

Ho sbagliato,forse,a desiderare un figlio inesistente sul tracciato,ma vivo e reale nelle mie pulsazioni?

Uno scherzo per il quale ho lottato e maledetto tutti coloro che si frapponevano tra me e il mio desiderio.
Per uno scherzo ho perso tutto.
E vaffanculo.
Vaffanculo a me e ai miei sogni.

Se una parte piccina devo continuare a salvare,che sia il ricordo.
Per il resto,seppellisco ogni cosa:una me stessa dopo l'altra.
Sino a soccombere.
Sino a dimenticare e lasciar marcire anche il più bel ricordo.







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