domenica 7 giugno 2020

La settimana dell'autore: Mirko Tondi








Nome
Mirko Tondi

Data di nascita: 
3 Dicembre 1977

Città di nascita
Firenze

Città di residenza
Firenze

Come è nata la tua passione per la scrittura?
Appena finita l'università, cercavo qualche corso per il tempo libero. 
Sono un vero amante dei corsi, e nella mia vita ne ho fatti numerosi (alcuni falliti miseramente dopo tentativi impietosi, come quello di disegno e pittura).
Quell'anno (era il 2003), però, mi iscrissi a un corso che mi avrebbe segnato, giacché il cinema mi era sempre piaciuto; non sentendomi all'altezza per la regia, scelsi sceneggiatura. 
Così provai a scrivere qualche soggetto, quindi ci presi gusto e, dopo un'infelice parentesi dedicata alla poesia, mi cimentai nella scrittura di racconti e in seguito approdai al romanzo. 

Un autore che è un po' il tuo mentore, il tuo maestro?
Barerò e ne dirò tre, ma per motivi diversi: Anton Cechov, per il racconto; Thomas Bernhard, per lo stile; Emmanuel Carrère, per quella forma ibrida e superba che solo lui sa creare.

Primo libro letto
Purtroppo la mia memoria non mi aiuta in questo senso.
Da piccolo sono sicuro di non essere stato un gran lettore, anzi non lo sono stato nemmeno durante la mia giovinezza. 
Ai tempi delle scuole superiori ero un lettore piuttosto svogliato e incostante.
Ma se intendiamo il primo libro letto veramente, quello che in qualche modo ha lasciato il segno e mi ha fatto pensare “Però, è bello leggere”, allora dico “Frankenstein” di Mary Shelley.

Scrittore preferito
Qui mi limiterò a citarne uno e dico Philip Roth, ma nel momento in cui lo dico mi dispiace per tutti gli altri che non ho potuto nominare...

Libro preferito
Anche qui scelta durissima, ma a sorpresa nominerò il libro di un autore che finora non ho chiamato in causa, anzi si tratta di un autore poco conosciuto in assoluto: Charles Jackson, e il libro è “Giorni perduti”. Da quando l'ho letto, è cambiata per sempre la mia maniera di scrivere e di pensare.

Un film tratto da un libro che ti è piaciuto più del libro
Credo che Hitchcock lo facesse con regolarità: prendeva dei libri modesti e li trasformava in capolavori sullo schermo. 
“Gli uccelli” di Daphne Du Maurier è un buon racconto, ma il film di Hitchcock è tutta un'altra cosa e lo supera decisamente.

Cosa consigli a chi vorrebbe avvicinarsi alla scrittura?
Di leggere parecchio, innanzitutto.
Soprattutto di leggere cose diverse e non fissarsi su un unico genere.
Poi di provare a scrivere ogni giorno, anche poche righe o poche parole ma comunque di cercare di mantenere la continuità.
Infine di sperimentare, di non fermarsi a ciò che si crede si saper fare bene.

Cosa significa per te leggere?
Nutrimento, scoperta, relax, studio, viaggio, un sacco di cose insomma.

Cosa significa per te scrivere?
Per me significa osare. Ma soprattutto, nel mio caso, significa riuscire a portare a termine qualcosa, qualcosa d'importante.

Chi ti ha fatto scoprire il piacere della lettura?
Purtroppo nella mia famiglia non ci sono grandi lettori, per questo mi sono appassionato tardi.
Una delle mie prime fidanzate provò a farmi leggere i romanzi di Agatha Christie, ma non andò bene. Se ho cominciato a leggere con interesse e molto di più, se ho scoperto il vero piacere che c'è nella lettura, lo devo a un amico scrittore e insegnante che fu mio ospite per qualche mese tanti anni fa. 
Da allora ho cominciato a vedere tutto con altri occhi e a leggere in un altro modo, con più profondità.

Da bambino sognavo di diventare...
Anche qui la memoria non mi viene molto in soccorso, anche se sono sicuro di aver fantasticato di lavorare in un negozio di giocattoli quando andavo a comprare le squadre del Subbuteo, gli Exogini e altre amenità del genere.

Cosa bevi durante le tue sessioni di scrittura?
Le mie sessioni di scrittura negli ultimi anni, con i figli e tutto il resto, si sono trasformate in momenti rubati, perlopiù alla notte.
Quindi non sono molto lunghe e di conseguenza spesso non bevo niente. 
Non sono il tipo di scrittore che scrive con una tazza fumante accanto, alla Flaubert con il suo caffè per intenderci. 
Se penso però a quando qualche volta, magari in vista della consegna di un progetto, trovo il tempo per lavorare diverse ore di seguito, allora faccio delle pause bevendo semplicemente acqua o latte d'avena o di riso, oppure un tè d'inverno e una birra ghiacciata nei mesi più caldi.

Un personaggio letterario che ti porti nel cuore
Per non essere banale non voglio dire i personaggi di Philip Roth, autore che ho già nominato, ma Stoner, sicuramente Stoner, dall'incredibile romanzo di John Williams (incredibile perché nella sua estrema semplicità riesce a conquistarti pagina dopo pagina e a farti apparire questo personaggio straordinariamente reale).

Quanti libri leggi all'anno?
Anche in questo caso devo dire che il tempo si è ridotto non poco e prima riuscivo a leggere molto di più, anche un paio di libri alla settimana. 
Adesso cerco di mantenermi su una media di 4/5 libri al mese se ci riesco, quindi alla fine dell'anno siamo tra i 50 e i 60 libri.
Più o meno direi, anche perché c'è il mese in cui ti capita un libro da 800 pagine e, per quanto mi riguarda, non riesco a leggerlo in una settimana. 
Tutto sommato, ho calcolato che tra i libri che leggo per piacere, quelli che devo correggere e i racconti che mi sottopongono gli allievi dei corsi di scrittura, ogni mese leggo circa un migliaio di pagine. 

Cartaceo o digitale?
Credo che non si possano mettere sullo stesso piano, perché il cartaceo rimarrà , per chi ama i libri anche come oggetti , sempre la prima scelta.
È come confrontare un disco in vinile con il formato mp3: non c'è proprio storia.
Tuttavia, penso che il formato digitale sia un'ottima integrazione per chi già legge abbastanza. 
Io ho il Kindle da anni e lo sfrutto, sia per “assaggiare” ogni tanto qualche titolo ma anche per un problema di spazio: avendo una casa di dimensioni moderate, infatti, devo fare una scelta sui libri che compro e parecchi li acquisto in digitale o li prendo in prestito in biblioteca. 
Ma i libri che amo finisco sempre per comprarli in cartaceo.

Dove preferisci leggere?
Di solito leggo seduto sul divano, posizionato vicino alla finestra e con un punto di appoggio per un taccuino (dove segno le citazioni, i passaggi che mi hanno colpito di più). 
Mi piace leggere anche all'aria aperta, magari in terrazza o in un prato. 

Da cosa nascono i tuoi romanzi?
Spesso dalle cose che mi succedono o che mi impressionano negli altri: in qualche misura c'è sempre un elemento autobiografico di partenza.

Scrivi a penna o sul computer?
Sul computer o sul tablet. 
Ho scritto dei libri sul taccuino in un paio di occasioni, ma ho fatto una fatica tremenda poi per interpretare la mia scrittura e per ricopiare tutto sul computer. 
Fondamentalmente, sono un pigro.

Hai qualche gesto scaramantico legato alla scrittura?
No, non è il genere di cose che faccio, non ho mai pensato a un gesto scaramantico prima di mettermi a scrivere. 

Preferisci leggere/scrivere in silenzio o con un sottofondo musicale?
La musica per me va di pari passo con la scrittura, anzi spesso i due linguaggi si mescolano. 
Posso scrivere in una maniera o nell'altra, ma la musica qualche volta mi serve per creare delle atmosfere nelle storie che racconto.

Il libro che non avresti mai voluto leggere
Vorrei essere romantico e dire che ogni libro, anche se non ti è piaciuto, può insegnarti qualcosa...invece no.
Qualche volta ci si ostina a leggere un autore sulla fiducia; per esempio, i Chuck Palahniuk ho apprezzato molto libri come "Fight club", "Survivor" e "Soffocare", ma "Beautiful you" proprio no, anzi l'ho ritenuto inutile nella sua produzione.

Cosa c'è di te nei protagonisti dei tuoi romanzi?
Come detto al punto 21 c'è sempre qualcosa, anche se penso che la frase di Carver “Tu non sei i tuoi personaggi, ma i tuoi personaggi sono te” sia più che eloquente.

Qual è il personaggio dei romanzi a cui sei più affezionato?
Se intendi dei miei romanzi, ti direi che si tratta del Drago, il protagonista di “Nessun cactus da queste parti”, un libro del 2016. 
Il romanzo ha ottenuto poca fortuna, ma credo che quel personaggio avesse molto spessore, fosse come tridimensionale, e mi piacerebbe in futuro fagli vivere altre avventure.
Se invece ti riferisci a quelli di autori noti, allora è la volta buona per nominare i personaggi di Roth che ho taciuto prima: dallo Svedese a David Kepesh, da Nathan Zuckerman al protagonista di “Everyman” (senza nome). 

Scrivere è la tua principale attività o ti occupi anche di qualcos'altro?
Mi piacerebbe, ma ovviamente non basta.
Con la scrittura da sola non riuscirei a vivere, anche se ci ho provato: una volta mi sono persino licenziato da un lavoro a tempo indeterminato per inseguire il sogno. 
Poi però sono rientrato nel mondo “reale”. 
Riesco a far entrare qualche soldo in cassa con i corsi e i laboratori di scrittura, gli workshop, l'editing dei manoscritti. 
Con le vendite dei miei libri non mi arricchisco di certo, devo essere sincero. 
Nella vita sono un insegnante e mi occupo del sostegno in una scuola di avviamento al lavoro, oltre a insegnare la materia Alternativa in alcune classi. 
Ritengo comunque che l'insegnamento sia la dimensione ideale per lasciare spazio alla scrittura. Altrimenti, come diceva John Gardner (a sua volta insegnate di Raymond Carver), “meglio ancora, accettare di farsi mantenere”.

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1 commento:

Alessio Del Debbio ha detto...

Bravo Mirko! Un ottimo autore e un grande maestro! :)