martedì 9 luglio 2024

"Cuore nero" Silvia Avallone (2024)


 


LA TRAMA:
L’unico modo per raggiungere Sassaia, minuscolo borgo incastonato tra le montagne, è una strada sterrata, ripidissima, nascosta tra i faggi. È da lì che un giorno compare Emilia, capelli rossi e crespi, magra come uno stecco, un’adolescente di trent’anni con gli anfibi viola e il giaccone verde fluo. Dalla casa accanto, Bruno assiste al suo arrivo come si assiste a un’invasione. Quella donna ha l’accento “foresto” e un mucchio di borse e valigie: cosa ci fa lassù, lontana dal resto del mondo? Quando finalmente s’incontrano, ciascuno con la propria solitudine, negli occhi di Emilia ,“privi di luce, come due stelle morte”, Bruno intuisce un abisso simile al suo, ma di segno opposto. Entrambi hanno conosciuto il male: lui perché l’ha subito, lei perché l’ha compiuto...un male di cui ha pagato il prezzo con molti anni di carcere, ma che non si può riparare. Sassaia è il loro punto di fuga, l’unica soluzione per sottrarsi a un futuro in cui entrambi hanno smesso di credere. Ma il futuro arriva e segue leggi proprie; che tu sia colpevole o innocente, vittima o carnefice, il tempo passa e ci rivela per ciò che tutti siamo: infinitamente fragili, fatalmente umani.


IL MIO GIUDIZIO:
Silvia Avallone, che a mio avviso si configura fra le migliori autrici degli ultimi anni, la consiglio sempre a scatola chiusa perché i suoi romanzi si contraddistinguono per i personaggi intensi ed umani, per le storie mai banali che racconta, per lo stile scorrevole e coinvolgente. 
Ho letto tutte le sue opere (mi manca solo "Marina Bellezza" che è in "lista di attesa sul Kindle) e, questo suo ultimo lavoro, per alcuni versi e in certi passaggi, mi ha ricordato un po' la sua precedente "Un'amicizia". 

Le figure di spicco di "Cuore nero"sono Bruno, 36 anni, maestro elementare ed Emilia, trentenne laureata in Belle Arti e restauratrice. Bruno è nato ed ha sempre vissuto (tranne una breve parentesi a Torino per frequentare l'università) a Sassaia, un minuscolo agglomerato di case che conta solo 2 abitanti, abbarbicato sui monti della Valle Cervo (fra il Piemonte e la Val d'Aosta), raggiungibile esclusivamente a piedi, tramite una mulattiera in mezzo ai boschi e totalmente isolato d'inverno,con la neve. Lì trascorre i suoi giorni come cristallizzato, ibernato, quasi avulso dalla vita dopo che, proprio la vita, quando aveva solo 11 anni, in una frazione di secondo, ha beffardamente giocato con il suo destino decidendo le sue sorti e quelle di tutta la sua famiglia. 
Emilia, invece, è nata a Ravenna ma ha trascorso metà della sua esistenza a Bologna, in carcere, per un efferato delitto di cui si è resa protagonista quando era poco più che adolescente. Adesso, finalmente donna libera e "recuperata", si è rintanata in questo buco di paese, nella casa che era stata di una sua prozia, per fuggire dal passato e dal resto del mondo che, nonostante lei abbia scontato per intero la sua pena, continua a definirla un "mostro" e ad organizzare manifestazioni per contestare la sua scarcerazione. 
Bruno ed Emilia, inevitabilmente, si conoscono e si innamorano, come due ragazzini alla prima cotta perché, nonostante la loro età adulta, per differenti motivi (lui non ha voluto, lei non ha potuto) non hanno mai vissuto una vera relazione sentimentale. A gravare su di loro, però, le ombre di ciò che è stato che ha reso nero il loro cuore, in special modo quello di Emilia.
La trama si dipana su due piani temporali diversi ma paralleli: il presente ed il passato e, elemento che rende particolare il romanzo, la voce narrante è quella di Bruno. La "vittima" che racconta la carnefice. Come sostiene egli stesso, lui deve scrivere, in quanto "le parole servono proprio a vivere, a ricordare, a capire. A lasciare una traccia per non morire del tutto, per non fare morire chi amiamo".

Prendendo spunto da dei fatti di cronaca realmente accaduti (che qui non dico per non fare spoiler),  "Cuore nero" è un romanzo che inneggia alla forza dell'amore, alla speranza, al fatto che, qualunque evento tragico ci sia accaduto, si debba trovare il coraggio di vivere, a qualunque costo, come la Fenice che rinasce dalle proprie ceneri. Ma è, soprattutto, un romanzo che inneggia alla "redenzione" e al mettersi sempre nei panni degli altri, a non giudicare a priori, a non condannare, perché "dentro di noi non c'è una sola persona" e nessuno è esente dal poter diventare, in un attimo di smarrimento o di perdita di equilibrio, un orribile criminale.


IL MIO VOTO:
Personaggi intensi e molto "umani", storia non banale e avvincente, stile fresco e scorrevole. Silvia Avallone non delude mai e ci regala sempre degli ottimi romanzi. Consigliato!



LA SCRITTRICE:



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