martedì 17 maggio 2016

Dal racconto "Occhi di miele" di Elena Vesnaver

"Oscar,ti prego...ti prego..."
Non sapeva neppure per cosa pregava.
Per quale miracolo.
Che lui entrasse da quella porta.
Che la guardasse ancora con i suoi occhi di miele cotto.
Che la travolgesse ancora e ancora.
Che l'accogliesse nel suo abbraccio,per farle sentire come batteva forte il suo cuore.
Era stanca di vivere senza di lui.
Così stanca....
Ti prego.
Ti prego.
Ti prego.

"Sei pallida..."
"Sto bene."
"Nessuno merita tutto questo dolore..."

"Ti va se andiamo da qualche parte?"
Era bello e la guardava ammirato.
E a quale donna non fa piacere sentirsi addosso uno sguardo così?
Uno sguardo caldo,che prometteva.
Solo che non erano gli occhi di Oscar,quelli che la fissavano.
Non erano i suoi occhi di oro antico,di miele,di ambra.
Non erano i suoi occhi che riuscivano a farla sentire unica.
Anche se guardavano oltre,lontano.
Anche se non le avevano mai promesso nulla.

"Sono come sono e non cambio".
La solita scusa.
Il solito paravento.
Glielo aveva ripetuto e aveva continuato a ripeterglielo anche dopo che avevano fatto l'amore,
ed era successo solo perchè lo aveva voluto lei.
"Questo posso darti e non so se ti basta".
Ma stare fra le sue braccia la ripagava di tutto.
Che cosa le importava di quello che sarebbe successo dopo?
Le bastava vivere il momento.
Però poi il dopo era arrivato ed era stato devastante.
Ma lei non rimpiangeva nulla,
Provava solo una nostalgia tagliente.

"Non ti amo,te l'ho detto.Ho altri progetti.Mi dispiace.Avrei dovuto continuare a tenerti lontana,ma,,,"
E lei non smetteva di aggrapparsi a quel "ma" che,lo sapeva fin troppo bene,non significava niente.
Però era un appiglio.
Era una speranza.
Era diventato una ragione di esistere.

"Perchè sei qui?"
"Mi sei mancato"
"Perchè sei qui?"
"Perchè ti amo"
Aveva sempre fatto così lei:
non si era mai difesa.
Gli aveva sempre offerto il fianco,dov'era più facile colpire e fare male,
Ma non le era mai importato.
Perchè l'amore era quello e dall'amore lei non si era mai guardata.
"Ti ho già spiegato..."
"Sì ma non cambia"
"Nemmeno io. Vattene via!"
"Non mi faccio cacciare di nuovo"
Se lo ricordavano entrambi l'ultima volta che si erano visti:
lui rintanato nelle sue parole crudeli,lei che era scappata per non sentirle più e per poi accorgersi che era meglio soffrire e respirare la stessa aria dell'uomo che amava,che stargli lontano e tentare di rifarsi una vita.
"Non hai ragioni di essere qui"
"Invece sì.Non saranno granchè come ragioni,ma ne ho tantissime"
"Ti ho già spiegato..."
"Non so che farmene di quello che mi hai spiegato...I
o sono stupida,altrimenti non sarei qui a piangere per uno che...ci vuole coraggio ad amare uno come te e a non avere paura di dimostrarlo e piangerci sopra,anche."
I suoi occhi si accesero.
Un lampo appena.
Divennero caldi e dolci.
Gli occhi di un uomo che poteva amare.
Ma poi la scintilla si spense e lo sguardo di nuovo si indurì.
"Sei ancora qui..."
Lei aprì bocca.
Ma che cosa si risponde a un uomo che non vuole vederti,sentirti.
Che non vuole amarti ma che è l'uomo che ami e che,sai benissimo,che non ti amerà mai?
Che cosa si dice,quando senti traboccare l'amore e tutte quelle parole che vorresti dirgli?
Tipo che ti ha cambiato la vita.
Che non sei più la stessa,che sei migliore.
Che il tuo cuore si è messo in moto che non vuoi nè puoi fermarlo più.
Vuoi che batta ancora e ancora per lui.
Erano solo parole e lui non aveva nessuna intenzione di ascoltarle.
"Come si chiama?"
Lui la guardò senza capire.
"Come si chiama la donna che ti ha lasciato e per la quale ti stai facendo tutto questo?"
"Vai via!Va bene?Vattene!"
Aveva gridato ed era la prima volta che alzava la voce con lei ed avrebbe voluto accarezzare quel viso tormentato e baciarlo fino a obbligarlo a ricambiare.
Fino a sfinirlo.
Fino a fargli tornare il sorriso e brillare quegli occhi di miele caramellato che ora la guardavano furibondi.
"Va bene,in fondo quel nome non importa nulla.Solo che mi fa una rabbia tremenda.Hai deciso di fare l'eremita e tutto per una delusione d'amore,una storia finita male.Sei banale.Non l'avrei mai detto"
"Che cosa ne sai?Tu non puoi capire"
"Hai perfettamente ragione.
Che cosa ne so io dell'essere rifiutati,dell'essere tenuti a distanza,di sentirsi niente di più di uno straccio?
Che cosa ne posso sapere?
Non hai proprio capito niente e io sto qui a mendicare una briciola d'amore,.
Pensa,me ne basterebbe una briciola!
Perchè sono sciocca e talmente innamorata che niente di quello che viene da te,mi fa male.
Non posso capire,vero? 
Non posso sapere quello che si prova quando la persona alla quale tieni di più al mondo,ti rifiuta.
Hai ragione,non posso saperlo.
Rassegnati: sei umano come tutti gli umani.
Hai sofferto e hai paura di stare ancora male.
Ma rifiutare quello io voglio darti non è la cosa giusta da fare per salvarti dal dolore.
Però adesso mi arrendo...hai capito?
Hai vinto tu e mi arrendo.
Me ne vado.
Sparisco.
Faccio quello che vuoi e non è facile perchè io solitamente non abbandono chi amo,
Ma tu sei più bravo di me e mi arrendo"
Si avvicinò fino a sfiorargli il mento con le labbra e poi si staccò da lui.
"Anche io" sussurrò lui,stringendola a sè,come se non volesse lasciarla mai più "Mi arrendo anche io"
E lei comprese che era proprio così.

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