domenica 28 febbraio 2016

Frasi dal libro "Storia di chi fugge e di chi resta (L'amica geniale cap. III) di Elena Ferrante

Andarsene.
Filar via definitivamente,lontano dalla vita che avevamo sperimentato fin dalla nascita.
Insediarsi in territori ben organizzati dove davvero tutto era possibile.
Me l'ero battuta,infatti.
Ma solo per scoprire che mi ero sbagliata,che si trattava di una catena con anelli sempre più grandi:
il rione rimandava alla città,la città all'Italia,l'Italia all'Europa,l'Europa a tutto il pianeta.
E oggi la vedo così:
non era il rione a essere malato,non è Napoli,è il globo terrestre,è l'universo,o gli universi.
E l'abilità consiste nel nascondere o nascondersi lo stato vero delle cose.

"Io mi so proteggere!"
"Ma da me no!"

Si appassiona soltanto a ciò che il mondo non può dare.

La religione,cosa degnissima,si guasta proprio quando mette bocca sui fatti dello Stato.

Ogni scelta ha la sua storia.
Tanti momenti della nostra esistenza se ne stanno compressi in un angolo aspettando uno sbocco e alla fine lo sbocco arriva.

Studiare era considerato un trucco dei ragazzi più svegli per sottrarsi alla fatica.
Come faccio a spiegare,pensai,che dall'età di 6 anni sono schiava di lettere e numeri,che il mio umore dipende dalla buona riuscita delle loro combinazioni,che questa gioia di aver fatto bene bene è rara,instabile,che dura un'ora,un pomeriggio,una notte?

...gli aveva bruciato il cervello e la capacità di voler bene.

Seguitavo a tenere a lei più che a qualsiasi altra persona,ma non seppi decidermi a cercarla.

"Elena chiede che cosa c'è da fare..."
"La rivoluzione"

Un maschio,a parte i momenti pazzi in cui lo ami e ti entra dentro,resta sempre fuori,
Perciò dopo,quando non lo ami più,ti dà fastidio anche solo pensare che una volta l'hai voluto.
Persino il suo nome,poi,non ha più il suono di una volta.
Nino,io dicevo,e non facevo che ripetermelo nella testa già appena mi svegliavo,era una parola magica.
Adesso,invece,è un suono che mi rattrista.

Lo amavamo senza essere mai state veramente riamate e lui era,malgrado le sue qualità,un uomo frivolo e superficiale.

Nino non fuggiva affatto da suo padre per paura di diventare come lui.
Nino era già suo padre e non voleva ammetterlo.

Mi accorsi che proprio perchè tutte lo volevano e lui tutte si prendeva,io che l'avevo voluto da sempre e adesso lo volevo ancora di più.

Io mi ero conquistata il diritto di essere felice e se qualcuno mi avesse fatta soffrire,lei l'avrebbe fatto soffrire mille volte di più.

Un vero signore non ha una bellezza normale:un vero signore si nota...è un tipo.

Aveva imparato che cercare le ragioni le faceva male e aspettò che l'infelicità diventasse prima un generico malumore,poi malinconia e infine il normale affanno di ogni giorno.

I maschi sono fatti così,almeno quelli che ho conosciuto io:devono chiavare in continuazione,sennò sono infelici.

Non c'è nessuna donna come te.
Tu ti butti nella vita con una forza che se ce l'avessimo tutti,il mondo sarebbe cambiato chissà da quanto.

Ve lo immaginate cosa significa passare 8 ore al giorno immersi fino alla cintola nell'acqua di cottura delle mortadelle?
Ve lo immaginate cosa significa avere le dita piene di ferite a forza di spolpare ossa d'animale?
Ve lo immaginate cosa significa entrare e uscire dalle celle frigorifere a 20 gradi sotto zero e prendere solo 10 lire in più all'ora per l'indennità freddo?
Se ve lo immaginate,cosa credete di poter imparare da gente che è costretta a vivere così?
Le operaie devono farsi toccare il culo dai capetti e dai colleghi senza fiatare.
Se il padrone ne ha necessità,qualcuna deve seguirlo nella camera di stagionatura,e lì,prima di saltarti addosso,quello stesso padrone ti tiene un discorsetto collaudato su come lo eccita l'odore dei salumi.
Uomini e donne subiscono perquisizioni corporali,perchè all'uscita c'è una cosa che si chiama "parziale" e che,se si accende il rosso invece che il verde,vuol dire che ti stai portando via salami e mortadelle.
Il "parziale"è comandato dal guardiano,una spia del padrone,che accende il rosso non solo per i possibili ladri,ma soprattutto per le belle ragazze e per i rompiocoglioni.
Questa è la situazione nella fabbrica dove sto io.
Il sindacato non c'è mai entrato e gli operai sono nient'altro che povera gente sotto ricatto,soggetti alla legge del padrone,cioè "io ti pago e quindi possiedo la tua vita,la tua famiglia e tutto quello che ti circonda e se non fai come dico io,ti rovino",

E adesso,a vedersela davanti,le sembrò ancora più pulita.
Pulita e fragile e così genuinamente esposta alla sofferenza altrui,che pareva sentirne il tormento nel suo stesso corpo fino all'insopportabile.

Io so cosa significa la vita agiata ma tu non ti immagini cos'è la miseria vera.

Lei si è sempre comportata come se la necessità di faticare non coincidesse con la necessità di umiliarsi.

...la sua testa piena di pretese che non riusciva a rassegnarsi e,logorata dall'urto con persone e cose,stava cedendo.

E'una bestemmia dire:
"Ho i miei problemi,lasciatemi in pace,mi voglio fare i fatti miei".

Ognuno,nel posto che gli è toccato,deve fare quello che può.

I maschi ci tengono così tanto,al cazzo,che ne sono orgogliosi e sono convinti che tu ci debba tenere ancora più di loro.

Ciò che consolava lei,di certo faceva soffrire lui.

Per salvarsi doveva mettere in soggezione chi la voleva tenere in soggezione.
Doveva mettere paura a chi voleva metterle paura.
Mazzate contro mazzate.
Quello che togli a me,me lo riprendo.
Quello che mi fai,te lo restituisco.

Buoni o cattivi,gli uomini credono che,a ogni loro impresa,devi metterli su un altare come San Giorgio che ammazza il drago.

E'una questione di tattica:se volete tutto e subito,rischiate la sconfitta.

"Dormi bene?"
"Benissimo"
"Quanto?"
"Dipende"
"Da cosa?"
"Dai pensieri"

L'amicizia tra maschi ha i suoi patti non scritti ma solidi,non come quella tra femmine.

"Chi tace acconsente"
"No,chi tace si caca sotto"

Non vuoi farti sfruttare?
Vuoi migliorare la tua condizione e quella di questa gente?
Sei convinta che tu,loro,comincerete da qui,da ciò che siete adesso,e poi vi unirete nella marcia vittoriosa del proletariato di tutto il mondo?
Macchè.
Marcia per diventare cosa?
Ancora e sempre operai?
Operai che sgobbano dalla mattina alla sera,ma al potere?
Stronzate.
Aria fritta per indorare la pillola della fatica.
Sai bene che è una condizione terribile.
Non va migliorata ma cancellata.

Perchè non ti rassegni?
Colpa della tua testa che non sa calmarsi,che cerca di continui un modo per funzionare.
La testa...il male è là.
E'per l'insoddisfazione della testa che il corpo si ammala.

Il mondo gira ma,meno male,se cade si rompe.

E'fatta così...rassegnati!Non obbedisce mai.

Ha proprio un cattivo carattere.
Ma la perdoni,perchè il cattivo carattere è compensato da moltissime altre qualità.
Però ha la capa pazza:
crede di poter fare sempre come pare a lei.
Va,viene,aggiusta,rompe.
La signora Carracci ha questa capacità:
in un modo o nell'altro ti costringe sempre a esagerare.

Guardami finchè non mi addormento.
Guardami sempre,anche quando te ne vai.
Così so che mi vedi e sto tranquilla.

"Corro il rischio di sottovalutarti"
"E'un rischio?"
"La sottovalutazione lo è sempre"

Non dargli più importanza di quanta giù se ne dà.

Mi sembrarono una coppia molto innamorata,molto felice,con un loro segreto così segreto,che era ignoto persino a loro stessi.

"Ha un'amante?"
"Tantissime.E'maschio:lo mette dove gli capita.Per lui sono tutte pazzielle,con dei buchi per giocarci"

Non la voleva come in genere lui voleva le femmine:
per sentirsele sotto,per girarle,rigirarle,aprirle,scassarle,mettersele sotto i piedi e scamazzarle.
Non la voleva per prenderla e dimenticarla.
La voleva nella delicatezza della testa piena di idee.
La voleva nell'inventiva.
E la voleva senza guastarla,per farla durare.
La voleva non per fottersela,quella parola applicata a lei lo disturbava.
La voleva per baciarla e accarezzarla.
La voleva per essere accarezzato,aiutato,guidato,comandato.
La voleva per vedere come cambiava col passare del tempo,come invecchiava.
La voleva per ragionarci ed essere aiutato a ragionare.

E'stato importante per me parlarle.
Mi pareva che non sentisse con le orecchie ma con un organo che aveva solo lei e che rendeva accettabili le parole.

Sei diventata brutta e secca,per questo ti ha lasciata.
Gli uomini vogliono la carne addosso,sennò non sanno dove mettere le mani e se ne vanno.

"Lei si è sposata in chiesa?"
"Sì"

"E'credente?"
"No"
"E allora perchè s'è sposata in chiesa?"
"Perchè si fa così"
"Non bisognerebbe fare le cose solo perchè si fanno"


Sei un'ingrata.
Ho fatto di tutto per starti vicina,per esserti utile e tu mi tratti così.
Hai davvero la testa malata.

Fai male a dispiacerti.
Fottitene.
Questa è gente che bisogna trattare a calci in culo.
Il tuo difetto è che sei troppo buona e abbocchi a tutto ciò che ti dicono.

Quando aspetti un bambino il corpo soffre,non gli va di sformarsi,c'è troppo dolore.
La vita di un altro,prima ti si attacca nella pancia e quando finalmente viene fuori,ti fa prigioniera,ti tiene al guinzaglio,non sei più padrona di te.
E'come se ti fossi fabbricata il tuo stesso tormento.

Ognuno si racconta la vita come gli fa comodo.

"Forse dovresti imparare a capire chi sono gli amici e chi i nemici"
"Non ho nemici"
"Ma non hai nemmeno amici"

Ero per la seconda volta pregna e tuttavia vuota.

Siamo ancora 2 bambine,non cresceremo mai!

Parlavo da qualche anno  a un'immagine mentale che la voce riesumava pigramente.

"Com'è che non ti fai più sentire,non stai bene?"
"Sto benissimo:scrivo"
"E quando scrivi io non esisto più?"
"Esisti,ma mi distraggo"
"E se sto male?Se ho bisogno?"
"Telefoni"
"E se non telefono,te ne stai dentro il tuo romanzo?"
"Sì"
"Ti invidio.Beata te!"

Lei rinforzava il suo ruolo di specchio delle mie capacità.

Dietro ogni disciplina c'è il cazzo.
E quando il cazzo si sente impotente ricorre alla spranga,alla polizia,alle prigioni,all'esercito,ai campi di concentramento.
E se non ti pieghi,se,anzi,continui a mettere tutto a soqquadro,arriva il massacro.
Bisogna opporsi a tutte le manifestazioni della cultura patriarcale.
A tutte le sue forme organizzative.
Bisogna opporsi alla dispersione delle intelligenze femminili.
Sbarazzarsi della dialettica servo-padrone.
Strapparsi dal cervello l'inferiorità.
Restituirsi a se stesse.
Muoversi su un altro piano in nome della propria differenza.
Mentre i maschi si danno a imprese spaziali,la vita per le femmine su questo pianeta deve ancora cominciare.
La donna è l'altra faccia della Terra.
La donna è il "Soggetto Imprevisto".
Liberarsi dalla sottomissione,qui,ora,in questo presente!

Senza queste mani raspose non esisterebbero nemmeno una sedia,un palazzo,un'automobile,niente...nemmeno tu.
Se noi lavoratori smettessimo di faticare si fermerebbe tutto,

il cielo cadrebbe per terra e la terra schizzerebbe in cielo,
le piante si riprenderebbero le città,
l'Arno via allagherebbe le vostre belle case.
E solo chi ha sempre faticato saprebbe come sopravvivere,mentre voi vi sbranerebbero i cani.

"Da ragazzina avrei voluto essere come te..."
"Per fare cosa? Credi che nascere avendo tutto già bell'è pronto sia bello?"
"Beh,devi faticare di meno..."

"Ti sbagli.La verità è che tutto sembra già fatto e non hai nessuna buona ragione per faticare. Senti solo la colpa di quello che sei e non ti sei meritata".

"Non puoi capire..."
"Quando uno non può capire si cerca di spiegargli..."
"Non c'è niente da spiegare.Tu devi pensare che sei morto e non lo sai.E'morto tutto:è morto come vivete,come parlate,la vostra convinzione di essere intelligentissimi,democratici e di sinistra.E come si fa a spiegare una cosa a chi è morto?"

La nuova carne viva ripeteva la vecchia per gioco.
Eravamo una catena di ombre che andava da sempre in scena con la stessa carica di amore,di odio e di violenza.

"Sei andata alla polizia?"
"Sì"
"E che ti hanno detto?"
"A momenti mi arrestavano.Sono più fascisti dei fascisti."

Sottolineò che se pure lui l'avesse davvero ammazzato,lei sarebbe stata comunque dalla sua parte,perchè i carabinieri avrebbero fatto bene a prendersela col morto per tutte le sue cattive azioni,piuttosto che col nostro amico muratore e comunista.

Enzo poteva dire con fierezza che "senza di lei non ce la potrei fare",comunicandoci così un amore devotissimo.
Era evidente che gli piaceva ricordare a se stesso e agli altri la straordinarietà della sua donna,mentre mio marito non mi lodava mai,anzi mi riduceva a madre dei suoi figli.
Voleva che,pur avendo studiato,non fossi capace di pensiero autonomo.
Mi umiliava,umiliando ciò che leggevo,ciò che mi interessava,ciò che dicevo e pareva disposto ad amarmi solo a patto di dimostrare di continuo la mia nullità.

Ma sì..io mi faccio i fatti miei e tu i fatti tuoi.
Se ti piace,non crescere,e continua a giocare nel cortile,anche adesso che stai per fare 30 anni.

Il matrimonio mi sembrava ormai un istituto che,contrariamente a quanto si pensava,spogliava il coito di ogni umanità.

Lila ricaccia calcolatamente indietro le emozioni,i sentimenti.
Più io cercavo strumenti per tentare di spiegarmi a me stessa,più lei,al contrario,si nascondeva.
Più io provavo a trascinarla allo scoperto e coinvolgerla nel mio voler fare chiarezza,più lei si rifugiava nella penombra.

Tu volevi scrivere romanzi.
Io il romanzo l'ho fatto con le persone vere,col sangue vero,nella realtà.

Avevamo mantenuto il legame tra le nostre 2 storie ma per sottrazione.
Eravamo diventate l'una per l'altra entità astratte.
Avevamo entrambe bisogno di un nuovo spessore,di corpo.
E tuttavia c'eravamo allontanate e non riuscivamo più a darcelo.

Ti posso far notare una cosa?
Tu usi sempre "vero" e "veramente",sia quando parli che quando scrivi.

Oppure dici "all'improvviso".
Ma quando mai la gente parla "veramente" e quando mai le cose succedono "all'improvviso"?
Lo sai meglio di me che è tutto un imbroglio e che a una cosa ne segue un'altra e un'altra ancora.
Io non faccio più niente "veramente".
E alle cose ho imparato a starci attenta.
Solo i cretini credono che succedano "all'improvviso".

Non sopportavo il vuoto del suo sottrarsi.

Non capisco come questo vostro rapporto sia potuto durare tanto.
Evidentemente vi nascondete con cura ciò che lo potrebbe rompere.

O non ho capito niente di lei,ed è probabile perchè non la conosco,o non ho capito niente di te.
E questo è più preoccupante.

Ne aveva captato a tal punto l'eccezionalità che se n'era spaventato e ora sentiva il bisogno di svilirla.

Nelle favole si fa come si vuole.
Nella realtà si fa come si può.

Ecco cosa succede alle persone:
abbiamo troppa roba dentro e questo ci gonfia,ci rompe.
Siamo come i tubi quando l'acqua gela.
Che brutta cosa che è la testa scontenta!

Diventare.
Era un verbo che mi aveva sempre ossessionata.
Ma me ne accorsi per la prima volta solo in quella circostanza.
Io volevo diventare.
Anche se non avevo mai saputo cosa.
Ed ero diventata.
Questo era certo.
Ma senza un oggetto.
Senza una vera passione.
Senza un'ambizione determinata.
Ero voluta diventare qualcosa,ecco il punto,solo perchè temevo che Lila diventasse chissà chi e io restassi indietro.
Il mio diventare era diventare dentro la sua scia.
Dovevo ricominciare a diventare,ma per me,da adulta,fuori di lei.

"Cosa devo fare?"
"Niente,devi essere contenta!"

"Non ti capisco..."
"Non vuoi capirmi."

Si chiede un parere a chi ha la competenza per dartelo.

Faceva troppo l'amica di tutti perchè potessi sentirmi sicura del nostro legame.

Io cercavo stimoli,non conflitti.
Ipotesi di ricerca,non dogmi.
Forse c'è qualcosa che non va in questa volontà degli uomini di istruirci.
Ero una ragazzina,allora,e non mi accorgevo che,in quel suo volermi trasformare,c'era la prova che non gli piacevo com'ero.
Voleva fossi un'altra,o meglio:
non desiderava una donna e basta,ma una donna come immaginava di poter essere lui stesso se fosse stato una donna.
Per lui,dissi,ero una possibilità di espandersi nel femminile,di prenderne possesso:
costituivo la prova della sua onnipotenza,la dimostrazione che sapeva essere non solo uomo al modo giusto,ma anche donna.
E oggi che non mi avverte più come una parte di sè,si sente tradito.

Mi sentivo finalmente un pò viva,scavando nelle parole e tra le parole.

Ci saremmo battute spalla a spalla perchè ciò che era nostro fosse inimitabilmente nostro.

E'un dispiacere la solitudine femminile delle teste.
E'uno sciupio questo tagliarsi via l'una dall'altra,senza protocolli,senza tradizione.

Dovevo imparare ad accontentarmi di me e così mi rassegnai a essere ciò che ero.

Mi pareva che qualcosa non funzionasse più nell'organizzazione del dentro e del fuori.

"Devi lasciare più tempo a tua moglie,Perchè se non lo fai,sei colpevole non solo sul piano umano,ma anche su quello politico"
"Quale sarebbe il crimine?"
"Lo sperpero di intelligenza.Una comunità che trova naturale soffocare con la cura dei figli e della casa tante energie intellettuali di donne,è nemica di se stessa e non se ne accorge".

Quando il compito che ci diamo ha l'urgenza della passione,non c'è niente che possa impedirci di portarlo a termine.

Mi sentivo come se il mio corpo avesse la consistenza del guscio d'uovo e bastasse una lieve pressione su un braccio,sulla fronte,sulla pancia,per romperlo e cavar fuori tutti i miei segreti.
Soprattutto quelli che erano segreti persino a me.

Quando mi ero curata non soltanto per far buona figura in generale,ma per un uomo,
"apparecchiarmi" (era questo il vocabolo!) m'era sembrato che avesse qualcosa di ridicolo.
Tutto quell'affanno,tutto quel tempo a camuffarmi quando avrei potuto fare altro!
I colori che mi stanno,quelli che non mi stanno.
I modelli che mi snelliscono,quelli che m'ingrossano.
Il taglio che mi valorizza,quello che mi svaluta.
Una lunga,costosa preparazione.
Un ridurmi a una tavola imbandita per l'appetito sessuale del maschio,a vivanda ben cucinata perchè gli venga l'acquolina in bocca.

Mi dissi:
"Ma chi se ne fotte di lei,di lui,di tutti!"

Tu hai finito per attribuire a lei capacità che sono solo tue.
Ma io ho fatto di peggio:
ciò che avevo visto in te,poi stupidamente m'è sembrato di trovarlo in lei.

Questo distratto inseminare dei maschi,storditi dal piacere.
Ci fecondano sopraffatti dal loro orgasmo.
Si affacciano dentro di noi e si ritraggono lasciandoci,celato nella carne,il loro fantasma come un oggetto smarrito.

Usava il denaro come se non avesse alcun valore.
Suo padre era avvocato,suo nonno pure,sua madre era stirpe di banchieri.
Pensai a quanti giri nascosti fanno i soldi prima di diventare stipendi alti e laute parcelle.
Mi ricordai dei ragazzi del rione che si guadagnavano la giornata scaricando merce di contrabbando,tagliando gli alberi dei parchi,lavorando nei cantieri.
Mi ricordai di Antonio,di Pasquale,di Enzo:
arrangiavano 4 soldi fin da ragazzini per sopravvivere.
Qual era allora la soglia oltre la quale i soldi cattivi diventavano buoni e viceversa?

In certi momenti mi sentivo pazza.
Avevo l'impressione che la casa fosse vuota,io stessa mi svuotavo,non provavo nessun interesse.
Pensavo:appena lui se ne andrà,niente avrà più senso.
La vita mi scivolava via con un'insopportabile sensazione di perdita.
In quel periodo non feci che piangere.
Me ne stavo sul letto a inzuppare il cuscino di lacrime.
Detestavo quella mia fragilità eccessiva ma mi si era aperta in testa una fontana d'acqua come a Orlando,che scorreva per gli occhi senza esaurirsi mai.
A volte lasciavo il pranzo o la cena a metà e correvo a singhiozzare in bagno.


Che persona imprevedibile:
intelligentissimo e stupido,
sensibile e ottuso,
coraggioso e vile,
coltissimo e ignorante,
ben educato e rozzo.

Tutto quello che poteva accadere tra noi era accaduto.
Il resto erano solo complicazioni.
Sì,mi dissi,è successo.
Meno male:poteva non accadere mai.

Ci baciammo e persi di nuovo la consapevolezza del luogo e dell'ora.
Mi stupii io stessa di quanto lo volessi:ero brava a nascondermi le cose.
Ci stringemmo con una furia che non avevo mai conosciuto,come se i corpi sbattessero l'uno contro l'altro con l'intenzione di rompersi.
Il piacere dunque era questo:
frangersi,mescolarsi,non sapere più cos'era mi e cos'era suo.

"Dimmi che non ti dimentichi di me.Dimmi che non mi lasci.Dimmi che mi ami."
"Ti amo"
"Ripetilo"
"Ti amo"
"Giura che non è una bugia"
"Giuro"

Penso che ormai si stia confondendo il dissenso con il crimine.

Il mondo s'era ritratto.
Mi sentivo sprofondata dentro me stessa,dentro la mia carne,che mi pareva non solo l'unico abitacolo possibile,ma anche l'unica materia su cui valesse la pena arrovellarsi.

Credevo che non rispondessi più.
Però avrei telefonato per sempre,in mancanza di te avrei amato il suono del telefono.
Questo suono a vuoto,ma mi pareva l'unica cosa che mi era rimasta.

"Non tornare a casa"
"E le bambine?"
"E noi?"

Lo baciai,lo accarezzai,lo morsi e mi strappai da lui in uno stato di infelice felicità.

"Prometti che continuerai a telefonarmi tutti i giorni"
"No,non ti telefonerò più"
"Se non lo fai io divento pazzo"
"Io,divento pazza,se continuo a pensare a te!"

Lo amavo,lo avevo sempre amato:
come facevo a strapparmelo dal petto,dalla testa,dalla pancia,ora che anche lui mi voleva?

M'ero costruita fin da piccola un perfetto congegno autorepressivo.
Non uno dei miei desideri veri era mai prevalso:
avevo sempre trovato il modo per incanalare ogni smania.
Ora basta,mi dicevo,che salti tutto in aria!
E io per prima!

"Devo dirgli tutto"
"Sei veramente pronta a farlo?"
"Sì,ma a condizione che tu dica tutto a lei"
"Vuoi che faccia male a mia moglie e al bambino?"

"Sì.Perchè io non ne farò a mio marito e alle mie figlie?Decidere significa fare del male"
"Aspetta..."
"Ho aspettato fin troppo,avrei dovuto decidermi prima"
"Cosa vuoi fare?"
"Prendere atto che il mio matrimonio non ha più senso e andare per la mia strada"
"Sei sicura?"
"Sì"
"E verrai con me?"
"Ho detto per la mia strada,non per la tua.Tra me e te è finita"

Fingeva molto e amava poco.

Perchè hai fatto questa domanda?
Te la dovevi tenere per te!
Adesso hai rovinato tutto e non c'è più niente da fare.
Bastava che riuscissi a stare zitto,invece non ce l'hai fatta e ora me ne devo andare.
Ora me ne devo andare per forza.

"Mi porteresti con te comunque,anche con le mie figlie?"
"Certo"
"Allora tu mi ami davvero..."
"Sì"

Persino quando la sorte pare avversa,in effetti sta lavorando per noi.

Quell'esperienza insopportabile avrebbe contribuito non solo a farmi diventare qualcosa di cui sarei stata contenta ma,alla fine,per vie imperscrutabili,sarebbe servita anche a chi ora penava.
Avrebbero capito che con l'amore non c'è niente da fare,che è insensato dire a una persona che vuole andare via,no devi restare!

Era addestrato fin dall'infanzia a individuare le regole nel caos.
Ma di fronte all'abbandono siamo tutti uguali:
nemmeno una testa molto ordinata può reggere alla scoperta di non essere amata.

Io e te insieme siamo più forti di chiunque altro.
La nostra unione è una realtà imprescindibile.

Oh Dio santo com'era tutto fuori sesto:
loro,io,il mondo intorno...una tregua era possibile solo dicendo bugie.

Tu butti via tutto quello che sei per lui?
Sai cosa ti succederà?
Ti userà.
Ti succhierà il sangue.
Ti toglierà la voglia di vivere e ti abbandonerà.

E'in atto qualcosa di grande che dissolverà tutto il vecchio modo di vivere e io sono parte di questa dissoluzione.

Non mi abituerò mai a questo corpo:
è una continua sorpresa,ha un odore eccitante,una forza del tutto estranee a ciò che è mio marito,alle consuetudini che c'erano tra noi.





"L'amica geniale cap.III - Storia di chi fugge e di chi resta" Elena Ferrante (2013)




LA TRAMA:
Elena e Lila,le due amiche la cui storia i lettori hanno imparato a conoscere attraverso "L'amica geniale" e "Storia del nuovo cognome",sono diventate donne.
Lo sono diventate molto presto:
Lila si è sposata a 16 anni,ha un figlio piccolo,ha lasciato il marito e l'agiatezza,lavora come operaia in condizioni durissime;
Elena è andata via dal rione,ha studiato alla Normale di Pisa e ha pubblicato un romanzo di successo che le ha aperto le porte di un mondo benestante e colto.
Ambedue hanno provato a forzare le barriere che le volevano chiuse in un destino di miseria,ignoranza e sottomissione.
Ora navigano,con i ritmi travolgenti a cui Elena Ferrante ci ha abituati,nel grande mare aperto degli anni 70:
uno scenario di speranze e incertezze,di tensioni e sfide fino ad allora impensabili.
Sempre unite da un legame fortissimo,ambivalente,a volte sotterraneo,a volte riemergente in esplosioni violente o in incontri che aprono prospettive inattese.





IL MIO GIUDIZIO:
Il terzo capitolo della saga de "L'amica geniale" ci consente di analizzare la vita di Lila ed Elena durante il periodo che va dai loro 23/24 anni ai lori 32.
"Storia di chi fugge e di chi resta":
Lila resta:ormai la sua esistenza è saldamente ancorata al rione popolare di Napoli in cui è nata.
Elena fugge:dopo gli anni universitari alla Normale di Pisa,si stabilisce a Firenze.
Ma,in fondo,è fuggita veramente?
Perchè,per quanta distanza si possa mettere dai propri luoghi nativi,essi sono radicati in noi,
nel nostro intrinseco modo di essere e,alla fine, è difficile,se non praticamente impossibile,
scappare dalla nostra vera indole ed essenza.

La narrazione comincia con un flash forward che ci porta nel 2005,
durante l'ultimo incontro fra le 2 amiche,ormai sessantenni,
per poi tornare al luogo e al momento in cui si è concluso il secondo volume della saga.
Ovvero alla presentazione del primo libro scritto da Elena,all'epoca poco più che ventenne,
e all'intervento fatto in suo favore da Nino Sarratore.

Questo terzo volume,anche per gli anni in cui è ambientato (fra la metà dei '60 e la fine dei '70),
è incentrato soprattutto sul contesto storico dell'Italia in quel determinato periodo:
una Napoli,sempre più violenta e degradata,in mano ai clan camorristici,
la rivoluzione studentesca del '68,
la lotta operaia (sia Elena che Lila saranno attive all'interno del sindacato dei lavoratori),
il terrorismo e l'avvento delle Brigate Rosse,
la nascita del femminismo.

Già nei capitoli precedenti era emersa la vena femminista dell'autrice,
ma mai come stavolta appare evidente la totale disistima che nutre verso gli uomini e la consapevolezza che la donna debba elevarsi e distaccarsi dal predominio maschile:

"Un maschio,a parte i momenti pazzi in cui lo ami e ti entra dentro,resta sempre fuori,
Perciò dopo,quando non lo ami più,ti dà fastidio anche solo pensare che una volta l'hai voluto.
Persino il suo nome,poi,non ha più il suono di una volta.
I maschi ci tengono così tanto,al cazzo,che ne sono orgogliosi e sono convinti che tu ci debba tenere ancora più di loro.
Buoni o cattivi,gli uomini credono che,a ogni loro impresa,devi metterli su un altare come San Giorgio che ammazza il drago.
Dietro ogni disciplina c'è il cazzo.
E quando il cazzo si sente impotente ricorre alla spranga,alla polizia,alle prigioni,all'esercito,ai campi di concentramento.
E se non ti pieghi,se,anzi,continui a mettere tutto a soqquadro,arriva il massacro.
Bisogna opporsi a tutte le manifestazioni della cultura patriarcale.
A tutte le sue forme organizzative.
Bisogna opporsi alla dispersione delle intelligenze femminili.
Sbarazzarsi della dialettica servo-padrone.
Strapparsi dal cervello l'inferiorità.
Restituirsi a se stesse.
Muoversi su un altro piano in nome della propria differenza.
Mentre i maschi si danno a imprese spaziali,la vita per le femmine su questo pianeta deve ancora cominciare.
La donna è l'altra faccia della Terra.
La donna è il "Soggetto Imprevisto".
Liberarsi dalla sottomissione,qui,ora,in questo presente!"


Qualcuno insinua persino che dietro lo pseudonimo di Elena Ferrante possa celarsi,in realtà,una mano maschile.
Io,dopo aver letto queste parole,dubito fortemente che sia così!
Chiunque la Ferrante sia,è sicuramente una donna!

La prima parte del romanzo ci racconta di  Lila,
della sua difficile situazione familiare e lavorativa che la porta a soffrire di quelle che lei definisce "smarginature",
ma che altro non sono che dei forti attacchi di ansia e di panico.
Attacchi che  riesce comunque ad affrontare e superare,grazie alla sua indole caparbia e tenace.

Diciamo però che stavolta Lila ha un ruolo secondario,
in quanto la maggior parte della narrazione è dedicata ad Elena.
Una Elena che,diventata scrittrice di successo,viaggia molto per promuovere il suo libro,
soprattutto a Milano,dove ha sede la casa editrice e dove,
visto che tutto il mondo è paese,
ritrova diversi dei suoi amici del rione.
Una Elena che,giudiziosa e posata come è sempre stata sin da bambina,decide poi di accasarsi e mettere su famiglia.
Una Elena che,avendo sposato un uomo benestante, si imborghesisce e si adagia negli agi che una vita monotona,insoddisfacente ma facoltosa le offre.
Anche a causa degli scarsi stimoli ricevuti dal consorte,smette di dedicarsi del tutto alla scrittura e passa il suo tempo fra la cura delle figlie e qualche flirt con i (pochi) amici del marito...
così,come diversivo per evadere da una routine coniugale che l'accascia e accentua in lei quel sentimento di inadeguatezza che da sempre l'accompagna.

Ma,come dicevamo prima,non si può fuggire da ciò che veramente si è e,
anche grazie a una passione che si riaccende in lei,
esplode come una bottiglia di Coca Cola a cui si stato tolto il tappo dopo essere stata ben agitata.

E gli effetti causati da questa esplosione li scopriremo nella prossima puntata.
Perchè la Ferrante è brava a lasciarti col fiato sospeso e con la voglia di correre subito a leggere il prossimo (e ahimè) ultimo capitolo della storia,per sapere come andrà a finire.

Adesso,finalmente,comprendo quelle lunghe (e per me un tempo assurde) attese fuori dalle librerie all'uscita del nuovo romanzo della saga,che so,di "Harry Potter"!
Mai avrei creduto di affezionarmi così tanto a 2 personaggi letterari e nemmeno riesco ad immaginarmi quanto mi mancheranno,
quando avrò portato a termine anche l'ultimo capitolo della quadrilogia.



IL MIO VOTO:
Un romanzo diretto,schietto,a volte anche brutale nel linguaggio ma assolutamente autentico e senza falsi moralismi,
che scava in maniera dettagliata nella psicologia dei personaggi.
Chi non si è cimentato con i 2 romanzi precedenti ha poco senso che lo legga (perchè effettivamente comprenderebbe veramente poco e si perderebbe nei meandri delle situazioni dei molteplici personaggi).
Chi,invece,è un patito della saga de "L'amica geniale"...che ve lo dico a fare...appena concluso "Storia del nuovo cognome",inizierà "Storia di chi parte e di chi resta" senza soluzione di continuità.


* ECCELLENTE! *


LA SCRITTRICE:
Non sono disponibili foto dell'autrice,in quanto essa vuol mantenere l'anonimato.
E'molto probabile che Elena Ferrante non sia altro che uno pseudonimo dietro il quale si nasconda in realtà un'altra persona.

sabato 13 febbraio 2016

Frasi dal libro "Storia del nuovo cognome (L'amica geniale capitolo II)" di Elena Ferrante

Che tipo di uomo aveva sposato?
Adesso,a cose fatte,si sarebbe strappato la faccia finta,mostrandole quella orribilmente vera?

Lo amava.
Per tutta la vita gli avrebbe sacrificato ogni sua qualità e lui non si sarebbe nemmeno accorto del sacrificio.
Avrebbe avuto intorno la ricchezza di sentimento,di intelligenza,di fantasia che la caratterizzava senza sapere cosa farsene,l'avrebbe sciupata.

Si sta facendo del male dentro,perchè le frasi,gridate così nella gola,in petto,ma senza esplodere nell'aria,sono come pezzi di ferro tagliente che gli stanno ferendo i polmoni e la faringe.

Avevo voluto rimpicciolirla per non sentirne la perdita.

Non c'era nemmeno il più piccolo dettaglio di lui che,una volta rievocato,le rivelasse un qualche incanto.
Era un essere,ormai,con cui sentiva di non poter condividere nulla.
Qualcosa in lui e intorno a lui si era spezzato.
"A chi ho parlato?"
Io questa persona non la conosco,non so chi è.
Per piacerle,si era sforzato di essere un altro:
i suoi lineamenti si erano ammorbiditi con la cortesia.
Lo sguardo si era adattato alla mitezza.
La voce si era modellata sui toni della mediazione.
Le dita,le mani,tutto il corpo,avevano imparato a trattenere la forza.

Parole:con quelle si fa e si disfa come si vuole.

"Vuoi venire a studiare a casa mia?"
"Quando?"
"Oggi pomeriggio,domani,tutti i giorni"
"Stefano si seccherà"
"Se lui è il padrone,io sono la moglie del padrone"
"Non lo so,Lila"
"Ti do una stanza,ti chiudi dentro"
"A che serve?"
"A sapere che ci sei"

Mi aveva assegnato quella figura di amica con gli occhiali e i brufoli,sempre china sui libri e non poteva nemmeno immaginare che io potessi cambiare.
Ma io volevo uscire da quel ruolo.

Possibile che i genitori non muoiono mai e che ogni figlio se li covi dentro inevitabilmente?

Una convinzione ormai fragile ha bisogno di poco per indebolirsi fino a cedere.

Sebbene fossimo cambiati e i cambiamenti fossero ancora in atto,il calore tra noi durava intatto.

"Come va con Stefano?Vi siete chiariti?"
"Sì,è tutto chiaro"
"E quindi?"
"Uno schifo"

Non era ostilità.
Non era bisogno di rivalsa.
Non era nemmeno disgusto,
Ma un tranquillo disprezzo,una disistima che investiva tutta la sua persona come acqua infetta nella terra.

Avevamo visto i nostri padri picchiare le nostre madri fin dall'infanzia.
Eravamo cresciuto pensando che un estraneo non ci doveva nemmeno sfiorare,ma che il genitore,il fidanzato e il marito potevano prenderci a schiaffi quando volevano.
Per amore.

Per educarci.
Per rieducarci.

L'amore nel mio caso non è indispensabile al piacere e nemmeno la stima.
Possibile,dunque,che lo schifo e l'umiliazione comincino dopo,quando un maschio ti piega e ti viola a suo piacimento,per il solo fatto che ormai gli appartieni,amore o no,stima o no?

Dentro ciò che è piccolo,c'è qualcosa di ancora più piccolo che vuole schizzare fuori.
E fuori di ciò che è grande,c'è qualcosa di ancora più grande che lo vuole tenere prigioniero.

Mi sembrò un principe asceta che poteva intimorirli semplicemente col suo sguardo che non li vedeva.

"E'brutto e assai presuntuoso!"
Sentii questi aggettivi come un'offesa e fui sul punto di dirle:
"Non è vero!E'bellissimo!Ha gli occhi pieni di scintille e mi dispiace che non te ne accorgi,Perchè un ragazzo così non c'è nè al cinema nè alla televisione e nemmeno nei romanzi.
E io sono felice di amarlo e lo amerò più di me stessa.Lo amerò per sempre."

Per quanto mi dessi un tono spigliato e una disciplina ferrea,cedevo di continuo a ondate di infelicità.
Tutto sembrava congiurare contro di me e le giornate trascorrevano senza nemmeno un momento in cui mi sentissi viva.

"Siete come dei bambini che si accusano fra di loro"
"Non mi credi?"
"No,ti credo.Ma di quello che dici tu,di quello che dicono loro,non me ne fosse più niente"

Appena ci muoviamo,sbagliamo.
Chi li capisce,i maschi....ah,quante noie ci danno!

Non mi avrebbe mai fatto del male:era capace di farne solo a se stesso.

Ci sono cose che sai ma che non si possono dire.

Avevo troppe ansie e l'impressione di essere sempre in errore,qualsiasi cosa facessi.

Com'era facile far male.
Cercavo giustificazioni che potessero sembrarle convincenti,ma non ero in grado di darne nemmeno a me stessa.

Non ne voglio parlare...è una malattia:ho dentro un vuoto che mi pesa.

I maschi ti inseriscono il loro coso e diventi una scatola di carne con un pupazzo vivo dentro.
Ce l'ho,sta qui e mi fa ribrezzo.
Vomito di continuo:è la mia stessa pancia che non lo sopporta.

Le cose prive di senso sono quelle più belle.

Se voleva una che gli obbedisse,era capitato male:
lei non era nè sua madre nè sua sorella e gli avrebbe sempre dato filo da torcere.

"Stammi vicino"
"E'quello che faccio"
"Non è vero.Io ti dico tutti i miei segreti,anche i più brutti ma tu non mi dici quasi niente di te"
"Ti sbagli.L'unica persona a cui non nascondo niente sei tu"
"Anche se sei meglio di me,anche se sai più cose,non mi lasciare."

Qualunque cosa si fosse messa addosso,la sua bellezza sarebbe esplosa come una stella e ciascuno si sarebbe affannato ad afferrarne un frammento.

Com'è confortevole arrivare in un ambiente estraneo,potenzialmente ostile,e scoprire che sei stata preceduta dalla tua buona fama,.
Che non devi far nulla per farti accettare.
Che il tuo nome è già noto.
Che di te si sa già abbastanza.
Che sono gli altri,gli estranei.a dover faticare per entrare nelle tue grazie e non tu per entrare nelle loro.

La Galiani lodò con cordialità le amicizie lunghe che sono importanti:un ancoraggio.

Sentii il bisogno di curarmi di lui,di accudirlo,di proteggerlo,di sostenerlo in ogni cosa che avrebbe fatto nel corso della vita.

La guerra va fatta alla guerra stessa.

Fanno così perchè ci sono nati.
Ma non tengono nella testa nemmeno un pensiero che è loro,che hanno faticato a pensare.
Sanno tutto e non sanno niente.

Il rancore nei suoi confronti diventò sempre più robusto.
Mi sembrò che niente potesse giustificare quello che mi aveva fatto.
Non mi venne mai in mente che avesse sentito la necessità di umiliarmi per poter sopportare meglio la sua umiliazione.

Il suo maggior difetto è che non sopporta una testa diversa dalla sua.
Prendi da lei tutto quello che ti può dare ma dopo un pò vai per la tua strada.

Ada buttò lì,freddina,che se uno tiene a una persona,il tempo si trova sempre.
Ma visto che ero fatta così,pazienza.
"Fatta come?"chiesi.
Mi rispose: "Senza sentimenti,e basta vedere come hai trattato mio fratello"
Le ricordai che era stato suo fratello a lasciarmi e lei replicò:
"Sì,beato chi ci crede.C'è chi lascia e chi sa farsi lasciare".
Carmen aggiunse:
"Anche le amicizie sembra che si rompono per colpa di uno e invece,se vai a vedere,è colpa di quell'altro."

Non temeva niente del mondo perchè il mondo esisteva solo per piegarsi a lui.

Mi sentii pazza,una sconsiderata ma me ne compiacqui.
C'era una parte di me che era stanca di fare la persona di buon senso.

"E'lui che ha rovinato Melina"
"O forse,almeno per una volta,l'ha fatta stare bene"

La colpa non è di chi si ribella,è di chi non sa governare.

Certe esperienze possono soddisfare le necessità di uno ed essere insufficienti per le necessità di un altro.

Vuoi bene per tutta la vita a persone che non sai veramente chi sono.

Provai una sensazione di mancanza che mi diete angoscia.

Quel comportamento era così bruciante che a starci accanto ci si ustionava.

Sei così per bene che certe volte mi fai arrabbiare.

Mi sentivo fiera di essere lì in quel momento,con le persone che da sempre avevano avuto un peso nella via vita.

Il risultato è che tu vuoi partire per stare vicino a lui,lui è partito per stare vicino a te.
E adesso che vi incontrate e dovreste essere contenti,vi scannate.
Ti pare bello?

Negli occhi aveva ben visibile il dolore della sua fragilità.

La vita ci porta dove vuole.

Da quando uscì dalla stanza,fino all'alba,non feci che piangere.
Nel corso di quella notte mi sembrò di non avere più ragioni per vivere.
Perchè si era comportato in quel modo?
Baciava Nadia,baciava me,baciava Lila.
Come poteva essere la stessa persona che amavo,così seria,così carica di pensieri?
Passarono le ore,ma mi fu impossibile accettare che fosse tanto profondo nell'affrontare i grandi problemi del mondo,quanto superficiale nei sentimenti d'amore.

Tenevo i miei sentimenti sottotono perchè ero spaventata dalla violenza con cui invece,nel mio intimo,volevo cose,persone,lodi,trionfi?
Perchè trovavo sempre giustificazioni plausibili per chi mi faceva soffrire?
Domande e lacrime.

C'era,nella loro storia,qualcosa di intenso,di sublime...un'affinità elettiva.
Lei gli aveva acceso la fiamma in petto.
Lui per anni l'aveva custodita senza accorgersene:
ora che quella fiamma era divampata,cos'altro poteva fare se non amarla?

Lila sapeva far succedere le cose,io invece no.

"Tu,dall'esterno,senti che fra loro va tutto bene?"
"Con Lila non va mai niente tutto bene".

Quando si è amati si tende a riamare.
E'probabile che si sentirà gratificata.
Ma se non vuoi soffrire di più,non ti aspettare altro.
Lila,tanto più è circondata dall'affetto e dalla stima,tanto più può diventare crudele.

Come si poteva svanire così,senza lasciare un vuoto?
In quei 15 giorni le era di sicuro accaduto qualcosa che l'aveva segnata,non si sarebbe di sicuro mai più dimenticata di quella villeggiatura.
Ma noi?
Noi,che in modi diversi avevamo contato molto per lei,di fatto non ne avvertivamo la mancanza.

Non fu un vero litigio,ma uno scambio ambiguo con punte di perfidia in cui cercammo entrambe di comunicarci qualcosa senza capirci.

Mi sentivo come se stessi bruciando,ma le fiamme erano freddo e non provavo dolore.
Soffrii ma,devo ammettere,con un fondo permanente di incredulità che la sofferenza arrivava ad onde.

Forse,quando uno uno si innamora di una persona non le fa prima l'esame per vedere se sa scrivere una lettera d'amore.

Posso fare quello che mi pare.
Posso cominciare e posso smettere.
E'un passatempo.
Mi sono detta...ma sì,cos'è un bacio.
E ho scoperto cos'era...e non lo sapevo...ti giuro che non lo sapevo!
E poi non sono più riuscita a farne a meno.
Gli ho dato la mano,ho intrecciato le dita con le sue,strette,e mi è sembrato un dolore sfilarmi.
Quante cose mi sono persa che adesso mi arrivano addosso tutte insieme.
Mi agito.
Ho il cuore che mi batte qui nella gola e nelle tempie.
E mi piace tutto.
Mi piace che lui mi trascini nei posti appartati.
Mi piace la paura che qualcuno ci veda.
Mi piace l'idea che ci vedano.
Tu facevi queste cose con Antonio?
Soffrivi quando lo dovevi lasciare e non vedevi l'ora di rivederlo?
E'normale,Lenù?
Per te era così?
Non so com'è cominciato e quando ma adesso,mentre parla,non riesco nemmeno a concentrarmi.
Gli guardo la bocca e mi vergogno di guardargliela...giro gli occhi da un'altra parte.
Voglio bene a ogni sua cosa:
le mani,le unghie,le costole,il collo,la barba,il naso,i peli sul petto,le gambe,le ginocchia.
Lo voglio accarezzare.
E mi vengono in mente cose che mi fanno schifo,mi fanno veramente schifo,Lenù,ma gliele vorrei fare per dargli piacere,per farlo stare contento.

Volevo affidarmi al caso ma il caso non era solo ironico...era anche sprezzante.

"Il problema della gioventù è la mancanza di occhi per vedersi e di sentimenti per sentirsi con oggettività"
"Lo specchio c'è.E quello è oggettivo"
"Lo specchio? Lo specchio è l'ultima cosa di cui ti puoi fidare."

Mi sentii stupida.
Ferita non da lui,con le sue bugie,ma dalla mia stupidità.

Basta un attimo a cambiarti la vita da così a così.

Non è questione di maggiore o minore bellezza,di maggiore o minore simpatia...è che a me alcune persone mi attraggono e altre no,a prescindere da come sono realmente.

Ci sono momenti in cui ricorriamo a formulazioni insensate e avanziamo pretese assurde per nascondere sentimenti lineari.

Cos'è successo quando ti ho fatta?
Un incidente,un singhiozzo,una convulsione,è mancata la luce,si è fulminata una lampadina,è caduta la bacinella con l'acqua dal comò?
Certo,qualcosa ci deve essere stato,se sei nata così insopportabile,così diversa dalle altre.

Avevano l'energia di chi si sta prendendo con successo ciò che desidera,costi quel che costi.

"La signora Lina lo sa che sei meglio di lei e perciò non ti vuole bene come le vuoi bene tu"
"Mi vuole male?"
"Non lo so,ma lei il male lo sa fare,ce l'ha scritto in faccia"

Secondo lui Lila è di una bellezza quasi brutta,di quelle che i maschi sono incantati ma anche si prendono paura.
La paura che non gli funzioni il coso o che gli cada o che lei tiri fuori un coltello e glielo tagli.

Ogni cosa del mondo era in bilico.
Puro rischio.
E chi non accettava di rischiare deperiva in un angolo senza confidenza con la vita.
Capii all'improvviso perchè non avevo avuto Nino e perchè lo aveva avuto Lila.
Non ero capace di affidarmi ai sentimenti veri.
Non sapevo farmi trascinare oltre i limiti.
Non possedevo quella potenza emotiva che aveva spinto Lila a fare di tutto per godersi quella giornata e quella nottata.
Restavo indietro,in attesa.
Lei,invece,si prendeva le cose.
Le voleva davvero.
Se ne appassionava.
Giocava al tutto o niente e non temeva il disprezzo,lo scherno,gli sputi,le mazzate.
Lei,insomma,s'era meritata Nino perchè riteneva che amarlo significasse provare ad averlo,non sperare che lui la volesse.

Desidero di essere punita per la mia inadeguatezza,
Desidero che mi accada il peggio,qualcosa di così devastante da impedirmi di far fronte a stanotte,a domani,alle ore e ai giorni che verranno,ribadendomi con prove sempre più schiaccianti la mia costituzione inadatta.

Mi accorsi che riguadagnavo terreno.
Che il gelo cedeva,si scioglieva.
Che la paura si dimenticava di sè.
Che le mani di lui toglievano via il freddo,ma piano,come se fosse fatto di strati sottilissimi e lui avesse l'abilità di tirarli via con precisione cauta,a uno a uno,senza lacerarli.
E che anche la sua bocca avesse quella capacità...e i denti,la lingua...e perciò sapesse di me molto di più di quanto Antonio fosse mai riuscito a imparare.
Che,anzi,sapesse quanto io stessa non sapevo.
Avevo una me nascosta,capii,che dita,bocca,denti e lingua sapevano scovare.

Taceva perchè non aveva parole.
La sentii in uno stato senza pensieri o immagini,come se staccandosi da Nino avesse dimenticato in lui ogni cosa di sè...anche la capacità di dire ciò che le era accaduto e che le stava accadendo.

Diceva che dal giorno del matrimonio fino a quei giorni di Ischia era stata,senza accorgersene,sul punto di morire.
Descriveva minutamente una sensazione di morte imminente:
calo di energia,sonnolenza,una forte pressione al centro della testa,come se tra cervello e ossa del cranio ci fosse una bolla d'aria in continua espansione,l'impressione che tutto si muovesse in fretta per andarsene,che la velocità di ogni movimento di persone e cose fosse eccessiva e la urtasse,la ferisse,le causasse dolore fisico nella pancia,come dentro gli occhi.
Diceva che tutto questo si accompagnava a un ottundimento dei sensi,come se l'avessero avvolta nell'ovatta e le sue ferite non le venissero dal mondo reale ma da un'intercapedine tra il suo corpo e la massa di cotone idrofilo dentro cui si sentiva imballata.
Ammetteva,d'altra parte,che la morte imminente le pareva così assodata da toglierle il rispetto per qualsiasi cosa,innanzitutto per se stessa,come se niente più contasse e tutto meritasse di essere guastato.
A volte era dominata dalla furia di esprimersi senza nessuna mediazione:
esprimersi per l'ultima volta,prima di attraversare la strada proprio mentre sopraggiungeva un camion,ed essere urtata e trascinata via.
Nino aveva cambiato quello stato e l'aveva strappata alla morte.
Lui aveva assunto la potenza del soccorritore.
Le aveva restituito la capacità di sentire.
Le aveva soprattutto resuscitato il senso di sè.
Sì,resuscitato:
un estatico levarsi,la fine di ogni vincolo e tuttavia il piacere indicibile di un nuovo vincolo,un risorgere che era anche un insorgere.
Lui e lei insieme che reimparavano la vita,ne esiliavano il veleno,la reinventavano come pura gioia del pensare e del vivere.

Decisi che da quel momento sarei vissuta occupandomi soltanto di me.
Cacciai via i pensieri e mi imposi di rispettare il patto stipulato con me stessa:
progettare la vita senza di loro e imparare a non soffrirne.
Imparai a ridurre al minimo le mie emozione.
Mi dicevo:
"Sono quella che sono e non posso fare altro che accettarmi.Darò quello che posso dare e prenderò quello che posso prendere.
Mi hanno cercata? No!
Perchè devo preoccuparmi per loro,quando loro non si preoccupano per me?"
Tirai avanti e andai per la mia strada.

L'amore era finito ma la ferita era rimasta aperta e si era infettata.

"E'contento?"
"Per quanto è capace di essere contento uno come lui,sì"

Come cambiavano in fretta le persone,i loro interessi e i loro sentimenti!
Il tempo è uno scorrere di parole coerenti solo all'apparenza e chi più ne ha,più ne affastella.

Sì,sì...rassegnarsi a quello che si è ed ognuno per la sua strada!
Ora tutto ciò che ero volevo ricavarlo da me.
Non sarei più dipesa da nessuno e di nessuno avrei mai più sentito la mancanza.

"Se non mi curo non riesco a lavorare"
"Che hai avuto?"
"Paura"

Penso che la bellezza sia un inganno.
Come il mare in un giorno sereno.
O come un tramonto.
O come il cielo di notte.
E'cipria passata sopra l'orrore:se la si toglie,restiamo soli col nostro spavento.

Sono cambiata non all'apparenza,ma in profondità.
L'apparenza verrà presto e non sarà più apparenza.

Dire bugie m'è servito per non morire ammazzata.
Ma ora preferisco farmi uccidere piuttosto che continuare così.

Quando li salutai,augurando loro ogni bene,sperai per il mio,di bene,di non rivederli più.

Le parve di venire fuori da un mondo di ombre e di essere arrivata in un posto dove finalmente la vita era vera.

Essere ricca per lei significava avere Nino,e poichè Nino se n'era andato,si sentì povera di una povertà che non c'era denaro in grado di cancellare.

Più zoccole si è e più ci si guadagna.

Mi sentivo scontenta e per fronteggiare la scontentezza mi imponevo un atteggiamento distante.

"Non leggere libri che non puoi capire:ti fa male"
"Ci sono tante cose che fanno male!"

Sentì che il tempo era passato,che ciò che era stato importante non lo era più ma che il garbuglio nella testa durava e non voleva sbrogliarsi.

...quella maschera portata così bene che era quasi una faccia.

Avrei sempre avuto paura:
paura di dire la frase sbagliata,di usare un tono eccessivo,di essere vestita in modo inadeguato,di rivelare sentimenti meschini,di non avere pensieri interessanti.
Sarei sempre stata spaventata dall'idea di aprire bocca e umiliata dal mio starmene zitta.

Le mezze vergini sono la specie peggiore di femmina:
piccole borghesi che preferiscono dare il culo piuttosto che fare le cose come si deve.

Tiravo avanti a denti stretti e mi dicevo:"Finirà!"

Se ti insegnano le cose per bene fin da piccola,da grande si fa meno fatica in tutto:
diventi una che sembra nata imparata.

Aveva tracce vistose di un'infelicità senza sfogo tutta dentro gli occhi e nelle pieghe profonde intorno alla bocca.

"E'che non ho sensibilità:sono come questa parete o questo tavolino"
"Va bene così,ma se per caso ti torna la sensibilità,sai dove sto"


Sai fare il guappo solo con chi non ti sa spaccare la faccia,strunz!

"Sei la vergogna pure della tua famiglia.Nemmeno tua madre ti vuole vedere più!"
"Si vede che non hanno mai capito che vita facevo con te!"
"Ti ho trattata come una regina!"
"Meglio pezzente,allora"

"Me lo daresti un lavoro?"
"E a che ti serve?"
"A lavorare"

Vedi come siamo sempre state affiatate:una in due,due in una!
Lei e io in continuità...formate,sformate,riformate.
Desideravo abbracciarla,baciarla e dirle che d'ora in poi,qualsiasi cosa fosse accaduta a me o a lei,non ci saremmo dovute perdere più,perchè senza di lei niente di veramente importante mi sarebbe mai capitato ed era bello sentire il suono folle del cervello dell'una echeggiare dentro il suono folle del cervello dell'altra.

Che vantaggio avrei potuto trarre dal diventare un'altra?
Volevo restare io...era l'unico modo per sentire intensamente ciò che mi stava accadendo.

Il mondo se n'era andato in disordine e io non riuscivo a trovare dentro di me l'autorità per richiamarlo indietro e riordinarlo.












"L'amica geniale cap.II -Storia del nuovo cognome" Elena Ferrante (2012)





LA TRAMA:
Lila ed Elena hanno 16 anni e si sentono entrambe in un vicolo cieco.
Lila si è appena sposata ma,nell'assumere il cognome del marito,ha l'impressione di aver perso se stessa.
Elena è ormai una studentessa modello ma,proprio durante il matrimonio dell'amica,ha scoperto che non sta bene nel rione nè fuori.
Le vicende de "L'amica geniale" riprendono a partire da questo punto e ci trascinano nella vitalissima giovinezza delle 2 ragazze,dentro il ritmo travolgente in cui si tallonano,si perdono,si ritrovano.
Il tutto sullo sfondo di una Napoli,di un'Italia che preparano i connotati allarmanti di oggi.
Ritroverete subito Lila ed Elena,il loro rapporto di amore e odio,l'intreccio inestricabile di dipendenza e volontà di autoaffermazione.

IL MIO GIUDIZIO:
Questo romanzo altro non è che la prosecuzione de "L'amica geniale":
il racconto comincia nella primavera del 1996,quando Lila chiede a Elena di conservare i suoi diari segreti,scritti nel corso degli anni...
diari che serviranno a quest'ultima per scoprire diversi dettagli del racconto che ci sta narrando.

Subito dopo,però,vi è un salto temporale che ci riporta laddove il primo capitolo si è interrotto,
ovvero alla festa di nozze di Lila e Stefano.

Apprendiamo quindi ciò che accade alle 2 amiche da quando hanno 16 anni fino a,circa,i loro 23/24 anni.

Gli intrighi,le nascite,le morti,l'omertà della gente del rione in cui sono cresciute sono sì importanti ai fini della vicenda,ma allo stesso tempo marginali in quanto le 2 protagoniste indiscusse sono e restano Lila ed Elena.

In "Storia del nuovo cognome" si delineano ancora di più le loro caratteristiche e il loro ambivalente ma quanto mai vero ed indistruttibile rapporto di amicizia.
Un rapporto in cui amore e odio,affetto e rivalità,stima e invidia,si alternano senza soluzione di continuità.
Una dipendenza viscerale che non si esaurisce nemmeno nei periodi in cui,per caso o per volontà,si trovano fisicamente ed emotivamente lontane l'una dall'altra.
Ognuna delle 2 si sente allo stesso tempo superiore ed inadeguata rispetto all'amica ma, fondamentalmente,Lila non esiste senza Elena ed Elena non esiste senza Lila.
In entrambe c'è del bene e in entrambe c'è del male.

Lila,sposandosi,prende il cognome del coniuge (da qui il titolo dell'opera),
perdendo,insieme al suo nome da nubile,anche la sua identità e la sua autonomia.
Non si sente più una donna in quanto tale,ma solo "roba"del marito,
quell'uomo tanto gentile e premuroso da fidanzati,
quanto violento,grezzo e meschino una volta sposati.
La delusione tende quindi ad inasprire ancora di più il suo carattere già di per sè arrogante,spinoso e ribelle e solo la nascita del figlio Rinuccio riuscirà,qualche anno dopo,a renderla più dolce e affettuosa.

Lila che sin da bambina ha manifestato un'indole accentratrice,tenta in tutti i modi di sopraffare Elena,arrivando,forte della propria ricchezza,a "comprarla",
assumendola come "dama di compagnia" per la sua vacanza ad Ischia e portandole via,
in modo inconsapevole ma forse nemmeno troppo,
il ragazzo di cui ella è segretamente innamorata.

Lila spontanea,viscerale,passionale,istintiva e combattiva,
è pronta a essere additata da tutti come "malafemmena" e a rinunciare a ogni agio e ogni benessere pur di poter affermare se stessa e la sua libertà.

Elena,studiosa e diligente ma perennemente afflitta da un senso di inadeguatezza ed inferiorità a causa delle sue umili origini,
si preclude molte strade in quanto ha paura di mostrare le sue emozioni ed i suoi sentimenti,
ma allo stesso tempo,usa il sesso e il suo fascino per ottenere vantaggi o come arma di rivalsa.
Talvolta un pò ruffiana e costruita negli atteggiamenti perchè teme il giudizio della gente e mira sempre a ottenere l'apprezzamento degli altri,
riesce infine e casualmente,a realizzare il suo sogno di bambina,
che era quello di fare dello scrivere un  mestiere.

Rispetto a "L'amica geniale" questo romanzo appare molto più crudo e brutale:
non mancano le scene di violenza e si manifesta in maniera ancora più evidente la disistima che la Ferrante nutre verso il genere maschile,
che dipinge come grezzo,ignorante,manesco,retrogrado e inaffidabile,se non proprio del tutto stupido.

I capitoli sono brevi,la scrittura è scorrevole,avvincente e gli avvenimenti incalzanti:
eventi ed avvenimenti si susseguono a ritmo serrato,tanto che ci si immedesima totalmente nelle vicende e nelle emozioni dei personaggi.

Il finale,ovviamente,è un "non finale"...il racconto prosegue nel prossimo capitolo "Storia di chi fugge e di chi resta".
E sono sempre più propensa a credere che il romanzo sia stato scritto in un'unica soluzione e che poi sia stato frazionato in più libri perchè mettere sul mercato un'opera di oltre 2000 pagine sarebbe stato un tantino eccessivo!


IL MIO VOTO:
Anche se può essere letto come un romanzo a sè stante,lo consiglio solo a chi già si è cimentato con "L'amica geniale",altrimenti tante dinamiche non sarebbero chiare e ciò toglierebbe valore alla storia.
Chi invece ha già letto il capitolo precedente non potrà non avere la curiosità di sapere come va a finire.

E ora...via di corsa col 3°libro!

* ECCELLENTE! *

LA SCRITTRICE:
Non sono disponibili foto dell'autrice,in quanto essa vuol mantenere l'anonimato.
E'molto probabile che Elena Ferrante non sia altro che uno pseudonimo dietro il quale si nasconda in realtà un'altra persona.